La spada di Damocle del payback sui dispositivi medici

La spada di Damocle del payback sui dispositivi medici. Forte preoccupazione di ASFO Sanità Lombardia. Sostegno all’azione di FIFO, la Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri (aderente a Confcommercio). Da ASFO Sanità Lombardia, l’Associazione regionale dei fornitori ospedalieri, piena condivisione della forte preoccupazione espressa da FIFO Sanità (Federazione italiana fornitori in sanità aderente a Confcommercio) sulla conferma, da parte del Governo uscente, della normativa sul payback (Decreto Aiuti bis). Il sistema del payback, ancora inattuato, ha l’obiettivo di contenere la spesa pubblica del Servizio Sanitario Nazionale obbligando le imprese fornitrici di dispositivi medici a rimborsare il 50% della spesa effettuata per il loro acquisto in eccesso dalle Regioni. L’approvazione del payback mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri: in Lombardia il valore del payback è di 7,6 miliardi di euro, ma non va sottovalutato il fatto che le aziende con sede in Lombardia sono spesso impegnate in forniture in altre regioni, alcune con importi di pay back elevatissimi, la Toscana oltre 600 milioni di euro, per cui le aziende stesse sarebbero impegnate a corrispondere gli importi percentuali sulla base delle vendite in quella specifica regione (fonte: elaborazioni FIFO Sanità su dati Corte dei Conti e Accordi Stato-Regioni). “Il principio del contenimento della spesa pubblica è naturalmente importante – afferma Federico De Rovere (foto), presidente di ASFO Sanità Lombardia – ma dobbiamo evitare meccanismi vessatori come il payback che, di fatto, deresponsabilizzano gli amministratori pubblici e penalizzano fortemente i produttori e distributori di dispositivi medici”. I contratti di forniture di dispositivi medici vengono stipulati al termine di procedure di gara che hanno già l’obiettivo di contenere i costi della spesa pubblica. “La restituzione del 50% della spesa alle Regioni – prosegue il presidente di ASFO Sanità Lombardia – introduce un fattore di grande criticità economico-finanziaria per le piccole e medie imprese che non possono sottrarsi dall’impegno di fornitura di beni o servizi, una volta risultati aggiudicatari di una gara pubblica”. A livello nazionale si stima che solo per il quinquennio 2015-2020, qualora si rendesse attuativo il payback per i dispositivi medici (DM), con le integrazioni volute dal Decreto Aiuti bis, le aziende dovrebbero restituire in media somme pari alla metà del proprio fatturato annuo (circa 3.6 miliardi di euro in totale), con ingenti difficoltà fiscali, trattandosi di bilanci già depositati, e con modalità fortemente punitive che prevedono anche la compensazione dei crediti vantati dalle imprese fornitrici nei confronti delle aziende sanitarie. “Tutto ciò – conclude Federico De Rovere – potrebbe inoltre tradursi in una mancanza di forniture di dispositivi medici essenziali per la cura dei pazienti, e dei servizi di assistenza tecnica agli ospedali, la cui importanza si è evidenziata con il Covid”.

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