Chi ci capisce è bravo

Chi ci capisce è bravo. Perché pare proprio che i lombardi non abbiano capito un tubo delle prossime elezioni regionali. Corrono tutti a vedere i sondaggi “illegali”, cioè quelli che danno in vantaggio un partito o l’altro e che vengono pubblicati all’italiana: sarebbe vietato, ma tutti lo fanno e tutti sanno dove lo fanno. Ma nessuno si prende la briga di chiedere ai lombardi se sanno che si vota ancora prima di domandare chi voterebbero: qualcuno di questi geni delle statistiche si è preso il disturbo di chiedere ai soliti mille intervistati oltre alla preferenza anche la conoscenza? Pare di no a girare per Milano. Ma i Pagnoncelli de noatri sono bravi, dicono, e chi ci capisce è bravo. Dunque forse la domanda per loro non ha senso, almeno fino alla prossima consultazione: subito dopo ricominceranno le rilevazioni e i commenti per decidere perché buona parte dei lombardi non sarà andata a votare. Forse sarebbe il caso di chiederselo prima? Magari ripensare anche i vetusti rituali della politica che insozzano le città di manifesti e volantini che diventano subito dopo spazzatura di cui non si occupa più nessuno: basti vedere quanti politici sono stati multati per le affissioni illegali e quanti li hanno visti poi a togliere manifesto per manifesto. Perché forse per parafrasare un passaggio biblico: se i cittadini non vanno a votare, forse è il voto che deve andare dai cittadini. Almeno si sconfiggerebbe il virus della non partecipazione alla vita pubblica senza le ansie comunicative fatte male e malamente da una politica ferma al secondo Dopoguerra, quello del Novecento per intenderci. Ma ora che siamo di nuovo in un periodo di pestilenze, guerre e carestie, perché non provare a ripensare i modelli? Forse perché Chi ci capisce è bravo, tanto da non volere perdere il posto guadagnato in questo vetusto e decadente modellino vecchio stile.