Sala teme la commissione parlamentare sul Covid

Sala teme la commissione parlamentare sul Covid. In una accorata lettera al Corriere della Sera, Giuseppe Sala esprime i suoi pensieri sulla dichiarazioni rilasciate in Parlamento dal premier Giorgia Meloni. Apre una porta a una “destra repubblicana”, contesta duramente le idee leghiste come la flat tax (ndr siamo contrarissimi anche noi dell’Osservatore), e esprime i suoi timori su una commissione d’inchiesta che potrebbe essere usata come una “clava” contro gli avversari politici. Tutto ragionevole e comprensibile: a Milano c’è chi ricorda bene l’entusiasmo di Sala e Zingaretti nel rilanciare aperitivi e le campagne come Milano non si ferma, proprio mentre governanti più assennati come il Prefetto Renato Saccone invitavano a una maggior prudenza. Poi, come sanno tutti, ha avuto ragione la linea del Prefetto. Perché il Covid era tutto meno che un tentativo di fermare gli apertivi sui Navigli o di marginalizzare la comunità cinese, anche perché la suddetta comunità ci riesce benissimo da sola essendo molto chiusa e profondamente razzista per i canoni occidentali. Ma Sala all’epoca era lanciatissimo: c’era chi lo vedeva persino ministro, o quanto meno certo di diventare un importante uomo di Stato nonostante la condanna per aver truccato le carte di Expo 2015. Era a un passo dal cielo di un burocrate come lui: prima direttore generale del Comune, poi un passaggio in politica e infine un bel posto di potere all’ombra del Campidoglio. Invece no. Sono arrivate le certificazioni giudiziarie definitive sulle carte truccate di Expo, è arrivato il Covid e in definitiva l’annunciato schianto della locomotiva Milano: alcuni giornalisti lo scrivevano da anni che la città non poteva pensare solo a correre velocissima, o quanto meno più veloci degli altri. Perché una locomotiva senza una buona struttura cigola e se c’è un imprevisto si schianta. Così ci siamo trovati una Milano che sta costruendo metropolitane ovunque bloccando il bilancio, con il brillante risultato che l’apertura della Metro Blu (Linea 4) è stata rimandata di 7 anni e annunciata per altrettanti. Nel frattempo non ci sono più i soldi per gli asili. Una Milano a pezzi insomma. Senz’anima. Ma se la città ha saputo offrire prospettive a generazioni di italiani è stato perché il lavoro che offriva derivava da un’anima cittadina che permetteva di crearlo. Poi sono arrivati i Sala ed è morta l’anima. Tanto che della salute  dei cittadini interessava poco a tutti, meglio buttarla in caciara e parlare di razzismo contro i cinesi. E infatti finché la commissione sul Covid era regionale si sono agitati in pochi: cane non mangia cane, soprattutto se mangiano dalle stesse ciotole all’ombra della rosa camuna. Ma una commissione parlamentare potrebbe sbattersene degli interessi intrecciati della comunità politica lombarda. E ora che la Procura è in mano a un procuratore neutrale potrebbero arrivare guai pesanti per un pregiudicato come il sindaco di Milano.