beppe sala

Comunali 2021, il centrodestra non ha i numeri

Comunali 2021, il centrodestra non ha i numeri. Non solo non ha un anti Sala, sindaco già difficile da sconfiggere, ma nemmeno reagisce ai numeri che dal 2018 Giuseppe Sala e i suoi stanno producendo. Un esempio? Il primo cittadino ha appena annunciato ForestaMi, cioè un piano da 3 milioni di alberi. Tre milioni. Tanti che persino una star come Leonardo Di Caprio ne ha sentito parlare. E ne ha parlato: cioè Sala ha potuto associare il suo nome, Milano e quello di una star del cinema che tutti conoscono. Con tanto di contorno verde, pardon green. Un capolavoro di comunicazione, ma che non è nato a caso: dietro ci sono i numeri, tre milioni per essere precisi. Sala sa che con un milione di euro non fai niente, serve chiederne un miliardo e rotti. Possibilmente allo Stato, così li spendi senza pensieri come per Expo 2015. Ma come vi abbiamo scritto in precedenza, la campagna di Sala è partita da tempo. Tra l’altro con già un patrimonio di affidabilità, successi di marketing e assenza di avversari. Un esempio è il piano per le periferie che guarda caso punta su quelle dove ha perso. Su 356 milioni di euro di investimenti annunciati, 117 vanno nel Municipio 6 (Lorenteggio) che è a sinistra. Gli altri nei Municipi 9, 2, 4 e 5. Niguarda, nel cuore della storica roccaforte rappresentata dal 9, è addirittura stato nominato “quartiere pilota” per il rilancio delle periferie. Tutte zone amministrate dal centrodestra. Ha annunciato e iniziato a dare i primi segnali di un progetto da oltre 200 milioni di euro targato centrosinistra. Di fronte a questo schieramento di cifre, tanto apprezzate dall’animo pratico del milanese, che numeri ha messo in campo il centrodestra? I numeri sono persino più importanti delle parole, perché aiutano a sintetizzare le idee in un atto: l’apertura di un Naviglio non sono solo 200 o 300 milioni (questi sono costi più realistici di quelli citati dal Comune) non è solo un progetto che darà tanto lavoro a tanti, ma una dichiarazione di guerra alle automobili e al traffico privato. E’ un’idea. Magari contestabile, ma proprio perché è un’idea. Come i tre milioni di alberi che richiamano i cambiamenti climatici che sono un totem delle nuove sinistre. Che idee ha il centrodestra che si possono sostanziare in un progetto da 300 milioni di euro? Vi lanciamo questa provocazione. E come da tradizione, si tratta di una domanda retorica. Noi dell’Osservatore ne abbiamo una, ma aspetteremo ancora qualche settimana per raccontarvela in un incontro di persona che organizzeremo presto. Intanto registriamo che alcuni come Alessandro De Chirico o Paolo Guido Bassi hanno iniziato a chiedere pubblicamente una discussione sulla ricerca di un anti Sala. Un primo passo positivo. Forse c’è una tenue speranza di non avere altri cinque anni di Beppe ovunque.  

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Un posto al Famedio per Antonio Iosa

Un posto al Famedio per Antonio Iosa. Lo spera la famiglia, la città può accettarlo. Antonio Iosa, morto all’età di 86 anni, è stato un simbolo di impegno civile capace di sopravvivere anche alla gambizzazione da parte delle Brigate Rosse. I comunisti di allora avevano infatti deciso di punirlo per aver infiltrato la Dc nella classe operaia. Dopo un lungo calvario in ospedale Iosa aveva proseguito il suo impegno come presidente dell’Aiviter, l’associazione italiana vittime del terrorismo, e del Circolo Carlo Perini. Una figura storica ricordata anche dal sindaco Giuseppe Sala: “Oggi ci ha lasciati Antonio Iosa, testimone coraggioso della politica milanese. Trentanove anni fa le Brigate Rosse lo gambizzarono. Non smise mai di lottare, continuando a credere nella libertà e nell’impegno civile. Un pensiero alla sua famiglia” ha scritto il primo cittadino. Ma non è stato l’unico: in tanti, sia a destra che a sinistra, hanno espresso il loro cordoglio per una persona che più di altre ha saputo rappresentare i valori civili. Per questo ci uniamo all’appello della famiglia e chiediamo che Iosa sia deposto nel Famedio. Sarebbe un gesto giusto sotto molti punti di vista, un atto con cui la città riconosce il valore di un suo cittadino e dei valori secondo i quali ha vissuto. Anche l’Anpi ha espresso l’importanza di una figura come quella di Iosa: “Esprimo anche a nome dell’Anpi provinciale di Milano profondo cordoglio per la scomparsa di Antonio Iosa, che ha da sempre inteso la Memoria come costante impegno civile. Instancabile è stato il suo monito contro il risorgere del terrorismo e di movimenti che mettessero a rischio le istituzioni democratiche. Mancherà tantissimo a tutti noi“, dice il presidente dell’Anpi milanese Roberto Cenati. Anche forzisti come Bruno Dapei lo hanno ricordato con affetto: “Addio caro Antonio, maestro di politica e di vita“. Anche Fratelli d’Italia tramite Francesco Rocca ha espresso il suo cordoglio: “Ho avuto l’onore di conoscere Antonio Iosa e di collaborare con lui per la Quinta Giornata della Legalità e Giustizia con la presentazione del “Quaderno Bianco”: una dettagliata ricerca di 300 pagine su tutti i Quartieri del Municipio 4. Siamo riusciti a concretizzare dei “Percorsi di Legalità” sul territorio. Ci tengo a ricordare l’evento del Municipio 4 “Parco Alessandrini in Festa” del 15 settembre 2018; in collaborazione con i Comitati di Quartiere. È stato realizzato un evento-percorso al parco Emilio Alessandrini, valorizzando tutti i suoi spazi, alternando attività ludiche e sportive. Antonio fu vittima delle Brigate Rosse, venne gambizzato nel 1980. Eravamo politicamente distanti, spesso e volentieri con visioni opposte ma siamo riusciti a lavorare bene e in sintonia. Ricordo con gioia le serate in pizzeria sotto casa sua in zona Mac Mahon e i suoi appassionati racconti. Amava Milano e ha dato tanto per la nostra Città, soprattutto per i quartieri periferici e per la sua Quarto Oggiaro. Lo porterò sempre con me“. Se dunque il valore di Iosa viene riconosciuto da tutti perché non trovare un posto al Famedio per Antonio Iosa?

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Sala dimentica le metro e parla del governo

Sala dimentica le metro e parla del governo. Ieri mattina è stata rallentata la circolazione della metropolitana 5, tanto per cambiare verrebbe da dire. E tanto per cambiare era all’altezza della fermata Isola. Dove c’è la famosa curva che costringe il treno a una manovra che o danneggia i binari o danneggia le ruote del treno. Una tratta progettata dal tanto celebrato ufficio di Metropolitana milanese, ma che a noi non suscita gran fiducia. Ma il sindaco Sala aveva altro da fare invece che occuparsi delle questioni milanesi (ormai tutti hanno capito che il ruolo di semplice sindaco gli sta stretto) e ha perso tempo a dire la sua sull’attuale crisi politica: “Se il punto delicato è il Ministero dell’Interno mi permetto di avanzare una proposta: metteteci un tecnico, uno bravo e corretto. Poi la politica continuerà a sfidarsi su sicurezza e immigrazione, come da copione #CrisiDiGoverno“.  Ora nessuno vieta al primo cittadino milanese di dire la sua sui temi della politica nazionale, ma forse dovrebbe essere davvero certo di poter scagliare il biblico sasso. Ha appena chiesto un ulteriore sforzo ai cittadini e utenti delle ferrovie cittadine. E’ poi così strano che chi paga si senta anche in diritto di chiedere un aumento della qualità? Se no è la solita operazione all’italiana in cui si chiede al popolo uno sforzo, ma non gli si dà niente in cambio se non la possibilità di esistere: della serie dammi i soldi o ti rubo la bici. E alla fine i milanesi si mettono in coda e lasciano che si proceda. Così Giuseppe Sala, tra un documento retrodatato e l’altro, può serenamente occuparsi di ciò che succede a Roma per lanciare una puntura di spillo a quello che forse sarà il suo prossimo sfidante per la poltrona di sindaco. E’ Matteo Salvini infatti a occupare la poltrona di ministro dell’Interno, un sistema per Sala di continuare a restare nel dialogo pubblico dunque. Intanto però la M5 è fallita e si vede dalle carenze del servizio, ma per Beppe è sempre più urgente e importante fare altro. D’altronde il biglietto lo ha alzato, non può fare tutto lui.

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Aumento del biglietto Atm, la lettera del sindaco Giuseppe Sala

Caro Beppe, uso un discorso molto diretto. Tutto bello. Belle le idee, bello il tentativo, belli i propositi. Qui però siamo a Milano, terra di gente positiva ma non cieca. Chi li usa i mezzi, sa che sull’aumento del costo del biglietto “canti la mezza messa”. Si vede che non li usi, abituato come sei a passare da una poltrona di potere all’altra tu usi auto blu e corsie preferenziali. Ricordiamo quando annunciasti come fosse un successo l’apertura delle prime due fermate della metropolitana 4. Quella che doveva essere pronta per il tuo decantato Expo 2015: ora sveglia Beppino caro, siamo nel 2019 e ancora non va. Però i soldi pubblici li hanno presi. Dove sono? Perché prima di chiederne altri forse era il caso di chiedersi questo non credi? Almeno per spiegarlo ai milanesi, nessuno ti chiede di diventare magistrato. Però noi piano piano il naso ce lo stiamo mettendo nei conti delle metropolitana e forse è il caso che di alcune questioni ne parli prima tu della stampa. Abbiamo iniziato a raccontare i problemi delle scale mobili targate Anlev, azienda dietro il cui nome stanno le stesse persone che negli anni passati ebbero qualche guaio giudiziario per le scale mobili della linea Gialla. Ora, nessuno è più garantista di noi, però questo fatto stona molto con i continui disservizi delle scale mobili. In teoria sono le più nuove della città e sono sempre rotte. Astaldi, che ha costruito la linea, è in fallimento. Alcuni treni, anche questi in teoria tra i più nuovi della città, girano da anni con le porte rotte. Chi ha fatto quei contratti? Qualcuno ha controllato prima di continuare a versare milioni su milioni non suoi ma di tutti? Te lo ripetiamo: ci stiamo mettendo il naso, anche nel variegato mondo di consulenze e affini. Il quadro non è eccezionale, quindi come d’uso per chi fa il gazzettiere ti lasciamo con una domanda: tutto bello, ma ci abbiamo messo la testa davvero o solo il portafoglio degli altri? Per permettere a tutti di avere anche la tua versione del discorso, lasciamo ai lettori la lettura della tua lettera. Probabilmente siamo pure i primi a pubblicarla. Cari concittadini, mi rivolgo a tutti voi in occasione dell’introduzione del nuovo Sistema Tariffario Integrato dei mezzi pubblici. Si tratta di una grande novità. In questi anni non ho mai smesso di affermare che i trasporti sono una delle architravi su cui dobbiamo costruire il futuro della nostra città. Mezzi pubblici il più possibile efficienti e puntuali sono la condizione per avere una Milano capace di crescere, di rispettare i suoi impegni, di assicurare un ambiente più pulito a noi e ai nostri figli. Però, per fare questo è necessario che il sistema dei trasporti non sia costruito a compartimenti stagni ma rappresenti un’opportunità per tutto il territorio metropolitano e oltre. Ed è proprio in questa prospettiva che va letto il nuovo sistema. Per la prima volta con lo stesso biglietto potranno muoversi 4,2 milioni di abitanti di Milano e di altri 212 comuni lombardi. Non solo. L’abbonamento annuale non cambierà di prezzo e abbiamo prodotto un articolato sistema di vantaggi riservati agli under 30 anni, a chi è più disagiato, a chi ha superato i 65 anni di età, e alle famiglie. E inoltre tutti i bambini e i ragazzi sotto i 14 anni avranno uno speciale abbonamento che consentirà di viaggiare sempre gratis su tutti i mezzi pubblici del nostro sistema. Da oggi quindi abbiamo a disposizione uno dei più potenti mezzi per migliorare nei fatti il clima e l’aria che respiriamo nella nostra città. Più useremo tutti i mezzi pubblici, più risparmieremo, meno inquineremo e meno auto entreranno in città ogni giorno. Questo è un risultato molto importante che pone di nuovo la nostra città tra le più avanzate esperienze nello scenario internazionale. Ma, direte, e l’aumento del biglietto? Non ho certamente intenzione di nascondere che il biglietto ordinario aumenta di prezzo, passando da 1,5 a 2 euro. Permettetemi però di aggiungere che con 2 euro da oggi si può viaggiare per 90’ su tutti i mezzi non solo a Milano ma anche in altri 21 Comuni intorno alla nostra città, potendo timbrare più volte in metropolitana. Ma non è questo il punto. Rivendico il diritto e anche il dovere di un sindaco di guardare al futuro della città e di reperire i mezzi necessari per continuare a mantenere Milano al livello raggiunto oggi e anche a migliorarlo. Milano, sulla scia dell’operato dei sindaci che mi hanno preceduto, con l’Expo e con la vitalità che abbiamo saputo esprimere sta vivendo una bellissima stagione. Potremmo goderci i complimenti che stiamo ricevendo, ma non saremmo Milano. Guardare avanti, puntare a un futuro migliore, più equo e più rispettoso dell’ambiente: questi sono gli obiettivi che ci siamo proposti e questo è il mio modo di intendere il mestiere di sindaco. Avanti allora con le Olimpiadi del 2026, il nuovo grande appuntamento di Milano e dell’Italia con il mondo. Avanti con gli sviluppi urbanistici che devono continuare a costruire una città che cresce e che è in grado di offrire soluzioni abitative ai giovani, agli anziani e a chi fa fatica. Avanti con la realizzazione di un welfare capace di dare ai Milanesi, vecchi e nuovi, pari opportunità di vivere in città. Avanti con la cura della città, con le opere del Piano Quartieri e con la sua volontà di continuo confronto con tutti i cittadini. Avanti con l’attenzione alla sicurezza e al controllo di quelle situazioni dove l’illegalità cerca di affondare le sue vergognose radici. Avanti, dunque, anche con il nuovo Sistema Tariffario studiato per diffondere l’uso dei mezzi pubblici come pratica abituale e continua, fin dai primi anni di vita. Tra un paio d’anni la M4 comincerà a raccontare a milioni di persone una nuova storia della nostra metropolitana, in seguito raggiungeremo Monza e continueremo a studiare e a investire per un sistema di trasporti sempre più integrato ed ecologicamente vantaggioso. Ogni euro che incasseremo in più

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La lettera a Sala di una milanese sul Pride 2019

Il Pride 2019 ha registrato molti record, ma anche la lettera a Sala di una milanese. Una missiva in cui Cecilia, questo il nome della donna, sottolinea al primo cittadino le criticità che ha riscontrato nell’organizzazione della festa a cui hanno partecipato trecentomila persone. Ringraziando Cecilia per avercela inviata la riportiamo integralmente senza commento. 0990_001

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Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico

Sala vince e tenta di affondare il Partito democratico. Dopo l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 al tandem Milano-Cortina Giuseppe Sala è di nuovo sicuro di sé e pensa di essere tornato abbastanza forte per picconare il partito democratico. L’uomo non aveva mai nascosto che gradiva l’appoggio dei democratici, ma non voleva essere uno di loro fino in fondo: infatti non ha mai preso la tessera, ma ha governato Expo e poi Milano salendo sulle loro spalle. Il capolavoro politico di Sala è stato che è riuscito anche a far passare l’idea che in fondo è lui a fare un piacere al Partito democratico. Non sono loro ad avergli fornito l’appoggio necessario persino a restare fuori di galera, è lui che gli ha dato un volto per il quale ringraziare. Sembrava finito Sala: i processi hanno iniziato a prendere una brutta piega, nei primi anni di mandato ha accumulato insuccessi e perso per strada alcuni dei (pochi) assessori in gamba. Il suo futuro nel migliore dei casi sembrava essere o un paio di manette o l’oblio. Magari tutti e due. Invece le Olimpiadi lo hanno rimesso in piedi e lui ne ha approfittato per picconare proprio i suoi migliori alleati. Il Pd secondo Beppe è finito e non ha grandi margini di crescita, quindi sarebbe meglio chiudere la baracca per evitare altre sconfitte. L’idea giusta secondo l’ex direttore generale del sindaco Moratti è semplice: seguiamo l’esempio dei Cinque Stelle e andiamo oltre la politica tradizionale. Bisogna parlare di temi più che di schieramenti, perché quelle suddivisioni tra centro, destra e sinistra non hanno più senso. Un partito di sinistra, ma definito tale dai temi, non da una struttura solida. E quindi un partito che ha bisogno di leader forti, visto che non avrebbe la suddetta struttura che li potrebbe imbrigliare. E di leader così Sala ne ha in mente casualmente uno: inizia per Beppe e finisce per Sala.  

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