Una stanza a Milano costa come un appartamento a Palermo

Una stanza a Milano costa come un appartamento a PalermoPer studiare a Milano devi avere dietro il sostegno cospicuo della famiglia o altrimenti la vita da fuorisede te la puoi scordare. Con i soldi con cui pago un affitto di una stanza qui, a Palermo ci pagherei un intero appartamento“. Questa è solo una frase, ma rende bene il disagio degli studenti con il caro-affitti, e più in generale con i prezzi sull’edilizia a Milano, dato che il capoluogo detiene il primato degli affitti più onerosi d’Italia.

Che uno studente universitario fuorisede debba aver bisogno di circa 1.000 euro al mese solo per la sopravvivenza basilare (affitto, abbonamento ai mezzi pubblici, materiale universitario, spese e bollette) è un punto critico, soprattutto in una città che vanta il fatto di essere meta attrattiva per gli oltre 110.000 universitari fuorisede. Ecco perché come soluzione tampone si chiede uno sportello ‘trova affitti’ a Milano per studenti universitari dedicato al canone concordato: permetterebbe di consultare esclusivamente questa tipologia di contratti applicati anche alle singole camere, contratti i cui costi sono più sostenibili rispetto al libero mercato, con differenze del 20%-30%. La richiesta di renderlo operativo sul territorio arriva da Sunia, Cgil Milano e Udu (Unione degli universitari) di Milano assieme all’invito a sottoscrivere di un ‘patto per l’abitare’ tra Palazzo Marino e le altre Istituzioni, le parti sociali, le rappresentanza degli studenti, le associazioni di proprietà e gli investitori, “che sia in grado di far incontrare la domanda dei bisogni giovanili con un’offerta sostenibile, in modo da regolare un mercato trasparente“. A garanzia della domanda, si chiede anche che il Comune istituisca un osservatorio sui bisogni abitativi dei giovani e degli studenti, con particolare attenzione ai fuorisede.

Le proposte contro il caro-affitti per gli studenti a Milano sono emerse nella conferenza stampa di questa mattina, tenuta alla Universita’ Statale, alla presenza di studenti e giovani professionisti, i primi a partire il disagio. “Vengo dalla provincia di Trapani, sono uno studente al quarto anno di Giurisprudenza in Statale, qui a Milano: una casa in città l’ho trovata al terzo anno. Abito in zona 2 e pago 430 euro al mese per una stanza singola“, racconta Giuseppe Ingoglia, coordinatore cittadino dell’Udu. Parlando alla ‘Dire’ racconta la propria esperienza: “All’inizio stavo da una mia amica proprietaria in provincia di Lecco e impiegavo un’ora e mezza all’andata e un’ora e mezza al ritorno per andare in Universita’. Dopo sette mesi di ricerche ho diviso un bilocale a Corsico con un amico e il proprietario non ci ha fatto il contratto per risparmiare sul canone di locazione“.

I contratti concordati permetterebbero affitti più contenuti sul mercato in cambio di agevolazioni fiscali su cedolare secca e Imu per i proprietari e detrazioni fiscali per l’inquilino, sempre se il contratto rispetta i contenuti economici e normativi. Lo stesso prevede anche la possibilità di stipulare contratti transitori per studenti (da sei a 36 mesi) non solo per l’intero alloggio, ma anche per porzione di esso (locazione di stanze). “Ad esempio, per un trilocale di 80 metri quadri circa in zona Città Studi, (che ha tre stanze da letto per tre studenti, uni per ogni camera) con la condivisone spazi comuni (cucina, sala, due bagni) il canone mensile per l’affitto va, a seconda dei requisiti dell’abitazione, mediamente da un minimo 270 euro a un massimo di 350 euro“, spiegano gli studenti, mentre oggi il costo medio di una stanza singola è di circa 550 euro, e in doppia arriva a costare circa 350.

Per quanto riguarda poi i posti letto in residenze convenzionate, sia pubbliche che non, l’offerta come fanno sapere dall’Udu è insufficiente a coprire la richiesta. “Se consideriamo solo i dati delle Università pubbliche i posti letto negli studentati messi a bando per il diritto allo studio sono complessivamente 2.188 (Statale, Bicocca, Politecnico e Accademia di Brera, che rientra nel sistema di alta formazione) e sebbene da sole costituiscano il più grosso bacino degli studenti della città, con quasi 150.000 degli iscritti (oltre i tre quarti del totale) non riescono a coprire neppure il fabbisogno degli studenti idonei alla residenza studentesca“. Le borse di studio poi, pur rispettando i limiti degli importi, non sono neppure vagamente sufficienti a coprire le spese mensili di uno studente. “L’importo medio e’ infatti meno di 5.000 euro all’anno – dicono da Udu – che rapportati ad una permanenza di 9-10 mesi mostrano come non siano bastevoli a coprire meta’ delle spese di vita”.

Insomma, che si parli di giovani o meno giovani il problema, come afferma il segretario milanese Cgil Massimo Bonini, e’ la casa. “E’ tempo che la Milano accogliente, inclusiva, all’avanguardia, dimostri con i fatti, non solo di prendere coscienza dei problemi che ha, ma soprattutto di cercare delle soluzioni concrete per risolverli“, afferma. Secondo Bonini insomma “bisogna fare di più – dice – perché questo sta diventando un problema che mette nei guai i giovani che in questa città vorrebbero crearsi un futuro“.

Dire.it