2 Marzo 2020

Legnano: affollati i funerali del prete pedofilo

Legnano: affollati i funerali del prete pedofilo. La denuncia arriva da Rete l’abuso perché Ruggero Conti era uno di quei preti macchiati indelebilmente dalle accuse di giovani a cui hanno rovinato la vita. Nonostante il personaggio e nonostante le cautele imposte dalle norme anti Coronavirus, la messe si è celebrata e anche con un discreto seguito di folla. Il racconto di questa triste realtà lo lasciamo alla collega del Messaggero che ne ha scritto: di Franca Giansoldati Città del Vaticano – Esequie funebri choc in una parrocchia di Legnano, in provincia di Milano, dove è stato celebrato un affollato funerale per la morte di un prete pedofilo, don Ruggero Conti, ben conosciuto alle cronache e al tribunale di Roma visto che era stato condannato per gli abusi su otto ragazzini che seguiva all’oratorio. Un caso quello di don Ruggero che nel 2008, a Roma, fece scalpore perchè si trattava di un parroco molto conosciuto e ben introdotto negli ambienti politici ed ecclesiali, tanto da essere stato persino uno dei consulenti dell’allora sindaco Alemanno. Le esequie del sacerdote condannato a 14 anni e due mesi per avere abusato di almeno 8 minori si sarebbe svolto in chiesa, con una grande folla e in totale sfregio al decreto sicurezza legato all’allarme del coronavirus che in Lombardia ha limitato i funerali solo agli stretti familiari e ha fatto persino chiudere le chiese per le messe feriali. L’Associazione Rete L’abuso oltre ad avere formalmente denunciato alla Procura della Repubblica di Milano la parrocchia della Madonna delle Grazie di Legnano, ha sollevato collateralente il problema di dove finiscono in Italia i preti pedofili e perchè spesso questi non vengono nemmeno ridotti allo stato laicale dalla Chiesa. Don Ruggero Conti non solo non ha mai fatto un solo giorno di carcere, ma era pure ospitato (a spese della diocesi) in una delle cliniche per preti problematici a Verbania . Malgrado il divieto per il coronavirus, alle sue esequie erano presenti centinaia di persone, come testimoniano le fotografie circolate e pubblicate sul Giorno. Ruggero Conti, ex direttore della Caritas diocesana di Porto e Sant Rufina, è morto a 67 anni. L’ordine del suo arresto nel 2008 aveva causato una grossa frattura nel quartiere di Selva Candida, vicino a Roma tra chi riteneva le accuse inverosimili e chi, invece, si batteva per fare emergere la verità.  Don Ruggero era stato condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi nel 2011, poi in appello la pena era stata ridotta a 14 anni e due mesi, perché nel frattempo per il primo dei 7 episodi contestati era intervenuta la prescrizione. Il timore dei legali delle famiglie delle vittime era di far pronunciare la giustizia prima del 2018, altrimenti anche l’ultimo caso contestato sarebbe caduto in prescrizione. La Cassazione ha invece bruciato le tappe, arrivando il 16 marzo 2015 a confermare la sentenza di secondo grado. Il processo si era svolto in modo regolare, senza nessun dubbio o vizio di forma: per la legge italiana, don Ruggero Conti era colpevole di pedofilia. Scarcerato, era tornato a vivere a Legnano, dove lo avevano accolto la famiglia e gli amici che avevano sempre creduto nella sua innocenza. Le vittime avevano chiesto un risarcimento danni di 10 milioni di euro. https://www.ilmessaggero.it/vaticano/ruggero_conti_parroco_funerale_pedofilo_papa_francesco_abusi_vittime_coronavirus-5084584.html  

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Arrestata banda di svaligiatori nomadi

La Polizia di Stato di Milano, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano e dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Milano, nell’ambito di un’attività investigativa  nei confronti di un gruppo di persone dedite furti e rapine, nei giorni scorsi ha dato esecuzione ad un provvedimento di fermo disposto dai Pm titolari delle indagini nei confronti di due cittadini serbi, di cui un minore, e un cittadino romeno. Gli indagati, accusati di diversi furti in appartamento nelle zone del centro di Milano, sono stati arrestati dagli agenti della 2^ Sezione della Squadra Mobile della Questura di Milano, anche per la rapina in abitazione commessa lo scorso gennaio, con sequestro di persona, ai danni di un’anziana signora rimasta in balia dei malviventi per circa un’ora. I tre indagati, che dopo i colpi messi a segno erano soliti festeggiare in discoteca con champagne e cocktail, noleggiando costose limousine, sono stati rintracciati all’interno del campo nomadi di via Monte Bisbino.  

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Testo del Decreto con le misure per il contenimento del coronavirus

Il Presidente del Consiglio dei Ministri, d’Intesa con il Ministero della Salute, ha emanato un decreto con le misure da mettere in atto per il contenimento del COVID-19, valide da domani e fino a domenica 8 marzo. Alcuni dei provvedimenti principali sono: attività scolastiche sospese cinema, teatri, palestre e piscine chiusi vietate le manifestazioni sportive e di altro genere, salvo porte chiuse  le attività commerciali potranno aprire solo evitando sovraffollamenti bar e ristoranti aperti con limite dei posti a sedere musei aperti con ingressi anti assembramento luoghi di culto aperti con misure anti-assembramento visite in ospedali e residenze per anziani limitate Il testo completo del decreto potete leggerlo qui.

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Gli ultra 65enni restino a casa

Sono gli ultra “65enni l’anello più vulnerabile della catena, devono rimanere a domicilio e muoversi il meno possibile perché potrebbe essere risolutivo per loro e per il contenimento della diffusione del virus“. Così l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, nella consueta conferenza stampa di Palazzo Lombardia per fare il punto sull’emergenza coronavirus. “Le persone finora decedute hanno tutte più di 65 anni, quindi il messaggio che oggi lanciamo loro è di rallentare i momenti di socializzazione – aggiunge – attiveremo tutte le iniziative possibili per far sì che queste persone non abbiano la necessità di uscire di casa“. ANSA  

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A Milano solo chi ha la tecnologia non si ferma

L’emergenza sanitaria in corso e le misure straordinarie dettate dalle regioni hanno sollevato non poche polemiche. Polemiche che hanno spinto a sottolineare come Milano e le altre città d’Italia colpite da questa emergenza non si siano fermate. Ebbene, è proprio vero, Milano non si è fermata, ma a mio avviso non come vorrebbe fare intendere il messaggio contenuto nel video diffuso dal Sindaco Sala. In esso sono contenuti due concetti sui quali non possono trovarmi d’accordo. Il primo è quello sul “Facciamo Miracoli Ogni Giorno“, concetto che lascerei associato a chi ha guadagnato la fama di averne fatti. Il secondo è quello del “Ogni giorno non abbiamo paura“. Bisogna dirlo chiaro, non si tratta di aver paura ma di essere e comportarsi come individui pensanti che, messi di fronte ad una minaccia per lo più ancora sconosciuta, mettono in atto delle misure di massima cautela per contenere e gestire la situazione nel modo migliore. Questo è proprio quello che hanno fatto le tantissime aziende del territorio che, ascoltando il buon senso, hanno iniziato a sfruttare le tecnologie in loro possesso, consentendo al proprio personale di lavorare in modalità Smart da casa sin dal giorno dopo l’emergenza. Moltissime aziende erano già prontissime ad una simile evenienza, avevano gli strumenti, i protocolli definiti, le politiche di sicurezza e questo gli ha permesso davvero di non fermarsi nemmeno per un attimo e di continuare ad essere produttive pur senza costringere i dipendenti a recarsi in ufficio. I sistemi ospitati sul cloud, le video conferenze e gli applicativi di collaborazione, l’affidabilità della rete e la velocità delle connessioni internet che oggi servono le nostre case, hanno permesso a migliaia di lavoratori di continuare  a seguire i propri clienti anche in questo momento particolare, in cui forse finalmente in tanti hanno capito che la componente tecnologica delle aziende, ciò che viene definito ICT, non è un costo per l’azienda ma un investimento, una garanzia di continuità operativa che permette di superare barriere impensabili come quelle nate in una situazione di emergenza che meno di dieci giorni fa nessuno si immaginava ci avrebbe colpito. Sempre più spesso si parla di trasformazione digitale, e questa è stata la dimostrazione che nessuno si può sottrarre dal trasformare il nostro modo di fare business al giorno d’oggi, integrando e sfruttando al meglio gli strumenti che nel tempo abbiamo messo appunto. Le città italiane, Milano capofila in questo, è vero non si sono fermate, ma grazie alla tecnologia, grazie ad una visione lungimirante che ha permesso di superare preconcetti come quello di chi pensa che lavorare in modalità smart sia meno produttivo. Finalmente un vero grande test sul campo, di quanto gli italiani siano ormai pronti per sfruttare quanto di meglio le aziende ICT ci offrono.  

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