18 Maggio 2021

Inaugurati i nuovi laboratori di cucina del Centro di formazione San Giusto

Milano investe nella formazione dei ragazzi fragili per garantire una ripresa solidale nel segno del lavoro e dell’occupazione dopo l’emergenza Covid-19. Sono stati inaugurati questa mattina dal Ministro del lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando e dall’assessora per le Politiche per il lavoro, Attività produttive e Commercio Cristina Tajani i nuovi laboratori di cucina del Centro San Giusto Formazione e lavoro gestito dall’Amministrazione comunale in via San Giusto 65. “Grazie a questi nuovi laboratori di cucina, completamente rinnovati con risorse europee – ha spiegato l’assessora Tajani -, aggiungiamo un fiore all’occhiello a una struttura formativa che nel corso di questi anni ha saputo elaborare un modello originale di formazione e inserimento lavorativo, fondato sulla stretta interconnessione tra il sistema d’impresa e i servizi sociali, particolarmente efficace per le persone più fragili. L’esperienza di San Giusto può rappresentare un modello di riferimento nelle politiche attive per il lavoro, frutto dello storico investimento del Comune di Milano verso le scuole civiche”. L’intervento di rinnovamento dei laboratori di cucina è stato reso possibile grazie alle risorse del piano PON Metro con un investimento di oltre 100mila euro; in contemporanea, con risorse proprie dell’Amministrazione, sono state riqualificate e messe a norma le strutture a servizio del laboratorio. Ogni anno il Centro San Giusto accoglie circa un centinaio di ragazzi fra coloro che frequentano i corsi professionalizzanti e coloro che sono in carico allo Sportello lavoro, a cui vengono offerti percorsi formativi costruiti sulle esigenze e potenzialità del singolo (formazione tecnica e soft-skill) e azioni di politiche attive per facilitare l’avvicinamento e l’inserimento nel mondo del lavoro anche a persone che hanno qualche difficoltà in più. Gran parte dei frequentanti vengono avviati al lavoro grazie a piani formativi specifici, tagliati sui bisogni di ciascuno e in sinergia con gli enti, associazioni e imprese del territorio. Gli esiti sono più che soddisfacenti: gli iniziali tirocini di lavoro si trasformano, per il 98%, in contratti di lavoro stabili. L’offerta formativa, che spazia dalla sartoria alla cartotecnica sino all’artigianato passando per la falegnameria e la floro-vivaistica oltre alla formazione amministrativa e di addetti ai servizi di ristorazione per bar, pasticcerie e ristoranti, è formulata secondo un modello pedagogico di didattica attiva in un contesto strutturato come scuola-azienda. Un modello che permette di favorire l’integrazione socio-lavorativa degli studenti attraverso una formazione laboratoriale continua. I laboratori, infatti, sono vere e proprie botteghe dove sperimentare mansioni e produrre manufatti, sotto l’attenta guida dei docenti. L’attività didattica è articolata in tre livelli. Formazione di base, ossia un percorso biennale, a cui può seguire un anno di corso di specializzazione, in cui vengono erogate attività per l’acquisizione di competenze e conoscenze tecnico pratiche, competenze personali, sociali e lavorative trasversali. Formazione di specializzazione, un percorso annuale che lo studente sceglie in base al suo ambito di interesse (ristorazione, sartoria, grande distribuzione etc.). Durante quest’anno lo studente viene accompagnato all’acquisizione di conoscenze specifiche del mondo del lavoro oltre stage presso aziende e realtà che si rivolgono al Centro per formare il personale da inserire nel proprio organico. A conclusione un percorso di formazione professionalizzante costituito da corsi di durata variabile (50, 100 e 200 ore) in cui gli studenti vengono supportati nell’apprendimento di soft-skill e competenze mirate al profilo lavorativo del singolo ragazzo. Tutte le figure professionali che vengono formate nel Centro sono in linea con la domanda delle aziende. Gli studenti opportunamente seguiti vengono orientati da subito all’inserimento lavorativo. Il Centro San Giusto è anche uno degli sportelli lavoro del Comune di Milano e integra la propria attività offrendo corsi di avvicinamento al lavoro a tutti coloro che si trovano in condizione di inoccupazione o disoccupazione o sono in possesso di certificazione di invalidità (L. 68/99) e con iscrizione alle liste di collocamento. La duplice anima del Centro San Giusto quale Centro accreditato al lavoro e Centro di formazione rende vitale il fare rete e lavorare in sinergia con diversi attori pubblici e privati cittadini come: Regione Lombardia, diverse direzioni del Comune di Milano, Città metropolitana, INAIL, rappresentanze sindacali, Università Cattolica, Bocconi, Bicocca e Università di Bergamo, ANMIL, CELAV Centro di mediazione lavoro del Comune di Milano oltre alle tante imprese e realtà produttive presenti nel territorio cittadino.

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Tari: semplificata la procedura per le dichiarazioni di occupazione immobili

Una procedura guidata e semplificata per le dichiarazioni della Tassa Rifiuti (Tari) legata alle utenze domestiche. Da oggi sul portale istituzionale del Comune di Milano i cittadini troveranno una nuova modalità di compilazione per le dichiarazioni immobili (nuova occupazione, variazione, cessazione). Sarà sufficiente accedere con l’utenza SPID e seguire la procedura per inviare la propria dichiarazione Tari attraverso un form guidato (https://www.comune.milano.it/servizi/tari-dichiarazioni-di-occupazione), del tutto simile a quelli già utilizzati con successo dai cittadini per la richiesta di cambio di residenza, estratti di stato civile o per l’iscrizione a bandi e concorsi. I cittadini residenti nel Comune di Milano, inoltre, troveranno la sezione relativa ai dati anagrafici già precompilata. “Un ulteriore tassello all’interno del piano di trasformazione digitale del Comune di Milano – commentano l’assessora Roberta Cocco (Trasformazione digitale e Servizi civici) e l’assessore Roberto Tasca (Bilancio e Demanio) – che migliora significativamente l’esperienza del cittadino, grazie a una semplificazione della procedura, e consentirà di dire addio alla consegna della modulistica in modalità cartacea, che resterà attiva ancora per qualche mese prima della dismissione definitiva”. Ogni anno il Comune di Milano riceve circa 80mila dichiarazioni tra nuove occupazioni, variazioni o cessazione degli immobili.

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Commemora la scomparsa del Commissario Calabresi

Ricorreva ieri il 49°esimo anniversario della scomparsa del Commissario Capo Luigi Calabresi morto il 17 maggio 1972. La Polizia di Stato q ha commemorato il funzionario di Polizia e la strage del 17 maggio 1973 in via Fatebenefratelli 11 dove persero la vita Gabriella Bortolon, Felicia Bartolozzi, Federico Masarin e Giuseppe Panzino. Dopo la Santa Messa presso la caserma “Garibaldi”, alla presenza dei familiari e il momento di raccoglimento nei pressi della targa commemorativa in via Cherubini, 11 il Questore Giuseppe Petronzi, insieme al Prefetto di Milano Renato Saccone, ha accolto in Questura la signora Gemma Capra con i figli Mario, Paolo e Luigi Calabresi, per la deposizione, nel cortile interno, presso il busto del Commissario Calabresi, di una corona inviata dal Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza. Con il presidente di Regione Lombardia Fontana, la vice Sindaca di Milano Scavuzzo, la vice Sindaca di Città Metropolitana Censi, il presidente dell’ANPI Milano Cenati, era presente anche una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato e delle Organizzazioni Sindacali.

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Due arresti per la truffa dello specchietto

Sabato pomeriggio la Polizia di Stato ha arrestato due cittadini italiani di 44 e  57anni, entrambi con numerosi precedenti specifici, per truffa aggravata in concorso. Intorno alle ore 18,30, in via Cenisio, gli agenti della Squadra Mobile di Milano, hanno notato un’autovettura, con a bordo due uomini, che transitava lentamente. Poco dopo una seconda automobile, condotta da una donna 27enne, ha superato l’autovettura dei due e il 44enne, seduto al lato passeggero, durante il sorpasso, ha lanciato un sasso contro la vettura della donna mentre l’uomo alla guida ha cominciato ad attirare l’attenzione della vittima suonando il clacson e lampeggiando, sino ad affiancarsi, e costringerla ad arrestare la marcia. Il 44enne è poi sceso dall’auto e, servendosi di un oggetto contundente, con un movimento fulmineo ha rigato lo specchietto della macchina della donna, mentre quello dell’auto dei malviventi era già volutamente danneggiato. I due pregiudicati, raggirando la vittima, le hanno fatto credere di averli danneggiati durante il sorpasso; hanno mostrato alla donna una pagina web dal proprio smartphone, dove era riportato il prezzo dell’accessorio, chiedendole la somma di 100 euro, quale corrispettivo del danno inscenato. I poliziotti della sesta sezione della Squadra Mobile, che avevano assistito all’intera scena, sono così intervenuti, arrestando i due malviventi prima che potessero darsi alla fuga. Dopo gli accertamenti degli agenti, è emerso che entrambi gli arrestati annoverassero precedenti penali contro il patrimonio, molti dei quali specifici di “truffe dello specchietto”; il 44enne, inoltre, è risultato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale per i reati precedentemente commessi. Lo scorso 10 maggio entrambi i malviventi erano stati denunciati per lo stesso reato: lungo viale Jenner, anche questa volta, avevano lanciato un sasso all’indirizzo di un’autovettura condotta da un uomo, asserendo poi di avere subito il danneggiamento dello specchietto retrovisore per poi chiedere denaro per la riparazione.

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Dopo il crollo, ecco il rimbalzo

Dopo il crollo, ecco il rimbalzo. Per un attimo sembrava davvero che si stesse verificando una piccola crypto catastrofe, perché dopo aver toccato punte allucinanti, tutte le crypto erano in caduta libera. Bitcoin per esempio è passata da 51mila euro a 37mila in poche settimane, con un crollo pesante negli ultimi giorni. Ethereum era schizzata a 3300 per poi crollare a 2600. Doge da 0,7 euro a 0,4. Insomma una Guernica. Ma oggi pare che la tendenza si sia invertita: tutti segni positivi. E il margine per crescere c’è visti gli ultimi picchi. Chi ha da mettere, può pensare a seminare oggi per raccogliere domani.

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A Gaza la colpa europea

Sono arrivate immancabili le manifestazioni a sostegno dei palestinesi mentre infuria lo scontro tra Striscia di Gaza ed Israele, razzi a profusione contro cannonate, droni e missili. Sono reazioni solite ad eventi ormai abituali  di conflitto senza fine. Nelle manifestazioni diffuse in tante piccole città e piccoli centri, piccole folle di vecchi e ragazzi, con tanta memoria colpevole e tanta ignoranza incolmabile. Lo scontro più forte lanciato da Gaza, dall’autorità di Palestina 7 anni fa ha lasciato macerie senza ricostruzioni. In compenso ora sono stati accaparrati 11 mila missili (gli M-30 dalla Siria via Iran, i razzi R-160 e i Fajr-5 da 75 km, i Qassam e Grad da 40 km) che ora vengono consumati velocemente, al ritmo di mille in pochi giorni. Non c’è alcuna possibilità che l’ennesima aggressione di Hamas, dominium di governo a Gaza, danneggi seriamente Israele ma è alta la speranza di poter mostrare le vittime, donne e bambini, delle reazioni israeliane, così da ottenere sempre maggiori aiuti internazionali. La strategia militare (servizi segreti Jehaz Amam e struttura militare Al-Mujahiddin al-Filastinun) di Hamas costa ca. $70 milioni l’anno per qualche centinaio di combattenti, approvvigionati ed addestrati, le cui famiglie, possono contare, in caso di morte di pensioni da €5mila. D’altro lato tutto il bilancio pubblico di Gaza è solo di ca. $500 milioni. Un quadro capace di smantellare ogni residuo romanticismo sull’autodeterminazione dei popoli dell’epoca anticolonialista. Sembra proprio che 70 anni non abbiamo insegnato nulla. 70 anni di conflitti, di guerre, di guerriglia strisciante e di terrorismo, quattro guerre, tre intifade, 21 anni di attacchi a sorpresa da Gaza, quasi 70 condanne di Israele da parte dell’Onu hanno condotto ad un punto morto, fin da quel 2005 quando Israele si ritirò da Gaza ed altri territori occupati dopo le guerre. con diverse responsabilità. Il mondo arabo, innanzitutto. L’obiettivo di cancellare Israele dalla carta geografica unisce oggi solo la fazione Hamas, al governo nell’Autorità nazionale palestinese ed Hezbollah, partito armato e filo iraniano al governo in Libano, Lo diceva ancora la Persia del 2005; oggi si limita a sperarlo guardando l’orologio che segna il tempo della profezia al 2040 della fine ebraica. Non lo dicono più Egitto, Giordania, Siria, Libano, Libia, Iraq, Kuwait, Algeria, Sudan, che sostenevano nel ’67 per bocca del presidente irakeno, il nostro obiettivo è cancellare l’aberrazione dell’esistenza di Israele. Non lo dicono più neanche Emirati Arabi Uniti e Bahrei, dopo gli accordi di promossi da Trump e sono sulla stessa via Sudan e Arabia Saudita. Malgrado quel che propagandano le anime belle ci sono delle conseguenze a scatenare tante guerre, perdendole tutte; e ce ne sono ancora di più se il paese che si vuole distruggere, cresce e prospera con un modello di sviluppo inarrivabile tra tutti i vicini mediorientali, Nondimeno l’ostilità a Israele è forse l’unico leitmotiv che unifichi il diviso mondo arabo e islamico, giustificandone l’ostilità al campo americano ed occidentale reo di difendere Israele. Ricco solo se ha petrolio, in corsa nell’immersione nelle novità tecnologiche digitali il cui know how è tutto straniero, il mondo arabo è conscio della frustrazione che l’attaglia; dalla caduta ottomana, i suoi territori sono stati regolati, gestiti, rivoluzionati secondo le ondate altrui di invasione, ritiro, neoinvasione, senza che gli islamici potessero mai toccare palla. Fra queste conseguenze della storia altrui, c’è anche lo sviluppo del Focolare ebraico, che però mai sarebbe divenuto Stato se gli arabi medesimi non avessero venduto le loro terre. Anche il passaggio dalla leadership terzomondista, rivoluzionaria e laica a quella jihadita, consumatasi tra i palestinesi nel 2005, ha seguito il crollo del marxismo nel nord del mondo più che l’avvento del khomeinismo. Ora dopo le recenti guerre, invasioni e posizionamenti militari Usa in tanta parte del mondo islamico, in loco c’è poco da dire, anche perché per ridimensionarli c’è stato bisogno della presenza militare russa. I tempi della Guerra Fredda non ci sono più; Mosca, stabilmente amica della Siria, lo è anche di Israele. La quale, a forza di minacce, è divenuta una notevole potenza regionale, con il più forte esercito del quadrante mediorientale, con tanto di accettazione di Gerusalemme come sua capitale. La revanche islamica è affidata all’emigrazione in Europa ed al politicamente corretto negli Usa. La più giovane parlamentare Usa, la bella portoricana Alexandria Ocasio-Cortez, detta AOC, ha tuonato contro Israele come uno stato di apartheid. Gli estremisti dei diritti umani sostengono gli arabi, a loro dire, discriminati difendendo il loro stile di vita e di governo, che è opposto ai medesimi diritti. I democratici Usa, però, nella foga di cancellare il filoisraelismo trumpiano, si trovano di fronte paletti insuperabili storici ed economici. A Gerusalemme, per evitare le quinte elezioni in due anni, il partito islamista Ra’am di Mansour Abb, potrebbe coalizzarsi alla destra per permettere l’ennesimo governo Netanyahu, con enorme indignazione del moldavo, ancor più destro, Lieberman. In questa dialettica, non proprio da apartheid, mentre il conflitto di Gaza si è esteso a scontri anche nelle città israeliane da Lod a Tiberiade, parte degli arabi sono stufi dell’autorità palestinese che danna loro la vita. E l’opposizione di Yair Lapid non sembra meno di destra. Gli ultimi 20 anni di terrorismo strisciante hanno chiuso tutti gli israeliani alle interferenze del mondo esterno che spesso parlano senza sapere. Il risultato è l’incredibile sorpresa di un possibile governo araboebraico. La verità è che mai i palestinesi sono stati tanto isolati nel mondo musulmano, nemmeno ai tempi del disastro di immagine dell’Olp per corruzione o dalla guerra civile del 2005. Negli anni, dal 2004 in particolare, sono scemati gli aiuti da centinaia di migliaia di dollari delle rimesse dei 20 mila palestinesi e libanesi del Brasile; o i $50 milioni che arrivavano da Arabia Saudita e Stati del Golfo. Quanto all’Iran, i suoi $3 o 100 milioni annui, a seconda dei momenti di maggiore o minore vicinanza politica, si sono sempre tradotti in armi. A finanziare i palestinesi paradossalmente resta l’Occidente con i 65 milioni Usa che Trump bloccò e che Biden vuole ridare all’Autorità. E l’Europa, storica sostenitrice dell’Autorità Palestinese che

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