Nome dell'autore: Otello Ruggeri

Informatico di professione, giornalista per svago, politico per passione, Patriota, fiero di essere Milanese.

Agnte ferito. Sala: espulsioni responsabilità del Governo

Il Sindaco di Milano Giuseppe Sala ha così commentato il grave ferimento dell’Agente Christian Di Martino “I delinquenti acclarati devono essere rimpatriati e intendiamoci, il punto è chi fa che cosa. Quindi anche il nostro governo, visto che qualche esponente dei partiti di maggioranza butta la croce addosso a Milano e a me, faccia un esame di coscienza e si chieda perché non fa il suo dovere”. Sala ha quindi concluso aggiungendo “se c’è un provvedimento di espulsione il dovere è eseguirlo. Altrimenti chi ci rimette sono le forze dell’ordine o i cittadini” e se ciò non avviene è “chiaro di chi è la responsabilità”.

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De Chirico Vs. Arienta: parole grosse e mezze verità

A tenere banco in questi giorni sono stati i commenti relativi all’accesa discussione avvenuta nel corso di una commissione online fra il Capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico e la Consigliera del PD Alice Arienta. E’ necessario fare chiarezza sia su quanto avvenuto in commissione, sia su quanto accaduto in seguito perché, quello che traspare  – almeno dai titoli – di alcuni giornali e dai post di alcuni esponenti di sinistra, è che De Chirico avrebbe praticamente invitato l’Arienta ad andare a fare la calzetta per poi scusarsi pentito. Non è andata esattamente così. De Chirico, richiamato dalla Arienta perché stava partecipando alla commissione online mentre era in auto, si è inalberato e le ha risposto “vai ai giardinetti” non per invitarla a fare altro piuttosto che la consigliera, ma per ricordarle che in passato anche lei si era collegata dai luoghi più disparati (dal parco giochi dei bambini ad esempio, ma anche in bikini dall’isola d’Elba, sollevando il disappunto del Consigliere Enrico Marcora), cosa che ha ribadito nella lettera di scuse (per i toni non per i contenuti) che ha inviato alla Presidente del Consiglio Comunale Elena Buscemi “ho perso le staffe perché non accetto lezioni da chi si collega dalla spiaggia o dal parchetto” aggiungendo “Penso sia abbastanza inutile ricordare, nei quattro anni di commissioni online, gli assessori collegati dalla macchina di servizio, chi in bicicletta, chi alle prese con spadellamenti vari, chi indaffarato con l’aspirapolvere, chi appena uscito dalla doccia. Non mi sono mai permesso di dire nulla nei confronti di costoro”. I toni dicevamo: De Chirico ha sicuramente esagerato nei toni e con i termini e non lo nega “ieri sono stato protagonista di un episodio increscioso in cui ho perso le staffe e ho urlato contro le colleghe D’Amico e Arienta”  scrive infatti alla Buscemi, precisando però “Mi scuso per gli epiteti coloriti, ma non accetto che mi si voglia fare la morale senza prima farsi un esamino di coscienza”. Della forma si è quindi scusato l’azzurro, non per la sostanza, come hanno cercato di fare credere alcuni,  travisando prima quanto ha detto e poi quanto ha scritto. De Chirico è noto per le sue posizioni garantiste ed è uno strenuo difensore dei diritti di tutti, al punto di apparire a volte più progressista che liberale e nessuno di quelli che lo conoscono si sognerebbe mai di definirlo un misogino o un maschilista. Chiunque faccia politica a Milano lo riconosce come tale, anche a quelli che per puro tornaconto politico non hanno esitato a metterlo alla gogna scatenargli contro l’esercito di odiatori da tastiera che li seguono fedelmente. Eppure nemmeno le consigliere di sinistra si esprimono sempre come fossero allieve di Monsignor della Casa, lo ha ricordato De Chirico nella sua lettera “La collega Arienta nella precedente consigliatura fece una triste battuta dandomi del ciccione alla presenza della collega Tosoni che sottolineò l’uscita infelice” e anche la Consigliera della Lega Deborah Giovanati parlando di linguaggio d’odio “La Presidente (Buscemi ndr) dimentica che anche lei stessa incappò in un linguaggio inappropriato quando disse alla Consigliera Giovanati ‘metti via quelle cazzo di piantine’ donate dai bambini della scuola per Ciechi”. Insomma, evidentemente, secondo la sinistra, se si è dalla parte di quelli giusti (loro), si possono anche dire cose sbagliate a cuor leggero. Concludendo, non resta che citare Rino Formica: “la politica è sangue e merda” e, purtroppo, in casi come questo di sangue non ci sembra proprio di vederne.

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La büsa növa

“In de la mia strada gh’è ona busa noeuva, ona busa noeuva che jer la gh’era nò”.  Per molti dei nostri lettori sarà difficile comprendere questo testo, quanto ricordare Walter Valdi che lo Cantava. Vi autiamo: “Nella mia strada c’è una buca nuova, una nuova buca che ieri non c’era”. Ricordarla, ci è sembrato il modo migliore per introdurre in modo leggero il tema che in questi giorni sembra andare per la maggiore: lo scontro fra il leghista Samuele Piscina e il Sindaco Sala su una buca in via Lancetti. La questione nata in seguito a un sopralluogo effettuato insieme ad alcuni colleghi di partito dal leghista Samuele Piscina al termine del quale aveva dichiarato “Il fallimento dell’amministrazione comunale in materia di manutenzione stradale è evidente. L’asfalto milanese a ogni pioggia diventa un colabrodo con buche profonde e pericolose. Vogliamo sapere come mai vengano spesi solo 10 milioni dei 150 delle multe che dovrebbero essere destinati alla manutenzione stradale” accompagnando le sue parole con una foto che lo ritraeva mentre misurava con un metro di legno la profondità di una grossa buca al lato della quale si vedevano due copri cerchi che avrebbero perso delle auto finendoci dentro (permetteteci di sospettare siano stati messi li di proposito, non fosse altro perché la buca si trova all’interno di una corsia riservata ai tram). Nemmeno il tempo di godersi il clamore mediatico seguito al suo comunicato che a Piscina è piovuta in testa la replica del Sindaco Sala, secondo cui la buca è stata scavata apposta dagli operai all’interno di cantiere chiuso, a seguito di un intervento di manutenzione predisposto dal Comune di Milano sul percorso del tram in zona Lancetti. “Le foto pubblicate sono state fatte in un cantiere chiuso, quindi già sono entrati in un cantiere chiuso, hanno preso una buca fatta da Atm per verificare le condizioni delle traversine” ha infatti spiegato Sala, aggiungendo “però se questa è l’opposizione mi fanno un favore perché fanno piccole polemiche e non riescono a proporre niente” accompagnando a sua volta la dichiarazione con un video degli operai al lavoro. Samuele piscina però non si è dato per vinto e ha controreplicato “La querelle su via Lancetti rilanciata dal sindaco è surreale. Sono due anni e mezzo che segnalo la situazione disastrosa del manto in quella strada e il Comune non fa niente.” precisando “la buca oggetto del cantiere non è evidentemente neanche la stessa della foto che abbiamo scattato pochi giorni fa e lo si nota dalla conformazione dell’albero. Sono lì vicine, ma sono buche differenti”. Accompagnando anche questa volta la sua dichiarazione con la stessa foto della volta precedente messa a confronta con una degli operai al lavoro, come accade nel giochino “Trova le differenze” della Settimana Enigmistica. Per ora noi ne abbiamo trovata una sola, quella che c’è fra fare politica seriamente e perdere tempo in sterili polemiche.

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Pm10 oltre il doppio della soglia mentre cdx e csx si danno reciprocamente la colpa

“Concentrazioni di Pm10 oltre il doppio della soglia di guardia di 50 mg/mc in città. Sabato le centraline Arpa hanno rilevato valori pari a: 101 mg/mc a Città Studi, 113 in viale Marche; 113 in via Senato; 94 al Verziere; 116 a Pioltello” dati preoccupanti, che i milanesi leggono oramai con distrazione abituati come sono a convivere con questa situazione che, a onor del vero, quest’anno si è verificata un numero più basso di giorni rispetto al precedente. Magra consolazione se pensiamo che ad avvelenarsi i polmoni siamo noi, i nostri figli, i nostri genitori e i nostri nonni, nel mentre quelli che amministrano comune e regione dimostrano un’inspiegabile incapacità di affrontare scientificamente e non politicamente un fenomeno che ricade soprattutto sulle spalle, anzi, sui polmoni di bambini anziani e persone fragili. Non dovrebbe essere una questione politica: Quando  si tratta di salute pubblica non dovrebbe mai essere tale (anche se le polemiche e contrapposizioni nate in seguito alla recente emergenza Covid hanno dimostrato il contrario). Regione e Comune che dovrebbero occuparsi di prendere i provvedimenti necessari, sia a favorire un miglioramento della qualità dell’aria, sia a mettere in guardia i cittadini dai rischi connessi all’esposizione agli agenti inquinanti, sono l’una amministrata dal centrodestra e l’altro dal centrosinistra e insieme dovrebbero prendersi la responsabilità di agire nel migliore dei modi per il bene comune. Cosa che purtroppo non accade. L’inquinamento è diventato un’altro dei tanti motivi di contrapposizione fra i due schieramenti politici che, nel mentre si lanciano accuse reciproche, affrontando la questione partendo da basi ideologiche piuttosto che pratiche e sfruttano i ruoli legati alla gestione dell’emergenza inquinamento per dare un posto di rilievo a qualche esponente di partito, non collaborano fra loro cercando di fare sintesi e trovare delle soluzioni come dovrebbe sempre accadere quando si parla si salute. Tutti vizi di un certo modo di fare politica urlato che non siamo ancora riusciti a scrollarsi di dosso. Soprattutto a Milano. Resta la speranza che prima o poi cambino registro e la magra consolazione che anche i politici respirano la nostra stessa aria.

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In Consiglio Comunale cala il sipario sulla Lobby Nera

Lo scandalo conseguente a un’inchiesta giornalistica riguardante quella che poi si è rivelata una inesistente Lobby Nera, scoppiò tre giorni prima del voto per il Consiglio Comunale di Milano, coinvolgendo anche uno dei futuri eletti. A pochi giorni dalla decisioni dei magistrati di archiviare il procedimento perché “dalle indagini svolte non sono emersi elementi in grado di confermare quanto emerso dai video che gli hanno dato origine”, con conseguente assoluzione di  tutti gli imputati, compresa la Consigliera Comunale di Fratelli D’Italia Chiara Valcepina, era prevedibile che la vicenda trovasse la sua conclusione anche a Palazzo Marino. Ad affrontare l’argomento, felicitandosi e solidarizzando con la Consigliera meloniana, sono stati prima alcuni suoi colleghi d’aula (quasi esclusivamente appartenenti all’opposizione) e poi la Valcepina stessa ha ricordato quanto accaduto in quei giorni, togliendosi anche qualche sassolino dalla scarpa. Il primo (e l’unico) esponente della maggioranza a prendere la parola per commentare la vicenda è stato Gianmaria Radice (I Riformisti) “sono molto contento che la collega e Consigliera Chiara Valcepina sia stata definitivamente archiviata” ha detto, sottolineando che tutto nacque da “un’inchiesta giornalistica” e che la Procura ha fatto al meglio il suo dovere per poi giungere a una conclusione “univoca” e favorevole per tutti gli indagati. “Questa famosa Lobby Nera è stata un colpo d’ingegno giornalistico” ha aggiunto, invitando quelli che la cavalcarono ad avere “più equilibrio” perché “credo che il nostro sistema, della giustizia, dei media dei social stia prendendo una china purtroppo drammatica” per poi condannare la poca rilevanza che viene data alle assoluzioni rispetto alle notizie di reato, sottoponendo gli indagati a una gogna mediatica durante a indagini che spesso si concludono in un nulla di fatto, invitando infine tutti a meditare su cosa sia il “garantismo” visti molti casi simili a questo che si sono conclusi nello stesso modo. A esprimere il proprio pensiero in proposito è poi stato il  Capogruppo di Forza Italia, Alessandro De Chirico, che, oltre ad esprimere la propria solidarietà a Valcepina, ha voluto citare “altri ex colleghi” coinvolti nell’indagine, in particolare Carlo Fidanza e Massimiliano Bastoni. L’azzurro a poi definito l’inchiesta “l’ennesimo episodio di sciacallaggio mediatico” paragonando il comportamento dei giornalisti a quello di “chi anche in quest’aula ha puntato il dito contro la collega” ed elencando le accuse che le erano state fatte poi rivelatesi “una bolla di sapone“. Spero che qualcuno che allora aveva gridato allo scandalo oggi intervenga per dire qualche cosa o almeno per esprimere solidarietà alla collega” ha aggiunto De Chirico. Speranza rivelatasi vana aggiungiamo noi. Francesco Rocca (FdI) ha iniziato a parlare rinnovando la sua “vicinanza e solidarietà all’amica e collega Chiara Valcepina” che sedeva al suo fianco “per la gogna mediatica cui è stata sottoposta” insieme a Carlo Fidanza, sottolineando “noi lo sapevamo fin dall’inizio che si trattava di una pericolosa bufala lanciata tre giorni prima delle elezioni”, ribadendo a sua volta che è necessario riflettere su come vengono usati media e social che “possono distruggere un individuo e danneggiare la salute di una persona”. Silvia Sardone (Lega) invece, che fu coinvolta nell’indagine giornalistica, ma non indagata dalla Procura, ha detto che ci teneva particolarmente ad essere presente per “manifestare, più che solidarietà, gioia” per l’archiviazione di Chiara Valcepina e tutti le altre persone coinvolte nell’indagine, ricordando quando la Valcepina “invece di essere contenta per l’elezione” usciva da Palazzo Marino cercando di dribblare i giornalisti “per difendersi da un attacco mediatico, che si è poi verificato in modo sproporzionato e ingiusto” e rammaricandosi perché “la giustizia ha fatto il suo corso, ma un certo giornalismo no” tant’è che “Piazza Pulita” pochi giorni fa ha riproposto gli stessi servizi di tre anni fa. L’ultima ad intervenire sul tema, è stata proprio Chiara Valcepina che, dopo avere ringraziata quanti l’avevano preceduta manifestandole solidarietà, ha poi ricordare “la lettera” che scrisse subito per spiegare “chi era e cosa aveva fatto” prima di candidarsi per il Consiglio Comunale e in cui affermava che le immagini trasmesse erano state “rubate in contesti privati e montate in modo artificioso”, confidando che la verità sarebbe venuta a galla, fidando nella giustizia che avrebbe cancellato l’immagine negativa di lei che davano quei servizi. Valcepina ha poi aggiunto di essere stata  “consapevole fin da subito” che “nessuna archiviazione avrebbe potuto cancellare le sofferenze e le umiliazioni” subite in quei momenti. “Immaginatevi cosa succede nei contesti scolastici” ha poi sottolineato come “mamma”. Fatto un breve excursus su come Fanpage e Piazza Pulita hanno realizzato i loro servizi, probabilmente inventandosi centinaia di ore di girato che non esistevano e usando un metodi che ha preferito “non commentare”, ha voluto rivendicare la sua “onorabilità”, spiegando che “in nessun atto processuale… non c’è nessun elemento, nessun fatto, nessuna frase, nessuna allusione che la colleghino ai reati oggetto di quell’indagine” invitando chi volesse a “leggere la richiesta di archiviazione” dove il suo nome appare solo nell’elenco degli indagati senza che nel successivo impianto accusatorio sia mai collegato a qualche reato. La meloniana, da avvocato, ha quindi detto che indagarla è stato “un atto dovuto” da parte della magistratura, che ha poi fatto un ottimo lavoro, ma non poteva sottrarsi perché allora vi fu un “esposto, non lo possiamo dimenticare, partito proprio da una parte politica” che ha reso inevitabile l’apertura delle indagini.  Valcepina ha quindi rigettato il tentativo di inserirla “in un contesto politico contaminato da ideologie e da comportamenti intolleranti e razzisti” perché “provo una viscerale repulsione verso ogni genere di discriminazione” avendo sempre avuto ben presente il “valore assoluto e irripetibile di ogni persona e avendo sempre agito nell’ambito della difesa dei più deboli”. Valcepina si è infine rammaricata per la poca solidarietà ricevuta dalla maggior parte dei Consiglieri Comunali, cui ha voluto lanciare un monito invitandoli a riflettere “sulla potenza dirompente che hanno i media e sulla potenza che hanno i politici quando li usano come clava” perché “potrebbe capitare a ognuno di voi” di essere annientati come persone. Cala così il sipario sulla brutta vicenda della Lobby Nera e su quelli che l’hanno cavalcata sperando di ottenerne vantaggi politici

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Scuola Falcone e Borsellino: cambiano i tempi e soprattutto i genitori

Leggere questo comunicato di Silvia Sardone, mi ha fatto fare un tuffo nel passato e sollecitato qualche dovuta riflessione. Vi si parla dei genitori degli alunni di un istituto in corso di ristrutturazione, preoccupati per il lungo e pericoloso percorso che dovranno affrontare i loro figli per recarsi in quello cui sono stati destinati, senza che il Comune abbia messo a loro disposizione una navetta. La leghista fa bene a sostenere le loro rivendicazioni, un politico deve sempre rispondere alle sollecitazioni dei cittadini, anche se in alcuni casi si potrebbe sacrificare qualche voto mantenendo un atteggiamento più critico nei loro confronti. E questo, a mio parere, è proprio uno di quei casi. Lo dico a ragion veduta. Basandomi su esperienze di vita vissuta. Sono nato a Greco Milanese, ancora ci abito e ho fatto le elementari alla scuola di via Bottelli. Quella dove dovrebbero trasferirsi gli studenti che stanno frequentando le medie nell’Istituto Falcone e Borsellino. Quando avevo dieci anni, terminate le elementari, nel mio quartiere non c’erano ancora scuole medie e toccò a me percorrere ogni giorno la strada fino alla scuola Falcone e Borsellino. Lo feci per tre anni, dai dieci ai tredici, con ogni tempo, impiegandoci al massimo venti minuti con le gambette corte da ragazzino. E sono qui a raccontarvelo! Cosa è cambiato da allora? La strada è la stessa: c’è ancora la palazzina diroccata all’angolo fra via Pianell e via Ugolini e bisogna ancora passare sul ponticello pedonale che scavalca la ferrovia in via Comune Antico. Non è più mal frequentata di allora. I ragazzi potrebbero incontrarci gli stessi pericoli presenti sotto casa loro. Conosco bene quelle strade, fino a due anni fa ci passeggiavo un paio di volte la settimana con il nostro direttore Michelangelo Bonessa che abitava esattamente a metà del percorso, senza mai subire aggressioni, vedere o sapere di qualcuno che ne fosse stato vittima. Insisto, cosa è cambiato allora? Sono cambiati i tempi e con essi i genitori. Soprattutto i genitori. Divenuti tali dopo essere stati figli cresciuti nella bambagia, da padri e madri che hanno voluto risparmiare loro le privazioni che gli erano toccate in sorte, nel mentre media e istituzioni instillavano in loro ogni genere di preoccupazione. Sono contestualmente abituati alle comodità e attanagliati dalla paura, che li priva del coraggio di lasciare che figli affrontino il mondo da soli, cosa che li renderà ancora più pigri, paurosi e deboli di loro. Concludendo, ci sta bene una citazione: “I tempi difficili creano uomini forti. Gli uomini forti creano bei tempi. I bei tempi creano uomini deboli. E gli uomini deboli creano tempi difficili“. Al massimo un paio di generazioni e, continuando su questa strada, verranno tempi molto difficili.

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