condanna

La sinistra milanese si rifiuta di condannare i crimini del comunismo

Come era prevedibile, ma non auspicabile (in molti avevano sperato che le cose andassero diversamente da come sono andate) la maggioranza di sinistra in Consiglio Comunale, ha bocciato l’Ordine del Giorno con cui il Consigliere Andrea Mascaretti (FdI) chiedeva fossero condannati i crimini dei totalitarismi comunisti. Un voto netto, senza nessun distinguo da parte di qualcuno dei Consiglieri di Partito Democratico, Milano Progressista e Lista Sala. “Dopo  Piazza della Scala del 10 dicembre quando centinaia di sindaci si sono ritrovati a Milano per dire no all’odio e alla violenza è bastata una votazione in Consiglio Comunale e una posizione a dir poco ambigua della Giunta per annullare i passi avanti fatti in questa direzione” è stato il commento a freddo di Andrea Mascaretti. Il Capogruppo di Fratelli d’Italia si è quindi appellato al Sindaco Giuseppe Sala: “se la tua giunta ha sbagliato, intervieni e condanna i crimini terribili del comunismo! chi ha si è macchiato di stupri, torture, uccisioni, e ha pianificato e realizzato campi di concentramento, gulag e foibe non può passarla liscia. le vittime hanno diritto di essere riconosciute come tali, non possono e non devono essere confuse con i carnefici”. “Non esistono paragoni con altri totalitarismi, come ha detto il Presidente Mattarella.  E’ un valore negativo assoluto, non confrontabile con nessun altro. Questi crimini contro l’umanità vanno condannati – ha concluso Mascaretti – e ricordati non giustificati. Ora aspettiamo la dichiarazione del Sindaco sala che certamente non si vorrà sottrarre“. Miglior sorte era toccata a una mozione simile, presentata in concomitanza del trentesimo anniversario nel Municipio 9 (retto da una coalizione di cdx). Il documento, proposto dal Capogruppo di FdI in Municipio, Enrico Turato, che comprendeva anche la richiesta istituire il museo dei crimini del comunismo, intitolandolo al premio Nobel Aleksandr Solzhenitsyn, è infatti stato approvato. Il diniego di ieri del comune centrale lo rende purtroppo inutile, ma resterà a testimoniare diversa sensibilità in materia di crimini del comunismo di quelli che l’hanno approvato.  

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In Consiglio Comunale si vota la condanna ai crimini dei totalitarismi comunisti

“Milano vuole davvero dire no all’odio? questa è la prima vera occasione, dopo averlo dichiarato, per dimostrarlo concretamente. Questo è il momento della verità“, lo dichiara Andrea Mascaretti, capogruppo di Fratelli d’Italiain Consiglio Comunale, che ha presentato un ordine del Giorno sul quale saranno chiamati a votare il Sindaco Beppe Sala e gli altri consiglieri. “Giovani donne sono state stuprate ripetutamente e poi uccise, come Norma Cossetto – continua Mascaretti – Uomini e donne sono stati imprigionati, torturati e fatti morire perché avevano un pensiero discorde rispetto all’ideologia del governo. La loro storia è stata taciuta per decenni. Tutte quelle vittime chiedono di essere ricordate e che sia condannata la memoria dei loro carnefici”. Mascaretti si chiede se qualcuno in aula, “giustificherà queste atrocità? Negherà alle vittime anche il diritto la memoria?”, o se “condanneranno i crimini dei totalitarismi comunisti e consentiranno di realizzare a Milano un museo che raccolga le lettere, i disegni, le immagini delle vittime dei Gulag e delle Foibe”. ”Non farlo vorrebbe – conclude Mascaretti – far passare il messaggio ai giovani di oggi che ogni sorta di violenza può essere commessa e giustificata. Uno stupro, un omicidio sarebbero ammessi contro le minoranze, contro chi la pensa diversamente…sarebbe davvero un rischio per la democrazia”.  

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Via Cavalcanti, anche secondo la Cassazione la moschea abusiva va chiusa

Anche la Corte di Cassazione ha confermato quanto già espresso dalle sentenze di primo e di secondo grado, ossia che il centro culturale islamico milanese di via Cavalcanti non ha i requisiti per essere destinato a luogo di culto con relativa condanna penale per i responsabili. La condanna è stata emessa per abuso edilizio in quanto la presenza di un luogo di culto, all’interno di un immobile che non ha quella destinazione d’uso, costituisce non solo un’illiceità dal punto di vista amministrativo, ma anche un reato penale. Soddisfatto Presidente del Municipio 2, Samuele Piscina, secondo cui la condanna “evidenzia ancora una volta quanto dicevamo da tempo: quella moschea abusiva deve chiudere“. “Le regole vanno rispettate da tutti, anche dalla comunità musulmana. – prosegue Piscina –  Non si può infatti tollerare che un luogo adibito a magazzino senza vie di fuga o condotti di areazione venga utilizzato come spazio di ritrovo da centinaia di persone o addirittura come sede di una sorta di scuola estiva per bambini musulmani. Tutto ciò ovviamente alimenta i rischi per la sicurezza delle persone che usufruiscono abusivamente di questo spazio, a partire dai più piccoli e da tutti i cittadini residenti nello stabile. Una situazione lasciata totalmente allo sbando dall’amministrazione comunale che ora è chiamata a intervenire al più presto per ristabilire legalità e sicurezza nel quartiere”. “Sala e il PD, – accusa l’esponente della Lega – nonostante fossero consapevoli di ciò che accadeva in quello stabile grazie alle segnalazioni inviate anche dal Municipio 2 e considerata l’interlocuzione costante di Palazzo Marino con l’associazione sul tema dei luoghi di culto, hanno abbandonato a sé stessi tanti cittadini onesti, facendo finta di non vedere nel nome dell’illegalità. Dopo la condanna all’imam, il Partito Democratico non può più nascondersi e la sinistra è chiamata ad agire immediatamente per porre i sigilli al magazzino che ogni giorno mette in pericolo centinaia di cittadini, come già avrebbero dovuto fare facendo rispettare la legge e i regolamenti comunali. A perdere tempo la sinistra è maestra – conclude –  ma prima o poi tutti i nodi vengono al pettine”. Dello stesso parere il Consigliere Comunale ed Europarlamentare della Lega Silvia Sardone, “Ormai è rimasta solo la sinistra a non vedere la realtà, ovvero gli abusi in serie commessi dalla Bangaldesh cultural and welfare association” ricordando che Sala “in campagna elettorale aveva promesso la chiusura di questa moschea senza poi far nulla” e che “esiste anche una legge regionale con dei paletti urbanistici ben precisi da rispettare“. “Sono stata più volte in via Cavalcanti – continua la Sardone – per confrontarmi coi residenti dello stabile che ogni venerdì vedono entrare nel loro cortile centinaia di persone per pregare in un luogo che non ha nemmeno un’uscita di sicurezza: e se scoppiasse un incendio?” si chiede la leghista. “Purtroppo – continua Silvia Sardone – quella di via Cavalcanti non è l’unica situazione paradossale e cosa ancor più grave è il fatto che l’amministrazione comunale anziché chiudere i luoghi di culto irregolari ha inserito nel Par la regolarizzazione di quattro moschee abusive a cui si aggiungerebbe l’area di via Esterle messa a bando. È assurdo – conclude – che il Comune continui a tollerare certe gravi irregolarità: multano i commercianti per il colore degli ombrelloni e lasciano che centinaia di persone si radunino in seminterrati senza alcuna norma di sicurezza?”.  

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TAR sentenzia contro la moschea abusiva di via Zambelli, soddisfatto De Corato

L’associazione culturale Shah Jalal di via Zambelli, è stata trasformata negli ultimi anni in una moschea abusiva come emerge da “un complesso di indizi gravi precisi e concordanti“, tra cui dichiarazioni di “persone interrogate sul luogo“, video su Youtube ed “estratti di siti web“. Lo scrivono i giudici del Tar della Lombardia nella sentenza con cui hanno bocciato il ricorso della stessa associazione contro l’ordinanza del Comune che ha contestato “il cambio di destinazione d’uso da laboratorio a luogo di aggregazione e di preghiera” realizzato anche con una serie di “opere” sull’immobile. I giudici della seconda sezione del Tar milanese nella sentenza fanno riferimento, tra le altre cose, al “sopralluogo effettuato dalla Polizia Locale” nel 2014 e poi confermato da un ulteriore sopralluogo del 21 marzo scorso “dal quale risulta, tra l’altro, un’insegna sull’immobile con la denominazione Shahjalal Jame Maszid, ossia moschea“. “La correlazione tra i lavori di ristrutturazione dei bagni e la realizzazione di un bagno per disabili da un lato e la funzione religiosa dall’altro – scrivono ancora i giudici, col presidente di sezione Italo Caso – è facilmente desumibile dal fatto che si tratta di servizi presenti normalmente in luoghi aperti al pubblico destinati a soddisfare le esigenze di persone che provengono dall’esterno“. Poiché l’associazione non ha fornita, poi, “prova di alcun uso dell’immobile diverso da quello religioso è del tutto ragionevole ritenere che i bagni siano a servizio degli avventori della moschea“. “Finalmente la sentenza con la quale il Tar della Lombardia ha fatto chiarezza sulle moschee abusive” commenta soddisfatto Riccardo De Corato, Assessore alla Sicurezza  di Regione Lombardia. “E così, adesso che Palazzo Marino ha avuto ragione, perché non interviene subito anche sulle altre moschee abusive che infestano la città?” si chiede quindi l’esponente di Fratelli d’Italia “Molte di queste strutture fuorilegge sarebbero state condonate dal PAR – sottolinea – il piano delle attrezzature religiose del Comune, all’interno del Pgt di Milano, sul quale Regione Lombardia ha espresso forti contrarietà in relazione a questo tema“. “Ci sono delle regole che vanno rispettate”  spiega De Corato, “sono quelle dalla l.r. 12 del 11 marzo 2005 che al Capo III indica le norme per la realizzazione di edifici di culto e di attrezzature destinate a servizi religiosi”. “Il Comune di Milano non può girare la testa dall’altra parte“, attacca quindi, concludendo: “Non si contano più le lamentele di molti milanesi esasperati da queste situazioni. Questa sentenza del Tar conferma che è una moschea abusiva: il Comune cosa aspetta a chiudere le altre 7 fuorilegge anche per il Pgt e il Par?“.  

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Condanna, Sala ha riferito in Consiglio Comunale

Ieri, come previsto, il Sindaco Sala ha riferito in aula in merito alla condanna ricevuta di recente. Premesso che le sentenze “vanno rispettate ma penso che in un paese democratico si possano almeno commentare“, il primo cittadino ha dichiarato che l’accusa non ha prodotto nulla “che potesse dimostrare che ero consapevole” ma nonostante questo è stato l’unico condannato “come se avessi costruito e firmato quel documento” giustificandosi poi citando le attenuanti che dicono abbia agito “per motivi di particolare valore morale“. Il commento alla sentenza è riassunto in tre punti “punto primo: sono l’unico condannato, come se io avessi pensato, costruito e firmato da solo quel documento“, spiegando “Non ho competenze legali neanche per immaginarlo uno schema del genere- spiega- ma non sarei stato meno amareggiato se altri avessero condiviso la condanna“. Il secondo punto è “sono stato condannato senza che l’accusa potesse produrre una telefonata, un sms, un whatsapp un’email che dimostrassero che io ero consapevole del fatto che stavo producendo un atto illegittimo“, aggiungendo “senza che in tribunale mi si mettesse di fronte a una o un testimone, che mi guardasse negli occhi e mi potesse dire: ‘Te l’avevo detto, te l’avevo comunicato, lo sapevi’“. Infine, il terzo punto in cui Sala sottolinea le attenuanti, “in particolare l’aver agito per motivi di particolare valore morale o sociale“, che secondo Sala “ci aiutano a comprendere ad interpretare questa sentenza di condanna“. Secondo il Sindaco “la presunta forzatura, che è risultata comunque assolutamente priva di effetti, sarebbe stata compiuta con l’unica intenzione di non pregiudicare la realizzazione delle opere dell’Esposizione e che l’Expo si potesse fare nei tempi previsti“, precisando “Al netto di tutto ciò, io ribadisco che non ricordo nemmeno di quel documento” e ancora “per me rimane uno delle migliaia che ho firmato e che firmo giornalmente. Ancora oggi- precisa- dopo quello che mi sta succedendo, a volte firmo alle otto e mezza di sera dopo una giornata di lavoro, senza controllare la data di quello che sto firmando“. “Per quanto mi riguarda ne ho passate tante nella vita e mi conosco bene: so che ho in me senza alcun remoto dubbio le risorse per gestire al meglio il mio ruolo. Se cosi’ non fosse, se avessi anche solo il remoto dubbio, non rimarrei un minuto di piu’, per rispetto dei milanesi” ha concluso Sala, annunciando “Le sentenze si rispettano e questo è un fatto indiscusso, e se si ritengono sbagliate, si appellano e questo credo proprio che lo faremo“.  

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La sinistra fa quadrato intorno a Sala

Come era prevedibile tutta la sinistra milanese ha fato quadrati intorno al neo condannato Sindaco Sala. “Sto con Beppe Sala. Senza se e senza ma“.  ha immediatamente scritto su Facebook, l’Assessore alle Politiche Sociali e neo eurodeputato, Pierfrancesco Majorino, aggiungendo, “Non ho ben capito dove si annidi l’errore formale compiuto, mentre ho chiarissima una cosa: il Sindaco lavora alla grande nel nome della trasparenza e della cultura della legalità. Lo fa e lo farà. Per Milano e non solo“. Breve ma senza possibilità di essere frainteso il comunicato dei componenti la giunta comunale: “Noi Assessori della Giunta Comunale di Milano esprimiamo pieno sostegno al Sindaco Sala, e confermiamo stima e fiducia nel suo operato, caratterizzato da sempre dalla massima cura e attenzione per il bene pubblico e per la nostra Milano“. “Ribadiamo l’assoluta vicinanza e il nostro sostegno al sindaco Sala, uomo onesto e amministratore capace che -prima come Commissario Expo e oggi come primo cittadino ha lavorato e contribuito alla crescita di Milano, sempre nell’esclusivo interesse della città e dei milanesi“. Ha invece dichiarato a nome del partito la segretaria metropolitana del Pd di Milano, Silvia Roggiani.  

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