2 Febbraio 2021

Si sgonfia in tribunale la polemica sui vaccini troppo cari della Regione

Si sgonfia in tribunale la polemica sui vaccini troppo cari della Regione. Era una delle frecce che hanno trasformato Giulio Gallera in un San Sebastiano della gestione della pandemia, ma oggi l’indagine sui vaccini comprati a prezzo troppo caro si sgonfia perché la Procura di Milano ha archiviato l’indagine conoscitiva aperta sull’acquisto di vaccini antinfluenzali da parte di Regione Lombardia a prezzo ritenuto superiore rispetto a quello del mercato. Il fascicolo che non aveva indagati né ipotesi di reato era assegnato al pm Giordano Baggio del dipartimento guidato dall’aggiunto Maurizio Romanelli. Ma aveva contruibuito a gettare ombre sulla gestione Gallera dell’assessorato regionale al Welfare, lui stesso aveva provato a difendersi, ma senza successo. L’indagine era un sintomo in più di una situazione all’apparenza compromessa, ma oggi con lei si sgonfia in tribunale la polemica sui vaccini troppo cari della Regione. I magistrati non hanno ravvisato nessun reato nella procedura che era stata oggetto anche di un altro confronto verbale di taglio politico: il governatore Attilio Fontana aveva precisato in una nota che aveva dovuto assumersi la responsabilità di quegli acquisti perché i funzionari di Aria (centrale acquisti di Regione Lombardia) avevano paura a firmare qualunque procedura per le possibili conseguenze giudiziarie. Romanelli aveva replicato che la magistratura non ostacola in alcun modo la Pubblica Amministrazione e che gli acquisti sono responsabilità esclusiva di quest’ultima. Una polemica subito smorzata e oggi definitivamente sepolta dalla chiusura del fascicolo. Un destino a cui si uniranno probabilmente molti altri procedimenti, l’unico che potrebbe davvero cambiare qualcosa sarà il troncone bergamasco delle inchieste sul Covid. Quello che cerca di capire come mai il piano pandemico non fosse aggiornato e se e come sia stato applicato all’esplosione del contagio. In ogni caso gli alti piani del sistema sanitario potrebbero avere molti guai, perché già c’è la certezza che il piano fosse vecchio. E qualcuno prima o poi dovrò spiegare il perché.

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Blitz anti-caccia, Ciocca: atti intimidatori, ora si oscuri il manifesto che alimenta odio

Blitz anti-caccia, Ciocca: atti intimidatori, ora si oscuri il manifesto che alimenta odio. “L’assalto al manifesto dei cacciatori che invitava al dialogo e a un confronto è solo l’ultimo blitz che acuisce l’ostilità aperte da pseudo animalisti in provincia di Brescia. Rabbia esplosa in più occasioni. Sottolineando la solidarietà ai cacciatori per quanto accaduto, faccio appello alle istituzioni locali perché si faccia rientrare il dialogo nella sfera democratica e si individuino e puniscano i responsabili dell’assalto”, così l’europarlamentare della Lega, Angelo Ciocca, sull’assalto ai manifesti affissi per la campagna di sensibilizzazione e vandalizzati con scritte riconducibili ai movimenti anti-caccia. “Nelle scorse settimane abbiamo assistito prima alla comparsa di un manifesto a Sant’Eufemia con mani insanguinate che indicava i cacciatori come assassini e ora il blitz che ha vandalizzato i manifesti in cui i cacciatori invitavano al dialogo e al confronto – ha proseguito Ciocca -. Peraltro il discutibile manifesto affisso dalla LAC e dalla LEAL è ancora al suo posto dopo oltre due settimane e nessun cacciatore si è sognato di cercare giustizia o danneggiarli. Invece le associazioni animaliste non si sono fatte remore ad utilizzare le maniere più aggressive”. Il cartellone firmato “LEAL – Lega Antivivisezione”, che raffigura mani grondanti sangue su sfondo nero e la scritta “la caccia sarebbe uno sport più interessante se anche gli animali avessero il fucile” era comparso a Brescia, quartiere Sant’Eufemia, accendendo le polemiche e spingendo in molto a chiederne la rimozione immediata. “Il dibattito sulla caccia deve sempre rispettare le opinioni diverse e non sfociare in violenza anche verbale – ha concluso Ciocca-. Questa demonizzazione della figura del cacciatore avviene esclusivamente in Italia dove peraltro abbiamo una grande tradizione e solo nel bresciano oltre 20 mila abilitati. Il cacciatore è attento all’ambiente, cura e conserva le zone boschive contribuendo a mantenere intatto l’ecosistema. L’ultimo assalto è un atto intimidatorio che arriva dopo una serie di blitz portati a termine ai danni di capanni e postazioni. La Procura ha aperto un procedimento per dare un volto alle aggressioni subite dai cacciatori, ma la politica deve subito contribuire ad abbassare i toni del dibattito magari iniziando a oscurare il manifesto con le mani insanguinate che contribuisce ad alimentare il clima di odio e offende la trazione”.

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De Chirico (FI): Comune lontano anni luce dai milanesi

“Da mesi chiediamo che venga convocato un tavolo urgente per affrontare il tema del caro affitti degli spazi demaniali in Galleria. Settimana scorsa l’assessore Tasca in commissione ci ha risposto che il tema non è di sua competenza e che prima di convocare l’associazione “Salotto di Milano” attende indicazioni da non si sa bene quale ente superiore”. Lo scrive in una nota il consigliere Comunale di Forza Italia, Alessandro De Chirico. “Fatto sta che, mentre c’è un rimpallo delle responsabilità, negozi e bar in Galleria rimangono chiusi e alcuni, addirittura, chiudono per sempre. – continua l’azzurro – Qualcuno farà ricorso al TAR per il trattamento riservato dall’Ente. In Consiglio comunale abbiamo più volte chiesto di sospendere gli affitti degli spazi demaniali e di ridurre le tasse comunali, vista la situazione drammatica di molte attività economiche aperte a singhiozzo per decreto. Tutte le nostre richieste sono rimbalzate sul muro di gomma innalzato dal Comune di Milano – conclude il forzista – la cui giunta è lontana anni luce dai milanesi e il cui sindaco è totalmente incapace di dare risposte puntuali a chi chiede aiuto”.

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Appello per chiudere i CPR. Fidanza (FdI): richiesta marziana

“Chiudere i Cpr a partire da quello di via Corelli a Milano”: è l’appello lanciato da una rete di oltre 20 realtà della società civile milanese, da Fondazione Casa della Carità a Cgil, da Arci ad Acli. “Negli anni – si legge nell’appello – i vari Cpr si sono dimostrati luoghi in cui le condizioni delle persone trattenute sono drammatiche, da un punto di vista del rispetto dei diritti e delle dignità delle persone, oltre che sotto il profilo delle condizioni igienico-sanitario, della salute fisica e mentale e della sicurezza per i trattenuti e i lavoratori. Quanto accaduto in questi primi mesi, dimostra che il Cpr di via Corelli a Milano non fa eccezione. Le poche informazioni disponibili dimostrano le tantissime criticità che si stanno riscontrando riguardanti le condizioni materiali del trattenimento, il diritto alla difesa, le comunicazioni con l’esterno attraverso l’utilizzo di telefoni, l’assistenza sanitaria, la tutela dei soggetti vulnerabili”. Alla richiesta  ha risposto con una nota l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza: “La richiesta, avanzata da alcune associazioni della cosiddetta società civile milanese, di chiudere i Cpr italiani a partire da quello di via Corelli dimostra che in Italia c’è ancora chi vorrebbe un’immigrazione senza regole e controlli”, ha commentato Fidanza, per poi aggiungere, “Negli ultimi mesi il Centro di permanenza per il rimpatrio è stato oggetto di violenze e devastazioni. L’ultima volta risale allo scorso dicembre, quando un gruppo di migranti ha dato fuoco a materassi e suppellettili, creando un incendio e costringendo i vigili del fuoco a intervenire”. “Adesso più che mai – ha sottolineato l’Europarlamentare – in piena pandemia, è necessario controllare l’immigrazione. Chi chiede di chiudere queste strutture, in nome dei diritti e della dignità di chi entra in Italia senza permesso, dimostra di vivere su un altro pianeta. – concludendo -L’emergenza, adesso, è garantire la dignità di milioni di italiani impossibilitati a lavorare e sull’orlo del baratro”.

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Covid: 1.093 nuovi positivi e 52 decessi

Con 17.151 tamponi effettuati è di 1.093 il numero di nuovi casi positivi al Coronavirus registrato in Lombardia, una percentuale dunque del 6,3%. Sale a 371 il numero di ricoverati in terapia intensiva (+9), mentre scende leggermente quello dei pazienti negli altri reparti, 3.489 (14 meno di ieri). I dati di oggi:  i tamponi effettuati: 17.151 (di cui 14.608 molecolari e 2.543 antigenici) totale complessivo: 5.682.564  i nuovi casi positivi: 1.093 (di cui 47 ‘debolmente positivi’)  i guariti/dimessi totale complessivo: 463.522 (+3.643), di cui 3.200 dimessi e 460.322 guariti  in terapia intensiva: 371 (+9)  i ricoverati non in terapia intensiva: 3.489 (-14)  i decessi, totale complessivo: 27.150 (+52) I nuovi casi per provincia: Milano: 305 di cui 156 a Milano città; Bergamo: 47; Brescia: 169; Como: 119; Cremona: 31; Lecco: 21; Lodi: 10; Mantova: 36; Monza e Brianza: 85; Pavia: 27; Sondrio: 1; Varese: 223.

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La corrente elettrica contribuisce a ripulire i neuroni

La corrente elettrica contribuisce a ripulire i neuroni. Svelati i meccanismi molecolari della stimolazione elettrica transcranica che aiutano a ridurre l’accumulo di proteine alla base delle malattie neurodegenerative. A rivelarlo è lo studio “Direct current stimulation enhances neuronal alpha-synuclein degradation in vitro”, appena pubblicato su Scientific Reports, realizzato da Gessica Sala, tecnologa presso NeuroMi – Milan Center for Neuroscience, diretto da Carlo Ferrarese. Attraverso un modello neuronale umano, lo studio ha dimostrato che la stimolazione a corrente diretta continua (DCS) è in grado di interferire sullo stato di aggregazione e sulla degradazione della proteina alfa-sinucleina, il cui accumulo è associato alla degenerazione neuronale nei pazienti affetti da malattia di Parkinson. Oltre ai ricercatori di Milano-Bicocca, hanno collaborato allo studio i neurologi Tommaso Bocci e Alberto Priori, entrambi del Centro “Aldo Ravelli” per le Neurotecnologie e le Terapie Neurologiche Sperimentali, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Milano-ASST Santi Paolo e Carlo, Milano, esperti in tecniche di neurostimolazione applicate a diverse patologie neurologiche tra cui la malattia di Parkinson, e Marta Parazzini, ingegnere dell’Istituto di Elettronica e di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (CNR di Milano). Da anni la Stimolazione transcranica a Corrente Diretta (“transcranial Direct Current Stimulation”, tDCS) è impiegata come tecnica non invasiva e sicura per modulare l’eccitabilità neuronale in pazienti affetti da diverse patologie tra cui l’ictus, le malattie psichiatriche ed i disturbi del movimento, inclusa la malattia di Parkinson. In particolare, nei pazienti con malattia di Parkinson la tDCS viene proposta come valida opzione terapeutica, in aggiunta a quella farmacologica, in quanto è provata la sua efficacia clinica nel migliorare la sintomatologia motoria e non motoria tipica della patologia. Sebbene i dati di letteratura sui benefici clinici della tDCS siano abbondanti, i suoi meccanismi di azione restano in gran parte da chiarire. Inoltre, ad oggi questa tecnica è in uso come trattamento sintomatico e resta del tutto inesplorato il suo eventuale potenziale neuroprotettivo, cioè la sua capacità di modificare e rallentare il decorso di malattia. Questa ricerca ha permesso di ideare un modello sperimentale utile per lo studio in vitro degli effetti biologici della stimolazione con corrente elettrica continua e, soprattutto, di evidenziare che gli effetti clinici della tDCS osservabili nei pazienti sono in grado di contrastare direttamente il principale meccanismo patogenetico della malattia di Parkinson, ovvero l’aggregazione ed il successivo accumulo intra-cellulare di alfa-sinucleina. «Le conoscenze derivanti da questo studio – ha detto Gessica Sala, prima autrice della ricerca – gettano le basi per proseguire nell’identificazione dei meccanismi intracellulari associati alla tDCS, non solo in relazione all’effetto su alfa-sinucleina, ma anche su altre proteine tendenti all’aggregazione coinvolte nella patogenesi di altre importanti malattie neurodegenerative da accumulo proteico, quali la malattia di Alzheimer e la Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA)». «Il miglioramento di queste conoscenze sarà utile per identificare e selezionare i pazienti affetti da malattia di Parkinson – ha aggiunto Tommaso Bocci – e possibilmente da altre malattie neurodegenerative che possano beneficiare del trattamento.  

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