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Covid: il 17% degli adolescenti vorrebbe morire o farsi male

Il 17,3% degli adolescenti, travolti dalla pandemia, pensa che sarebbe meglio morire o dice di volersi far del male (il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni). E’ quanto si ricava in un’indagine promossa da Fondazione Soleterre e dall’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano. A un campione di 150 adolescenti tra i 14 e i 19 anni, lo scorso dicembre è stato chiesto quali fossero sentimenti e pensieri prevalenti legati al lockdown e alla pandemia: il 69,3% afferma che il trauma da pandemia è diventato parte della propria identità; il 34,7% dice di fare fatica ad addormentarsi. ANSA

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Covid: sospese le visite al Pio Albergo Trivulzio

Il Pio Albergo Trivulzio, l’azienda di servizi alla persona al centro di un’ondata di contagi e morti da Covid la scorsa primavera, ha disposto la chiusura temporanee delle visite ai parenti degli ospiti delle sue Rsa, “intensificando la possibilità di effettuare videochiamate, alle quali possono partecipare più di un parente così da garantire il contatto diretto con i propri cari”. Lo si legge nell’ultimo bollettino pubblicato sul sito. Barbara Caimi, responsabile del programma di vaccinazione, spiega che non ci saranno deroghe per le festività natalizie. Per entrare nella struttura, oltre al green pass, al momento viene richiesto il tampone rapido e “i dati sono in costante aumento”. Poi ha aggiunto: “Come da valutazione con il nostro comitato scientifico composto dal professore Fabrizio Pregliasco e la professoressa Claudia Balotta, si è valutato al momento di aumentare sempre di più le videochiamate e di sospendere temporaneamente l’ingresso ai familiari allo scopo di tutelare tutti. Stiamo mantenendo in costante monitoraggio la curva epidemica al fine di valutare, previo parere del comitato, la riapertura il più presto possibile”. ANSA

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Le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt

Le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt. Perché saranno stati i no vax, “lo hacker”, i puffi, ma l’ennesima impennata di contagi porta una diminuzione dei posti disponibili. Questa volta però non è il 2020: il sistema è pronto e preparato a rispondere. Visto il passato, prima che la situazione diventi drammatica gli ospedali hanno iniziato a riaprire cautelativamente nuovi letti per chi si contagia con il Covid in forma pesante. Per ora è solo un primo passo: ai ritmi attuali di ricovero infatti non ci sono posti nemmeno per questa settimana. Dunque, meglio prepararsi. Ci sono dunque almeno due buone notizie: la prima è che qualcosina si è imparato dalla crisi del 2020, la seconda è che per una volta non si rincorre soltanto la crisi. Ora bisogna vedere quanto durerà questo approccio e questa situazione. Perché se è vero che per ora il sistema sembra pronto, è altrettanto vero che non siamo ancora al liberi tutti per i regali di Natale. E il commercio potrebbe subire l’ennesimo colpo durissimo al bilancio annuale se si va in lockdown natalizio. Non che sia per forza un male che milioni di prodotti inutili non vengano comprati e regalati per trasformarsi in spazzatura prima della fine dell’anno, ma le persone di qualcosa devono vivere. E i soldi dei sussidi non sono infiniti. Dunque se il sistema sanitario ora ha un piano, quello politico economico come è messo? Perché il PNRR non può rappresentare l’unica idea economica e sociale visto che ormai i due piani si sono fusi in una perversa evoluzione storica. Forse andrà esattamente come con il Covid: prima ci sarà una strage totale delle piccole e medie aziende, poi ci sarà un piano per salvare le piccole e medie aziende. Saremo sani, ma estremamente poveri. Di una povertà che hanno conosciuto solo alcuni sopravvissuti del primo Novecento. E chissà come reagirà un mondo abituato a pensare la povertà come assenza di iPhone. Intanto l’unica consolazione è che le terapie intensive lombarde di nuovo piene ma non in tilt.

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Scuole, Ats Milano: 132 positivi al Covid e 2.195 isolati

Scuole, Ats Milano: 132 positivi al Covid e 2.195 isolati. Il trend delle classi isolate, dei casi e isolamenti è stabile e in linea con l’andamento epidemiologico generale. Dal 20 al 26 settembre 2021 ATS Città Metropolitana di Milano ha ricevuto segnalazioni di 132 casi di tamponi positivi al Sars-CoV-2 nelle scuole delle province di Milano e Lodi. Si tratta di 111 alunni e 21 operatori: 6 sono del Nido, 20 della scuola dell’infanzia, 43 della scuola primaria, 33 della secondaria di primo grado e 30 di quella di secondo grado. Le classi isolate, invece, sono 96: 15 tra Nido e Scuola dell’infanzia, 31 della Scuola primaria, 24 della Scuola secondaria di primo grado e 26 di quella di secondo grado. Il numero totale di persone isolate è 2.195: 2.137alunni e 58 operatori.

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Poliziotto del Reparto Mobile di Padova vittima del covid dopo un servizio di vigilanza ai migranti presso il centro accoglienza di Taranto. Stefano Paoloni SAP: “Il Ministro Lamorgese sempre indifferente a tutti i nostri gridi di allarme”

Poliziotto del Reparto Mobile di Padova vittima del covid dopo un servizio di vigilanza ai migranti presso il centro accoglienza di Taranto. Stefano Paoloni SAP: “Il Ministro Lamorgese sempre indifferente a tutti i nostri gridi di allarme”. ll Covid ha mietuto purtroppo l’ennesima vittima, e stavolta è un appartenente alle FFOO: si tratta di un poliziotto di 58 anni, in forza presso il Reparto Mobile di Padova. Era stato in servizio nello scorso mese di luglio proprio nel centro di accoglienza migranti di Taranto, una struttura che ospita più di 300 immigrati, alcuni dei quali positivi al Covid. Ma sono state le pessime condizioni di lavoro a determinare probabilmente l’accaduto. Condizioni che il SAP denuncia da mesi al Ministro dell’Interno, Prefetto Lamorgese, e l’ultima missiva in ordine temporale porta la data del 6 agosto 2021. In quella lettera, il SAP denunciava proprio le gravissime criticità riguardanti le condizioni sanitarie in cui operano i colleghi poliziotti nei vari centri accoglienza dislocati in tutto il territorio nazionale: “Il nostro dovere principale è quello di salvaguardare le giuste condizioni di lavoro dei colleghi poliziotti – il commento di Stefano Paoloni, Segretario Generale del SAP – e sono mesi che cerchiamo in tutti i modi di spingere il Ministro Lamorgese a prendere seri provvedimenti su dinamiche molto pericolose. E oggi siamo qui a piangere l’ennesimo collega che non ce l’ha fatta. Esprimiamo innanzitutto le nostre condoglianze ai familiari del poliziotto deceduto, ma al tempo stesso esprimiamo tutta la nostra rabbia, per dover assistere allibiti, all’immobilismo del Ministro Lamorgese. La quale sa bene in quali condizioni lavorano tutti i nostri colleghi nell’opera di vigilanza dei migranti presso i centri di accoglienza. Sa bene il Ministro quali sono le criticità e i rischi. Glielo abbiamo scritto in tutte le maniera, da mesi, e l’ultima missiva è proprio di questo mese, quando le abbiamo scritto a chiare lettere che la situazione è al collasso”.   “Sa bene, il Ministro, che i poliziotti sono costretti a gestire migranti che il più delle volte non sono stati sottoposti nemmeno ad un tampone! Da mesi – conclude Paoloni – urliamo al Ministro che un migrante deve essere innanzitutto visitato da un medico e poi consegnato alle FFOO. Non possiamo gestire e lavorare a stretto contatto, se non in promiscuità, con cittadini clandestini in quarantena. E questa è una vergogna che va avanti da mesi, nel silenzio più assoluto del Ministro Lamorgese”.   

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Covid Digital Disruption

Covid Digital Disruption Di Vito Coviello, Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica. No, non è un gioco di parole come potrebbe apparire, ma reale necessità in tempi di pandemia. Lo scorso anno è stato l’anno cui le aziende di ogni settore hanno dovuto mettere rapidamente in campo ogni misura idonea per fronteggiare l’emergenza Covid per non chiudere, per continuare in qualche modo a restare a galla: resistenza e resilienza sono state le parole d’ordine prima ancora che un piano che porta lo stesso nome prendesse forma per sostenerle. Sono sorprendenti i dati dell’accelerazione della trasformazione digitale: le aziende sono diventate più agili ed efficienti. Uno studio McKinsey evidenzia che in sole otto settimane molte aziende hanno realizzato un cambiamento tecnologico che in tempi normali sarebbe avvenuto in 5 anni. Anche Microsoft ha dato proiezioni analoghe stimando che in 2 mesi si è verificata una trasformazione digitale che in tempi normali sarebbe stata realizzata in 2 anni. L’istinto di sopravvivenza ha obbligato le aziende a superare le paure del cambiamento e a introdurre le nuove tecnologie per restare sul mercato affidandosi alla tecnologia digitale e modificando rapidamente anche il modello di Business. Questa incredibile accelerazione la chiamerei Covid Digital Disruption! Il termine digital disruption è utilizzato normalmente per indicare l’inizio di un cambiamento profondo grazie a una nuova tecnologia in grado di modificare completamente il modello di business precedente. In sintesi si ha una digital disruption quando le nuove tecnologie digitali introdotte e i relativi modelli di business sviluppati influenzano il valore aggiunto, la “value proposition” di prodotti o servizi esistenti. Gli esempi più eclatanti sono le aziende di commercio elettronico come Amazon e Alibaba che in tempi di pandemia hanno portato nelle case dei clienti prodotti di ogni genere, consentendo nella situazione contingente di superare i limiti imposti dal lockdown ma, di fatto, modificando per sempre le esperienze di acquisto dei consumatori. La pandemia è stata per molte aziende un banco di prova per misurare la loro capacità di far evolvere rapidamente il modello organizzativo, i processi e la tecnologia pena il rischio di non sopravvivere. Potremmo chiamare questa capacità di adattamento come una sorta di “darwinismo digitale” delle aziende più rapide nella ricerca dei digital skills necessari per accelerare la trasformazione digitale. Le aziende hanno modificato rapidamente anche le strategie di marketing e di comunicazione per poter raggiungere un bacino di clienti non più totalmente libero di muoversi fisicamente per selezionare i prodotti nei punti vendita tradizionali. Ma le aziende hanno dovuto accelerare anche riguardo all’uso dello smart working per consentire ai propri dipendenti di proseguire la collaborazione da remoto in tempi di distanziamento sociale. C’è stata una grande attenzione delle aziende sul tema dell’employer branding ossia nelle capacità di attrarre e di conservare la forza lavoro e, soprattutto i talenti, in una fase pandemica così complessa. Molte aziende hanno saputo trarre profitto durante il COVID grazie alla rapidità di adattamento ma tante altre hanno subito una pesantissima crisi pur vantando solide leadership di mercato. Come si può spiegare quanto sopra? Molto dipende dalla capacità di adattamento e di trasformazione delle aziende nell’adozione delle nuove tecnologie digitali, di un modello organizzativo e di processi dinamici e flessibili ma, soprattutto, di costante attenzione dell’evoluzione del proprio core business e nella predisposizione di adeguati piani di gestione dei rischi. Riguardo al Covid Digital Disruption, un esempio che viene dal passato ma che da chiara evidenza dei rischi delle aziende che non sono capaci per tempo di attivare innovativi modelli digitali è quello di Blockbuster e di NETFLIX. La prima vantava una solida leadership di mercato ma è stata travolta da NETFLIX che ha oggi decine di milioni di abbonati ai suoi servizi in streaming. Ma gli esempi sono tantissimi: Amazon, Uber, AirBnb e molti altri che hanno cambiato radicalmente i settori di riferimento. Digital Disruption è, pertanto, la capacità di una azienda di porsi per tempo la domanda: cosa farò da grande? Possiamo chiamarla Digital Disruption ma potremmo utilizzare anche altre definizioni quali trasformazione digitale, aziende smart 4.0: tutte sono riconducibili alla capacità di gestire il cambiamento attraverso una programmazione e una attenta gestione del piano dei rischi. Nessuna azienda può sentirsi al riparo anche se è leader del mercato perché i cambiamenti sono spesso repentini e, come per il COVID, gestibili solo se si ha una forte propensione al cambiamento, alla trasformazione e una grande capacità di rapido adattamento.

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