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Pnrr: Comune chiede finanziamenti per 15 progetti

Finanziare quindici progetti per rafforzare con oltre 8,8 milioni di euro i servizi sociali, le attività di contrasto alla grave emarginazione e per favorire l’inclusione sociale. Con questo obiettivo il Comune di Milano ha approvato con una delibera l’adesione all’avviso pubblico lanciato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per ottenere le risorse europee del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). I progetti per cui si chiede il finanziamento sono suddivisi in diverse linee di intervento. Entro il 31 marzo il Comune dovrà presentare le richieste specifiche di finanziamento al Ministero. “La pandemia – spiega l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé – ha acuito il disagio e i bisogni esistenti, rendendo necessarie risposte sempre più complesse e personalizzate. Può e deve rappresentare, però, anche un potenziamento delle politiche di welfare, di cui ha messo in luce le debolezze. I fondi del Pnrr sono il primo passo in questa direzione, un’occasione che non possiamo perdere per costruire una società più attenta, giusta e reattiva di fronte alle diverse fragilità che la caratterizzano. Abbiamo messo in campo progetti molto diversi che agiscono su ognuna di esse e contiamo di ricevere dal Governo il sostegno economico necessario per farli partire. I comuni sono gli enti locali più vicini ai cittadini, ne conoscono le necessità e i bisogni. Sostenerli nei loro progetti è doveroso e imprescindibile per assicurarci di uscire dall’emergenza causata dal Covid-19 con delle armi e una preparazione maggiori”. I progetti, tra gli altri, riguardano il contrasto alla grave marginalità e all’emergenza abitativa, l’accoglienza di clochard con vulnerabilità psicologica e problemi di dipendenza e salute mentale, percorsi di autonomia per persone anziane, percorsi di autonomia per persone con disabilità, supporto alla genitorialità e il rafforzamento dei servizi sociali e prevenzione del burn out. ANSA

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Pedemontana lombarda, onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo

Pedemontana lombarda, Onlit: espropri prorogati senza diritto e finanziamenti appesi a una proroga, l’ennesimo fallimento lombardo. Tempi grami per la lombardia. Questa volta non è la lotta al virus ma l’eterna questione della autostrada Pedemontana. Ferma da 10 anni al 30% del tracciato, e priva di traffico, in queste settimane l’autostrada è sotto due spade di Damocle: la scadenza del termine entro il quale avrebbe dovuto ottenere dal mercato il mostruoso finanziamento bancario che serve a finirla (oltre 2 miliardi di euro), e la scadenza del diritto di espropriare le aree dove dovrebbe passare. Se anche una sola delle due proroghe saltasse, verrebbe meno l’intero progetto, e otterrebbe finalmente ragione la Procura di Milano che già 5 anni fa ne aveva chiesto il fallimento. Il 7 gennaio alcune fonti di stampa avevano affermato che era stata concessa una proroga di tre mesi per la ricerca del finanziamento. Oggi altre fonti dicono il contrario, che sarebbe stata concessa la proroga degli espropri ma non quella del finanziamento. Da Pedemontana nessuna nota ufficiale, e a Roma tutto è fermo dopo che due settimane fa è stato rinviato un comitato interministeriale (CIPE) perché non c’era accordo nella maggioranza. In sostanza, nessuno sa se sono state concesse entrambe le proroghe, non ne è stata concessa nessuna, oppure una si e l’altra no (e quale). Il terreno resta però minato. Se entrambe le proroghe saranno concesse si andrà avanti per altri 3 inutili mesi, perché in 3 mesi è difficile ottenere un mutuo per un bilocale, figuriamoci un prestito da 2 miliardi per un’opera che non ha i numeri per ripagarlo. Se non ne è stata concessa nessuna il progetto è morto, e forse finalmente qualcuno riporterà la concessione nelle mani pubbliche che già hanno pagato oltre l’80% dell’investimento fin qui eseguito, e che ogni giorno tramite i singoli utenti lo pagano una seconda volta versando le (esose) tariffe. Se non è stata concessa la proroga degli espropri, occorrerà riapprovare l’intero progetto e farli partire di nuovo. Ma se fosse “lo stesso” progetto sarebbe una evidente forzatura – per non dire una spudorata presa in giro della legge – a grave rischio di ricorso. In ogni caso: niente espropri, niente finanziamento, e si torna alla prima casella di questo gioco dell’oca zoppa. Se non è stata concessa la proroga del finanziamento, decade il diritto alla defiscalizzazione dei guadagni futuri (mezzo miliardo in meno di tasse da pagare, mentre le imprese e i lavoratori italiani soffrono per la crisi-Covid) e di nuovo niente finanziamento e prima casella. Nel frattempo Regione Lombardia avrà buttato altri 350 milioni di preziosissimi euro tolti ai trasporti pubblici, alla sanità e a chissà cos’altro. Se è vero quello che dice oggi un quotidiano, e la proroga degli espropri non l’ha concessa il Governo (a cui era stata richiesta) ma la concedente regionale CAL (50% Regione e 50% ANAS) ricorrendo a uno dei decreti Covid 2020, la legge sarebbe completamente ignorata, perché il decreto semplificazione richiama la legge sugli espropri e dice che essi possono essere prorogati localmente, ma solo quelli che ancora non lo siano stati, mentre quello di Pedemontana è già stato prorogato da Roma per ben due volte, per un totale di oltre 10 anni! Va bene l’interesse pubblico, ma il privato non può essere vincolato in eterno se l’opera non si fa. Basta che uno delle migliaia di proprietari interessati – i cui terreni, le cui case e le cui imprese sono vincolati dal 2009 – faccia ricorso e tutto il castello di carte crolla, e questa volta forse finalmente il gioco fatto sulla pelle dei cittadini si chiuderà. Dario Balotta presidente ONLIT (Osservatorio Nazionale Liberalizzazioni Trasporti e Infrastrutture)

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La vecchia guardia di Forza Italia sotto scacco

La vecchia guardia di Forza Italia sotto scacco. Mariastella Gelmini e Fabrizio De Pasquale si sono guadagnati i galloni dell’anzianità di servizio in Forza Italia. Anche oggi che il partito sembra destinato a tirare gli ultimi respiri riescono a rimanere in posizioni di comando, pur essendoci poco da comandare ormai. Oggi come oggi però sono sotto scacco: il consigliere David Gentili ha chiesto conto di certe frequentazioni, soprattutto visto il finanziamento da 200mila euro che secondo alcune intercettazioni sarebbe arrivato nelle loro tasche. Un’ipotesi subito smentita dagli interessati come fantasiosa. Gelmini in verità, non potendo negare di aver visto e aver parlato con un imprenditore di poco chiara fama, ha anche provato a svicolare scaricando su Pietro Tatarella (collega di partito arrestato di recente) la responsabilità di conoscere l’imprenditore. Forse una mossa che si poteva evitare: i pochi rimasti in Forza Italia sono già allo sbando, se i dirigenti dimostrano poca unità non rimarrà nessun bue nel recinto. De Pasquale ha negato tutto sostenendo inoltre che si parla di cifre assurde se rapportate alla corsa per le comunali, ma in realtà in diversi hanno investito cifre simili se non superiori per ottenere un seggio. Si parla di un ex giovane ad esempio i cui genitori versarono due milioni all’allora candidata Moratti per garantirgli un posto al sole. E gli andò piuttosto bene, pettegolezzi o meno. Ma tant’è: gli eletti sono un mondo a parte. Ad esempio hanno anche incarichi come consiglieri comunali e allo stesso tempo ritirano uno stipendio in Regione, ma non risulta che qualcuno controlli quanto sono presenti in ufficio. In questo mondo di affari e affarucci, la vecchia guardia di Forza Italia sotto scacco pensa al domani. La prima domanda è: ci sarà un domani? Si può puntare il proprio futuro politico su Silvio? Gli auguriamo ogni bene, ma ormai nemmeno il partito gli obbedisce più. Gli anni di linea ondivaga hanno cancellato l’antica forza di Arcore. Si considera ancora quella voce, ma non comanda più nessuno. L’altra domanda è: ma con questo curriculum, hanno un futuro Gelmini, De Pasquale e quei pochi che ancora li seguono?  

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Contestati finanziamenti illeciti per 70.000 euro a Lara Comi

Al momento la Procura di Milano contesta all’eurodeputata Lara Comi finanziamenti illeciti per un totale di circa 70mila euro, ossia i 31mila euro che avrebbe ricevuto, attraverso la sua società di consulenza, dall’industriale bresciano Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia, e i 38mila euro che avrebbe incassato, sempre tramite la sua società, dall’ente Afol Città metropolitana e con l’intermediazione di Gioacchino Caianiello, presunto “burattinaio” del sistema di mazzette, appalti pilotati e finanziamenti emerso dalla maxi indagine della Dda milanese. Tuttavia, da quanto si è appreso, le indagini vanno avanti con accertamenti perché inquirenti e investigatori sospettano che l’europarlamentare possa aver ottenuto altri finanziamenti illeciti con lo stesso schema basato sul pagamento alla sua società Premium Consulting di consulenze fittizie. Al vaglio, ad esempio, anche un versamento di 40mila euro da un altro imprenditore. “Non sono finanziamenti occulti ma compensi per prestazioni professionali svolte da soggetto che ha le competenze“. Lo ha ribadito oggi l’eurodeputato di Forza Italia Lara Comi, indagata per finanziamento illecito ai partiti assieme al presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti nell’ambito dell’inchiesta della Dda milanese che ha alzato il velo su un sistema di corruzione in Lombardia. La dichiarazione di Lara Comi è stata affidata a una nota firmata dal suo difensore, l’avvocato Gian Piero Biancolella. ANSA  

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Regione, finanziati i progetti per migliorare i servizi nei quartieri di edilizia pubblica

È stato approvato dalla Giunta regionale, un finanziamento di 4.151.155 di euro (a valere sul POR FSE 2014-2020) a copertura degli ultimi 18 progetti, sui 33 approvati il 23 maggio 2018, orientati a migliorare i servizi abitativi nei quartieri di edilizia residenziale pubblica. “L’obiettivo – spiega l’Assessore alle Politiche sociali, abitative e Disabilità Bolognini  – è favorire la coesione sociale e la legalità nei quartieri popolari, per contrastare il disagio abitativo e l’abusivismo, attraverso dei laboratori che si propongano come modelli innovativi. I progetti, in particolare, sono rivolti ai nuclei familiari che vivono un disagio abitativo nei quartieri e ai soggetti più fragili, per favorire la loro inclusione lavorativa“. Per quanto riguarda la città di Milano, questi i progetti finanziati: ‘Laboratorio sociale Giuffrè-Villani’ (Milano), 249.694 euro; ‘ Ronco Solidale’ (Paullo/MI) 229.777,76 euro; ‘Fun lab: Fortificare le autonomie, Unificare gli intenti, Neutralizzare l’isolamento sociale’ (Rozzano/MI), 221.404 euro; ‘San Pietro: abitiamo il Sociale’ (Cornaredo/MI), 183.263 euro; ‘Cambiare i colori del quartiere: Case Rosse laboratorio del cambiamento’ (San Giuliano Milanese/MI), 230.491 euro; ‘Quartiere Lavagna: disegnare nuovi scenari di inclusione sociale’ (Corsico/MI), 251.926 euro; ‘Valverde: quartiere attivo e solidale’ (Canegrate/MI), 198.823 euro; ‘Progetti sociali di quartiere’ (Trezzano Sul Naviglio/MI), 225.787 euro; ‘Settimo piano: vicini di casa’ (Settimo Milanese/MI), 251.986 euro.

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