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Ancora morti e nuovi indagati al Trivulzio

Ci sono nuovi indagati tra i vertici e responsabili del Pio Albergo Trivulzio, oltre al dg Giuseppe Calicchio, nell’inchiesta per epidemia e omicidio colposi della Procura di Milano e almeno cinque giorni il Pio Albergo Trivulzio di Milano non pubblica più sul suo sito il bollettino quotidiano per aggiornare sulla situazione di malati e contagi per l’emergenza Covid all’interno delle sue strutture e dei vari reparti. Da quanto si è saputo, anche l’ultimo report fornito agli stessi operatori dell’istituto è quello del 18 aprile e nel frattempo, stando a quanto riferito da alcuni lavoratori, “la situazione dentro resta grave, gli anziani continuano a morire e proseguono ancora gli spostamenti dei pazienti tra i vari reparti”. In uno dei reparti della ‘Baggina’, il San Vito, spiegano gli operatori, sono risultati positivi “20 anziani su 25 e il reparto risulta chiuso“. Quasi tutti i reparti, poi, raccontano ancora, “sono in difficoltà, in particolare le sezioni 1/2 e 3/4 del Pio XI, i reparti Schiaffinati 3, 4 e 5 , il Santa Caterina e quelli del Bezzi, mentre tanti colleghi sono già risultati positivi ai tamponi“. Il Pat è al centro di uno degli oltre 20 fascicoli di indagine dei pm di Milano su presunte irregolarità nella gestione delle Rsa. ANSA  

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Trivulzio, ancora morti e trasferimenti di malati covid

“La situazione al Trivulzio è molto critica. Dalle informazioni non ufficiali, da inizio marzo sono circa 200 gli anziani deceduti su 1.000 degenti, circa 200 sono quelli positivi, il personale è fortemente sotto organico, su 1.100 operatori sanitari quasi 300 sono a casa in malattia. Bisogna intervenire subito per salvare le vite dei nostri genitori e nonni“. Lo scrive in una nota Alessandro Azzoni, portavoce del Comitato Giustizia per le vittime del Trivulzio: “c’è un silenzio assordante da parte delle Istituzioni, a partire dalla Regione, responsabile della gestione sanitaria“. “Stanno continuando a trasferire i pazienti da un reparto all’altro, senza aver fatto nemmeno i tamponi, lo fanno la sera di nascosto, gli anziani continuano a morire, la situazione non è migliorata“. E’ il racconto all’ANSA di un’operatrice sociosanitaria che da “31 anni” lavora al Pio Albergo Trivulzio di Milano. “La prima mascherina nel mio reparto si è vista il 22 marzo“, ha aggiunto, spiegando che lei “il 12 marzo chiese di averne una, ma a me come ad altre colleghe che le avevano portate da casa venne intimato dalla caposala di non usarle“. E’ in corso da un’ispezione dei carabinieri del Nas all’Istituto Frisia di Merate (Lecco), residenza per anziani che fa capo al Pio Albergo Trivulzio di Milano. Da quanto si è appreso, i militari si trovano nella sala riunioni della struttura insieme ai dirigenti e stanno acquisendo documentazione. Oggi proseguono anche i controlli, come avvenuto nei giorni scorsi, del Nucleo antisofisticazione e sanità di Milano, guidato dal tenente colonnello Salvatore Pignatelli, in altre Rsa di 4 province lombarde: oltre a Milano, anche a Monza, Como e Varese.  

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Morti sospette in Rsa: perquisizioni al Trivulzio

Morti sospette in Rsa: perquisizioni al Trivulzio. La Guardia di Finanza di Milano sta effettuando perquisizioni e acquisizioni di documenti. Diversi i fascicoli aperti dalla Procura di Milano per i dubbi sulla gestione delle case di riposo del Pio Albergo Trivulzio. L’operazione delle Fiamme Gialle andrà avanti tutta la giornata perché cercano un grande numero di documenti, cartelle cliniche degli anziani in generale. Le accuse formulate sono pesanti in particolar modo per i vertici della storica istituzione milanese: Giuseppe Calicchio è iscritto nel registro degli indagati per epidemia colposa e omicidio colposo. E per lui e gli altri sarà difficile, ma necessario dimostrare di non aver messo a rischio le vite dei propri operatori, anche se i 1822 morti registrati dalle Rsa sono un conto molto pesante da sopportare. Soprattutto per chi rischia di vedersi accusato di aver sottovalutato o addirittura ignorato scientemente i rischi sia per la crisi causata dal Covid19. Quest’inchiesta è l’ennesimo brutto colpo sia per il Trivulzio che per Milano: il primo è stato il simbolo di Tangentopoli, ma almeno all’epoca si rubavano soldi, non c’erano accuse di aver causato un’epidemia con centinaia di cadaveri. Milano invece, in balia di una classe politica che sembra aver subito molti colpi alla credibilità, assorbe anche questo montante al mento. La città ha una lunga storia positiva che saprà digerire anche quest’ultimo boccone amaro, ma per quanto potrà resistere?

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