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Milano e l’importanza dei suoi vescovi

Milano e l’importanza dei suoi vescovi. Perché di questi tempi l’importanza dei vescovi milanesi sembra scomparsa nelle nebbie del tempo. Eppure senza di loro Milano non avrebbe la stessa identità. Domani si celebra un momento per ricordare Carlo Maria Martini, un nome che è riecheggiato per decenni nelle basiliche e cattedrali milanesi. E che a suo modo ha lasciato un segno importante, magari non tanto quanto quello di Ambrogio, nome che è diventato un tutt’uno con il significato di milanesità. Il grande vescovo del passato remoto ha lasciato un’orma così profonda che il termine ambrosiano è diventato sinonimo di milanese. A lui si devono molte particolarità della “cultura milanese”, ci si perdonino le virgolette ma non aderiamo al concetto che tutto è cultura. Le stesse festività meneghine sono diverse dal resto d’Italia perché chi guida una città nel corpo e nello spirito può permettersi di plasmarne le abitudini, i costumi, insomma la vita stessa. Il vescovo milanese dai tempi di Ambrogio è diventato un formatore di comunità unendo le capacità e i possedimenti ecclesiastici a una visione. Così è nato e prosperato lo spirito meneghino che per naturale conseguenza di un lavoro ben fatto ha avuto tra i suoi principi un distacco in ogni aspetto della vita: anche la religione esiste ed è importante, ma è tutt’altro che un freno alla vita civile come a Roma dove oggettivamente sta avendo più la funzione di parassita che di enzima. I vescovi milanesi invece hanno saputo farsi enzima, creando una città che pur essendo piccolissima (è una frazione delle metropoli a cui la si compara di solito) è diventata un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Ecco perché è importante e giusto celebrare Milano e l’importanza dei suoi vescovi.

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Il vescovo di Bergamo sembra ignorare lo scandalo

Il vescovo di Bergamo sembra ignorare lo scandalo del porno prete gay. In questi giorni i bergamaschi sono sempre più stupiti perché nonostante lo scandalo scoppiato sul porno prete Francesco Beschi non ha preso provvedimenti come invece fa Papa Francesco: “Ma come: il Papa ha rimosso un vescovo per un video hot in Brasile – ci scrive un lettore – e il vescovo non rimuove questa persona?”. Perché il religioso è nell’occhio del ciclone per uno scatto porno inviato in chat porno riservate al mondo omosessuale. Per una serie di coincidenze una foto in particolare ha causato una reazione molto arrabbiata da parte della cittadinanza, quella che è stata scattata infatti in sacrestia. Dunque negli stessi luoghi frequentati dai chierichetti e altri fedeli. Inoltre il Concilio di Trento impone una certa castità a chi decide di vestire l’abito, e nessuno obbliga nessuno a farsi prete. Se dunque uno preferisse uno stile più libertino, potrebbe lasciare l’abito e dedicarsi ad altro, suggeriscono gli stessi cattolici bergamaschi. Uno di loro ha scritto anche al vescovo per chiedere conto dell’inerzia nei confronti del religioso. Ma la Curia sembra aver deciso di schierarsi a quadrato intorno al porno prete: lui si è difeso dicendo che è tutta una montatura, anzi un fotomontaggio. Dunque qualcuno sarebbe entrato in sacrestia per scattare una foto nudo e poi montarci la testa del prete rubata da qualche altro scatto pubblico. Tutto può essere, visto che è una chiesa e non una caserma, ma è una versione che non ha convinto molti per il momento. L’avvocato a cui si è rivolto però insiste e a già annunciato di aver ingaggiato un esperto che sta studiando il computer del parroco. Sembra dunque possibile che un domani tutta la colpa venga scaricata su un “hacker” che entrando del computer del religioso avrebbe poi creato il fotomontaggio. Una linea di difesa che però potrebbe esporre il religioso a due domande: 1. se ha preso qualche virus il pc, che siti ha visitato per “contagiarsi” 2. se ha preso un virus o subito un attacco informatico, lui rispettava le leggi sulla tutela dei dati? Perché essendo parroco ha anche in carico una marea di dati personali sui suoi parrocchiani. E per ogni errore rischia di dover sborsare ricchi risarcimenti. Se tutto si risolverà in una bolla di sapone perché il prete dimostrerà di non essere un gay in caccia di avventure nelle chat porno, comunque Bergamo ha appena subito l’ennesimo choc: dopo i morti da Covid, c’è stata la maldestra gestione del fascicolo Unesco che mette a rischio la città di un fallimento internazionale. Ora pure lo scandalo con i porno preti. La città sta subendo troppo e forse Beschi dovrebbe prendere atto che la questione sessuale ha portato alle dimissioni di Ratzinger, dunque potrebbe avere lo stesso effetto anche su di lui e la Curia. E soprattutto su una Bergamo già ferita e in difficoltà per i morti e la propria reputazione internazionale. Il diritto alla presunzione di innocenza è sacro, ma pure il rapporto tra fedeli e pastori. Senza fiducia, si rischia una rottura molto difficile da ricomporre in futuro.  

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