9 Giugno 2022

Compie 15 anni il Niguarda Calcio, la squadra faro per i giovani milanesi

Non chiamatela squadra di quartiere. Il Niguarda Calcio, società calcistica con sede in via Ornato a Milano, è molto di più. Una realtà sportiva consolidata sul territorio. Un ambiente dove benessere e crescita dei giovani viene prima di tutto. «”Divertitevi”. E’ la prima cosa che dico sempre ai bambini e ai ragazzi che scelgono di venire al Niguarda – ha dichiarato il presidente Carlo Braghiroli, super tifoso della formazione rossoblù -. Ritengo infatti necessario che i giovani lavorino in un clima tranquillo e disteso. Vanno accompagnati e stimolati ogni giorno, senza troppe pressioni. Solo così possono formarsi al meglio. Qui non vengono fatte selezioni: basta indossare un paio di scarpini e si può iniziare a correre sul campo». Il settore giovanile e la prima squadra – che quest’anno ha sfiorato la promozione in Prima Categoria – disputano gli incontri nei centri sportivi “Enrico Cucchi” di via Arezzo e “Amleto Farina” di via Cesari. Ad allenarli ci sono mister preparati e competenti. Quest’anno il Niguarda Calcio, società fondata nel 2007 e riconosciuta dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, compie 15 anni. In questi tre lustri dalle parti di via Ornato sono passati personaggi che poi – come si suol dire – hanno “fatto carriera”. Per citarne uno: Giuseppe Bellistri, preparatore atletico rossoblù dal 2010 al 2013, che attualmente fa parte dello staff del Real Madrid campione d’Europa. Prima ancora ha lavorato nell’Inter e nel Milan. Per festeggiare il traguardo dei 15 anni la società ha deciso di organizzare un evento al quale sono invitati tutti i bambini che vogliono approcciarsi al calcio e ai ragazzi che vogliono ripartire dopo un periodo di stop dall’attività sportiva. L’appuntamento è per sabato 11 giugno alle ore 17.30 in via Cesari 38 a Milano.

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Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/6: Il report su Volpi, Carrai, Berlusconi ed Esposito

Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/6: Il report su Volpi Carrai e altri. Abbiamo visto negli articoli precedenti come attraverso una serie di mail anonime si siano creati i primi passi per cercare di costruire una rete di fake news intorno al management di Eni spa. Specialmente riguardo agli affari nigeriani della compagnia. Perché l’obbiettivo del gruppo all’opera per costruire la rete di informazioni false è entrare nei ricchi affari che si realizzano nel continente nero. Lì valgono molto meno alcune regole a cui bisogna sottostare in Europa. Dopo aver aperto la campagna con le mail anonime, il gruppo decide di iniziare a metterci la faccia andando dai pubblici ministeri a raccontare alcune storie. La prima che abbiamo visto è del 2015 e racconta di un presunto rapimento in via Watt a Milano. Per seguire lo stesso filone del racconto Alessandro Ferraro, avvocato campano trasferitosi a Milano, sembra decidere di proseguire sulla stessa strada. E dai pm a raccontare che anche intorno alla sua casa di Siracusa ci sarebbero movimenti sospetti: “Da diversi giorni appena torno a Siracusa trovo persone piazzate sotto casa mia che pare controllino i miei movimenti” dichiara. Il racconto segue sempre il filone della spy story già iniziato con le mail infarcite di miniere d’oro, segreti industriali, spie nigeriane e italiane, con il contorno di amanti spregiudicate. Ma siamo a settembre 2015 e Ferraro e un suo socio decidono di metterci il carico da novanta depositando anche un report dettagliato (alcune parti le trovate nelle immagini di questo articolo). Massimo Gaboardi, il socio di Ferraro, fa la sua entrata  in scena in modo deciso: il report infatti parla di chiunque, ma parte subito svelando la sua fonte. Si tratterebbe di Pietro Varone “grande accusatore nel processo per corruzione internazionale intentato contro il dott. Paolo Scaroni, Eni spa, Saipem spa e altri dirigenti (che in più occasioni mi ha manifestato la sua volontà di ritrattare le accuse contro il sig. Paolo Scaroni perché, a suo dire, inventate per compiacere l’organo inquirente “.  Niente meno. Quindi le informazioni riservatissime di cui sarebbe in possesso arrivano da un ex manager che avrebbe accusato di corruzione il suo capo perché lo volevano i magistrati. Ecco perché Gaboardi chiede “a tutela della mia incolumità personale” che le informazioni vengano trasmesse ai “vertici dello Stato”. E poi via, si ricomincia: il primo nome dopo Varone è Gabriele Volpi. Il ricchissimo imprenditore che secondo le ricostruzioni viste fin qui sarebbe al centro di trame di ogni genere. Infatti nel report viene citato come colui che mette in contatto Varone con membri corrotti dei servizi segreti nigeriani, tali Pesal e Abuchta Sani. Personaggi che avrebbe visto tra Barletta e Siracusa. Insieme avrebbero orchestrato una manovra per far nominare Umberto Vergine ad di Eni spa. Con il supporto di tal Raduan Khawthani che nel giro di due righe diventa rappresentante di imprenditori iraniani e poi siriani (immagine 2). Ma non solo: il soggetto sarebbe in buoni rapporti ambienti americani e in particolare “con la Fondazione Clinton”. Un riferimento alla Clinton non poteva mancare, perché in quel periodo si profila a livello internazionale lo scontro Clinton-Trump. Mente a livello italiano l’uomo potente del momento è Matteo Renzi, ecco dunque che questo iriano-siriano-americano parla di Carrai e Bacci. Il primo (“che è entrato in contatto con Gabriele Volpi”) come si sa è un imprenditore vicinissimo a Renzi e per questo Khawthani lo avrebbe avvicinato, così come successo con l’imprenditore Andrea Bacci ex socio di Tiziano Renzi (e per altro finito nei guai con una condanna a due anni nel 2019 per un impiccio economico sulla sua srl).  Stranamente tutto questo potere internazionale non serve a un tubo e Vergine non diventa ad di Eni. Allora secondo il report i servizi nigeriani decidono di bombardare di mail zeppe di informazioni sensibili i vertici di Eni e non solo. Lo scopo sarebbe sempre quello di destabilizzare i vertici della multinazionale grazie ai consiglieri Zingales e Litvak (parte del complotto secondo il report). E Gaboardi dice di crederci a tutta questa ricostruzione perché successivamente aveva saputo della campagna stampa contro De Scalzi e già in altre occasioni la fonte si era rivelata attendibile come nel caso della “preannunciata condanna del dott. Silvio Berlusconi poi a me confermata dallo stesso giudice Esposito che nel corso di occasioni conviviali in momenti di sua perdita di controllo mi ha personalmente manifestato il suo pregiudizio nei confronti dell’ex presidente del Consiglio”. Quindi a leggere il report con attenzione Gaboardi sostiene che Varone e la sua rete di spie nigeriane e affaristi siro-iranian-americane avrebbero anticipato anche la condanna di Berlusconi nel 2013 da cui scaturì una lunga querelle legale ancora in corso. Già così, un investigatore normale dovrebbe chiedersi perché questa presunta organizzazione avrebbe dovuto interessare uno sconosciuto manager delle future decisioni di un giudice. Ma col senno di poi…sicuramente dopo aver letto questo documento è più chiaro perché le denunce e i report arrivano dopo le email diffamatorie. Perché nell’ottica  di una rete di fake news, una balla rafforza l’altra di fronte a chi deve prendere atto di che succede. Perché di fronte a un investigatore scarso, come l’internauta medio, una denuncia così aveva un fondamento. Ed era piena di richiami alla verità come la potenza di Renzi e i suoi legami con Carrai. L’estremo attivismo della Fondazione Clinton o l’effettiva presenza di Zingales e Litvak nel cda di Eni. Perché per costruire una rete di bugie, come abbiamo visto, serve creare un filo conduttore di fiducia. Qualche imprecisione, interpretazione, ci può stare, se poi il filo regge dall’inizio alla fine. Quindi l’articolazione dell’operazione è essenziale. E ci vogliono “menti fine” per metterla in piedi. Anche se qui pare di avere a che fare più con affaristi arraffoni che geni della truffa. Sicuramente gente  con un grosso pelo sullo stomaco, perché anche in Italia raccontare balle ai magistrati non è cosa da poco. Comunque sia, ora abbiamo chiaro come è iniziata la tessitura: mail con dentro

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Sabato Delpini ordina 22 nuovi sacerdoti

Sabato Delpini ordina 22 nuovi sacerdoti. Sabato 11 giugno, in Duomo, alle ore 9, l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ordinerà 22 nuovi sacerdoti, diaconi della Diocesi ambrosiana. Alla solenne celebrazione parteciperanno, oltre ai familiari, gli amici e i fedeli delle loro parrocchie di origine, coloro che li hanno visti crescere o li hanno conosciuti durante gli studi e le prime esperienze pastorali. Al termine della Messa, dopo due anni in cui questo non è stato possibile a causa della pandemia, un momento di festa sul sagrato della Cattedrale. Insieme ai nuovi sacerdoti diocesani riceveranno il sacramento dell’Ordine due appartenenti a istituti religiosi: Giacomo Sala (barnabita) e Gianluca Ferrara (concezionista). I futuri presbiteri diocesani, che hanno completato il percorso di studi e di discernimento spirituale al Seminario di Venegono, hanno profili eterogenei. Sia come età – tra i 25 e i 58 anni – che per i luoghi di origine: cinque sono della Zona Pastorale di Varese, quattro di Monza e Rho, tre di Milano e due di Lecco, Melegnano e Sesto San Giovanni. Ampio anche l’arco di esperienze di studio e professionali. Undici sono laureati (ingegneria, veterinaria, comunicazione, sociologia, giurisprudenza, scienze religiose, scienze economiche e facoltà umanistiche). Altri hanno svolto attività in campo educativo e sociale, ma c’è anche chi ha fatto l’infermiere e chi ha lavorato come idraulico. La loro vita ha avuto in comune l’assidua frequentazione delle parrocchie e degli oratori e tutti sono stati unanimi nel riconoscersi nel motto e nell’immagine che ogni anno le classi di seminaristi individuano come segni identificativi della loro vocazione. Per il motto hanno scelto la frase che Gesù, nel Vangelo di Matteo, rivolge ai discepoli increduli: “Io sono con voi”. Per l’immagine si è convenuto su “Hallelujah” dell’americano Mike Moyers, un quadro che, spiegano gli ordinandi, «rappresenta il Regno di Dio illuminato dalla sua luce gloriosa e abitato da tutti coloro che hanno fatto esperienza della Sua opera redentrice per mezzo di Cristo. Una moltitudine di persone segnate dalle loro storie, dove anche le più difficili e frastagliate sono curate con compassione e amore, illuminate dalla Sua presenza». Il 23 giugno, sempre in Duomo, l’Arcivescovo comunicherà le parrocchie a cui saranno destinati i nuovi sacerdoti per svolgere il loro ministero. La celebrazione in Duomo sarà trasmessa in diretta su Telenova (canale 18 del digitale terrestre) e in streaming su www.chiesadimilano.it e su Youtube.com/chiesadimilano. Di seguito nome, età, provenienza e alcune note biografiche degli ordinandi diocesani: Francesco Alberti, 25 anni, di Cusago (MI), come volontario ha prestato servizio per un’associazione impegnata nell’assistenza ai disabili. Mauro Ambrosetti, 29 anni, di Varese. Finito il liceo si iscrive a Scienze infermieristiche e dopo aver conseguito la laurea scopre la vocazione. Jacopo Aprico, 30 anni, di Muggiò (MB), si laurea in Veterinaria nel 2015. Negli anni dell’università grazie ad alcune esperienze di vita e incontri con sacerdoti matura la scelta di entrare in Seminario. Mattia Argiolu, 30 anni, di Milano, dopo il liceo sceglie di iscriversi a Scienze infermieristiche per prendersi cura delle persone. Dopo due anni di discernimento decide di intraprendere la strada per diventare prete. Nicolò Bergamaschi, 26 anni, di Settimo Milanese (MI), nel suo cammino di fede fondamentale è stata l’educazione cristiana ricevuta in famiglia e in seguito in oratorio. Ha frequentato un liceo scientifico di indirizzo cattolico e nel 2016 entra in Seminario. Matteo Bienati, 30 anni, di Milano e cresciuto a Legnano, il suo cammino di fede inizia dopo un’esperienza in oratorio come animatore. Gabriele Bof, 25 anni, di Crugnola (VA), appena finito il liceo decide di entrare in Seminario dopo anni passati in oratorio e al servizio della sua parrocchia. Gianluca Chemini, 29 anni, di Pogliano Milanese (MI), diversi anni passati in oratorio prima come animatore e poi come educatore. Dopo una laurea in Lettere, alcuni viaggi missionari e un periodo in monastero, ha sentito il richiamo a percorrere la via per diventare presbitero diocesano. Davide Ciarla, 36 anni, di Biassono (MB), in oratorio sono nate due sue grandi passioni: il calcio e il teatro. Si laurea in Ingegneria Biomedica e dopo un periodo di riflessione iniziato durante il Cammino di Santiago entra in Seminario. Marco Guffanti, 34 anni, di Limbiate (MB), si laurea in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse con il sogno di diventare giornalista. Dopo un’esperienza al Consiglio Regionale della Lombardia scopre la vocazione. Massimo Locatelli, 58 anni, di Arluno (MI), è il più maturo di questa classe di seminaristi. Alle spalle una lunga esperienza in oratorio come educatore. Emanuele Lupi, 27 anni, di Milano, ha frequentato una scuola cattolica, il Liceo Montini, e ha maturato la vocazione grazie a esperienze come il cammino di Santiago, il pellegrinaggio in Terra Santa e la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia. Manolo Lusetti, 4o anni, di San Donato Milanese (MI), prima dell’ingresso in Seminario ha lavorato nelle istituzioni tra Milano, Roma, Strasburgo e Bruxelles. Enrico Medeghini, 32 anni, di Milano, frequenta come don Mattia Argiolu, che conosce dai tempi dell’asilo, la parrocchia di San Gioachimo. Prima del Seminario si laurea in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Luca Molteni, 26 anni, di Alzate Brianza (CO), presta servizio nella sua parrocchia prima come chierichetto e poi come animatore e cerimoniere. Dopo un viaggio di un mese in Argentina matura la vocazione al sacerdozio. Michele Pusceddu, 26 anni, di Carbonate (CO), dopo aver conseguito la maturità classica entra in Seminario. Le testimonianze di preti ed educatori lo hanno aiutato a crescere nella fede. Angelo Radaelli, 31 anni, di Verano (MB), in parrocchia ha svolto l’attività di animatore e barista durante gli oratori estivi. Si trasferisce a Trento per studiare Filologia classica e qui scopre la vocazione sacerdotale. Luca Rizzi, 25 anni, di Como, dopo il diploma entra in Seminario. Nell’anno di quarta teologia ha vissuto un’esperienza significativa nella Casa circondariale di San Vittore a Milano a contatto con la sofferenza e la povertà. Francesco Torrini, 29 anni, di Bareggio (MI), dopo un diploma come termoidraulico inizia a lavorare come manovale di idraulici e muratori. A 22 anni entra in Seminario. Simone Tremolada, 28 anni, di

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Dai futuri geometri le soluzioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche

Dai futuri geometri le soluzioni per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Premiati alla Sapienza i migliori progetti proposti dagli studenti per favorire l’inclusione nel nostro Paese Si è tenuta mercoledì 8 giugno, presso l’Aula Magna “Bruno Zevi” della Facoltà di Architettura di Valle Giulia la cerimonia di premiazione della decima edizione del concorso nazionale “I futuri geometri progettano l’accessibilità”. Il concorso è stato promosso da FIABA Onlus e dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione. L’iniziativa è stata patrocinata dal Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dall’ANCI, dalla Cassa Geometri, dall’UNI – Ente Italiano di Normazione. La decima edizione è stata realizzata grazie al sostegno di GEOWEB SpA, KONE, Topcon Positioning Italy Srl e Vittorio Martini 1866. La cerimonia di premiazione, condotta dalla Consigliera di FIABA Onlus Federica De Pasquale, è stata aperta dal videomessaggio di saluto del Ministro per le disabilità Erika Stefani, la quale si è rivolta a studenti e studentesse dichiarando: “So che siete consapevoli dell’importanza non solo pratica, ma anche fortemente simbolica, di questi lavori. Ogni gesto, ogni nuova idea, ogni progetto sono sempre utilissimi quando bisogna percorre insieme – sottolineo, insieme – la strada che porterà verso una società del futuro inclusiva e moderna”. Ha continuato il Ministro Stefani: “L’obiettivo a cui si ispira questo concorso è fare sì che tutte le barriere, quelle fisiche ma soprattutto quelle culturali, vengano rimosse. E lo dobbiamo a voi giovani, che siete il futuro di questo Paese e coloro che vivranno la società che oggi stiamo costruendo”. A seguire, il video dell’Onorevole Giusy Versace, che ha ricordato anche l’architetto Fabrizio Vescovo, il quale è mancato due anni fa ed “ha tracciato una strada importante verso un percorso virtuoso che vale la pena di seguire, perché quanto più un contesto è progettato e pensato davvero per tutti, tanto più le persone con disabilità si sentiranno parte della società”. A seguire Giuseppe Trieste Presidente di FIABA Onlus, ha notato come “Quest’anno i futuri geometri hanno portato nuovi temi al concorso. Non solo l’eliminazione delle barriere architettoniche, quindi, ma anche il rispetto per l’ambiente e la rigenerazione degli spazi urbani. Si tratta di necessità forti per le nuove generazioni che vogliono cambiare il mondo.” Nel suo intervento, Maurizio Savoncelli Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, ha affermato “Questa iniziativa ha progressivamente condotto gli studenti a misurarsi con quanto appreso nel corso degli studi, consentendo loro di sperimentare quali riposte professionali fosse possibile applicare al proprio ambiente urbano per avviare una riqualificazione nell’ottica dell’Universal Design e dell’accessibilità. E non solo, questa opportunità li ha proiettati inizialmente nella conoscenza delle prassi di riferimento UNI, successivamente delle misure fiscali per l’abbattimento delle barriere architettoniche e dei bonus edilizi più notori. Si tratta di norme e temi che caratterizzano la nostra economia e la corretta espressione di un ruolo tecnico, un confronto che ha rappresentato un importante momento di crescita e di grande esperienza per dei ragazzi.” “È importante declinare insieme sostenibilità, design e accessibilità per un Paese migliore e alla portata di tutti i cittadini” ha dichiarato Barbara Casagrande, Direttore generale per l’edilizia statale, le politiche abitative, la riqualificazione urbana e gli interventi speciali del Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili. “Il periodo appena vissuto – ha detto Marco Nardini Presidente GEOWEB SpA – ci ha insegnato l’importanza di sfruttare le nuove tecnologie di elaborazione delle idee. Tradizione e innovazione diventano oggi il connubio principale per rispondere alle sfide sociali su tematiche ambientali e di accessibilità. In un mondo continuamente soggetto a cambiamenti, la X edizione del Concorso dedicato ai futuri geometri, è stata l’occasione per gli studenti di sperimentare i servizi del nostro Portale GeoSDH per elaborare i dati acquisiti dalla realtà fisica e creare modelli digitali di nuvole di punti, partendo dai rilievi sul campo”. Successivamente, Giorgio Fermanelli Accessibility Segment Manager KONE ha commentato: “Finalmente abbiamo avuto l’occasione di stare insieme e stavolta in presenza, per vivere ancora più intensamente l’esperienza della premiazione del concorso FIABA per i giovani geometri. Il loro impegno rappresenta per KONE l’esempio più vivido che la società moderna deve accogliere valorizzando gli sforzi per un futuro inclusivo e senza barriere.” Presenti in sala: Massimiliano Toppi, Marketing Communications Manager Topcon Positioning Italy Srl; Tommaso Empler, Professore Associato del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura della Sapienza Università di Roma; Veronica Nicotra, Segretario Generale Anci; Enrico Rispoli Consigliere e Segretario del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati; Paolo Nicolosi, Consigliere del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati; Elena Mocchio, Responsabile Innovazione e Sviluppo UNI – Ente Italiano di Normazione; Carmelo Garofalo, Consigliere della Cassa Geometri. Il premio Speciale KONE, al miglior progetto che abbia previsto l’installazione di sistemi di trasporto verticale, è stato assegnato all’IIS “Camillo Cavour” di Vercelli con il progetto “In Sport VIRTUS” per l’adeguamento dell’accessibilità dei spogliatoi e spalti dello stadio della Virtus Vercelli. (Altre foto sul nostro sito: https://www.fiaba.org/concluso-concorso-dei-futuri-geometri-2022/) I premiati di questa decima edizione: sezione “Edifici pubblici e scolastici”: IIS “Vignarelli” di Sanluri; IT “Garibaldi-Da Vinci” di Cesena; IIS “G. A. Giobert” di Asti. Sezione “Spazi Urbani”: ITS “G.G. Marinoni” di Udine; IIS “A. Meucci” di Casarano; ISISS “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo. Sezione “Strutture per il tempo libero”: IIS “B. Radice” di Bronte; ITET “Bramante-Genga” di Pesaro; IIS “G. Antonietti” di Iseo

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Rapine a turisti: arrestati 4 algerini

La polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica, nell’ambito di attività investigativa volta all’identificazione dei responsabili di furti e rapine commessi nel centro città, ha eseguito il provvedimento di fermo emesso nei confronti di quattro cittadini algerini di 20, 21, 26 e 32 anni. Infatti, mercoledì 1 giugno gli agenti della Squadra Investigativa del Commissariato Centro, in galleria Vittorio Emanuele II, hanno eseguito il provvedimento nei confronti di un 32enne ritenuto responsabile di una rapina e due furti con strappo, commessi nelle principali vie della moda, negli ultimi cinque mesi. Il primo episodio risale all’11 gennaio scorso e riguarda la rapina di un orologio Patek Philippe modello Argonaut, in oro giallo 24 carati, dal valore di circa 100.000,00 euro, commessa a Milano in via Andegari ai danni di un cittadino messicano. il secondo episodio risale 21 maggio scorso ed è legato al furto con strappo di un orologio Patek Philippe del valore di 275.000 dollari, commesso a Milano via Baguttino, nei confronti di un cittadino turco. L’ultimo e più recente, è stato commesso lo scorso 31 maggio, in via Manzoni, dove è stato ruba un altro orologio Patek Philippe, dal valore di 100.000 euro, ad un cittadino indonesiano. Nel caso della rapina, il 32enne, dopo aver pedinato per circa un chilometro la vittima, l’ha aggredita alle spalle, in una via secondaria, strappandole dal polso l’orologio. La vittima ha cercato di opporsi alla forza del suo aggressore ma quest’ultimo, dopo una breve colluttazione, ha avuto la meglio. La stessa dinamica è stata riscontrata per il secondo evento criminoso del 21 maggio, quando, il 32enne algerino, dopo aver agganciato la vittima, ha atteso che la stessa si incamminasse in una traversa di via Montenapoleone, dove l’ha afferrato il braccio e gli ha strappato con forza il suo Patek Philippe da 270.000,00 dollari. Anche in questo episodio la vittima ha cercato di inseguire il suo aggressore, senza risultato. Nell’ultimo episodio contestato del 31 maggio, l’algerino non ha esitato nell’aggredire la vittima in pieno pomeriggio mentre attendeva una navetta in via Manzoni. Anche in questo caso la vittima è stata aggredita alle spalle e le è stato rubato dal polso l’orologio. Grazie alle indagini si è risaliti all’autore anche in seguito al rinvenimento di un cellulare perso dallo stesso durante la fuga nell’ultimo colpo messo a segno; all’interno del telefono, i poliziotti hanno trovato numerosi selfie ritraenti l’uomo nonché numerosi video realizzati dallo stesso, su altre potenziali vittime, possessori di preziosi orologi, tutti Patek Philippe. Venerdì pomeriggio, inoltre, a seguito di un’ulteriore attività investigativa e di prevenzione, gli agenti della Squadra Investigativa del Commissariato Centro, in Foro Buonaparte, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto tre cittadini algerini di 26, 21 e 20 anni per i gravi indizi di colpevolezza in quanto sono risultati coinvolti in una rapina, commessa sempre nella zona del Quadrilatero della Moda lo scorso 22 maggio. In particolare, i tre appostati in via Borgonuovo alla ricerca di potenziali vittime, hanno individuato una turista straniera con un orologio Rolex Daytona da 40.000 euro. Dopo un breve pedinamento le hanno strappato con violenza l’orologio facendo cadere la donna, ferendola al costato, ginocchio e braccio, e facendo poi perdere velocemente le proprie tracce. L’immediata attività investigativa ha permesso di acquisire numerose videoregistrazioni della zona, che hanno permesso ai poliziotti del Commissariato Centro di risalire ai colpevoli e di riconoscerli nel tardo pomeriggio del 3 giugno mentre si aggiravano per via Montenapoleone alla ricerca di nuove vittime. I tre sono poi stati infine fermati in Foro Buonaparte, all’altezza di Largo Cairoli.

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Telefono Donna a supporto delle Donne Ucraine insieme a 3 Municipi del Comune di Milano

Telefono Donna a supporto delle Donne Ucraine insieme a 3 Municipi del Comune di Milano. La Onlus annuncia la partenza dei corsi di italiano nel Municipio 4 e i dati relativi ai primi due mesi di servizio nel Municipio 6 – il servizio è attivo anche nel Municipio 3. 08 giugno 2022 – Telefono Donna dallo scoppio del conflitto in Ucraina si è attivata, e continua ad operare, per rispondere alle diverse esigenze/emergenze emerse, lavorando sin dalle prime ore allo studio e all’implementazione di Progetti che potessero essere di supporto a donne e bambini in fuga dalla guerra. Annuncia la partenza dei corsi di italiano per donne e bambini ucraini in sinergia con il Municipio 4 del Comune di Milano. Per informazioni e iscrizioni nel Municipio 4 chiamare il 3274141611 oppure scrivere a centromilanodonna4@telefonodonna.it – volantino allegato. L’Associazione nelle settimane passate aveva attivato diversi servizi di supporto nel Municipio 6 – sportello psicologico, corsi di italiano… – e nel Municipio 3 – corsi di italiano -, insieme alle rispettive Istituzioni. Nel Municipio 6, accanto al Presidente Santo Minniti, la Fondatrice di Telefono Donna, Stefania Bartoccetti, ha descritto il Progetto V’DOMI – in ucraino significa casa – che offre una serie di servizi atti a fornire un supporto sia in termini psicologici che pratici. «Accogliere le donne è il primo passo per non farle sentire sole ascoltando i loro bisogni e le loro paure. Tante hanno bisogno di una psicologa e di iniziare ad ambientarsi nel nostro Paese anche imparando le basi della nostra lingua. Nei centri creiamo gruppi di parola, che fanno emergere i bisogni delle donne, mentre le volontarie intrattengono i bambini nel doposcuola. Volontarie e professioniste lavorano insieme, in maniera da poter offrire un servizio ampio e professionale. La volontà è quella di essere sempre dalla parte delle donne in difficoltà, non solo quando subiscono un maltrattamento» dichiara Stefania Bartoccetti, Fondatrice di Telefono Donna. In allegato i numeri di V’DOMI, progetto Municipio 6. Qui un estratto: .. 25 partecipanti ai corsi di italiano per Donne e bimbi Ucraini .. 8 persona tra donne e bimbi hanno seguito un percorso di supporto psicologico Inoltre le famiglie del Municipio 6 che hanno scelto di accogliere donne e bambini ucraini hanno a loro disposizione uno Sportello con un’operatrice madrelingua che può dare loro delle informazioni lunedì, mercoledì e venerdì mattina dalle 10 alle 13. Le stesse Famiglie hanno a disposizione un supporto psicologico lunedì mattina dalle 9,30 alle 13,30 e giovedì pomeriggio dalle 14 alle 18. Per le Donne ucraine e i loro figli un supporto psicologico, grazie ad una professionista madrelingua, giovedì pomeriggio dalle 14 alle 18. Inoltre Corsi di lingua italiana specifici per le donne adulte e per i bambini, il giovedì dalle 15,00 alle 18,00 e il sabato dalle 10,00 alle 13,00: è prevista la frequenza di 72 ore per ciascun corso Azioni di matching tra offerte della cittadinanza e le famiglie entrate in contatto con il Centro Milano Donna; Raccolta di beni di prima necessità, in particolare capi di abbigliamento per mamme e bambini; in favore delle famiglie rifugiate e di quelle ospitanti. Raccolta e e gestione di eventuali donazioni in favore delle famiglie rifugiate e di quelle ospitanti.

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