suicidi

Conflitto a fuoco. Presentato il libro sui suicidi nelle Forze dell’Ordine

Si è svolta presso Palazzo Cusani la prima presentazione in presenza del libro: “Conflitto e fuoco”. L’introduzione dell’evento è stata affidata al segretario Generale del SAP, Stefano Paoloni, che ha definito il testo “un libro coraggioso” perché, “è entrato nel cuore del problema” e lo ha fatto in modo atipico, “come forse solamente una collega poteva fare”, raccontando ”l’esperienza di quelli che quell’infausto evento lo hanno vissuto da vicino”, confidenze ottenute grazie alla possibilità offerta agli intervistati di aprirsi davanti a una collega che garantiva loro l’anonimato. Sonono state sviscerate le ragioni da cui è scaturito il testo, ovvero: capire le motivazioni che portano un poliziotto, piuttosto che un civile, a togliersi la vita. Per farlo, è stata letta un’intervista che riportava il caso di un poliziotto suicida a Milano, in seguito al quale, presso la Questura di Milano, è stata istituita una stanza per il benessere per il personale dedicata alla memoria dello scomparso. Su questo evento, il Segretario del Sap di Milano, Massimiliano Pirola, ha raccontato il proprio vissuto e l’utilità del lavoro svolto nei mesi successivi, esperienza che gli ha fatto apprezzare il valore di poter condividere il proprio operato con un professionista psicologo di fiducia. Presente anche il professor Diego De Leo, noto psichiatra, autore della prefazione del libro che, grazie alla sua conoscenza approfondita del fenomeno, ha contribuito a rendere preziosa questa giornata. A lui è toccato spiegare per come si manifesta nella popolazione, confrontando i dati italiani con quelli internazionali e presentando i protocolli d’intervento canadesi sui supporti di tipo telefonico offerti alle persone in crisi tramite volontari specializzati, i quali, dopo averle assistite, le indirizzano verso più appropriati percorsi personali. De Leo, è Presidente della Onlus DeLeoFund, che fondò inseguito a un incidente in cui perse i suoi figli. Un evento gravissimo che lo ha portato a dedicarsi a chi, come lui, vive un lutto traumatico. La DeLeoFund infatti, grazie a un numero verde supporta e dà sostegno gratuito sia presenza, sia online attraverso professionisti psicologi opportunamente formati, a chi ha perso un famigliare per suicidio, omicidio, overdose, catastrofe naturale o sinistro stradale. La psicologa della Polizia di Stato Giorgia Minotti, ha invece parlato dell’importanza di avere delle linee guida ufficiali di intervento, condividendo la propria esperienza personale, i limiti e le opportunità del suo ruolo, affrontando inoltre il tema della prevenzione al suicidio e i possibili traumi correlati al lavoro, sottolineando in particolare che spesso le persone non si rendono nemmeno di conto di aver vissuto eventi che possono influire negativamente sul benessere personale. Infine, molto centrato e pertinente l’intervento del Questore di Milano, Giuseppe Petronzi, concreto nel dichiarare che il suo ruolo prevede responsabilità in diversi ambiti, alcuni dei quali prevedono delle competenze specifiche. Sottolineando che il suo compito è quello di indirizzare il personale verso i professionisti che le detengono. “Chi sta al vertice di una struttura deve avere la sensibilità di cedere il passo, deve avere la sensibilità di individuare il tema, deve dare un’indicazione di carattere generale, ma sapere che poi ci sono delle persone competenti”. L’uscita di questo libro si è quindi rivelata un valore aggiunto nel creare una sintesi tra le richieste dei poliziotti, il lavoro svolto dal sindacato e la restituzione (anche se non ancora attuata) dell’Amministrazione in tema di modifica dell’articolo 48 DPR 782/85. Una collaborazione vincente risultata evidente durante la presentazione dove, tutte le parti presenti hanno dimostrato di comprendere i rispettivi bisogni e doveri. E’ possibile acquistare il libro “Conflitto a Fuoco” a questo link   

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De Corato (FdI): attivato protocollo per prevenire suicidi nella Polizia Locale

“Dopo la tragica scomparsa, negli ultimi anni, di 4 agenti della Polizia Locale di Milano e quelle di altri colleghi di Brescia e Lecco, ho voluto realizzare qualcosa che potesse intercettare il disagio di chi decide di farla finita con un estremo gesto. Così, insieme all’assessorato al Welfare, ho realizzato un insieme di azioni per intercettare il malessere degli agenti di Polizia Locale che per motivi legati al lavoro o alla loro vita privata attraversano un forte momento di stress. Con Polis Lombardia organizzeremo una serie di seminari tematici destinati alle Polizie Locali lombarde, il primo dei quali, rivolto ai Comandanti, si svolgerà in FAD (Formazione a Distanza) il 13 maggio 2021, dalle ore 10 alle ore 12.30. Le ASST sono state poi sensibilizzate al fine di valutare la possibilità di formalizzare Protocolli tra le Aziende sanitarie e gli Enti Locali, finalizzati a promuovere, nei territori di rispettiva competenza, il benessere psichico e il trattamento precoce del distress psicologico nel personale della Polizia Locale. Mi auguro che gli sforzi che metteremo in campo possano aiutare tutti i vigili che nei comandi lombardi manifesteranno distress psicologico. La salute psico-fisica di ciascun agente di Polizia Locale deve essere prioritaria su ogni cosa”, lo rende noto l’Assessore regionale alla Polizia Locale, Sicurezza e Immigrazione, Riccardo De Corato in merito ai percorsi formativi per le Polizie Locali lombarde per prevenire distress psicologico degli agenti.

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Suicidi nella Polizia locale: e se non fosse un caso?

Suicidi nella Polizia locale: e se non fosse un caso? Ecco i motivi per i quali sala non deve impedire la commissione d’inchiesta richiesta da De Corato. Secondo l’OMS (World Health Statistics 2019: monitoring health for the SDGs, sustainable development goals), in Italia, il suicidio è una scelta prevalentemente maschile e, solo in modo residuale, femminile (l’80% dei casi di suicidio è riferibile a individui di sesso maschile). Pertanto, pure inquadrato nel dato elevato dei suicidi delle forze dell’ordine, la serie di suicidi femminili della Polizia Locale di Milano (quattro casi in meno di due anni), rappresenta un’anomalia che merita una riflessione accurata. La letteratura in materia, soprattutto francese, ha iniziato da tempo ad interessarsi ai fenomeni dei “picchi suicidari”. Famoso rimane quello di France Télécom che, fra il 2008 e il 2010, portò a ben cinquantotto suicidi. Successivamente fu la volta de “la Poste”, anche qui, con decine di suicidi. Questi eventi avevano in comune il collocarsi in una situazione di crisi per una profonda ristrutturazione societaria, la conseguente caduta di percezione del ruolo, l’aumento dell’angoscia per il futuro. La situazione di tensione era stata l’elemento deflagrante, in grado di rompere equilibri psicologici precari, e di sfociare nella scelta estrema di molti lavoratori e lavoratrici. Possiamo serenamente escludere che dinamiche interne all’organizzazione della Polizia Locale di Milano abbiano giocato lo stesso ruolo di rottura degli equilibri? Di queste dinamiche interne ne cito alcune, a mero titolo di esempio: 1) la percezione di non essere importanti per l’Amministrazione, le cui azioni sono state elaborate da molti, a torto o a ragione, come una sorta di rivalsa contro una categoria invisa (si veda non tanto la questione dell’introduzione del badge quanto la sua dinamica – improvvisata, raffazzonata e dai chiari profili punitivi); 2) la degenerazione dei rapporti con la catena di comando, percepita sempre più distante, algida e indifferente alle problematiche soggettive del Corpo; 3) l’odio sociale per il ruolo e le mansioni svolte, non adeguatamente delimitato dai vertici, ormai da anni silenti su ogni cosa succeda ai lavoratori e alle lavoratrici della polizia locale di Milano; 4) il senso di abbandono e di marginalizzazione del ruolo ricoperto con forte misconoscimento dell’impegno prestato; 5) Problemi nei rapporti con gli ufficiali e colleghi con possibili fenomeni di molestia di genere (per favore non facciamo i puritani che questi fenomeni sono diffusi). La richiesta della commissione di indagine, quindi, nasce proprio come risposta NECESSARIA alla domanda posta a titolo di questo ragionamento: “E se non fosse un caso?” Chi ha già accettato che lo sia, commette un tragico errore. Si faccia in modo che delle persone esperte, analizzino il sussistere o meno di elementi migliorabili, indicando riorganizzazioni percorribili e l’introduzione di correttivi e controlli. Io sono convinto sia possibile farlo. Spero che se ne convinca anche il sindaco Sala, permettendo, senza se e senza ma, che si apra un dibattito pubblico sulla questione, anche se siamo in campagna elettorale.

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