Giovanati

Giovanati(Lega): la Milano di Sala non rappresenta i milanesi

“La politica di Beppe Sala ha delineato una città per city users, non a prova di famiglia, ragazzi e bambini, e per pochissimi ricchi rappresentanti solamente di una certa élites pro diritti Lgbt e ecologisti con il Suv. Una Milano che non rappresenta i milanesi, la loro laboriosità e lo spirito ambrosiano della città”. Ho paura che fra quattro anni saremo costretti a raccogliere i cocci di una Milano con profonde diseguaglianze e povertà”. Lo ha scritto in una nota Deborah Giovanati, consigliere della Regione Lombardia e vicecapogruppo della Lega a Palazzo Marino, a un anno dalla conferma di Sala come sindaco di Milano. “È stato un anno di continui disastri”m, ha aggiuto, “i più eclatanti” dei quali “sono stati la gestione del trasferimento della Scuola Media per Ciechi di Via Vivaio, cercando di far fallire un modello educativo eccellente presente a Milano da più di 50 anni, la posizione non chiara sullo Stadio San Siro, la crescente criminalità che fa balzare Milano nei primi posti delle classifiche nere e la gestione della crisi economica con la mazzata di Area B e C per lavoratori e famiglie. Un anno in cui sindaco e Giunta sono stati assenti dai consigli comunali, chiusi nel palazzo e sordi alle richieste dell’assemblea di Palazzo Marino” ha continuato.    

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Piscina e Giovanati (LEGA): Centri estivi e case vacanza, 1000 famiglie in difficoltà

“Prendiamo atto che il Sindaco abbia priorità personali rispetto a quelle cittadine, ma ci sono 1000 famiglie in difficoltà che non sanno a chi lasciare i loro figli durante l’estate”, denunciano Samuele Piscina e Deborah Giovanati, consiglieri comunali milanesi della Lega. “Da accesso agli atti svolto in questi giorni, per la Scuola Primaria a oggi risultano circa 1200 domande in attesa (che corrispondono a circa 900 bambini) per i centri estivi e 183 domande per le Case Vacanza. Una cifra enorme, troppe famiglie milanesi a cui il Comune non ha voluto dare risposta”. “Molte famiglie non hanno le disponibilità economiche per sopperire alle mancanze comunali e accedere ad altre offerte private. Come Lega avevamo anche proposto di ampliare il sistema dei voucher, così da offrire un aiuto a chi si trova in difficoltà per fronteggiare le spese ingenti dei centri estivi privati, ma la maggioranza di Palazzo Marino ha bocciato il documento” “Le famiglie milanesi ancora una volta sono state abbandonate dal Sindaco Sala, assente nelle risposte ai bisogni della comunità. Probabilmente Beppe ha altri pensieri per la testa, dato che ha passato la mattinata perdendo tempo con Di Maio, ma per la Lega la priorità deve rimanere la tutela dei milanesi”, concludono i 2 esponenti leghisti. “Il Sindaco chiarisca al più presto le sue aspirazioni, poiché sembra evidente non abbia alcuna voglia di continuare a occuparsi della città.

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Darsena, c’era una volta l’assessore alla Sicurezza

Darsena, c’era una volta l’assessore alla Sicurezza, ma c’è mai stato? Tutti i milanesi se lo stanno chiedendo. Ve la presento il suo nome è Anna Scavuzzo, Vicesindaco. Per il Sindaco Sala è stata dal 2016 al 2018 Assessore all’Educazione e poi, con l’elezione al Consiglio Regionale di Carmela Rozza, è stata spostata sulle deleghe di quest’ultima, Sicurezza e Coesione Sociale. Da quel giorno, purtroppo, è caduto un terribile silenzio sulla sicurezza della nostra città. La Vicesindaco Scavuzzo sembra un fantasma. Sul territorio non si è mai fatta vedere. Non è mai andata a riferire sulla sua attività nei municipi o in altri consessi di confronto. La città è diventata terra di nessuno. Le istituzioni non sono visibili, soprattutto nei quartieri più critici. Statue di santi alte due metri abbattute, rave party in centro città, fuochi d’artificio sparati dalle nuove piazze create dall’amministrazione comunale, bivacchi, spaccio di droga, sversamenti abusivi di immondizia…questa ormai è diventata la normalità per Milano. Resta inspiegabile la protezione che gode l’Assessore, perfino il Sindaco fa da suo portavoce, accampando scuse del tipo “non posso essere dappertutto, la città è grande”, quando poi per evitare il Rave in Darsena dell’altra sera forse sarebbero bastate due transenne. Qua non c’entra il Covid, perché l’illegalità non è mai accettabile. Qua si è persa totalmente la partita sul governo del territorio della città I responsabili per il Comune di Milano hanno nome e cognome.

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Manifesto sulla Ru486 rimosso: “Furore ideologico contro Pro Vita”

Il Comune di Milano ha fatto rimuovere i manifesti contro l’uso della Ru486 (pillola abortiva) regolarmente affissi da Pro Vita in via Vigoni, angolo Via Mercalli. Non è la prima volta che un manifesto  contrario all’aborto viene fatto rimuovere dai rappresentanti della sinistra italiana. Il cartellone di Pro Vita  voleva provocare una riflessione  sull’assunzione della RU486, la pillola abortiva liberalizzata recentemente anche da Aifa che ha  permesso perfino alle ragazze minorenni di poterla assumere come un banale medicinale da banco, senza dover  informare i genitori o tutori  e senza il controllo medico. Non va confusa con la pillola anticoncenzionale, bensì si tratta di un aborto a tutti gli effetti, subito dalle donne in totale solitudine, sole nell’affrontarne le eventuali conseguenze sia fisiche che psicologiche. Questo è il pensiero dei Pro Vita. E allora perché è stato fatto rimuovere? Quali sono i limiti alla libertà di espressione del pensiero? L’articolo 21, comma 1, della  nostra Costituzione recita espressamente che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. La libertà di espressione è altresì tutelata dall’art. 10 della CEDU  “Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione”. Tale libertà risulta essere il fondamento di ogni paese democratico che si vuole definire tale e difatti si  riconosce che manifestazione di pensiero é anche l’attività che mira a sollecitare una riflessione nei destinatari, anche con immagini di fantasia, che inducono ad aprire un dibattito su un particolare tema. La sua limitazione è eccezionale, solo qualora siano stati lesi gravemente altri diritti fondamentali come per esempio in caso di discorsi di odio o di istigazione alla violenza. La censura operata dalla giunta milanese, in particolare dall’Assessore Tasca, risulta quindi essere mossa unicamente da furore ideologico, andando a colpire il pensiero  altrui che non corrisponde al diktat del pensiero unico in tema di vita nascente; ciò è quanto sostenuto addirittura esplicitamente da Diana de Marchi, Presidente della commissione pari opportunità del Comune di Milano, nel suo seguente post su Facebook: “Pro Vita questa città ti consiglia di smetterla, i tuoi manifesti vengono sempre rimossi”. Alla faccia delle pari opportunità! Alla faccia della libertà e della Costituzione! Il Pd Milanese ha sputato ancora una volta su tutto questo. Per aver espresso in questi giorni il mio pensiero mi hanno chiamato “fascista maschilista”, “retrograda medievale”. Era già successo in passato quando mi dissero che avrebbero dovuto rinchiudermi nella mia chiesa e non farmi più uscire. D’altronde loro sono democratici a senso unico.

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Polemiche per il manifesto Pro Vita strappato

Polemiche per il manifesto Pro Vita strappato. In zona 4 infatti è apparso il manifesto che vedete nell’immagine che accompagna questo articolo, ma dopo poco tempo è stato strappato dai tecnici del Comune stesso che ne aveva approvato l’affissione. La pressione della consigliera comunale Diana De Marchi ha convinto il Municipio a muoversi: “Rimosso. Pro Vita questa città ti consiglia di smetterla, i tuoi manifesti vengono sempre rimossi! Grazie al lavoro di squadra e all’assessore Tasca” ha rivendicato sui social l’eletta del Pd. Ma la sua battaglia contro Pro Vita ha agitato gli ambienti cattolici milanesi. Matteo Forte, consigliere comunale di Milano Popolare, ha contestato sempre sui social la decisione: “Ho appreso dai social che dopo nemmeno 24h dalla sua affissione è stato fatto rimuovere il manifesto di Pro Vita contro la pillola RU486. Ho appreso che basta lamentarsi con un assessore e se si è in un numero ragguardevole di contestatori (anche se non mi è stato specificato quale, né ragguardevole rispetto a cosa) il Comune può richiedere al concessionario se (liberamente, non sia mai!) l’affissione può essere rimossa. Ora lo sapete. Quando un manifesto od una pubblicità vi turba e non vi va a genio, sommergete la casella di posta dell’assessore che ha la delega o del sindaco stesso… e chi vusa püsé la vaca l’è sua! È la città dei diritti. La Milano di Sala. Prego, accomodatevi. Non c’entra molto col concetto di libertà e pluralismo ma… in tempi di Dpcm e “pieni poteri” che volete che sia?”. Anche Deborah Giovanati, consigliere di Municipio 9, ha contestato la rivendicazione di De Marchi: “Questo è l’atteggiamento fascista! Strappare ció che non corrisponde al vostro pensiero! La democrazia non sapete neanche cosa sia! D’altronde state sostenendo anche il liberticida Ddl Zan. W le donne libere, che non siete voi”. La disfida sulla pillola abortiva non sembra dunque destinata ancora a essere risolta del tutto. Le polemiche per il manifesto Pro Vita strappato sono solo l’ultima puntata.

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