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I documenti secretati della pandemia, l’Europa diceva: improbabile che arrivi il virus

I documenti secretati della pandemia, l’Europa diceva: improbabile che arrivi il virus. A gennaio l’organismo europeo deputato a occuparsi delle malattie (ECDC) aveva tranquillizzato i governi nazionali al punto che una circolare ministeriale del 22 gennaio spiegava che “Attualmente il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) stima che il rischio di introduzione dell’infezione in Europa, attraverso casi importati, sia moderato”. Un’analisi quanto meno sbagliata vista la strage verificatasi nelle settimane successive. Ma oggi come oggi l’Europa è tornata di moda, tanto che destra e sinistra sono disposte a governare insieme con l’eccezione di Giorgia Meloni che cerca di mantenere una parvenza di democrazia restando all’opposizione. Eppure i documenti secretati della commissione d’inchiesta regionale sulla pandemia raccontano di come il Sars-Cov-2 fosse stato preso sottogamba da tutti. Proprio a partire dai super esperti del Comitato tecnico scientifico a cui Giuseppe Conte aveva di fatto consegnato le chiavi dello Stato: nel centro europeo per il controllo delle malattie ci sono da sempre rappresentanti delle nazioni e uno degli italiani all’ECDC è stato messo come esperto proprio nel Cts. Lo stesso che mesi prima riteneva improbabile la diffusione dell’epidemia in Europa. Un paradosso ma Francesco Maraglino è nel comitato che decide se e quando gli italiani possono vivere la loro vita. Il dubbio sulle competenze del Cts però non arrivano oggi: Andrea Crisanti, l’unico esperto ad aver gestito con successo la sanità di una regione, aveva affermato già mesi fa “quelli del Cts la pandemia l’hanno vista in televisione”. Giusto per chiarire che chi stava gestendo l’Italia in realtà non aveva proprio tutti i numeri al posto giusto. Adesso dai documenti segreti della commissione d’inchiesta emerge come non solo l’hanno vista in televisione, ma l’hanno pure sottovalutata quando ancora poteva essere arginata.

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Gallera: politiche efficaci e buon senso dei lombardi stanno imbavagliando il virus

“I numeri, i dati legati all’emergenza Covid19 nella nostra Regione segnano un costante miglioramento da diversi giorni: le azioni che abbiamo messo in campo e il senso di responsabilità dei lombardi stanno imbavagliando la diffusione del virus”. Lo ha detto l’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, commentando i dati sanitari legati al coronavirus. “Sui tamponi effettuati – ha aggiunto – solo il 5,4% hanno rivelato un esito positivo”. “Il numero dei pazienti ricoverati – ha continuato l’assessore – sia nei reparti che in terapia intensiva è in continua diminuzione“. “Rimane la ferita – ha continuato l’assessore al Welfare – legata ai decessi. La cui crescita sta, però, progressivamente rallentando”. “Le nostre azioni – ha aggiunto – non si fermeranno fino a che il numero dei nostri concittadini malati di Covid-19 che perdono la vita non sarà totalmente azzerato”. “Stiamo lavorando – ha proseguito l’assessore – al rafforzamento dell’attività sanitaria domiciliare attraverso l’utilizzo della telemedicina, del telemonitoraggio e di un piano di sorveglianza. Che serve – ha rimarcato Gallera – a tenere sotto controllo la diffusione del virus nella fase 2″. “Il miglioramento dei dati sull’emergenza Covid19, che nei giorni di sta consolidando – ha concluso Gallera – ci permette di guardare con positività al futuro. Senza abbassare la guarda. Bensì mettendo in campo azioni mirate verso una nuova normalità”. L’aggiornamento di oggi. Dati Lombardia: positivi 75.732 (+598), ricoverati 6.834 (-286), in terapia intensiva 605 (-29), dimessi 51.166 (+ 819), decessi 13.772 (+93). Tamponi effettuati: 376.943 (+11.048). Provincia di Milano 19.337 (+216) di cui in città 8.158 (+56).  

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Microsoft assicura: la Privacy su Teams è garantita

Microsoft assicura: la Privacy su Teams è garantita. L’annuncio arriva dopo che il sistema di conference call è diventato quanto mai centrale viste le centinaia di milioni di persone improvvisamente catapultate nel mondo dello Smart Working. Ecco la comunicazione dell’azienda di Bill Gates. Microsoft conferma il proprio impegno per la sicurezza e la privacy degli utenti, ancora più importanti in un momento come questo, in cui smart working e collaborazione online sono sempre più pervasivi. Gli utenti Microsoft Teams hanno infatti il massimo controllo su chi possa accedere ai propri meeting o alle relative informazioni. È possibile, ad esempio, stabilire chi possa accedere direttamente a un meeting virtuale e chi debba invece attendere di essere ammesso; è altresì possibile rimuovere i partecipanti durante un meeting, stabilire chi possa presentare o condividere contenuti e chi sia solamente uno spettatore. Nel caso in cui venga attivata la registrazione del meeting, tutti i partecipanti vengono immediatamente avvisati e possono accedere direttamente all’informativa sulla privacy. Le registrazioni, conservate in un archivio sicuro protetto da crittografia, sono quindi accessibili solamente ai partecipanti e alle persone invitate al meeting. Il diritto alla privacy è un valore fondamentale della filosofia di Microsoft e si concretizza nell’impegno dell’azienda a garantire agli utenti trasparenza e controllo su raccolta, utilizzo e comunicazione dei propri dati. Gli utenti Microsoft Teams, infatti, possono accedere ai propri dati in qualsiasi momento e hanno la garanzia che, al termine del proprio abbonamento, tutti i dati verranno eliminati. Inoltre, Microsoft si impegna a non usare i dati relativi all’utilizzo di Teams per scopi pubblicitari e a non tracciare le attività o l’attenzione dei partecipanti a un meeting. Microsoft Teams rispetta oltre 90 leggi e standard normativi a livello globale, incluso il GDPR, e applica le massime misure di sicurezza per limitare l’accesso ai dati degli utenti. Microsoft ha definito nel dettaglio i requisiti necessari per rispondere alle richieste dei governi e aggiorna regolarmente i propri report sul Transparency Hub, dove vengono dettagliate le risposte alle richieste di terze parti. In qualità di leader nel campo della cybersecurity, Microsoft analizza oltre 8.000 miliardi di segnali ogni giorno e utilizza queste informazioni per proteggere proattivamente i propri utenti dalle minacce informatiche. Microsoft crittografa i dati comunicati via Teams e li archivia in modo sicuro all’interno dei propri data center, applicando il protocollo SRTP (Secure Real-time Transport Protocol) alla condivisione di video, audio e delle schermate. Infine, gli amministratori IT possono attivare la multi-factor authentication, che potenzia ulteriormente la protezione degli account richiedendo una seconda forma di verifica della propria identità. È possibile approfondire ulteriormente l’impegno di Microsoft nella protezione degli utenti Teams leggendo i seguenti blog post: Our commitment to privacy and security in Microsoft Teams For IT Professionals: Privacy and security in Microsoft Teams  

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Un app di Regione Lombardia per combattere il virus

Un’app sul cellulare “per tracciare la mappa del rischio di contagio“: si chiama allertaLOM e il vicepresidente della regione Lombardia Fabrizio Sala ha chiesto ai lombardi di scaricarla. “Dobbiamo chiedervi impegno, sforzo, di scaricare questa app su cellulare che si chiama allertaLOM“. La app raccoglierà i dati forniti dai cittadini in modo anonimo. Nella app, ha spiegato Fabrizio Sala, c’è un servizio coronavirus dove “bisogna compilare un questionario anonimo” in cui viene chiesto il sesso, l’età e se si sono avuti alcuni sintomi e contatti con positivi. Il questionario può essere aggiornato ogni giorno, ma non più di una volta al giorno. La app serve “ai nostri virologi, epidemiologici per trarre una mappa del rischio contagio” e “serve per fini statistici“. “Non sostituisce nessun test né il controllo dei medici” è stato spiegato, ma “è un’arma in più per contrastare l’emergenza coronavirus“.  

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Covid19, la Paura e il Coraggio

Covid19, la Paura e il Coraggio. In questi giorni assistiamo allo sfaldamento intellettuale di buona parte d’Italia. Un degrado civile accettabile in tempi di pace, perché non c’è niente di più rilassante e sicuro del parlare del nulla, ma oggi si impone una reazione. Le paure di una società di fatto ormai inesistente dal punto di vista dei legami sociali stanno esplodendo nel peggiore dei modi. I motivi sono tanti, ma essenzialmente è il risultato della cavalcata verso il pensiero inutile degli ultimi 40 anni, quello dell’accumulo delle cose a discapito dei valori umani, che ci ha portato a non saper pensare. Una delle espressioni più frequenti è “meditate, meditate…”. Peccato che le capacità di elaborazione di un pensiero complesso siano perdute da tempo: ormai è difficilissimo sostenere un dialogo per l’oggettiva incapacità della maggior parte delle persone di comprendere ragionamenti con più di una o due informazioni per volta. Non a caso è tornato di moda l’ipse dixit e il sillogismo, due artifici retorici creati essenzialmente per diffondere idee semplici, povere, insomma non umane. Questa carenza di capacità dipende per assurdo proprio dall’elevatissimo livello di benessere raggiunto dalla nostra società: il costante abbassarsi di tutti i pericoli a cui l’umanità è sempre stata sottoposta (carestie, pestilenze, guerre) ha causato un’incapacità intellettuale di afferrare il senso degli eventi. Il superfluo è diventato necessario, causando crisi nervose in chi si sente violato dal divieto di passare la giornata al bar a fissare i corpi delle donne che passano. O chi dopo averli messi al mondo ora si trova costretto a frequentare i figli per tutto il giorno. Immersi in una società dell’inutile, come tutte quelle evolute, abbiamo perso progressivamente le capacità di base. La prima lasciata per strada in questo percorso intellettuale e sociale è quella di affrontare la paura. La paura è sempre stata la spinta che ha portato l’umanità a compiere meraviglie, perché la reazione era il coraggio. Non si può avere coraggio senza prima soffrire una profonda e sincera paura. Ma il coraggio non si estrinseca con l’erezione di un muro o una pallottola in testa a chi ci spaventava. Quelle sono soluzioni temporanee e tendenzialmente non risolvono la paura né le sue cause. Il coraggio è respirare quando ci manca il fiato. E’ combattere quando tutti scappano. Il coraggio è la paura stessa che si trasforma in azione positiva. Il coraggio è anche faticare intellettualmente per cambiare modo di pensare: non semplicemente cambiare idea secondo l’ormai vetusto Voltaire, ma rimodulare tutto il sistema di pensiero. Per capirsi: non si tratta di decidere se mettere le strisce pedonali qui o lì, ma di decidere come muoversi in generale. Questa crisi è un enzima di un cambiamento già in atto da tempo, ma il presente è ancora prigioniero di un Novecento che non vuole morire. Le regole di base erano già cambiate, ma erano ancora poco visibili. Basti pensare che quando nel Settecento si costruivano le prime linee ferroviarie di massa (quelle che avrebbero di fatto cambiato il mondo in modo radicale) era tecnicamente ancora vivo il Sacro Romano Impero. Oggi siamo in una situazione simile: mentre si costruiscono le infrastrutture del nuovo mondo, il vecchio è ancora in forma a sufficienza per non permettere l’evoluzione della società. E dunque le crisi intellettuali aumentano. E, spiace scriverlo, crediamo aumenteranno ancora. Intanto cresce la Paura, ma non il coraggio. Per ora prevalgono le reazioni isteriche di un mondo morente. Ma per il Covid19, la Paura e il Coraggio saranno le nostre vere sfide: non possiamo sconfiggere i virus per sempre, non si può andare in guerra senza morti, non si può correre senza avere il fiatone. Però possiamo puntare più sulla ricerca di nuove cure che di nuove bombe, puntare più sulle protezioni per chi ci deve curare che sul mercato dell’inutile, possiamo allenarci per correre meglio e più a lungo. Ci serve la il Coraggio, lato luminoso della luna nera chiamata Paura. Torniamo umani, abbracciamo la Paura e lanciamoci verso un mondo che ha finalmente l’occasione di diventare migliore di prima.

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Isolato al Sacco il ceppo italiano del virus

I ricercatori dell’Ospedale Sacco di Milano hanno isolato il ceppo italiano del coronavirus. Lo annuncia all’ANSA il professor Massimo Galli, direttore dell’Istituto di scienze biomediche, che ha illustrato i risultati del lavoro di ricerca che procede ininterrottamente da domenica scorsa, coordinato dalla professoressa Claudia Balotta. Fanno parte della squadra le ricercatrici Alessia Loi, Annalisa Bergna e Arianna Gabrieli, precarie, insieme al collega polacco Maciej Tarkowski e al professor Gianguglielmo Zehender. “Abbiamo isolato il virus di 4 pazienti di Codogno“, spiega il professor Galli aggiungendo che “siamo riusciti a isolare virus autoctoni, molto simili tra loro ma con le differenze legate allo sviluppo in ogni singolo paziente“. Si tratta di una scoperta che consentirà ai ricercatori di “seguire le sequenze molecolari e tracciare ogni singolo virus per capire cos’è successo, come ha fatto a circolare e in quanto tempo“. Il passo successivo sarà quello di studiare lo sviluppo di anticorpi e quindi di vaccini e di cure da parte dei laboratori farmaceutici. ANSA  

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