elezioni europee

Elezioni Europee, affluenza

Alle ore 12 in Lombardia per le Elezioni Europee hanno votato il 21,03% degli aventi diritto contro il 20,93% della precedente tornata elettorale. Nella provincia di Milano sono stati il 19,07% gli elettori a recarsi alle urne (contro il 18,7%), mentre a Milano i votanti sono stati il 18,15 % (contro il 17,62%). Un risultato in linea con quello del 2014 rispetto al quale vi è stato un leggero aumento di pochi decimi di punto percentuale. Alle ore 19 i votanti in Lombardia sono stati il 52,44% contro il 51,13% della precedente tornata elettorale. Nella provincia di Milano hanno votato il 48,82% gli elettori (contro il 48,30%), mentre a Milano si sono recati alle urne il 46,73% degli aventi diritto (contro il 44,95%). Continua l’aumento tendenziale dei votanti in modo più deciso che alle 12. Alle ore 23 si sono chiuse le urne e in Lombardia avevano votato il 64,10% degli aventi diritto contro il 66,43% del 2014. Sono stati invece il 61,18% (contro il 63,75%) i votanti nella provincia di Milano, mentre in città si sono recati alle urne il 58,7% (contro il 60,00%) dei milanesi. Si è quindi invertita con una perdita di circa il 2% la tendenza che fino al pomeriggio vedeva i votanti in aumento.  

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Elezioni, questa volta scegliamo bene

Questa volta scegliamo bene. Le elezioni sono importanti sempre, ma questa volta di più: come dimostra la crisi di alcuni suoi rappresentanti storici, il meccanismo dell’Unione Europea sta iniziando a funzionare. Le attività dei parlamenti nazionali, o forse dovremmo dire regionali, sono ormai per la gran parte un riflesso di ciò che accade in Europa. I veri cambiamenti si decidono a Strasburgo,  dove il Parlamento delle nazioni europee stabilisce le regole a cui tutti devono adeguarsi. E attenzione a sottovalutare l’importanza di un’unione di popoli come quella europea: mezzo miliardo di persone sono anche in grado di mettere all’angolo colossi come Facebook, di cui sono ancora tra l’altro il principale prodotto, ops cliente: insieme gli europei possono fare qualunque cosa e nessuno può davvero competere con un’unione di popoli come quella europea.  In un periodo di grande cambiamento, l’Europa deve cambiare e perciò dobbiamo contare in Europa. E prima ancora di contare a Roma: serve una rappresentanza forte nelle idee, portata avanti da persone con esperienza e senso delle istituzioni. Nel nuovo Parlamento europeo servirà dunque questo profilo, almeno così penso io, e proprio questo profilo indica chiaramente Giorgia Meloni. Fratelli d’Italia può contare sulla sua guida, per altro l’unico partito rilevante guidato da una donna, e su candidature di politici navigati come Stefano Maullu. Nomi che, penso io, possono offrire qualcosa che ora l’Unione Europea ha perso essendosi troppo concentrata sul mettere a punto i suoi meccanismi: prospettive. Una parola che è mancata per troppo tempo, impegnati come eravamo a contare le bottiglie di Junker e a finanziare solo l’industria tedesca e l’agricoltura francese. Oggi dobbiamo alzare lo sguardo verso i prossimi decenni in cui dovremmo affrontare sfide ben più impegnative di quelle degli ultimi anni: settant’anni di pace hanno distratto gli europei, ora è il momento di svegliarsi.  

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