femminismo

Industria Italiana nel mirino delle femministe

Industria Italiana nel mirino delle femministe. Il direttore del giornale Filippo Astone è stato infatti costretto a precisare una sua posizione perché ha scoperto quanto può essere pesante il “pubblico ludibrio”. Ecco dunque il suo intervento esplicativo su come è finita Industria italiana nel mirino delle femministe: “Capita ogni tanto di essere fraintesi e di sottovalutare la logica del “pubblico ludibrio” connessa ai social network, che oggi domina i comportamenti di molti, anche al di fuori dei social network stessi. E’ successo a me, in qualità di direttore di “Industria Italiana”. La settimana scorsa, mentro ero in vacanza, ho ricevuto la mail di un gruppo di attiviste femministe che mi invitata a pubblicare un comunicato nel quale si auspicava l’aumento della quota del Recovery Fund che, nelle bozze, è destinata a sostenere la parità di genere. Invece di cestinarlo, ho fatto l’errore di rispondere, entrando nel merito. Ho risposto – spiegandomi male (mea culpa) mentre scrivevo dal cellulare – che non lo avrei pubblicato, perché sono contrarissimo a destinare quote del Recovery Fund a questo tipo di iniziative. A mio avviso quei fondi dovrebbero esclusivamente servire a incentivare (in forme non di sussidi e non lesive della concorrenza) attività industriali e tecnologiche che permettano una crescita dell’economia a medio termine. Crescita che era già indispensabile prima della pandemia, e che adesso è diventata vitale. Per far fronte all’emergenza, infatti, il debito pubblico italiano passerà da 2000 a circa 2500 miliardi, un ammontare che renderà insostenibili gli interessi se non ci sarà una decisa crescita economica. E se gli interessi saranno insostenibili, nel giro di qualche anno, purtroppo, ci ritroveremo in una situazione peggiore di quella che ha prodotto il Governo Monti, con conseguenze tragiche e una macelleria sociale che si porterà via il welfare, la scuola, le pensioni e i diritti sociali. E che danneggerà anche quelle pari opportunità che tutti – a partire dal sottoscritto – auspicano con forza. Per questo, gli sforzi andrebbero concentrati su ciò che produce sicuramente crescita economica, lasciando perdere non solo pari opportunità, ma anche contributi al Sud e alle fasce svantaggiate. E finanziando la sanità non col Recovery ma col Mes, che è ben più potente ed efficace. Apriti cielo. La risposta è stata travisata, pubblicata (era una mail privata….. bisognerebbe chiedere il permesso… così si dovrebbe fare) e io sono stato messo alla berlina come anti-donne. Ma nulla di tutto questo è vero. Giusto per chiarire con gli amici e i lettori: 1) Il sottoscritto e Industria Italiana sono convinti che le pari opportunità siano un tema serio e importante per l’economia e la società italiana. e che meritino iniziative e politiche valide. 2) Le iniziative volte a favorire l’avvicinamento delle ragazze alle materie Stem sono importantissime. Noi abbiamo fatto di tutto (da giornalisti) per sostenerle e lo faremo ancora. 3) La logica delle “quote rosa” applicata al business, in varie forme, ci lascia estremamente perplessi. Non piace a noi, così come non piace ad autorevoli imprenditrici e persino a filosofe femministe come Michela Marzano, della quale, per inciso, il sottoscritto divora avidamente ogni libro e articolo. 4) Non date retta, se per caso vi ci imbattete, ai commenti su di noi apparsi su un certo sito femminista 5) La prossima volta mi guarderò bene dal rispondere a certe mail. Mea culpa. Mea culpa. Mea maxima culpa 6) Viva le donne!!

Industria Italiana nel mirino delle femministe Leggi tutto »

Il Fuorisalone più brutto di sempre?

Brutto. Anzi: brutto e cattivo. Il Fuorisalone 2019 si candida a diventare l’edizione più brutta di sempre: prima i caselli daziari insaccati nella juta di un artista africano, poi persino piazza Duomo con Maestà sofferente, l’opera di Gaetano Pesce che nessuno ha capito. E ha irritato quelli che l’hanno capita. I più hanno capito che si tratta di un paio di testicoli montati su un paio di gambe. Gli altri l’hanno presa invece come un’offesa: l’opera dovrebbe richiamare un corpo femminile vittima della violenza maschile. E già questo aspetto solleva molti dubbi sulle capacità estetiche dell’artista: Pesce voleva i seni femminili, ha installato due testicoli. Ma l’aspetto ancora più brutto è come l’artista sia riuscito a offendere proprio le donne. Dai blog femminili i commenti sono molto negativi: E come la rappresenti la violenza sulle donne? Violentandole: sessualizzi una poltrona, che infatti la donna, è risaputo, è solo un oggetto morbido sul quale accomodarsi; poi la decapiti e la riempi di spilloni come una bambolina voodoo. Cosa ci racconta questo oggetto, che definirei un gigantesco atto di onanismo auto-celebrativo? Che non hai capito niente di violenza sulle donne. E se la femminilità la chiami pure Maestà, a me pare una presa per il culo alta 8 metri. (da https://alledonnepiacesoffrire.wordpress.com) Allora ci chiediamo: il sindaco Giuseppe Sala davvero apprezzerà ancora l’installazione come detto nei giorni scorsi? E il Fuorisalone 2019 vuole davvero passare alla storia come l’edizione che più ha offeso le donne? Le prese in giro passano, ma il ricordo delle offese alle donne in questo periodo lascia un ricordo brutto. Anzi: brutto e cattivo.

Il Fuorisalone più brutto di sempre? Leggi tutto »