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Palazzo Marino: profumo di woke nell’aria

Voci di corridoio ci avevano riferito che, dopo lo scontro avvenuto in commissione, la Consigliera del PD Alice Arienta, si fosse chiarita con il Capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico e avesse deciso di mettere una pietra sopra la questione. Il aula però l’impressione è stata che in realtà la volesse mettere sopra all’azzurro e a buona parte del genere maschile. Presa la parola la Consigliera del PD ha esordito ricordando di essere stata vittima insieme a una collega “di un attacco violento e aggressivo di stampo machista”.  Aggettivo quest’ultimo, che non ha nulla a che fare con il comportamento di De Chirico e che non testimonia certo a favore, se non della comprensione, almeno della mancata accettazione di quanto scritto nella lettera inviata dall’azzurro. Ha quindi proseguito ringraziando tutti quelli che le hanno manifestato solidarietà e vicinanza, spiegando poi di avere riflettuto su “come lanciare un messaggio contro l’odio e contro il linguaggio sessista” ribadendo implicitamente di non avere accettato la versione di De Chirico secondo cui il suo non era un attacco di stampo misogino, per poi trasformare questo singolo episodio in una rivendicazione di genere “si perché quello che è successo non è un fatto personale accaduta a me ma una vera violenza che in passato ad altre donne”. Dimenticandosi però di precisare che in alcuni casi le offese alle “altre donne” provenissero proprio da altre donne. “Nessuno può arrogarsi il diritto di zittire qualcuno” ha aggiunto la Arienta “tanto meno con modalità aggressive se rivolte ad una donna” (Se rivolte a un uomo si? Che ne è stato della parità di genere?) per poi rivolgersi a tutte le donne “Noi non possiamo più accettare di venire zittite, mai!” ribadendo che nessuno può zittire nessuno “ma a una donna è ancora più antipatico” (come sopra) sottolineando poi che “zittire è un tentativo di ricondurre la donna in un angolo così non nuoce visto che magari sta dicendo cose che magari infastidiscono”. E su questo “infastidiscono” ci soffermiamo un attimo, perché è evidente che l’Arienta ha capito benissimo che De Chirico fosse infastidito, non il perché. Non perché lei è donna, non per il ruolo che ricopre e nemmeno perché stava parlando, bensì per il fatto che lo stesse criticando per un comportamento tenuto anche da lei in passato. Cosa che si è ben guardata di dire. E’ l’ipocrisia che lo ha infastidito, non il sesso della sua interlocutrice. La consigliera del PD ha quindi fatto una condivisibile critica ai toni che a volte si usano in aula, creando un “ambiente tossico così che poi non si riesca più a discutere, a elaborare un pensiero a fare proposte” dicendosi quindi d’accordo con la Presidente Buscemi sul costituire una “Commissione sul Linguaggio d’Odio” per rendere le discussioni più gentili e “delicate”. La Consigliera ha quindi annunciato di avere organizzato un flah mob fuori da Palazzo Marino contro il linguaggio sessista e la violenza cui – purtroppo – probabilmente, viste le premesse, hanno partecipato solo esponenti di sinistra. In conclusione, Alice Arienta ci è sembrata sincera e realmente provata dall’accaduto. Ci sarebbe piaciuta di più se non avesse trasformato una disputa personale, in cui ha avuto una parte di responsabilità facendo la morale a De Chirico per un’azione compiuta anche da lei in precedenza, in una rivendicazione di genere dal sapore decisamente woke. Rivendicazione più che lecita, se corrisponde al suo pensiero, ma che avremmo trovato più credibile e adeguata se distaccata da questo singolo episodio con cui il sessismo, a nostro parere, non ha nulla a che fare.

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“LAMBRATE SPARITA? NO, GRAZIE!”

“LAMBRATE SPARITA? NO, GRAZIE!” (riportiamo il comunicato del gruppo di cittadini “Lambrate-Rubattino Riparte) Flashmob dei residenti contro la demolizione di un isolato liberty della Vecchia Lambrate Lambrate è conosciuto come un quartiere animato e creativo dalla forte socialità. Una reputazione che si è confermata anche nel flashmob organizzato venerdì 14/7 pomeriggio dal gruppo di cittadinanza attiva “Lambrate-Rubattino Riparte” per protestare contro l’imminente abbattimento di un angolo della Vecchia Lambrate finora sopravvissuto all’urbanizzazione spinta che il quartiere sta conoscendo. Un intero isolato nella caratteristica via Folli – costituito da due palazzine liberty ai civici 41 e 43 e dalla dismessa fabbrica di biciclette Cinelli al civico 45 e fiancheggiato su un lato da suggestivi orti sul Lambro – a breve sarà demolito per far spazio a una palazzina di 100 appartamenti realizzata dal gruppo Bluestone-Patron Capital. “Oggi con una trentina di flashmobber abbiamo protestato contro le ‘riqualificazioni’ che spazzano via l’identità e la storia dei quartieri. Succede in via Folli, dove verrà abbattuto un intero isolato Liberty della Vecchia Lambrate che sarà sostituito da una residenza moderna, ma accade anche in tanti altri quartieri di Milano. E non dimentichiamo che riqualificare ristrutturando, invece che abbattere e ricostruire, aiuta anche l’ambiente e l’aria che respiriamo”: è quanto scrivono le organizzatrici – Adriana Berra e Irene Pizzocchero – nel post che accompagna il reportage fotografico del flashmob sulla pagina Facebook di “Lambrate Rubattino Riparte. Sulla stessa piattaforma social, nei gruppi di zona 3 in cui è rimbalzata, l’iniziativa dei flashmobber ha raccolto moltissimi “like”, a conferma che tanti milanesi sono molto sensibili al tema del “nuovo che avanza” cancellando la storia e l’identità della loro città. Qualche giorno prima, martedì 11/7, Berra e Pizzocchero avevano partecipato all’incontro organizzato dal Municipio 3 per illustrare ai residenti il Piano d’Area per Lambrate-Rubattino. Dati alla mano, si erano lamentate con l’Assessore alla Riqualificazione Urbana, Giancarlo Tancredi, dell’eccessiva proliferazione di progetti di edilizia residenziale: secondo i dati raccolti da “Lambrate-Rubattino Riparte” nell’area compresa tra via Rombon e l’Ortica sono già realizzate o in via di realizzazione oltre 2100 nuove unità abitative distribuite in una quindicina di nuovi quartieri residenziali, ognuno nato dalla riconversione di aree dismesse, quasi sempre ex industriali, il cui unico destino è quello di venir costruite con una premialità sulle volumetrie che fa gola agli immobiliaristi. Nel caso di via Folli 41-43, però, le due palazzine liberty potevano essere oggetto di una ristrutturazione, che avrebbe salvaguardato l’aspetto storico e paesaggistico di uno degli ultimi, caratteristici angoli della Vecchia Lambrate. Durante il flashmob, i manifestanti hanno sostato anche davanti a via dei Dardanoni 10, per ricordare “un triste episodio di speculazione edilizia che ha visto gli anziani inquilini sfrattati dall’edificio storico, corrispondente agli annessi della Villa Folli. Il nuovo proprietario ha subito rimesso in vendita i 19 appartamenti a prezzi al mq in linea con il mercato”. “Anche gli anziani sono un patrimonio della Vecchia Lambrate!” hanno commentato i flashmobber su Facebook accennando anche alla gentrificazione in atto nel quartiere con conseguente espulsione dei residenti economicamente più fragili. Il gruppo “Lambrate-Rubattino Riparte” sostiene anche la petizione per l’apertura di un quarto varco nella ferrovia di Lambrate lanciata dalla sua amministratrice Adriana Berra come possibile soluzione al cronico problema della viabilità in quartiere. Problema che sembra destinato ad aggravarsi ancora, per il previsto incremento di popolazione: 2100 nuovi appartamenti significano 2100 nuove famiglie di residenti, ognuna con ogni probabilità dotata di un automobile.

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Flash Mob di Fratelli d’Italia in piazza della Scala

Come previsto, questa mattina, una cinquantina di esponenti e militanti di Fratelli d’Italia si sono trovati in Piazza della Scala per protestare contro il reddito di cittadinanza. Presenti il capogruppo in Consiglio Comunale Andrea  Mascaretti che ha dichiarato, “Ora lo riconoscono tutti: il reddito di cittadinanza dal punto di vista dell’inserimento lavorativo è stato un assoluto fallimento. Insignificante il numero di coloro che hanno trovato lavoro grazie al reddito rispetto al numero dei percettori, mentre invece si è rilevato elevatissimo il costo di questo strumento, che fino al 2028 comporterà una spesa di 9 miliardi di euro annui. Quello che ha questa misura del Governo ha sicuramente favorito, è un incremento del lavoro nero” e il Coordinatore Cittadino Stefano maullu che gli ha fatto eco, concludendo, “i lavoratori e le imprese pagano tasse e contributi eccessivi che frenano lo sviluppo economico mentre chi governa spende i soldi per il RdC: uno strumento che contribuisce a dopare il mercato del lavoro favorendo il lavoro nero. l’ennesimo spreco di denaro degli italiani”.

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Domani Flash Mob di Fratelli d’Italia contro il reddito di cittadinanza

Domani, alle 11, in Piazza della Scala, esponenti e militanti milanesi di Fratelli d’Italia, faranno il bis del Flash-mob organizzato ieri dai deputati meloniani in piazza Montecitorio a Roma per dire no al reddito di cittadinanza. “Fratelli d’Italia è l’unica forza politica che non ha votato il reddito di cittadinanza né il suo rifinanziamento – si legge in una nota emessa dal Coordinamento cittadino di Fratelli d’Italia – un provvedimento che si è rivelato controproducente e distorsivo del mercato del lavoro, che ha consentito abusi e truffe di ogni genere, con il paradosso che vede la maggioranza di governo aumentare ancora gli stanziamenti per uno strumento che non è riuscito a incrementare le politiche attive del lavoro, creando ulteriori storture, perché da una parte il sussidio ha disincentivato molti giovani a cercare un impiego e, dall’altra non ha favorito l’incrocio tra domanda e offerta; servono – conclude il coordinamento Cittadino – politiche attive efficaci a sostegno di chi perde il lavoro, per creare nuove competenze, formare chi ha bisogno di acquisire conoscenze e professionalità a beneficio dei lavoratori e del mondo delle imprese”. “Siamo l’unica forza politica che non ha votato il reddito di cittadinanza né per il suo rifinanziamento. – commenta il Coordinatore Cittadino di Fratelli d’Italia –  Quest’anno verranno aumentati ancora gli stanziamenti per questo strumento che si è rivelato distorsivo del mercato del lavoro e dannoso, perché non è riuscito ad incidere nelle politiche attive del lavoro a risolvere il problema che si poneva quando è stato ideato e perché i cittadini che vanno a lavorare tutte le mattine vedono gli sperperi collegati al reddito di cittadinanza. Solo qualche giorno fa si è scoperto che novemila rumeni mai arrivati in Italia lo percepivano. Centinaia di milioni spesi dallo stato indebitamente” conclude Maullu.

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Flash mob anti eutanasia legale

Flash mob anti eutanasia legale. Ieri pomeriggio, primo agosto, a Milano militanti pro-life hanno esposto fuori dalla galleria Vittorio Emanuale un grosso manifesto con la scritta “NO EUTANASIA LEGALE, NO OMICIDIO LEGALE. CHI UCCIDE UNA PERSONA E’ UN ASSASSINO ANCHE SE L’ALTRO GLIELO CHIEDE”. Un messaggio chiaro contro la “dolce morte” procurata, la quale, a detta dei prmotori dell’iniziativa, è solo una forma di omicidio legalizzato. “Io sono un medico e ho sottoscritto il giuramento di Ippocrate, ha detto uno dei partecipanti all’iniziativa. Mai e poi mai potrei dare la morte a qualche mio simile, nemmeno se me lo chiede, o se me lo ordina una struttura sanitaria. La legalizzazione dell’eutanasia è solo la legalizzazione di un crimine e mai e poi mai deve essere approvata in un paese civile”. “Le manovre per far approvare l’eutanasia, ha affermato Angelo Mandelli, uno dei promotori del flash mob, appaiono particolarmente strindenti oggi in un contesto in cui, causa pandemia, si stanno imponendo tutte le misure possibili e immaginabili per difender le vite umane, soprattutto le più deboli e fragili”.

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Flash mob di Fratelli d’Italia contro il coprifuoco

01 il permanere del coprifuoco a partire dalle 22:00. “Siamo vicini agli esercenti che chiedono di abolire il coprifuoco, una misura inutile, illiberale e anti democratica che il governo continua a voler mantenere. Lo abbiamo ribadito ancora una volta in piazza Scala, perché chiedere a ristoranti, bar e altri esercizi di chiudere alle 22 equivale a impedire loro di lavorare e ricominciare a incassare dopo mesi durissimi. Inoltre questa misura rappresenta uno ostacolo alla ripresa del turismo, a ridosso della stagione estiva. Ribadiamo quindi quanto questa misura sia illegittima e priva di un valido fondamento scientifico. Per questo continueremo a far sentire la nostra voce. Il governo Draghi non può pensare di tenere in ostaggio gli italiani per sempre. Occorre riaprire subito in sicurezza tutte le attività che possono essere riaperte”.  Ha poi spiegato in una nota l’eurodeputato milanese di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza.

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