Roma – Politica

Commercialisti: successo per SURE, la cassa integrazione europea

Commercialisti: successo per SURE, la cassa integrazione europea. Confermato il successo di SURE, lo strumento da 100 miliardi di euro concepito per proteggere i posti di lavoro e i redditi colpiti dalla pandemia di Covid-19.  Il Consiglio e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno pubblicato l’informativa periodica “Attività Internazionale” 2021_04_01_International update n. 6_2021, una analisi approfondita sulle misure economiche adottate in ambito europeo ed internazionale per contrastare la pandemia. Nel documento attenzione puntata sul rapporto della Commissione europea sull’utilizzo di SURE ha fornito un ottimo riscontro, confermando lo strumento da 100 miliardi di euro,  come fondamentale nella strategia UE per proteggere i lavoratori e limitare le conseguenze socioeconomiche della pandemia, i prestiti erogati finora hanno infatti consentito un notevole risparmio in termini di interessi e finanziato le misure a sostegno dell’occupazione. La relazione evidenzia che nel 2020 lo strumento ha sostenuto tra i 25 e i 30 milioni di persone, vale a dire circa un quarto del numero totale di persone occupate nei 18 Stati membri beneficiari. Si sono poi avvalse di SURE tra 1,5 e 2,5 milioni di imprese colpite dalla pandemia, che hanno così potuto mantenere i propri lavoratori. La Commissione ha pubblicato nei giorni scorsi un documento di lavoro contenente i risultati della valutazione degli aspetti procedurali e giurisdizionali del controllo delle concentrazioni svolto dall’UE, la valutazione ha analizzato in particolare l’efficacia delle soglie basate sul fatturato nell’individuare le concentrazioni che potrebbero avere un impatto significativo sulla concorrenza nel mercato interno e l’adeguatezza delle misure di semplificazione già introdotte. Il Consiglio europeo inoltre ha adottato nuove norme finalizzate a potenziare la cooperazione amministrativa nel settore fiscale e affrontare le sfide poste dall’economia digitale, tali norme riguardano le piattaforme che operano all’interno ma anche all’esterno dell’Unione e consentiranno alle autorità fiscali nazionali di individuare i redditi percepiti attraverso gli strumenti digitali, definendo i relativi obblighi fiscali. L’Unione Europea ha recentemente approvato una nuova normativa, che entrerà in vigore a partire dal 1° luglio 2021, allo scopo di garantire la parità di condizioni alle imprese UE e la semplificazione dell’IVA per quelle impegnate nell’e-commerce transfrontaliero, tra gli effetti attesi dall’applicazione delle nuove disposizioni un aumento delle entrate pubbliche, la riduzione delle frodi, un maggior numero di pagamenti dell’IVA nonché il loro adeguamento alla digitalizzazione dell’UE. Chiude l’informativa una sezione dedicata ai webinar sulle tematiche di più stretta attualità in programma nei prossimi mesi.

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Letta, con il suo arrivo alla guida del PD, ha dato il colpo di grazia alla sinistra

Letta, con il suo arrivo alla guida del PD, ha dato il colpo di grazia alla sinistra. Enrico Letta è il nuovo Segretario del Partito Democratico, che qualcuno ancora definisce di sinistra, ma che di sinistra ha ben poco, anzi nulla, se per sinistra si intende la difesa delle classi proletarie e dei lavoratori e non il falso perbenismo e giustizialismo, che spesso è proprio di quell’atteggiamento borghese e perbenista, che oggi non incanta più nessuno. Ma già prima che arrivasse Letta il PD era il partito dei borghesi, di quella sinistra definita radical chic, pseudo ambientalista e sedicente difenditrice della dignità umana, nonché dei valori umani, che si diceva affondasse le proprie radici nel Partito Comunista, rappresentato da uomini come Enrico Berlinguer. In realtà, appare molto evidente che il Partito Democratico si adornava di una veste non sua, giacché utilizzava i valori del suo passato politico per dimostrare di essere un partito vicino alle classi meno abbienti. Niente di più falso. Anzi! “La classe operaia va in Paradiso”, era il titolo di un film che ben definisce l’anima borghese di tale sedicente sinistra, che cerca solo il proprio benessere nel fingere di difendere i diritti di quella che ancora possiamo definire “la classe operaia”, ossia coloro che sono meno abbienti, in quanto i loro diritti non sono tutelati, anzi strumentalizzati per fini personali. Ed è per tale ragione che i meno abbienti vivono il disagio sociale, fanno fatica a vivere il proprio diritto di cittadinanza all’interno di una società che potrebbe dar loro tutela e il benessere necessario per vivere una vita dignitosa. La cosiddetta sinistra si è, per caso, imborghesita? La risposta è nei fatti, che ci circondano e ci parlano della realtà. Allora è bene rispondere: “Si, la sinistra si è imborghesita e, pertanto, non esiste più”. Si può constatare, difatti, che, da alcuni decenni, non sono stati indetti scioperi di rilievo da parte dei Sindacati di sinistra. In tanti dicono: “Sono di sinistra”. Occorre chiedere loro cosa significa tale affermazione. Parrebbe che essi intendano dire: “Non sono di destra”. Ma che cos’è la destra se la sinistra, in realtà, non esiste? La storia ci insegna che tutto viene superato dal processo della storia stessa, secondo un principio di miglioramento del preesistente. Non dobbiamo temere che la cosiddetta “sinistra” abbia spento le sue luci. Perchè? Perchè tutto ciò che di buono ed umano ha dato all’essere umano è stato un bene, che certo, ha lasciato la sua traccia indelebile ed una scia su cui ci si può incamminare, certi di andare verso nuove mete migliorative rispetto al passato. Occorre, tuttavia, sottolineare che i principi che la sinistra riteneva essere suoi, di sua esclusiva proprietà, in realtà, sono principi universali ed immortali ed, in quanto tali, destinati a sopravvivere a qualsiasi intemperie, a qualsiasi cambiamento, a qualsiasi tradimento, che l’animo umano spesso pone in essere, tradendo addirittura la propria identità e destinati a sopravvivere a qualsiasi catastrofe umanitaria. I principi universali ed immortali, tra i quali vi è il rispetto della dignità umana, la centralità del valore dell’essere umano, la sacralità dei diritti e dei doveri, il valore della vita, il valore della cultura, della formazione della coscienza umana ad accogliere il bene e a praticarlo, sono eterni e vivono in ogni contesto della vita umana, seppur minacciato dall’odio, dal nichilismo, dalla barbarie, dalla catastrofe sanitaria, che sembra voler far morire l’essere umano ed i suoi valori. Ed ecco, oggi e qui, riemergere, più forte di prima, al di là dell’etichetta, ossia “sinistra”, “destra”, “centro”, e chi più ne ha, più ne metta, l’anelito alla giustizia sociale, alla parità nelle sue più splendide espressioni, tra le quali quella femminile, all’accoglienza, alla solidarietà, alla cooperazione, alla condivisione dei beni, a livello universale, perché tutti ad essi possano accedere e di essi nutrirsi e sopravvivere. Letta, con il suo arrivo alla guida del PD, ha dato il colpo di grazia alla sinistra. Con realismo e senso di responsabilità ha staccato definitivamente la spina dal passato, che rimaneva un tenue e sentimentale ricordo, attestando di essere finalmente un partito liberal democratico, senza più alcun nascondimento. E bisogna ringraziare Letta che finalmente ha messo le cose in chiaro a differenza dei suoi predecessori, che ancora mantenevano, solo a parole, quell’antico legame con un passato glorioso. In realtà, già con Matteo Renzi si era evidenziata la volontà di trasformazione, poi non avvenuta del tutto, perché i tempi non erano ancora maturi. Assistiamo, non senza perplessità, che il Partito Democratico con Letta e il partito di Berlusconi, ora si assomigliano molto di più e sempre più si ha l impressione che, per molti progetti, vanno a braccetto, anche se devono fingere di essere cane e gatto. Che fantastico scenario! Bisogna prendere atto del fatto che un partito che difenda il popolo non esiste più, o forse, deve essere ricostruito, certo non utilizzando l’appellativo “sinistra”, ma l’appellativo “popolare” e “solidale”. Difendere le istanze del popolo, della classi meno abbienti, i diritti degli ultimi contro ogni forma di discriminazione, è un’esigenza non solo politica, ma morale, che tocca il piano dei sentimenti umani, ed è prerogativa delle persone oneste e solidali, che hanno a cuore la giustizia, che amiamo definire persone di “Buona Volontà”, non importa se sono stati simpatizzanti dell’uno o dell’altro partito tradizionale. Qualcuno parla delle sardine come anima “pura” della sinistra, ma assolutamente non possono rappresentare nessuno, perchè non hanno finalità certe e concrete. Parlano e basta! L’ attuale sinistra, ossia il partito politico Leu, che ha preso le distanze dal PD, appare essere velleitaria e, per tale motivo, non muove un dito a favore dei bisognosi di aiuto sociale ed economico. In tale contesto, che segna il crollo della politica tradizionale, si rende sempre più impellente la necessità di raccogliere il fermento e l’anelito del popolo dignitoso della nazione italiana, che porta nel cuore, il desiderio di democrazia e solidarietà, che sono, ineludibilmente, valori intramontabili. di Biagio Maimone

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Luna Rossa 2-2

Luna Rossa 2-2. Dopo aver preso bene la prima gara, il team italiano è andato sotto un’altra volta con una gara disastrosa: i kiwi infatti hanno subito rimesso in pari la competizione lasciando indietro Luna Rossa di 700 metri. Uno schiaffone che dimostra una volta di più quanto sia essenziale iniziare subito bene le gare con i neozelandesi, perché se prendono anche solo un vantaggio, poi è più probabile che lo incrementino invece che perderlo. Per rivedere le regate: https://www.lunarossachallenge.com/it/home 

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La Lega perde pezzi

La Lega perde pezzi. Sono usciti infatti Vincenzo Sofo e l’onorevole Luca Vinci insieme ad altri due. Pezzi importanti per il movimento di Matteo Salvini. Sofo in particolare è un personaggio importante del movimento sovranista, sia nazionale che europeo: è stato l’anima del ilTalebano e il suo collegamento con la famiglia Le Pen aveva garantito alla Lega una sponda europea sovranista importante. Ma l’entrata al governo per lui è troppo: La fiducia al governo Draghi per la Lega rappresenta una svolta netta rispetto al progetto politico al quale ho lavorato da quando Matteo Salvini è diventato segretario federale. Sono entrato in questo movimento nel 2009 perché era l’unica alternativa al Pdl e a una deriva centrista del centrodestra che lasciava orfani milioni di italiani in cerca di qualcuno che ne difendesse le istanze identitarie, patriottiche e sociali. Proprio per questo fui tra i primissimi e più entusiasti sostenitori della svolta nazionale impressa al Carroccio da Salvini per costruire una forza politica in grado di dare battaglia a Bruxelles per impedire il suicidio dell’Europa e del nostro paese a colpi di folli direttive UE. Oltre che essere tra i più convinti promotori di un’alleanza con Fratelli d’Italia come alternativa al monopolio politico del centrismo. Ecco perché, pur comprendendo il momento emergenziale, per coerenza con le mie convinzioni non posso condividere il percorso intrapreso entrando nella grande alleanza a sostegno del neonato governo Draghi, il quale temo che provvederà passo dopo passo a un reset di tutto ciò per il quale ci siamo battuti. Con questa decisione la missione della Lega cambia e mira a raccogliere l’eredità del Pdl più che a costruire un grande movimento patriottico, identitario, conservatore e sociale. Scelta legittima e probabilmente affine alla sua natura originaria ma in contrasto con le ragioni per le quali personalmente aderii a questo movimento e ai fondamenti che hanno sempre caratterizzato la mia attività politica. Prendo dunque atto di questa svolta che però, nonostante sia difficile e doloroso lasciare un movimento dopo quasi dodici anni e molte battaglie fatte, mi impedisce di proseguire oltre la militanza per la Lega. Che non rinnego, che ringrazio e che continuo a ritenere un interlocutore politico importante su molti temi. Ma devo continuare il mandato affidatomi nel 2019 dagli italiani di battermi al Parlamento Europeo contro le tante storture e ingiustizie dell’Unione Europea attuale e ciò a mio avviso poco si concilia con le intenzioni di Zingaretti, Renzi e Di Maio che, come si evince dalla scelta dei ministri, costituiranno la spina dorsale di questo governo Draghi rendendo difficilissimo alla Lega riuscire a indirizzarlo verso la strada giusta. Ecco perchè, per continuare nella mia missione a Bruxelles, nei prossimi giorni offrirò il mio contributo alla famiglia di conservatori europei attualmente guidati da Giorgia Meloni.

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Balcani, l’Italia si desti

Balcani, l’Italia si desti. Intervento dell’avv. Paolo Giordani, Presidente di IDI, Istituto Diplomatico Internazionale, Organization in Special Consultative Status with the Economic and Social Council since 2019. L’Istituto Diplomatico Internazionale, Organizzazione Non Governativa (ONG) nata nel 1994, è un un ente morale, privato, indipendente, aconfessionale, apartitico, che persegue unicamente fini di utilità sociale. L’Istituto favorisce il dialogo tra gli Stati, i popoli e le comunità, promuove lo sviluppo sostenibile, opera per ridurre le diseguaglianze tra le persone e per la tutela dei diritti umani e civili. La politica estera, com’è noto, entra di rado nel dibattito pubblico italiano. A maggior ragione è forte la tentazione di concentrarci su noi stessi in un momento storico come quello che il nostro Paese sta attraversando, di crisi (non solo per la pandemia) e di transizione verso una nuova fase politica, con la nascita del governo Draghi. Ma proprio fuori del portone di casa c’è un “estero” troppo vicino, e troppo importante, per consentirci ulteriori disattenzioni. Penso alla sponda africana del Mediterraneo e ai Balcani dove negli ultimi anni vari attori geopolitici, vecchi e nuovi, perseguono energicamente i loro (legittimi) interessi. Anche a scapito dei nostri. Tramontata “de facto” la prospettiva di un ingresso nell’Ue, la Turchia, che resta paese “candidato” e partner fondamentale dell’Unione, ha da tempo avviato una politica di espansione ben oltre la tradizionale sfera d’influenza, il Mediterraneo orientale, sulle orme del vecchio Impero Ottomano. Oggi la presenza turca è forte in Libia, a più di un secolo dalla sconfitta contro l’Italia di Giolitti (1912), ed è particolarmente sentita nei Balcani occidentali, rimasti a lungo sotto il dominio dei sultani. Bosgnacchi, kosovari, albanesi e torbesci (macedoni di fede musulmana) sono “la Mezzaluna d’Europa”. Sulla comune identità islamica il governo di Ankara ha puntato per tessere la sua tela, fatta di iniziative diplomatiche, aiuti, accordi economici e militari, iniziative culturali. Non si può dire che l’Ue sia solo rimasta a guardare. Nonostante la crisi pandemica, ha mobilitato 3,3 miliardi di euro in aiuti per la regione. La dichiarazione di Zagabria, adottata il 6 maggio 2020 al termine del Vertice UE-Balcani occidentali, riafferma il sostegno inequivocabile dell’Unione alla prospettiva europea dei Balcani occidentali, senza però fare esplicito riferimento all’allargamento dell’UE a tali Paesi. Con Montenegro e Serbia, i negoziati di adesione sono iniziati, rispettivamente, nel 2012 e nel 2014. Ma per anni l’Unione ha rinviato il via libera ai negoziati per Albania e Macedonia del Nord, che, autorizzati nel marzo scorso, non sono ancora partiti. Bosnia-Erzegovina e Kosovo sono soltanto “candidati potenziali”. La lentezza con cui avanza il processo di allargamento ai Balcani occidentali – per motivazioni di ordine politico, giuridico ed economico – alimenta l’attivismo di terzi: Russia, Cina e per l’appunto Turchia. In aprile il Parlamento albanese ha ratificato un importante accordo militare con il governo di Ankara, che prevede tra l’altro l’ammodernamento delle forze armate di Tirana. Un anno fa è stato inaugurato nella capitale albanese il “Centro studi balcanici” della fondazione Maarif, ente turco attivo in tutta l’area balcanica (ha scuole e centri di formazione in Kosovo, Macedonia del nord, Bosnia). Lungo la linea Pristina-Tirana-Skopje la Turchia sta creando un suo spazio geopolitico. E nuovo spazio di manovra le apre l’evidente debolezza dell’accordo di Washington sulla normalizzazione dei rapporti economici tra Pristina e Belgrado, imposto dal presidente Trump soprattutto per la propria convenienza elettorale. Oggi, in Kosovo, le urne si aprono per la sesta volta dalla proclamazione dell’indipendenza (2008). Favoriti sono i nazionalisti “di sinistra” del partito Vetevendosje (Autodeterminazione), guidati dall’ex premier Albin Kurti, ostile a quell’accordo e favorevole all’unione con l’Albania. Sullo scacchiere balcanico l’Ue ha oggettivamente perso terreno e ne ha perso l’Italia, nonostante i plurisecolari rapporti con l’altra sponda dell’Adriatico, la strettissima cooperazione con l’Albania fin dagli anni Novanta e con il “neonato” Kosovo, gli aiuti economici e l’impegno nelle missioni militari: Kfor, con 27 nazioni contributrici, ma sotto il comando italiano, è una presenza ancora indispensabile per garantire sicurezza e stabilità nell’area. Abbiamo rilevanti interessi commerciali e politici da tutelare. Meglio non distrarsi troppo.

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Pressing e insulti su Giorgia Meloni

Pressing e insulti su Giorgia Meloni. In questi giorni Sergio Mattarella vede svanire la sua possibilità di decidere cosa fare del Parlamento perché negli ultimi sei mesi il Presidente della Repubblica di fatto non ha più poteri. E allora si è messo a spingere l’idea di un governo Draghi con tutte le sue forze, tanto da trasformare Matteo Salvini in un europeista. Ma mentre la Lega si è subito resa disponibile a entrare nel nuovo super governo nazionale, Fratelli d’Italia si è sfilata spiegando che in qualunque sistema democratico esiste un’opposizione, ma che sarebbe stata disponibile per il bene del Paese. Traduzione: per spendere bene i soldi del NextgenerationEU noi ci siamo, però non governeremo con la sinistra. Chiaro e semplice, ma il Quirinale vuole tutti dentro, sul modello che aveva adottato Gheddafi: come spiegò in un’intervista “se è tutto il popolo che governa a cosa serve l’opposizione?”. E così sono partiti pressing e insulti su Giorgia Meloni: la Stampa di Torino ha addirittura definito “prodotto” la figlia. Un attacco a cui Meloni ha risposto duramente e ha ottenuto le scuse di Massimo Giannini. Ma è quasi una pietra tombale sul famoso stile sabaudo, condita da quella tolleranza per il disprezzo per le donne di destra di cui il dibattito pubblico è pieno. Se qualcuno sbertuccia o insulta Meloni o qualunque altra donna di destra, si alzano risate e complimenti. Un trattamento ignobile, specialmente perché arriva da quelli che si definiscono migliori degli altri. Quelli che hanno votato di tutto perché “se no arrivano quelli là” e i diritti del lavoro li ha maciullati la sinistra. Ma la “gente per bene” era contenta anche di questo, perché di solito hanno floride attività basate sullo sfruttamento dei più giovani. Ora fa bene Meloni a tenere le distanze istituzionali da questi personaggi e i loro rappresentanti. Disponibili a dare un futuro alla nazione sì, schierarsi nella stessa coorte con gente senza anima e cuore no.

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