Design Week, con Raffaella Verri la Sicilia nel centro di Milano

Creatività e intuizione trasformate in impresa; è questo “Couturier Maestri d’Arte”, di Raffaella Verri, una donna eccezionale, ideatrice di un nuovo e moderno concetto di mecenatismo e valorizzazione dell’ imprenditoria italiana. Ricerca e selezione accurata dei brand sono uniti qui, da un unico comun denominatore, l’esaltazione del patrimonio culturale e artistico italiano e soprattutto siciliano. Salotto di eccellenze dell’arte, della fotografia, della moda, dei gioielli, dell’architettura, inaugurato da pochissimo,  in via della Moscova 7-aperto dalle 10 alle 23,00-in uno scenario che rievoca i fasti del Regno delle Due Sicilie, è un’esperienza sensoriale tra storia ed eleganza, oggetti di arte, architettura, fotografia, moda, gioielli e pubblicazioni, tutto rigorosamente selezionato dall’architetto Sebastiano Provenzano e tutto in vendita. Storia e cultura sono in collegamento direttamente con il futuro, grazie alle moderne tecnologie, come I ledwall che trasmettono temi ed evocazioni, facendo vivere agli ospiti una vera e propria experience di grande impatto  e condivisione culturale. Stilisti, artisti, fotografi e creativi daranno forma a realizzazioni e oggetti, con un’identità, una storia, speciali nella loro unicità, ma condivisibili con tutti coloro che vorranno coglierne la vera essenza, come in occasione della Design Week, durante la quale “Couturier Maestri d’Arte” organizza aperitivo tutti i giorni dalle ore 18.00 in cui si potranno degustare finger food di specialità siciliane accompagnate da vini Tasca D’Almerita e Champagne Boulanger. Si potranno assaggiare  specialità siciliane, come: arancinette, panini con panelli, crocchette al latte, sfilcione, panino con meusa. Il pubblico potrà ammirare-e anche acquistare-le opere esclusive di artisti/designer, come :

Proprio per questa occasione abbiamo deciso di intervistare Verri. 

“Il progetto nasce dalla volontà di trasformare un elemento negativo della mia vita in un elemento positivo, lo scorso marzo ho perso mio padre e ho voluto ricordarlo realizzando il suo desiderio più grande: far conoscere e apprezzare l’arte e la cultura della Sicilia, terra in cui i miei genitori mi hanno cresciuta.”-dice Raffaella Verri-“prima lavoravo nel campo della ricerca accademica, ma negli ultimi due anni ho avuto delle difficoltà nella vita privata che mi hanno portato a cercare qualcosa che mi realizzasse dal punto di vista personale, che mi facesse bene al cuore, qualcosa che amassi fare, e il desiderio di mio padre è stato un pretesto in più per far partire questa impresa. È anche un modo per incoraggiare e dimostrare ai miei figli, ma anche alle altre persone, che da un momento negativo può nascere qualcosa di positivo. Ho avuto una famiglia splendida che mi ha insegnato valori importanti, tra cui la generosità, per questo il mio progetto si basa soprattutto sull’aiuto, ho voluto infatti dar voce a chi voce non ne ha, a maestri dell’artigiano che provengono da piccoli centri e che, a causa di problematiche economiche, non hanno avuto la possibilità di far conoscere le proprie creazioni. I nostri prodotti sono unici, lavorati e curati artigianalmente da persone che cercano come me, come tutti, di lasciare un segno e che hanno le capacità e le competenze per farlo. Lasciare un segno non può prescindere dalla generosità e dalla condivisione”.

Cos’ha di diverso il tuo progetto?
“Innanzitutto il fatto che noi non ci leghiamo alla parola “moda” ma, al contrario, la combattiamo. La moda è passeggera, l’eleganza è senza tempo e senza confine, ed è proprio all’eleganza che noi aspiriamo. Non a caso, noi abbiamo deciso di realizzare la nostra sede in centro a Milano, ma ben distinta dal quadrilatero della moda. Sono prodotti unici, per questo possiamo tranquillamente indossarli senza il rischio che qualcun altro indossi il nostro stesso capo d’abbigliamento, inoltre sono prezzi accessibili e offriamo la possibilità di affittare i capi, come le creazioni di Gaby Charbachy, artista prestigioso, abiti da grande soirée, patrimonio delle collezioni personali di Couturier Maestri d’Arte, per trasformare in un sogno le occasioni più importanti. Siamo una voce fuori dal coro, noi non puntiamo al capo riconducibile al Brand dalla firma, ci piace che un prodotto sia riconducibile all’artista dallo stile, e per far sì che il consumatore riconosca l’impronta dell’artista, è necessario che conosca la sua storia, per questo la nostra sede non ha le sembianze di un classico negozio ma di un vero e proprio salotto, ci piace che le persone si sentano a casa e accogliamo volentieri chi ha voglia di ascoltare, prima ancora di acquistare. Dietro ad ogni nostro prodotto, c’è una storia e il nostro scopo è farla conoscere. Non puntiamo alla scelta passiva, ma all’esperienza d’acquisto elaborata, l’acquisto deve essere una scelta ragionata, una fonte d’arricchimento”.

Hai fatto tutto da sola?
È un progetto che è partito esclusivamente da me, è un’idea che ho partorito da sola, poi, ovviamente, ho dovuto selezionare persone con un background culturale ben selezionato che mi aiutassero a trasformare l’intuito in competenza. Abbiamo un team ben assortito, si è stabilito un rapporto paritario, non c’è chi comanda o chi si sottomette, perché la nostra impresa si basa sul rapporto biunivoco; gli artisti, senza di noi, non potrebbero esporre e noi senza di loro non potremmo raccontare. Siamo legati al fatto che il nostro fine ultimo non è il guadagno, ma la divulgazione. Il guadagno deve essere sempre e solo un mezzo per andare avanti, mai la finalità.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Quando ci sentiremo forti e pronti per farlo, vorremmo diffondere questa nostra cultura in tutto il mondo. Ci piacerebbe educare a un linguaggio differente, far capire che non esiste solo la moda a cui siamo abituati, noi la rispettiamo ma rappresentiamo altro. L’idea sarebbe quella di andare in 10 o 15 posti nel mondo per creare un concept all’estero dove vendere prototipi e fare workshop per insegnare in loco quell’arte, perchè un prodotto può essere copiato, ma la creatività italiana no. La creatività è un bene intellettuale, non materiale!”.

“Il progetto nasce dalla volontà di trasformare un elemento negativo della mia vita in un elemento positivo, lo scorso marzo ho perso mio padre e ho voluto ricordarlo realizzando il suo desiderio più grande: far conoscere e apprezzare l’arte e la cultura della Sicilia, terra in cui i miei genitori mi hanno cresciuta.”-dice Raffaella Verri-“prima lavoravo nel campo della ricerca accademica, ma negli ultimi due anni ho avuto delle difficoltà nella vita privata che mi hanno portato a cercare qualcosa che mi realizzasse dal punto di vista personale, che mi facesse bene al cuore, qualcosa che amassi fare, e il desiderio di mio padre è stato un pretesto in più per far partire questa impresa. È anche un modo per incoraggiare e dimostrare ai miei figli, ma anche alle altre persone, che da un momento negativo può nascere qualcosa di positivo. Ho avuto una famiglia splendida che mi ha insegnato valori importanti, tra cui la generosità, per questo il mio progetto si basa soprattutto sull’aiuto, ho voluto infatti dar voce a chi voce non ne ha, a maestri dell’artigiano che provengono da piccoli centri e che, a causa di problematiche economiche, non hanno avuto la possibilità di far conoscere le proprie creazioni. I nostri prodotti sono unici, lavorati e curati artigianalmente da persone che cercano come me, come tutti, di lasciare un segno e che hanno le capacità e le competenze per farlo. Lasciare un segno non può prescindere dalla generosità e dalla condivisione”.

Loredana Roccasalva

Esporrà una poltrona frutto della sua ispirazione e le creazioni stilistiche abbinate. La capsule collection segghia ( sedia in dialetto), nasce dall’ossessione di contaminare e vestire che e’ una attitudine/ossessione appunto, propria della designer Loredana Roccasalva. La sapienza del fare e del fare a mano la porta a cercare di far diventare la sedia un oggetto moda. Tessuti usati per il vestire transitano nel mondo dell’abitare e viceversa. Segghia e’ un progetto che nasce in Sicilia , dalla ricerca di forme che appartengono ai ricordi delle sue storie familiari; “nelle camere da letto dei nonni”-racconta Loredana-“ricordavo una “sigghitedda” dove la nonna si sedeva per raccontarmi un “cunto “ che mi facesse addormentare serena quando la mamma mi lasciava da lei. La sedia era piccola e dalle forme arrotondate, tanto bassina che si poteva stare seduti sopra solo da Accovacciati, ma permetteva una vicinanza familiare e affettuosa tra noi“. …eccola e’ lei …la “ sigghitedda “ prende forma , piu’ alta e avvolgente …vestita di nuovo …ed e’ cosi’ che nasce Primavera, la sedia in pelle verde con le cuciture ribattute e i fiori ( le magnolie), simbolo della nostra linea e poi Estate, la sedia in mix di tessuti a pois e a righe che rimandano al giallo dei limoni, al nero della grande montagna (Etna) e al bianco della neve, o al rosso della lava come una linea di fuoco.

Giuseppe Fata e Cristo Couture

Per i due stilisti che da anni lavorano a Messina è un sogno che diventa realtà. Soprattutto grazie alla recente collaborazione con Giuseppe Fata, head sculpture designer, considerato dall’haute couture  e dalla stampa Parigina come il genio dell’arte, che ha scelto i loro abiti per il suo ultimo progetto. Aprendo le porte dell’alta moda milanese. E’ sempre stato un sodalizio fortunato quello tra il messinese Salvatore Casella e il pugliese Francesco De Feudis, che con tenacia ed entusiasmo portano avanti, ormai da quasi un ventennio, la singolare avventura di Cristo’ Couture. Due personalità poliedriche e differenti che si completano a vicenda, trovando il loro trait d’union nell’amore per la cultura, i colori, i modi e le tradizioni proprie del sud Italia. E della Sicilia in modo particolare. Proprio dall’amore per questa terra nasce la recente collaborazione con Giuseppe Fata, head sculpture designer che ha scelto gli abiti Cristo’ Couture per un progetto che sposa moda e arte barocca siciliana ed é stato presentato a febbraio nell’ambito della fashion week milanese. I capi utilizzati, sintesi del loro stile, in pizzo e tulle bianchissimi con sontuosi ricami oro, hanno attirato l’attenzione di un vasto pubblico di addetti ai lavori e in occasione della Design Week presenteranno in esclusiva una capsule collection di pezzi unici Cristo’ Couture.

E’ un sogno che diventa realtà per i due giovani stilisti. E che ha cominciato a prendere forma quando gli abiti di Salvatore e Francesco hanno sfilato durante il premio Bellini, tenutosi al teatro massimo Vincenzo Bellini di Catania, dove Fata è stato premiato. Poco prima gli abiti di Cristò erano stati protaginisti di servizio fotografico realizzato da Saro Campione in una location davvero suggestiva. Gli scatti infatti sono stati fatti tra le rovine della Chiesa Giubilare Santa Sofia e San Nicola di Bari Zafferia Messina. Struttura da anni al centro delle polemiche per le cattive condizioni in cui versa e soprattutto perché non esiste ancora un progetto per il suo recupero. Un percorso condiviso, il loro, che sceglie consapevolmente ritmi lenti e savoir faire artigianale come base di creazioni esclusive, frutto di infinite suggestioni apparentemente inconciliabili. Così, tanto per farsi un’idea, se la base per creare i ricami sartoriali può venire da burlesque, tatoo e street art, allo stesso modo i tagli possono essere influenzati tanto dal periodo d’oro di Hollywood come dalla haute couture parigina anni sessanta o dal post-modern italiano. Eclettismo scalpitante al servizio di una precisa cifra stilistica che trova sempre la sua prima ispirazione nella luce abbagliante riflessa dalle candide case di Ostuni e nei mirabolanti ghirigori del barocco siciliano. Pizzo, tulle e organza subiscono un inesausto processo di trasformazione, destrutturati e ricomposti in modo sorprendente di collezione in collezione. Un lavoro faticoso ma appagante, condotto con dedizione e modestia, che negli anni ha fruttato alla coppia diversi riconoscimenti in una moltitudine di concorsi per

talenti emergenti e soprattutto l’apprezzamento di una clientela esigente, che li ha seguiti anche dopo la breve avventura dell’atelier pugliese, lasciato per stabilirsi in Sicilia, dove oggi lavorano.

Tiziana Serretta e Giuseppe Fiorentino

Il trasfigurare si applica a qualunque arte che voglia rappresentare un surreale .In particolare  nella fotografia ds tratta di elaborare diverse immagini e cambiare particolari attraverso foto shop che sempre su fotografie di alto tecnicismo e occhio artistico sostituiscono particolari cancellando e ricomponendo a piacimento un parterre differente per accentuare o trasfigurare un ‘atmosfera o porre un accento su qualcosa .

Questo sarà il filo conduttore anche per la seconda serie di foto.L’osare e il sovvertire diventa la parola d’ordine di questi. Non parlerei di sacro  o profano ma di bellezza trascendente , che una committenza religiosa può esaltare o meno in base alle correnti architettoniche e decorative più o meno opulente: dal Gotico al Barocco. Stessa trascendente bellezza è stata cercata e catturata nella serie delle residenze nobiliari . I pannelli fotografici, creati da Tiziana Serretta e Giuseppe Fiorentino riproducenti  proprio ville e luoghi nobiliari rappresentano uno spaccato di vita glamour  che proiettano  la Sicilia in un clima internazionale. Le fotografie create oniricamente attraverso elaborati collage di angoli e visioni parziali dello stesso luogo , creano  un’ atmosfera fantastica che da’ vita ad un racconto fiabesco in cui rivive  il fascino misterioso di un’età trascorsa ma ancora presente nello spirito dell’arte siciliana e della  sofisticata e colta nobiltà .Le fotografie sono  arricchite da frasi che guidano  il pubblico in questo viaggio onirico e, attraverso l’occhio di Tiziana Serretta e Giuseppe Fiorentino, sembrerà di sfogliare un antico libri di fiabe.

1 – Villa Niscemi viene ricomposta, nell’ottica di estati felici di Fulco di Verdura.
Un’infanzia spensierata tra natura e animali  che si concretizza  nel porre  un cancello onirico
2 – villa Bordonaro ricreata nel suo antico fulgore con viali elegantemente adornate da maioliche di Caltagirone
3  – Una ricostruzione surreale di Villa Lampedusa ancora sventrata cin affreschi affascinanti sovrapposti scoperto nella restaurazione
4 – Villa Tasca : una statua viene posta su una pietra di Ambra fluorescente filosofale
5 – villino Florio inserto dentro il  camino  bruciato. Della villa incendiata rimane fulgido il simbolo del cappero
6 – Tonnara  Florio che si erge dal mare per il miraggio della zarina che spera di guarire dalla tisi .
7 – palazzo Pantelleria: viene ricreata l’alcova Shakespeariana in un immaginario giardino per incontri amorosi segreti
8 – Villa Rosa di Bagheria  ricostruita quale Olimpo degli dei
9 – Villa Palagonia tra bellezze di specchi e bruttezze di statue affascinanti. Frutti di un padrone dalla personalità complessa e affascinante.
10 – Esplosione di cortili di varie case della Palermo antica.

Tiziana Serretta

Collezionista di abiti vintage e gioielli scultura d’autore , apre una galleria nel 1990. Storica del gioiello e del costume è riconosciuta una delle più importanti esperte di vintage e del gioiello.
Partecipa alle più significative mostre nazionali e internazionali  e collabora  con musei italiani ed esteri. Ultime recenti esibizioni di gioielli scultura anni 60,70 nel 2019 sono: Museo di Valenza, con la sua collezione di Paolo Spalla e Andy Warhol al museo di Monza. Autrice di 3 libri di arte: Genialità nel gioiello( Novecento ) Gioielli , simbologie , miti e suggestioni ( Mondadori) Vintage nella moda e nel gioiello ( Mondadori ). Da circa 10 anni crea concept di arte, collaborando con artisti di fama internazionale per una clientela che ama oggetti unici e non ripetibili. l suo concetto di «  vivere l’arte «  lo applica a 360 gradi creando haute couture , interiors ,e gioielli d’arte contemporanea. Le sue creazioni vengono apprezzate e pubblicate da riviste specializzate sia nazionali che internazionali . Esporrà al Salone del Mobile dentro lo spazio arte dello stand Bentley in collaborazione con Massimo Ferrarotti nel Salone del Mobile Aprile 2019, presentando un concept di sculture create con famosi artisti nazionali e non. Questo progetto è stato riconosciuto e appoggiato dall’ONU riconoscendole il merito di creare un linguaggio di arte glamour e fashion che supporta il sociale per le  pari opportunità ai giovani più socialmente deboli, e per supportare sempre attraverso l’arte  clima e ambiente . Il concept Tiziana Serretta in collaborazione con Erasmo Figini , fondatore di  Cometa Como  NGO, per la  sezione   scuola di formazione Oliver Twist porterà bandiera UN Division for Inclusive Social Development of United Nations department of Economic and Social Affairs.

Giuseppe Patanè

Appassionato di storia dell’arte, ha cominciato presto a collaborare con l’azienda di famiglia come direttore artistico e da Milano a Parigi ha collaborato con importanti griffe internazionali, creando linee pret-a-porter e poi lanciando una sua personale collezione. Patanè non ha mai trascurato la sua attività artistica, partecipando a diverse rassegne d’arte. Nel 2016 al Premio delle Arti-Premio della Cultura a Palazzo Bocconi a Milano gli è stato conferito il Premio delle Nazioni come “creatività in continuo divenire”. Molti illustri critici lo stimano da tempo, come Vittorio Sgarbi, Giorgio Gregorio Grasso, Carmen Bellalba, Achille Bonito Oliva, Carlo Franza. La sua ricerca è caratterizzata da temi sociali, relazione tra uomo e la natura, oltre a un percorso di iacquisizione di una estetica formale ed eterea. In occasione della Design Week, Patanè esporrà da “Couturier Maestri d’Arte” due tra le sue meravigliose opere.

DICONO DI LUI….

Tra terra e fuoco, fra acqua e aria, sembra creata dai quattro elementi la terra di Sicilia . Logos e Verbum, le opere di Giuseppe Patanè realizzate per rappresentare una terra nata dal Fuoco e governata dal mare in un equilibrio perfetto tra fuoco e acqua tra il materiale e l’immateriale, un eterno binomio, una onnipresente dualità che il nostro artista calibra con assoluta maestria Verbum come una pelle lacerata squarciata immersa nel fuoco, come un letto di magma, attrae come una calamita i nostri occhi e il nostro corpo, è un attrattore potente che catalizza tutto il nostro essere, per la potenza scaturita dalla distesa di rosso, o dalla sottile incisione in rilievo, che concentra la nostra attenzione e ci immerge in un universo di pathos, di vibrazioni in cui si espleta la forza, la passione, la vita nel suo stato più primitivo, come un centro della terra che pulsa. Quel fuoco primordiale che scatena l’origine della vita, il fuoco metafora delle più materiali pulsioni umane, un dualismo, fra bene e male, fra vita e morte. Logos è quasi l’altra faccia della stessa medaglia, qui domina il nero, che si stende come un’ombra scura sulla pelle dipinta, alla potenza del rosso si contrappone la potenza del nero che, se apparentemente sembra celare i contenuti e la materia, in realtà li rivela d’improvviso e con potenza. Qui come un ventre squarciato, come una ferita viva, appena aperta, come un utero che si spacca per aprirsi alla vita, dalla sofferenza si genera il domani, dall’annullarsi si ricrea, come l’Etna che toglie e che da. Anche qui è la forza, la potenza, ad essere celebrata, ma in un’accezione positiva dove il primordiale si incontra con il contemporaneo, in una natura immutata, ma perenne, assoluta, un doppio binario, fra mondo antico e mondo contemporaneo. Giuseppe Patanè, artista eclettico ed essenziale ma dalla poetica pittorica profonda e molteplice, esplicitata da una meravigliosa tavolozza dai colori caldi e terrosi , dall’utilizzo di materiali sempre diversi che plasma con audacia e assoluta maestria, è sicuramente l’artista più rappresentativo del

panorama artistico nazionale.

Carmen Bellalba

Storico dell’arte

“Couturier Maestri d’Arte”, che il giovedì organizza, per le signore appassionate di moda, cultura e design, il thè delle cinque, ospita in modo permanente i vini e i prodotti Tasca Conti d’Almerita della tenuta Regaleali. Come è nella tradizione dell’afternoon tea, sin dall’epoca della sua istituzione, grazie ad Anna Maria, settima duchessa di Bedford, nel 1840, questo rito è sempre stato tipico dei salotti aristocratici e degli hotel prestigiosi. Amato anche dalla regina Vittoria, che inauguro’ la tradizione anche nel giorno della sua incoronazione nei salotti di Buckingham Palace, è una pausa perfetta per tutte le donne che vogliono ritrovarsi un questo salotto bomboniera, tra le eccellenze della moda, del design, dell’arte, della gioielleria, tra miscele di thè profumate, abbinate a pasticcini e piccoli appetizer. E’ la terra del Gattopardo, tanto amata da Raffaella Verri, l’ispirazione di questa donna, forte ma sensibile, fiera delle sue origini e capace di trasmettere la dignità delle sue tradizioni con la semplicità di chi non deve ostentare. Detesta l’omologazione e ama l’unicità, perchè le scelte devono essere dettate dal proprio gusto, senza uniformarsi mai, per noia, o semplice ignoranza o, meglio, incapacità di capire. Il suo, è un format che fa cultura, un lab, un contenitore, un concept, contraddistinto dalla creatività italiana a 360 gradi.