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Sardone: commercianti in difficoltà e il comune pensa alle aree smoking free

“In un periodo estremamente complicato per bar, ristoranti e locali, che solo domenica potranno riaprire seppur a orari ridotti, il Pd milanese a cosa pensa? Ai bollini “smoking free” per i commercianti che aderiranno a una campagna di sensibilizzazione contro il fumo nei dehors e nei tavolini all’aperto”, commenta Silvia Sardone, Consigliere Comunale ed Europarlamentare della Lega. “Queste sono le grandi priorità della sinistra – aggiunge la Sardone –  né aiuti né sgravi per chi è stato costretto dal governo a tenere chiuso, ma pensano al fumo passivo! Tra l’altro le tempistiche di questo ordine del giorno sono quantomeno assurde: proprio ora che i locali potranno ripartire ci pensa il Comune a tenere lontani i clienti che fumano”. “Sembra che l’amministrazione comunale viva su un altro pianeta. Anziché supportare i locali messi in ginocchio dalle restrizioni, battono sul tasto del fumo passivo per inseguire le solite logiche finto-ambientalista e finendo di fatto con lo scoraggiare potenziali clienti che soprattutto in questo periodo è un danno gravissimo. Una cosa è certa – conclude – a Milano, con la sinistra, i commercianti avranno sempre i bastoni tra le ruote”.

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Fidanza (FdI): Sala aiuta Amazon invece dei commercianti milanesi

“Mentre migliaia di commercianti milanesi rischiano il fallimento, e sono riusciti a riaprire dopo oltre tre settimane di stop, una partecipata a maggioranza pubblica come A2a decide di regalare ai propri nuovi clienti buoni da spendere online su Amazon. Tutto questo mentre invece si dovrebbe fare il possibile per aiutare gli esercenti locali e i negozi di vicinato”, commenta in una nota  l’eurodeputato milanese di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza”. “Siamo all’assurdo – continua Fidanza –  E cosa fa il sindaco Sala? Resta come sempre in silenzio. In questo momento così difficile dobbiamo aiutare i commercianti italiani, fare il possibile perché possano sopravvivere – concludendo – Iniziative come questa vanno in senso contrario e devono essere stigmatizzate”.

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Sul corteo violento di Milano l’allarme “al fascista” cancella la notizia

Sul corteo violento di Milano l’allarme “al fascista” cancella la notizia. L’allarme sul ritorno del fascismo è ancora uno di quei temi che unisce moltissimi italiani, riflesso tipico di un Paese ormai senza valori e idee. Però la sua riproposizione a ripetizione causa non pochi problemi, come la perdita del contatto con la realtà nel caso del corteo violento di Milano e i suoi partecipanti: infatti sul corteo violento di Milano l’allarme “al fascista” cancella la notizia. Anche se qualcuno l’aveva riportata: “La vera novità di ieri sera sono i più giovani, nordafricani di seconda o terza generazione che comunicavano in arabo, si davano la carica a vicenda in perfetto milanese e cantavano in gruppo slogan francesi tipici delle banlieue – ha scritto l’Ansa – Per molti di loro era la prima manifestazione, non sapevano neppure distinguere i lacrimogeni dallo spray al peperoncino. Eppure è stata la parte più attiva, violenta e pericolosa perché davvero imprevedibile”. Sfortunatamente nei giorni successivi il racconto generale invece ha parlato solo di: fascisti, commercianti a favore o contro le proteste, il poco appassionante dibattito su “c’erano o no i commercianti in strada”, eccetera. Non una parola su quella che l’Ansa stessa reputa giustamente la notizia: la novità è la diversa composizione sociale dei manifestanti perché è il sintomo di come si stia evolvendo la società italiana e milanese. Poco tempo fa un centro studi milanese ha realizzato uno studio su come si stesse modificando la geografia abitativa della provincia milanese e il risultato era semplice: si sta concretizzando un rischio banlieue, nel senso che nelle zone periferiche si stanno concentrando gli immigrati. In parte per questioni di costo, in parte perché non hanno l’esigenza di vivere nel capoluogo. Ma il risultato è lo stesso: si sta rischiando uno schema alla francese, con Parigi circondata da paesini in cui si concentrano immigrati e le fasce più deboli della popolazione. Persone che poi si sono riversate in massa a mettere a ferro e fuoco la capitale francese rendendo noto a livello mondiale il termine banlieue. Oggi Milano rischia lo stesso effetto e come dimostra la manifestazione violenta dell’altro giorno il processo è già in atto. Con le stesse dinamiche. Però tutti preferiscono pensare alla minaccia fascista. E intanto ci si perde il presente.

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Commercianti contro la ciclabile di Corso Buenos Aires

“Un ingorgo pazzesco di auto, bici e pedoni“. Così i commercianti della zona di Porta Venezia e in particolare del primo tratto di corso Buenos Aires, grande arteria dello shopping milanese, commentano la mobilità della zona nella fase 2, con la nuova pista ciclabile realizzata dal Comune che arriverà fino a Sesto San Giovanni e con il traffico che è aumentato perché molti più persone decidono di spostarsi in auto dopo l’emergenza Covid. La pista ciclabile scontenta molti negozianti perché, secondo loro, da quando è stata realizzata sono aumentati gli ingorghi. “È un orrore, non ho parole. Se vogliamo contenere l’inquinamento, questa era l’ultima cosa da fare – ha detto la dottoressa Licia Traversio, titolare della farmacia che si trova all’inizio di corso Buenos Aires -. Qui si formano ingorghi ed è pericoloso, io e i miei clienti respiriamo solo aria tossica“. ANSA

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La protesta dei commercianti approda a Palazzo Marino

Anche a Milano ristoratori e gestori di locali, estetisti e parrucchieri, protestano contro la decisione del governo di mantenere la chiusura di queste attività commerciali anche nella fase 2 che partirà dal 4 maggio. Per loro si prospetta una riapertura il primo giugno. In segno di protesta una delegazione che rappresenta circa 2 mila commercianti consegnerà le chiavi di altrettanti locali e ristoranti al Comune di Milano alle 11:30. La delegazione, composta da tre persone per evitare assembramenti, ha raggiunto piazza della Scala sfilando simbolicamente per via Manzoni, zona commerciale del centro di Milano. “Consegneremo 2 mila chiavi di ristoranti, negozi di estetica, parrucchieri, sale cinematografiche al Comune per protesta – ha spiegato il promotore della manifestazione e ristoratore, Alfredo Zini -. Non sappiamo se riusciremo a riaprire a giugno perché non sono chiare nemmeno le regole, abbiamo subito cali di fatturato del 70% e dovremo investire per adeguare le nostre attività a nuove misure di sicurezza. Noi viviamo di convivialità e al momento non sappiamo nemmeno se una famiglia di 4 persone può stare seduta insieme al tavolo di un bar o di un ristorante. Anche sui dispositivi di protezione non c’è chiarezza“. A Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, la delegazione dei commercianti sarà ricevuta dall’assessore al Commercio, Cristina Tajani e dal capo di Gabinetto del sindaco, Mario Vanni. Il Comune non può intervenire sulle riaperture, come sottolineano dall’amministrazione, ma sta mettendo in campo un piano per quando le attività potranno aprire, con la possibilità per le attività di espandersi all’esterno e si sta valutando un abbattimento della Cosap, la tassa di occupazione del suolo pubblico. ANSA  

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La lettera degli ambulanti a Fontana

La lettera degli ambulanti a Fontana. Per la seconda volta infatti i piccoli commercianti tornano a scrivere al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, dal loro punto di vista le norme attuali dividono gli esercenti tra commercianti di serie A e di serie B: “A distanza di quasi 1 mese dal fermo gli operatori commerciali su piazza( 22.000) molti dei quali da noi rappresentati, si sentono abbandonati e profondamente mortificati dalle decisioni adottate nei loro confronti, molti di loro sono disperati economicamente non hanno più denaro per le spese quotidiane, speriamo non si arrivi a casi estremi, perché invece di morire di coronavirus non debbano morire per la disperazione economica,” dichiara il Responsabile del Commercio Euroimprese Nicola Zarrella. “Solo in Lombardia gli ambulanti dei generi alimentari non hanno potuto lavorare anche in regime di sicurezza, in questi ultimi giorni sono stati presentati dalla nostra Associazione una serie di progetti e di protocolli affinché anche i commercianti su strada potessero lavorare in sicurezza, offrendo, come per tutti gli altri attori commerciali, il proprio servizio, controllo accessi, obbligo guanti mascherine e controllo distanze. La G.D.O. ha invece continuato a lavorare in situazioni di precaria sicurezza, con code di persone mai viste, qualcosa di incredibile, mettendo sotto stress anche il personale che e stata anche contagiata specialmente alle casse ma nulla è valsa la nostra richiesta, gli operatori commerciali su piazza sono l’ultima ruota del carro, la feccia, gli untori, le bestie da spremere con le tasse e le imposte, ma i soli a dover pagare dazio,” continua Zarrella “Pensate che studi molto autorevoli hanno appurato che la diffusione del virus è molto più probabile che avvenga in spazi chiusi dove il virus rimane alcune ore, anziché nei luoghi aperti dove la dispersione e l’ampiezza dell’area ne facilita la sua dispersione. Niente, in Lombardia si è trovato l’unico colpevole e untore il mercato, qualcosa di inaudito, ingiusto e falso. Siamo tutti consapevoli che la salute sia il bene primario da proteggere e salvaguardare ma se questo é il principio lo si estende a tutti non solo ad una categoria di lavoratori. Sapevamo che avrebbero potuto operare i soli ambulanti di generi alimentari, abbiamo condiviso il fatto che i beni primari, abbiano la priorità nella vendita, ma questo principi é valso solo per la Grande distribuzione organizzata. Fuori dalla Lombardia per fortuna ci sono Amministratori che hanno saputo considerare l’importanza dei mercati, il ruolo vero di questi commercianti, il valore sociale dei mercati e l’importante funzione di contenimento dei prezzi, che oggi nei supermercati volano senza limiti, in quanto in regime di monopolio”,continua Zarrella “Non é impossibile organizzare nuovi mercati, ridotti nei numeri, con meno banchi e con distanze più marcate. I comuni devono impegnarsi assieme alle associazioni di categorie affinché questo servizio comunale riprenda a offrire una sana e sicura alternativa ai tanti cittadini che fino ad oggi si sono visti negare questo diritto. Chiediamo al Presidente Fontana di valutare la nostra proposta e iniziare a programmare in accordo con i Sindaci la riapertura dei Mercati applicando il protocollo come previsto per la G.D.O e i supermarket affinche il 14 aprile i prodotti alimentari si possano vendere anche nei mercati di vicinato” Conclude Zarrella. Il Responsabile settore Commercio Euroimprese Nazionale Nicola Zarrella

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