Majorino in Europa tra gli applausi di tutti

Lui è contento, ma gli altri anche di più. E non solo i suoi compagni di partito, la disponibilità espressa da Pierfrancesco Majorino per una candidatura alle europee toglie un gran peso dal cuore di molti. Avversari compresi. “Sarà poi il Pd a decidere se sarò in lista o meno e gli elettori eventualmente a scegliere, ma sono pronto per questa sfida” ha  annunciato l’assessore al Welfare milanese.  Il sindaco Giuseppe Sala si è affrettato a fargli i complimenti e gli auguri perché Majorino “è cresciuto molto” ed “è “un radicale radicale nelle idee ma anche molto con la testa sulle spalle“.

Un appunto per tutti i futuri candidati. Non gli chiederà nemmeno di dimettersi, come successo per altri membri della giunta e per spiegare la differenza applicata al caso: la campagna è breve, quindi possono sostituirlo. Ma l’ex direttore generale della Moratti in fondo ha tutto da guadagnare dalla partenza di Majorino per altri lidi: è uno che lo ha sfidato come in pochi hanno osato fare, ha gestito i servizi sociali con efficienza tanto da garantirsi una base in grado di richiamare migliaia di persone a ogni manifestazione. Tra l’altro proprio il muovere masse gli ha garantito la forza di spostare l’asse del Pd e della giunta milanese a sinistra.

Senza di lui le personalità in giunta si riducono a poco: nessuno immaginerebbe nemmeno di sfidare il sindaco alle primarie. Così mentre Sala gongola, al massimo avrà un Majorino ridimensionato da una batosta se torna scornato, gli avversari festeggiano anche di più. Sono contenti perché Sala da solo non potrà più contare sulle legioni che il giovane (beh sì in Italia Majo è un giovane) assessore è in grado di muovere a Milano: le sue manifestazioni pro immigrazione e porti aperti non piacciono a molta parte della destre. E anche a destra si sa che Majorino sa amministrare i servizi sociali, anche se magari non piace l’impostazione teorica, un sostituto potrebbe essere un  piccione più impallinabile. Meglio, molto meglio se va via Majo, è un pensiero diffuso. L’entusiasmo è tanto da far supporre che per le europee il neocandidato potrebbe avere dei voti non previsti come quelli di chi lo vede come il sinonimo di “migranti ovunque”. Lui è contento, ma gli altri anche di più.