31 Agosto 2020

Sciiti celebrano l’Ashura in Stazione Centrale

Un folto gruppo di persone di fede islamica, circa duecento, si è radunato in piazza Duca D’Aosta, a Milano, davanti ala stazione Centrale, per un presidio di celebrazione della festività sciita dell’Ashura. I fedeli, vestiti con un tradizionale abito nero, e raccolti intorno a dei religiosi, hanno cantato inni e preghiere per ricordare la morte dell’Imam Husseyn a Kerbala, in Iraq. Nel giorno di Ashura, infatti, il mondo sciita ricorda con profondo cordoglio, e spesso manifestazioni di strazio, l’uccisione nel deserto del nipote del profeta Maometto, al-Ḥusayn ibn ʿAlī, e del suo seguito, nel 680 d.C., i cosiddetti ‘martiri di Kerbala’. La località e meta ancor oggi di pellegrinaggio per milioni di pellegrini. Nel corso della cerimonia, organizzata dall’associazione Imamia welfare Milano, hanno partecipato prevalentemente uomini della comunità pakistana, e alcuni esponenti religiosi cattolici hanno ricordato il valore della figura dell’Imam Husseyn come esempio di sacrificio per l’umanità. ANSA

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Arrestato marocchino con mezzo chilo d’hashish

Sabato notte in via Matera i poliziotti del Commissariato Porta Genova, durante il controllo del territorio nel quartiere Vigentino, hanno fermato un cittadino marocchino per un controllo. Gli agenti l’hanno trovato in possesso di 50 grammi di hashish, 1,5 grammi di cocaina e 100 euro in banconote di piccolo taglio. I poliziotti hanno arrestato il 38enne per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

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Tantgenti Atm: chi indaga sul presunto milione ai dirigenti?

Tantgenti Atm: chi indaga sul presunto milione ai dirigenti? Perché come d’uso tutti stanno puntando il dito contro il “mariuolo” beccato con le mani della marmellata, ma proprio come Chiesa all’epoca di tangentopoli poi i mariuoli parlano. E iniziano a raccontare ai magistrati tutto quello che sanno. Paolo Bellini di fronte ai pm e giudici ha raccontato anche di questo: girava voce in Atm che per un appalto vinto da Siemens nel 2006, fosse stato corrisposto un extra di 1 milione di euro ai dirigenti. Secondo quanto raccontato dall’imputato principale dell’inchiesta i dirigenti all’epoca erano Girardoni (quello che gli consigliava come aggirare il regolamento), Massetti, Magni, Zorzan e Kluzer. Bellini non ha precisato a chi sarebbero andati di preciso questi soldi, sempre che siano esistiti, ma questi sono i nomi messi agli atti. Ma viene da chiederselo: qualcuno ha chiesto informazioni in più? La Gdf, i giudici o qualcuno di simile si sta interessando della vicenda? Perché Bellini è stato sbattuto in prima lineamediatica, ma lui chiedeva qualche migliaio di euro a volta. Per arrivare ai milioni ce ne vuole. Invece tutti gli altri soldi? Dall’inizio di questa vicenda, cerchiamo di sottolineare un punto: il problema non solo penale o etico, ma pratico. Se le aziende come Atm hanno un fatturato da un miliardo all’anno, quanto di questo fatturato è dovuto a aggravamenti delle spese causati dalle mazzette? Perché le aziende non possono regalare soldi, quindi quello che pagano se lo riprendono poi in fattura. E i dipendenti pubblici sono sereni, perché non li chiederanno certo a loro, ma alla società per cui lavorano. Ma se questa abitudine è così diffusa al punto che anche i capi suggeriscono ai sottoposti come aggirare le regole, quanto costa il sistema ai milanesi?  

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De Corato: Bene Estatepopolare ma Comune trascura case popolari Milano

De Corato: Bene Estatepopolare ma Comune trascura case popolari Milano. “Domani ripartono le iniziative del Comune di Milano per i ragazzi che vivono nei quartieri popolari. Tutto bene, ma quello che mi chiedo è come sia possibile che mentre vengono annunciate da Rabaiotti queste attività senza dubbio positive e utili, ci sia un silenzio totale da parte del Comune sugli oltre 1200 abusivi che occupano gli alloggi pubblici su un patrimonio dell’ente che conta 23 mila appartamenti. Sono numeri importanti. Il Comune vuole farci sapere qualcosa sugli sgomberi nei confronti di chi si appropria illegalmente di un bene pubblico sottraendolo a chi ne ha diritto? I problemi dei quartieri popolari non si risolvono se non si parte dalla lotta alla piaga dell’abusivismo”, afferma Riccardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia locale, commentando la ripartenza dell’iniziativa del Comune di Milano #estatepopolare. Su Aler, al contrario, gli sgomberi e gli escomi vanno avanti a ritmo serrato grazie all’impegno fattivo del Prefetto e del Questore insieme alle forze dell’ordine ai quali rivolgo il mio ringraziamento per l’opera di ripristino della legalità”, conclude De Corato.

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Quell’imprenditore diventato imputato senza colpa

Quell’imprenditore diventato imputato senza colpa. Qualche considerazione accademica. Il povero imprenditore che è indebitato, per fattori esterni, e non per la cattiva gestione dell’impresa, diventa anche un imputato. L’imprenditore fallito un tempo era colpito da una sanzione sociale che talora lo portava al suicidio. Questa sanzione era di fatto trasfusa nel sistema sanzionatorio fallimentare perché laddove fosse intervenuta, a seguito del fallimento, una condanna per uno dei reati di bancarotta, era prevista la grave misura consistente nel divieto di esercitare una attività imprenditoriale per almeno dieci anni. Per fortuna una recente sentenza della Corte Cost. (n.222/18) ha eliminato questo aberrante automatismo, ma è certo che comunque, il fallito, oltre alla condanna penale, sarà escluso dal mondo imprenditoriale, per un certo lasso di tempo, inferiore, per fortuna, al rigido termine decennale. Con il passare del tempo, le persone più avvedute hanno dovuto constatare che il fallimento comporta, in primo luogo, la perdita di numerosi posti di lavoro con un costo sociale assai maggiore del giudizio di disvalore che colpiva l’imprenditore fallito. Inoltre la sua cessazione, per effetto del fallimento, sarebbe stata repentina ed avrebbe vanificato anni ed anni di lavoro ed enorme fatica, premiando, invece abili speculatori che sarebbero intervenuti acquistando a prezzi ridicoli, le entità economicamente apprezzabili dell’impresa fallita. Da ciò la precisa scelta della legislazione in materia che ha inteso valorizzare, sotto un penetrante controllo giudiziario, la continuità aziendale, nel rispetto delle aspettative dei creditori e della economicità della gestione aziendale. Quanto queste aspettative si siano concretamente avverate è un dilemma difficile da risolvere, perché una rapida e concisa panoramica di quanto è successo negli ultimi anni non convince affatto che siano rotti i ponti con quanto succedeva in passato, Ad esempio non possiamo dimenticare che nel Tribunale della capitale era stata posta in essere questa straordinaria procedura: se fosse stato presente un attivo patrimoniale, che tuttavia avrebbe dovuto avere una specifica destinazione, apparivano tardivamente creditori inesistenti che poi erano pagati consumando in toto l’attivo medesimo. Un altro caso nel distretto pratese, nell’imprenditoria legata alla produzione dei tessuti: un gruppo nel lontano 2010 è entrato in crisi finanziaria, perché un grosso credito vantato nei confronti di un imprenditore russo non veniva onorato. Fu tentata con successo una procedura di concordato in continuità, l’affitto delle attività commerciali ad altri imprenditori che però pagarono il canone i primi tempi, ma poi niente. Vista la situazione determinatasi, non per colpa dell’imprenditore, costui si è determinato a richiedere il fallimento in proprio onde evitare un maggior danno alla massa. Senonché dopo alcuni anni, e per iniziativa di soggetto diverso dagli organi della procedura, è stato scoperto che l’animatore del gruppo pratese era un abile finanziere già passato dalla galera. E’ impensabile che queste “qualità” soggettive non fossero conoscibili da parte degli organi della procedura, sempreché avessero inteso svolgere con un minimo di diligenza il loro incarico. Inoltre il Commissario del concordato e poi il Curatore del fallimento niente hanno fatto di concreto per escutere il debitore russo insolvente, sebbene la Russia abbia organi giurisdizionali e uffici pubblici ben strutturati. A quanto pare la giurisprudenza pratese tollera queste gravi anomalie e ciò desta ancora molta preoccupazione. Forse le nostre sono solo considerazioni accademiche, come dicevamo all’inizio, ma il mondo reale subisce danni reali da queste incongruenze.

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