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Inter in vendita un’altra volta

Inter in vendita un’altra volta. Stavolta sono i cinesi di Suning a volersi liberare della squadra meneghina. E dopo aver dichiarato di volerci investire 100 milioni di euro. A quanto trapela però oggi vogliono vendere: il prezzo sarebbe 1,2 miliardi. E’ dunque già finita la magica stagione in cui un colosso imprenditoriale del gigante cinese doveva rilanciare i neroazzurri. Era iniziata con grandi speranze e momenti da sorriso come il “Fozza Inda!” del boss di Suning: finalmente l’Inter non era nè nelle mani di una singola famiglia (i Moratti) né in quelle di un affarista come Tohir o Li. Sembrava. Invece l’Inter ha vinto un campionato senza pagare gli stipendi dei calciatori e poi poco altro. In Champions nessun risultato significativo. Almeno per ora, per carità. Ma c’è una grande differenza tra le speranze che avevano suscitato i cinesi e i risultati ottenuti. Ora che il loro governo ha iniziato a digerire il fatto che non potrà più macinare miliardi a livelli imparagonabili, pure le loro aziende si ritraggono. In pole position ci sarebbe uno svizzero, il patron di Alinghi, che è la manifestazione fisica del concetto che negli sport di alto livello contano solo i soldi visto che è un campione di vela in un Paese senza mare. Se è vero che l’elvetico salverà l’Inter dalla delusione cinese, si vedrà. Intanto dobbiamo rilevare che l’Inter è in vendita un’altra volta e i casi sono solo due: o è un prodotto così valido che tanti capitalisti vogliono farci un giro, oppure lo sembra e appena è possibile gli affaristi cercano di rifilare la sòla a qualcun altro.

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Al Milan manca un attaccante?

Al Milan manca un attaccante? Perché in queste ore  si sta aprendo la strada che nonostante ottimi giocatori, al Milan manchi un attaccante. Zlatan I. è assente ora e lo sarà poi. Quindi fin qui torna tutto: il più forte è fuori. Si pensava che il terminale offensivo fosse Giroud, perché il francese è proprio un attaccante e sta svolgendo il ruolo di punta estrema della formazione rossonera. E si è pure dimostrato in grado di segnare gol decisivi. Però secondo alcuni tra lui e un Inzaghi dei bei tempi c’è molta differenza. Sarebbe un bel problema nel momento in cui gli altri non sono lontanamente simili: Leao, Rebic, Origi, sono tutti più seconde punte? Può essere, anche se fa ridere l’affermazione che non esistano attaccanti nel Milan, specialmente da chi appartiene alla generazione del Grande Barcellona di Ronaldinho e Messi. Quella squadra è l’unica ad aver vinto tutte le competizioni per le quali era in corsa e non aveva un attaccante  alla Inzaghi. Sei trofei su sei e nessuna “punta che la butta dentro”. Allora Al Milan manca un attaccante? Forse. Ma il vero dubbio dovrebbe essere se serva quel genere di attaccante. Può essere quello il problema? Con i giocatori in campo, dieci, è proprio quell’undicesimo il problema?

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Inter che freddo a -8

Inter che freddo a -8. Perché piaccia o meno, la distanza dalla capolista sta diventando sostanziosa. E’ vero che il campionato è ancora lungo, ma il distacco di 8 punti dal Napoli inizia a farsi sentire: perché servono tre passi falsi del Napoli. E allo stesso tempo tre prestazioni positive dell’Inter per recuperare. Sempre che la selezione di Inzaghi d’ora in poi vinca tutti i confronti sul campo. Dato non scontato. Almeno per ora. Perché sotto al Vesuvio hanno saputo costruire una signora squadra, con colpi ancora più azzeccati di quelli dell’era Hamsik. L’entusiasmo non manca dalle parti di Spalletti, ma sembra che sia stato tanto lavoro anche sulla testa della squadra e del tifo: per una volta c’è energia, ma non le consuete esagerazioni che poi si spengono tempo di arrivare al panettone. Il Napoli sembra proprio convinto e in grado di vincere uno scudetto: potrebbe essere davvero la volta buona perché le dirette concorrenti sembrano bollite. La Juventus è in crisi psicologica, il Milan spera ancora in un percorso in Champions e l’Inter sta a meno otto. La Roma non sembra ancora in grado di essere davvero competitiva. Così per assurdo l’Inter si trova nella situazione della Juve: hanno speso tanto per portare a casa nomi importanti, ma hanno prestazioni inferiori a Udinese e Atalanta…insomma Inter che freddo a -8. Almeno per l’impegno e i soldi spesi. Forse le discussioni sullo stadio sono troppe.

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Milano si candida come sede per gli Europei di calcio del 2032

Milano si candida a essere una delle sedi che ospiteranno i campionati Europei di calcio nel 2032. Lo ha deliberato la Giunta nel corso dell’ultima seduta, come rende noto il Comune di Milano ricordando che nei mesi scorsi la Figc ha ufficializzato l’intenzione di candidare l’Italia ad accogliere le competizioni di Uefa Euro 2032. L’assegnazione definitiva di Uefa Euro 2032 è attesa per settembre dell’anno prossimo. “Con questa candidatura – ha commentato l’assessora allo Sport Martina Riva – Milano conferma la propria ambizione a ospitare i più grandi eventi sportivi internazionali e punta a consolidare la propria reputazione quale capitale dello sport”. ANSA [the_ad id=”36270″]

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L’Inter funziona meglio all’estero

L’Inter funziona meglio all’estero. Perché la selezione cinese sembra non aver più  il piede giusto per giocare in Italia, mentre i Europa tiene testa a squadroni come il Barcellona, proprio mentre i cugini americani del Milan si beccano un sonoro 5 a 0 dal Chelsea. E l’Inter pareggia nonostante uno scatenato Lewandowsky con nomi che sembravano scomparsi come Gosens. Il tedesco è un giocatore fortissimo, tanto che nell’Atalanta di Gasperini si è messo in mostra come difensore che segna più gol di molti attaccanti, ma quando è arrivata in quella che doveva essere una grande squadra, è come scomparso. Fagocitato da un club che ha preso giocatori inspiegabili come un Lukaku che ha fallito l’esperienza britannica o Correa e Acerbi, presi a quanto pare più per cementare il fronte pro-Inzaghi che per ragioni tecniche. Invece in Europa anche lui è tornato a farsi vedere e sentire a suon di gol. Ottima notizia per l’Inter, ma anche per il calcio italiano perché il difensore è uno dei migliori giocatori del campionato. Resta da capire perché l’Inter funziona meglio all’estero che in Italia dove per altro il calcio non è più quello di vent’anni fa. E persino la Juventus ammazza campionato delle ultime stagioni è in crisi nonostante una super rosa (qualcuno dice per l’effetto Allegri che lasciò pure il Milan in stato di crisi nervosa).

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Cinque a zero caro Milan

Cinque a zero caro Milan. Perché il doppio confronto con il Chelsea non ci sono dubbi: il Milan ha preso gli schiaffi. Duri, puri e in fondo giusti. Perché il calcio inglese è un gigante rispetto a quello italiano. E le squadre milanesi stanno cercando di affermare una nuova epoca dopo quella d’oro delle Champions. Sono però lontani i tempi del triplete da una parte e delle coppe grandi dall’altra. L’Inter addirittura si è trovata a non pagare gli stipendi, fatti mai verificatisi quando il team era in mano alla famiglia Moratti. Anzi, lì i soldi si buttavano in capricci come Recoba. Dall’altra parte il Milan sta familiarizzando con la cura da fondo d’investimento, un trauma per chi viene dalla tradizione della corte goliardesca del quasi fu Silvio. Solo spese necessarie, solo numeri e calcoli su tutto e tutti. Non ci sono storie, entusiasmi. Metodo  senz’anima, ma con indubbie capacità di risultato visto il campionato vinto con una squadra che sulla carta non era la più forte del campionato. Ma la situazione è più chiara se ci si limita a guardare il confronto con l’Europa: lì ci sono squadre dove i panchinari sono titolari in Italia. Come il Milan e l’Inter dei bei tempi quando in panchina sedevano persone come Tomasson e Cruz, gente che segnava un gol a partita. Oggi appena si rompe un titolare qualunque allenatore si lamenta e piange perché ha solo gente scarsa o non adatta. Forse allora il problema sono gli allenatori. Perché è facile sempre ribadire che Messi in Italia non sarebbe mai venuto a giocare. Ronaldo ci ha proprio chiuso male la carriera…Allora questo cinque a zero caro Milan prendilo come un invito a non perdere l’identità originaria di squadra popolare, senza l’alterigia conquistata con le formazioni di fenomeni dove un Robinho era il minimo. Se Leao volesse andare a fare la bella vita, che vada. Meglio gente a cui piace Milano e la vita in Italia. Se invece si continua a inseguire il sogno di essere come selezioni con alle spalle club con bilanci da miliardi, allora il cinque a zero è solo l’inizio.

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