carmela rozza

Polizia locale a Milano e la sicurezza da vedere

Di recente, il sindaco di Milano Beppe Sala, ha dichiarato che la sicurezza si deve vedere e che, pertanto, se sarà eletto, assumerà 500 agenti di polizia urbana. Tutto qui? Prima di tutto un’osservazione sulla terminologia utilizzata dal sindaco per definire i Ghisa, appellati “agenti di polizia urbana”. Non si tratta di forma ma anche di sostanza, pertanto, voglio rammentare al sindaco che, in verità dovrebbe esserne a conoscenza, visto che tale servizio è direttamente collegato alle proprie funzioni, che gli agenti di polizia urbana, come li ha definiti lui, non esistono! Il legislatore ha coniato per questi operatori una precisa definizione: “agenti di polizia locale”. Le parole, come diceva Nanni Moretti nel celebre film Palombella Rossa, sono importanti e, aggiungo io, fanno comprendere anche il grado di sensibilità, attenzione e interesse che si ha per il lavoro svolto dagli altri. Premesso ciò, Sala ha liquidato la questione sicurezza con lo slogan “sicurezza da vedere”, pertanto, abbassando di molto l’asticella della propria azione amministrativa e alzando, contestualmente, quella dell’azione comunicativa, riducendo il tema sicurezza e impiego corretto della polizia locale, a una semplice operazione d’immagine… Un’idea minimalista del concetto stesso di sicurezza, rispetto a quanto sancito dall’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata e proclamata il 10 dicembre del 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che novellava: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona”. Un principio alto, universale, solenne. Sentire le dichiarazioni di Sala proiettate sull’immagine e non sulla sostanza, lascia perplessi e fa comprendere come il tema della gestione della sicurezza urbana non sia nelle corde del sindaco di Milano. Nulla di nuovo, se ci si pensa, infatti, in questi anni, la giunta capitanata da Sala ha affidato la delega di questo delicato incarico prima all’ex assessore, Carmela Rozza, ex sindacalista ed ex infermiera, poi all’attuale vicesindaco Anna Scavuzzo che, prima di buttarsi in politica, era un’insegnante. Infine, ancora più significativo del poco interesse del sindaco verso tali temi, l’avere affidato l’incarico di consulente della sicurezza del comune di Milano, a un ex poliziotto, Carmine Abagnale, che negli ultimi anni della propria carriera in polizia, aveva gestito la loro mensa! Per non parlare dell’utilizzo che la Giunta Sala ha fatto, in questi ultimi anni, della polizia locale di Milano, trasformandola in un vero e proprio settore amministrativo, tanto da far coniare ai Ghisa un nuovo appellativo con il quale si autodefiniscono: “Bidelli Armati”. I Ghisa di Milano non perdonano a Sala l’introduzione del badge per il controllo del personale, non perché rifiutano di essere controllati, visto che la loro attività avviene in regime di contatto satellitare con la propria centrale radio ma, molto più semplicemente, perchè quel tipo di controllo non è confacente alle esigenze di reparti operativi, tanto è vero che ha ingessato e limitato tutte quelle attività. A tale proposito è bene rammentare che, non a caso, tutti i corpi di polizia non hanno adottato tale sistema per lo stesso motivo. Stare in strada e combattere i “cattivoni”, ben poco si sposa con il timbrare il cartellino. Altra cosa che i Ghisa non perdonano a Sala e Scavuzzo, di averli tenuti “in panchina”, durante l’emergenza Covid, cosa che hanno vissuto come tradimento della propria missione in favore dei cittadini Milanesi. Per non parlare delle scelte viabilistiche, corsie ciclabili e circolazione selvaggia dei monopattini in testa, decisioni arraffazzonate che hanno costretto i Ghisa a intervenire per cercare di porre rimedio agli errori altrui. Non so chi siano i consiglieri di Sala sul tema sicurezza ma, a mio avviso, sarebbe meglio che ne scegliesse altri, perché sui numeri dati da Sala, le famose 500 assunzioni, oltre a essersi dimenticati che nella scorsa campagna elettorale ne aveva promessi 300, e a dire dei sindacati di categoria non si sono visti, avrebbero dovuto rammentare a Sala che il Corpo dei Ghisa di Milano è anziano, la media dell’età anagrafica degli operatori è 55 anni, pertanto, ai 500 promessi da Sala occorrerebbe aggiungere altri 500 operatori che, nel frattempo, andranno in pensione. Solo così il saldo tra cessati e nuovi assunti potrà rispettare l’obiettivo di aumentare il numero dei Ghisa milanesi da 3000 a 3500, altrimenti i conti non torneranno  e le promesse elettorali rimarranno tali.

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Sopralluogo del PD in via Bolla

Si è svolto ieri in via Bolla un sopralluogo del Gruppo Consiliare regionale del PD, avente lo scopo di evidenziare la mancata riqualificazione degli alloggi di edilizia popolare della zona da parte della Regione e di Aler. Presenti fra gli altri Il Consigliere Fabio Pizzul, la Consigliera Carmela Rozza, la segretaria del Pd Milano Metropolitana Silvia Roggiani e l’assessore del Municipio 8 Fabio Galesi. Fra le criticità segnalate: gli alloggi occupati abusivamente, gli allacci abusivi ai contatori della corrente elettrica degli appartamenti assegnati regolarmente, gli impianti elettrici non a norma che mettono a rischio la sicurezza dei cittadini. “Al civico 38 – ha sottolineato Carmela Rozza – su 5 piani e 40 appartamenti, sono tutti abusivi tranne 8 famiglie”, aggiungendo, “Non si può lasciare qui la gente per bene da sola”. La Rozza ha anche ricordato che nel 2018 in Consiglio Regionale si era deciso di abbattere e ricostruire i caseggiati di via Bolla, ricollocando gli inquilini regolari in altri alloggi disponibili, cosa  non ancora avvenuta. L’Assessore Regionale alle Politiche sociali, abitative e Disabilita’ Stefano Bolognini, ha in seguito replicato, “Grazie ad un Accordo di programma sottoscritto tra la Regione Lombardia e il ministro delle Infrastrutture, da mesi stiamo lavorando ad un progetto per la rigenerazione delle aree di via Bolla e di via Gola, insieme al Comune di Milano, a Cassa Depositi e Prestiti e ad Aler. Si tratta di un impegno importante da parte della Regione Lombardia, che porterà finalmente a riqualificare completamente le due aree in oggetto. Gli immobili verranno poi, una volta conclusi gli interventi, assegnati alle famiglie che ne hanno diritto, mentre gli occupanti abusivi saranno allontanati”. Per quanto riguarda invece gli allacciamenti abusivi, Bolognini ha fatto sapere di avere segnalato la questione alla Prefettura e di essere in attesa di un intervento dell’autorità giudiziaria.  

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Cordoglio unanime per la scomparsa di Penati

Cordoglio unanime per la scomparsa di Penati. La comunità politica milanese si stringe senza distinzioni politiche intorno alla figura  e alla famiglia dell’ex  presidente della Provincia di Milano. Riportiamo alcuni commenti sulla sua scomparsa a causa di una grave malattia tutti uniti dal cordoglio unanime per la scomparsa di Penati. Arianna Censi Filippo Penati è stato presidente della Provincia di Milano dal 2004 al 2009. Durante la sua presidenza la Provincia di Milano ha vissuto una stagione di crescita e protagonismo. Da sempre uomo delle istituzioni, con una lunga e solida militanza politica alle spalle, tutti quelli che l’hanno conosciuto lo ricordano per le sue doti di simpatia e umanità che lo hanno sempre contraddistinto. Alla famiglia e ai suoi affetti va il cordoglio mio e della Città metropolitana di Milano. Carmela Rozza Ciao, Filippo, da te ho imparato molto. Sei stato un uomo politico di spessore, capace e che tanto ha lavorato per il bene pubblico. Le mie più sentire condoglianze alla famiglia. Massimo Corsaro UN AMICO, DALL’ALTRA PARTE È stato un uomo vero, ricco di contenuti e qualità; con lui ho spesso incrociato le lame del confronto politico. Ci siamo stimati, da avversari; ci siamo presi in giro, con il sorriso. Era capace di argomentare e confrontarsi, ed anche di governare. Travolto, quando stava assumendo ruoli nazionali, dallo schifo dell’antipolitica giudiziaria, avrebbe probabilmente modernizzato la sinistra in modo più serio e duraturo di quanto poi non abbia provato a fare il fiorentino. Mancherai, #FilippoPenati Paolo Guido Bassi Mi spiace per la morte di Filippo #Penati. Per me è sempre stato un #avversario politico. Da giornalista mi è capitato spesso di incontrarlo o intervistarlo. Lo ricordo garbato e spesso disponibile anche a stare alla battuta. Non si può non spendere un pensiero ai suoi ultimi anni, dove il peso per la malattia è stato aggravato dalla necessità di difendersi da #accuse che si sono rivelate #infondate. Motivo in più per essere #garantisti sempre. E non solo quando i sospetti riguardano gli amici. Maurizio Gussoni In questa dichiarazione resa alla stampa Filippo Penati, ex sindaco di Sesto San Giovanni ed ex Presidente della Provincia di Milano, uomo genuinamente di sinistra (PCI, DS, PD) esprime dei pensieri che gli fanno onore. Sono ammissioni e pensieri che molto, molto raramente escono dalla bocca (in questo caso certamente anche dal cuore) di chi ha (o ha avuto) molto potere politico. Io e Penati abbiamo avuto parecchi scontri politici. Uno, addirittura, ultra-polemico nel corso di una diretta televisiva. Però, come si usava una volta tra combattenti avversi ma onorevoli, oggi a lui spetta il massimo rispetto. Oltre ogni barriera politica e divisione ideologica. I migliori auguri per il suo stato di salute. «In questi giorni – ha postato l’ex presidente della Provincia – la mia mobilità deve essere assistita da una sedia a rotelle. Ho fatto il sindaco e il mio impegno per l’abbattimento delle barriere architettoniche non è mancato. Pensavo fosse efficace, ma questa esperienza mi ha inesorabilmente dimostrato che non è così e me ne scuso. Non parlo dei comportamenti irrispettosi di alcuni, mi riferisco alla trascuratezza e l’abbandono con cui vengono realizzate le opere murarie. Scivoli assenti o realizzati con gradini alti da essere essi stessi delle barriere. Stato di manutenzione disastroso. Mi permetto di dare un consiglio agli amici sindaci. Passate un po’ di tempo a girare la vostra città in sedia a rotelle e obbligate a fare altrettanto al responsabile della manutenzione strade. Io da sindaco non l’ho fatto e ho sbagliato». Giulio Gallera “Ho accolto con grande dolore la notizia della scomparsa di Filippo Penati. Nel corso delle sue esperienze istituzionali ha sempre manifestato ed espresso grande passione per la politica, capacitaà decisionale e senso civico che lo hanno portato ad essere molto vicino ai cittadini, nelle realta’ che ha amministrato. Valori, questi, che non ha smarrito nemmeno nei momenti di difficolta’ e durante la malattia. Esprimo ai suoi familiari il mio personale e sentito cordoglio”. Alessandro Fermi “Politico di razza, ha sempre vissuto e interpretato con protagonismo i ruoli e gli incarichi amministrativi che ha ricoperto senza mai rinunciare a raggiungere i suoi obiettivi e ad affermare cio’ in cui credeva, sempre e comunque attraverso il dialogo e il confronto con i suoi interlocutori”. Gianluca Comazzi “Ho aver sempre riconosciuto a Penati una grande capacità politica e organizzativa pur da posizioni politiche opposte”. La politica milanese perde una persona attenta e preparata”.  

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