Editoriali

Case popolari, il fallimento del sindaco Sala

Dati impietosi quelli pubblicati dal Sicet. Il sindacato inquilini della Cisl denuncia una situazione critica, anzi di “drammaticità per moltissime famiglie”. Aumentano solo gli sfratti: nel 2018 sono state 5.308 dopo le 4.722 del 2017. Ma intanto restano oltre 9mila appartamenti sfitti che in teoria potrebbero essere assegnate. Ermanno Ronda, segretario generale del Sicet Milano, parla di “25mila domande presentate” che però “purtroppo non ottengono risposta” dalle istituzioni. Amministrazione comunale e regionale in questo caso. l Comune, lo scorso anno, ha assegnato solo 859 alloggi, quasi esclusivamente nei confronti dei nuclei di uno, due, o tre persone. Numeri impietosi rispetto all’epoca Moratti, quando le assegnazioni erano di qualche migliaio all’anno. Ma Sala ha deciso che la linea del Comune, Metropolitana milanese in particolare, non era quella di partire dalle assegnazioni di alloggi. L’attenzione per ora è su altro: Sala cerca qualche grande progetto per restare nella memoria di cittadini e finanziatori. A quanto pare un suo nuovo pallino è la metropolitana Rossa: il primo cittadino insiste spesso sull’idea di una metropolitana che colleghi Monza e Milano. Per assurdo, sarebbe pure una delle opere meno onerose per le casse pubbliche tra le tante messe in piedi da Sala. La stessa Metro 4, che di fatto ha bloccato la gran parte della capacità di spesa del Comune, sembra un buco nero: doveva essere pronta per Expo, sarà un miracolo se finiranno le prime tre fermate entro il 2022. Intanto però circa mezzo miliardo all’anno, quasi tutti i soldi davvero spendibili da Palazzo Marino (il resto serve per stipendi, mutui, e tanto altro) è vincolato per il progetto. Così restano pochi fondi. E il governo ora non ne ha. Quindi Sala cerca di parlare d’altro perché sulle case popolari lui e la sinistra stanno fallendo. Giorno dopo giorno è sempre più lampante e prima o poi anche la stampa allineata dovrà prenderne atto: le case popolari sono un fallimento del sindaco Sala. L’ennesimo.  

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Forse sta finendo l’epoca di salamelle e fritture di pesce

Forse sta finendo l’epoca di salamelle e fritture di pesce. Forse è solo una convinzione data da un momento, ma lo sfogo di Massimo Corsaro contro l’invito di un candidato alle europee a mangiare salamelle in una bocciofila del Municipio 2 potrebbe essere la prima goccia che increspa l’acqua. E che magari mette fine all’epoca di salamelle e fritture come riti propiziatori per le elezioni. Riportiamo le parole di Corsaro: Ricevo, pochi minuti fa, un SMS da una candidata alle Elezioni Europee (nel caso di specie per la Lega, cui é appena approdata dopo lunga permanenza in Forza Italia) che mi invita, probabilmente per convincermi a votarla, a partecipare ad una serata con “musica e salamella in bocciofila”. Ora, io credo che chi decide il proprio voto perché gli viene offerto un ingresso in balera con salamella, semplicemente NON dovrebbe avere il diritto di votare. E qui, purtroppo, non è colpa della candidata, che furbescamente si attrezza a capitalizzare l’altrui idiozia. Il tema, più volte affrontato, è che l’assenza di filtri ed intermediazioni – generato dalla finta democrazia dei “social” – ha mandato in vacca tutti i processi selettivi su cui si dovrebbe formare una coscienza personale e su cui dovrebbe basarsi la valutazione per il processo di delega. Così come si perde l’impegno perché l’aspirante “delegato” mostri davvero di valere più della media, e proprio in ragione di ciò chieda l’onere di rappresentare interessi generali. Non ripeto, qui, argomentazione già esposte in più occasioni, ma davvero con  la salamella in pista da ballo NESSUNO si permetta mai più di dirmi una sola parola contro la mia battaglia per l’abolizione del suffragio universale. Perché oggi la gggééénte – pensandosi capace di interloquire direttamente di tutto e con tutti – non ha più la formazione per assumere scelte che coinvolgano altro da sé stessi. O davvero qualcuno pensa che la determinazione della misura e del successivo impiego delle proprie tasse possa dipendere dalle decisioni di chi viene scelto per aver donato salamelle in bocciofila? L’amara verità è che l’unica cosa che oggi potrebbe salvare il sistema sarebbe la sospensione del voto, un commissariamento con un Draghi del caso, l’abolizione di tutti gli enti locali e dei corpi intermedi, la legge marziale e l’interdizione dall’esercizio dei diritti civili per chi non superi un’apposita prova d’esame. E chi alza la voce, senza aver affrontato con profitto la prova, vada ai ferri ed ai lavori forzati. Il tutto per non meno di 10 anni…

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Europee, per le idee i cavalli migliori sono i giovani

I cavalli migliori per le elezioni europee sono i giovani in corsa. Sono i giorni dell’ufficializzazione delle liste e i nomi che spiccano sono quelli dei volti nuovi, o quasi, della politica: Tatarella, Sardone, Majorino. Giusto per citare i più in vista. Sono giovani nel loro partito: chi come Tatarella ha aspettato pazientemente il suo turno, chi prova a fare il salto da promessa a grande politico sottraendosi all’ombra dei grandi come Majorino, e chi è riuscito a far cambiare le regole del partito di maggioranza relativa come la transfuga Sardone. Tutti però sono veramente i cavalli migliori su cui i rispettivi partiti possono puntare. Il volto giovane toglie quell’aurea di stantio che aleggia sugli schieramenti politici, ma non è la sola abilità riconoscibile nei giovani in corsa: tutti hanno saputo crearsi una rete di consenso sul territorio che è in grado di muovere migliaia di voti. Provenienze e storie diverse, ma la rete territoriale alle spalle c’è per tutti. Inoltre hanno un messaggio forte e identitario che gli permette di interpretare ogni evento con un codice morale, verbale e concettuale riconoscibile dal pubblico di riferimento: sono cioè in qualche modo più classici dei vecchi politici, perché sono più “politici” dei tecnici che negli ultimi anni hanno invaso la Cosa Pubblica. Con questi giovani invece c’è la speranza di pensionare la generazione dei “senza parte” per veder risorgere le idee, giuste o sbagliate, per una nuova stagione di dignità della politica. Dunque sembra che saranno loro a stupire più di tutti anche perché hanno voglia e hanno gambe. E sono anche le ultime speranze dei rispettivi partiti di darsi un volto nuovo per convincere una volta di più gli elettori a recarsi alle urne.

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Mamma mia torna Pisapia con Bruti Liberati

Mamma mia, torna Pisapia. Tutto vero, ma soprattutto torna mettendo subito tra i primi eventi un incontro culturale con Edmondo Bruti Liberati. Proprio l’ex Procuratore di Milano noto per aver dimenticato in un cassetto proprio l’affare Sea. Per chi si fosse dimenticato un link è per sempre. Torna dunque sulla scena la coppia che più si ricorda, almeno per molti è così, per aver contribuito a rovinare l’immagine di luogo di onesti guadagnato dopo Tangentopoli dalla Procura Milanese. “Martedì 16 aprile ore 18.30 a Milano presso La Feltrinelli Libri e Musica (Piazza Duomo/via Ugo Foscolo 1/3) Giuliano Pisapia capolista della lista PD per le Elezioni Europee (circoscrizione Nord-Ovest) parteciperà alla presentazione del volume di Luigi Saraceni “Un secolo e poco più”. Interverranno inoltre, oltre all’autore, Edmondo Bruti Liberati e Gad Lerner”. Vengono i brividi a pensarci perché sembra un incontro più per gli avversari: l’avvocato con lo studio di fianco a Palazzo Marino e diventato poi sindaco in quota sinistra-sinistra, ma che vive in ville e palazzi da nobile. Insieme al Procuratore che ha dimenticato un fascicolo importantissimo in un cassetto togliendo (a quanto pare involontariamente) una grossa castagna dal fuoco all’amico sindaco. E si ritrovano alla Feltrinelli. In una mossa, tutto il radical chic possibile con quel pizzico di potere forti a insaporire il tutto. Manca solo Boldrini che interviene dicendo una frase a caso. Gli avversari dovrebbero ringraziarli, se non fosse che molti borghesi milanesi lo voteranno pure l’avvocato dall’aria gentile (ma gentile lo era pure Andreotti). Mamma mia, è tornato davvero Pisapia.

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Lardieri non c’entra

Lardieri non c’entra, dicono nei corridoi. La crisi politica in cui si dibatte il Municipio 9 non sarebbe colpa di chi governa, no: sarebbe colpa di Vincenzo Femminino, capogruppo di Forza Italia. Femminino (che abbiamo provato a contattare, ma senza esito) avrebbe iniziato una guerra senza esclusione di colpi con la sua maggioranza per ottenere il posto di assessore. Questa almeno la vulgata che passa nei corridoi. Anzi, Forza Italia si sarebbe divisa in due, scardinando di fatto la maggioranza, proprio perché i quattro confluiti nel gruppo misto sarebbero proprio quelli fedeli al partito. Femminino invece guiderebbe una pattuglia di ribelli. Quindi, per quanto sembri surreale, la Forza Italia fuori dalla maggioranza è quella “vera”, quella dentro è “falsa”. Uno scenario isterico, ma, dicono i suoi, Lardieri non c’entra. Quindi il “cambio di passo” dopo il “tagliando” chiesto dal ribelle Femminino non sarebbe contro Lardieri. Lardieri non c’entra. In fondo lui è solo Presidente e di Forza Italia, ma non c’entra. Saper governare i gruppi, magari anche il proprio, sembra una pretesa eccessiva. Lardieri non c’entra anche se i quattro fuoriusciti di Forza Italia pare siano fuoriusciti proprio per sostenere Lardieri. Però Lardieri non c’entra. Noi dell’Osservatore però siamo gente vecchio stile: da un presidente ci aspettiamo che sappia governare, anche i gruppi della sua maggioranza. Una pretesa, appunto. Quindi capiamo che per l’ex ferroviere forse sia troppo. Davvero dunque Lardieri non c’entra: non c’entra come presidente, nel senso che il posto per lui sembra troppo impegnativo. Probabilmente la sua dimensione sarebbe qualche incarico meno impegnativo, magari la presidenza di qualche biblioteca (anzi, meglio una piccola libreria). Non c’è niente di male a riscoprire la propria dimensione. I cittadini del Municipio 9 sperano che lo capisca anche il partito e sollevi le spalle di quel poveruomo dell’ex ferroviere: Lardieri, lì, non c’entra.  

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Il Duomo e la Maestà contestata dalle donne

Le critiche arrivate dal mondo femminista non sembrano scuotere il sindaco Sala, ma l’installazione di Gaetano Pesce continua a non piacere proprio alle donne. Un altro carico lo ha messo Graziella Biondino, pasionaria di Forza Italia sempre in prima linea per i diritti delle donne e dei disabili. Il suo commento su Facebook non lascia scampo a quella che dovrebbe essere un’opera d’arte: Mi sono dovuta calmare prima di pubblicare questo scempio ! ma non vi Vergognate ???? Dovrebbe rappresentare la Donna Trafitta dalla Violenza ! La Donna che è stata Trafitta Dalla Violenza Non mette in Mostra solo Tette e Cu……lo . Sono INCA….ZZATA !! MI SENTO OFFESA VERGOGNA .!! Chi è che mi spiega chi ha avuto questa idea di Mer….da ???? — arrabbiata presso Piazza del Duomo. Sono critiche troppo dure? O forse Pesce e Sala non hanno capito che in questo caso hanno preso un abbaglio. Sbagliare capita a tutti, ma perseverare è diabolico dice un vecchio adagio. Ma Beppe Sala sembra aver optato per la strada diabolica. Va bene tutto, compresa l’aura di perfezione di Sala, ma almeno le donne le vogliamo ascoltare o rimaniamo chiusi negli stessi salotti dove comandano gli uomini?

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