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Tre marocchini fuggono dalla Polizia e si schiantano in via Natta

Ieri pomeriggio i poliziotti del commissariato Bonola hanno arrestato tre marocchini di 21, 28 e 31 anni che, dopo non essersi fermati all’alt intimato dagli agenti nei pressi di piazzale Lotto, sono fuggiti per poi schiantarsi con l’auto contro un new jersey all’angolo tra via Sant’Elia e via Natta. Lo ha riferito la questura, spiegando che per i tre sono scattate le manette per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e per detenzione di stupefacenti, dato che sull’auto sono stati trovati oltre 200 grammi di eroina e circa 50 grammi di hashish. Fuggiti a folle velocità su un’auto di grossa cilindrata, gli uomini a bordo dell’auto di grossa cilindrata, dopo aver urtato alcune auto in transito, ha impattato contro la barriera di sicurezza nella strada in zona Lampugnano. I quattro uomini che erano a bordo hanno provato a fuggire a piedi all’interno del parco Monte Stella, dove i poliziotti sono riusciti a bloccarne tre: uno dei quali ha anche colpito con una pietra un poliziotto, procurandogli lesioni guaribili in 15 giorni. Le ricerche proseguono per individuare e catturare il quarto uomo.    

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Assessori in fuga da Milano: collera del Pd o paura della sconfitta?

Assessori in fuga da Milano: collera del Pd o paura della sconfitta? E’ di queste ore la notizia di due assessori della Giunta Sala che stanno partendo per altri lidi: Pierfrancesco Maran, che entrerà a far parte dello staff di Enrico Giovannini al ministero dei trasporti e delle opere pubbliche; Filippo Del Corno, che entrerà a far parte della segreteria nazionale del PD di Gianni Letta. Insomma, tutti in viaggio per Roma, tranne Beppe Sala che a Roma, con altri incarichi, molto più importanti di quelli che assumeranno Maran e Del Corno, ovviamente, avrebbe voluto andarci e di corsa, piuttosto che riproporsi come sindaco di Milano. Che la ricandidatura fosse un ripiego lo si era capito da quando Sala aveva deciso di prendersi una lunga pausa di riflessione, prima di dare il via libera al secondo mandato, cosa che ha fatto il 7 dicembre 2020, annunciandolo senza troppa convinzione, probabilmente, dopo avere compreso, chiaramente, che Conte, Zingaretti e Di Maio, a Roma proprio non ce lo volevano. A onore del vero, nemmeno l’amico Draghi gli ha fatto una proposta successivamente, cosa che se fosse accaduta, gli avrebbe dato il la per sganciarsi da Milano, con una motivazione di alto profilo, cioè di essere stato chiamato a dare il proprio contributo alla rinascita dell’Italia post pandemia. Tornando a noi, francamente, credo che la scelta di Sala di accreditarsi come ecologista convinto, abbia generato una frattura non di poco conto tra lui e i DEM. L’unica cosa di verde che ha prodotto fino a ora questa scelta è, quanto pare, la rabbia dei dirigenti lombardi e nazionali del PD. Come ho già avuto occasione di dire, i DEM hanno vissuto la giravolta di Sala come un vero e proprio tradimento, fatto a tradimento, nei confronti di chi, da Sala, si aspettava coerenza e riconoscenza, per tutto quanto era stato fatto dal partito per sostenerlo politicamente oltre che elettoralmente, e magari nemmeno quello! Di sicuro il PD non si aspettava una scelta di esclusione, di relegazione ai margini, perché di questo si è trattato. La scelta di Sala deve essere stata interpretata anche come il tentativo di trascinare a forza verso di sé la coalizione: io sono in grado di vincere le elezioni a Milano, faccio ciò che ritengo più giusto, se non volete perdere le elezioni, dovete prendere atto delle mie scelte e adeguarvi, punto! Già nei mesi precedenti alla svolta verde, Sala si era esposto, facendo intendere chiaramente che, in caso di vittoria a Milano, non avrebbe riconfermato almeno due degli assessori DEM, Maran e Granelli. Mentre Granelli, uomo mite e accondiscendente, umile servitore del bene comune, era pronto anche ad accettare che Sala gli stroncasse la carriera politica, senza replicare, in nome della coesione sociale e della fede politica, magari puntando a candidarsi come presidente di un municipio, non altrettanto disponibile appariva il giovane Maran che, giustamente, non volendosi far rottamare da Sala e finire la propria carriera politica in qualche municipio di periferia, aveva deciso di anticipare le mosse di Sala, cercando altre collocazioni, magari dirigendosi a Roma con il primo treno o aero disponibile. Per quanto riguarda Del Corno, lo aveva già detto in tempi non sospetti, che questo sarebbe stato il suo ultimo mandato, a prescindere da tutto. Che si tratti di ricerca di nuove opportunità, per la consapevolezza di non averne più a fianco di Sala, o molto più semplicemente, che si sia creata una condizione di incompatibilità e di differenza di vedute, non ha alcuna importanza, il dato certo è che due assessori, Maran e Del Corno, hanno deciso di abbandonare l’Arca di Sala, senza troppi rimpianti, forse anche con un senso di liberazione. Il terzo lo ha dismesso proprio lui, senza farsi troppi problemi e, tutto questo, insieme all’adesione ai Verdi Europei, per il PD, deve essere sembrato un po’ troppo. Forse coloro che gli sono stati al fianco, in questi anni, pensavano di trovare maggiore accoglienza da parte di Sala. Maran a inizio mandato avrebbe gradito continuare a portare avanti i progetti di mobilità, Granelli avrebbe voluto continuare a portare avanti i progetti di sicurezza, legati alla coesione sociale. Sala ha fatto altre scelte, non li ha accontentati, dando un segno di discontinuità, come si dice oggi. Così, i due assessori di punta nella consigliatura Pisapia, si sono trovati, di fatto, ad essere interlocutori di secondo piano e di questo, ne sono certo, perché conosco entrambi, ne hanno sofferto molto. Non mi soffermo sulle azioni politiche dei tre assessori uscenti che, credo, abbiano cercato di interpretare nel migliore dei modi possibili, i propri mandati, anche se non sempre ci sono riusciti, ciò che mi pare essere un punto fermo, è che nessuno di loro avesse intenzione di ritirarsi dalla vita politica e che, tutti e tre, si siano “ribellati” al diktat di Sala, facendo tre scelte politiche diverse, ma pur sempre scelte politiche. Mentre Granelli, forse anche perché meno forte politicamente degli altri due, ha deciso di non abbandonare la nave, nel caso di Maran e Del Corno, appena è stato loro possibile, hanno preso la palla al balzo, sbattendo la porta in faccia al sindaco. D’altronde chi semina vento… Sala sempre più solo, sempre più legato ai calzini arcobaleno, alle interviste di Vanity Fair, al Green che non riesce a interpretare, anche se cerca di cavalcarlo, pare avere perso di vista che assessori come Maran, Granelli e Del Corno, indipendentemente da quanto, e come quel quanto abbiano fatto per Milano, gli sono stati sempre fedeli, lo abbiano accontentato, lo abbiano sostenuto, si siano presi delle responsabilità mettendoci la faccia, facendo in modo che il Sindaco rimanesse sempre fuori dalle peggiori critiche da parte di cittadini e media. Basti pensare a tutti gli insulti che ha collezionato Granelli per realizzare le piste ciclabili, assumendosi anche responsabilità che non erano sue… Che, dopo la svolta verde, sia cambiato qualcosa nell’assetto politico della Milano guidata da Sala, è sotto gli occhi di tutti, che il PD non abbia intenzione di essere trattato come un utile

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Rapina una banca e fuggono dalle fogne

Sono scappati dalle fogne i rapinatori che sono entrati nella filiale di piazza Ascoli del Credit Agricole, dove si sono asserragliati e hanno tenuto in ostaggio i dipendenti della banca. Durante la rapina gli autobus sono stati fermati ai lati della piazza è rimasta bloccata. Una volta liberi i dipendenti presi in ostaggio sono stati visitati dai sanitari del 118. “Sono entrati dai sotterranei, eravamo in tre all’interno dell’agenzia quando mi sono accorto ho urlato c’è una rapina ed una collega è riuscita a scappare”, ha raccontato il direttore della filiale. Il direttore ha parlato tenendo ghiaccio sulla nuca ed ha spiegato che c’è stata “una breve colluttazione ma non hanno infierito su di me“. Non è ancora chiaro quanti fossero i rapinatori. Gli agenti sono intervenuti alle 8.39 all’angolo tra piazza Ascoli e via Stoppani. Secondo quanto riferito dagli investigatori, i rapinatori sono entrati attraverso un buco scavato da un palazzo adiacente. Una volta all’interno hanno sorpreso il direttore e due impiegate a cui, sotto la minaccia delle armi, hanno ordinato di consegnare tutti i contanti. Hanno potuto prendere solo il contenuto delle cassette di sicurezza perché la cassaforte ha l’apertura temporizzata e non hanno potuto aspettare il momento giusto. Dalle prime informazioni raccolte dagli investigatori sembra che il gruppo fosse formato da almeno 6 persone. Un tale numero lascia ipotizzare un piano ben studiato e che, al momento, non è possibile stabilire se sia fallito del tutto. Non si conosce, infatti, il contenuto delle cassette private svuotate. Durante tutta l’azione non è stato esploso alcun colpo di pistola né è stato ferito il personale della banca. I banditi hanno solo attivato un estintore per creare un diversivo col fumo e guadagnare la fuga. Non c’è stato tempo né modo per avviare una trattativa con la polizia.

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Insegnanti in fuga dalle scuole milanesi

Insegnanti in fuga dalle scuole milanesi. Le segnalazioni si moltiplicano da istituto a istituto per un fenomeno che spiega una volta ancora quanto sia bello avere un posto di lavoro pubblico: molti docenti si stanno mettendo in malattia da settimane, forse sperando in un altro lockdown o comunque nella didattica a distanza per non svolgere normalmente il proprio lavoro. La paura o la pigrizia? Non è certo cosa spinga chi vive di soldi pubblici ad aggirare le regole, ma la vita di quelli che Checco Zalone ha definito i posti fissi è diversa. Sicuramente i genitori sono sul piede di guerra per l’assenza degli insegnanti e per le modalità in cui avviene: come ha spiegato uno di loro, i certificati di malattia vengono mandati di settimana in settimana causando almeno due disservizi. Il primo è la mancanza del docente, il secondo è l’impossibilità di sostituire gli assenti con supplenti: è troppo breve il periodo di assenza. Così da settimane gli alunni non hanno avuto quello per cui i genitori pagano. E nemmeno un servizio sostitutivo, perché per i posti fissi il posto di lavoro è una proprietà a cui non vogliono nemmeno rischiare di rinunciare: se non ci sono loro, non ci deve essere nessuno. Così il pubblico paga due volte: personale che non svolge il proprio compito e figli che non imparano. Ma gli insegnanti in fuga dalle scuole milanesi possono fregarsene (secondo il vecchio motto fascista) perché il loro contratti sono solidissimi, quindi nessuno di loro sta rischiando di rimanere a casa definitivamente. Nel mondo privato verrebbero giustamente licenziati malamente, con anche un comprensibile disprezzo da parte dei colleghi e di chiunque conosca il modo di comportarsi. Invece la “postofissità” raccontata da Zalone permette tutto. Anche di calpestare i diritti dei bambini.

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Marocchino si lancia dal secondo piano per fuggire dalla Polizia

La Polizia ha arrestato un cittadino marocchino di 27 anni, per resistenza a Pubblico Ufficiale. In mattinata gli agenti del Commissariato di Lambrate hanno effettuato dei controlli presso un hotel di via Lulli dove un cliente aveva presentato alla reception un permesso di residenza spagnola. I poliziotti per verificare l’autenticità del documento hanno bussato alla stanza dell’uomo che si trovava in compagnia di una donna: invitato dagli agenti a rivestirsi, l’uomo ha socchiuso la porta della stanza e dopo alcuni istanti si è chiuso a chiave bloccando l’accesso agli agenti e si è lanciato dalla finestra del secondo piano per sfuggire al controllo. I poliziotti hanno subito raggiunto l’uomo in strada che, per evitare di essere fermato, si è scagliato contro gli agenti con calci e pugni: dopo una colluttazione che ha provocato delle contusioni multiple ad entrambi gli agenti, l’uomo è stato arrestato e trasportato in codice giallo all’Ospedale Niguarda per una frattura del tallone destro causata dal salto dalla finestra dell’hotel. I successivi accertamenti svolti dai poliziotti sul documento presentato dall’arrestato hanno rilevato come il documento spagnolo fosse falso e che il cittadino marocchino aveva precedenti per reati contro la pubblica amministrazione, reati inerenti all’immigrazione e reati per il falso documentale.

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Fondi Lega: liquidatore fermato mentre fuggiva in Brasile

Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha fermato, mentre stava scappando in Brasile, Luca Sostegni, intervenuto in una presunta compravendita ‘gonfiata’ di un immobile a Cormano (Milano), un capannone industriale che venne venduto alla fondazione Lombardia Film Commission. Sostegni, liquidatore di una società, è accusato di peculato su fondi della Regione Lombardia ed estorsione nell’inchiesta che vede indagati anche tre commercialisti e nella quale si stanno facendo verifiche sui fondi della Lega. Del fermo, nell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Eugenio Fusco, ha dato conto il procuratore Francesco Greco con una nota Il prezzo di vendita dell’immobile, secondo le indagini, sarebbe stato gonfiato fino ad 800mila euro, mentre il valore era di 400mila euro. Per l’acquisto del capannone sono stati usati fondi pubblici. A Sostegni viene contestata anche l’estorsione perché avrebbe chiesto soldi ad altre persone in cambio del suo silenzio su questa vicenda. ANSA

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