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Paragone fa la campagna sulla guerra al green pass

Paragone fa la campagna sulla guerra al green pass. Mentre c’è chi lo fa sul cinema o chi con altri sistemi, Gianluigi Paragone fa la campagna sulla guerra al green pass. Il candidato sindaco di Milano forse più incazzoso di tutti (basta vedere un suo video per constatarlo) propone addirittura i documenti per opporsi all’obbligo del green pass sul posto di lavoro. Ecco un brano del suo ultimo messaggio in questa campagna particolare per Milano: “Lo Stato sta imponendo tutto quanto sopra ai suoi insegnanti e ai suoi studenti universitari e non sembra preoccuparsene. Tutto si basa essenzialmente su un ingiustificato stato di emergenza dichiarato dal governo in un momento in cui non bisogna dimenticare che l’Italia è in zona bianca. Questo è il punto focale della questione, è ovvio che il Governo sta cercando di imporre la vaccinazione di massa pur non rendendo i vaccini obbligatori. Per contrastare questa normativa è stata studiata dal pool degli Avvocati Ultima Linea una Diffida (il cui testo potrà essere scaricato cliccando al link riportato alla fine di questo articolo) da inviare ad istituti scolastici e universitari; con questo atto gli insegnanti, il personale scolastico e gli studenti universitari possono contrastare immediatamente e quindi in via preventiva l’applicazione del Green Pass”. L’intervento completo lo potete trovare A QUESTO LINK e come sempre sottolineiamo che è un contenuto politico che proponiamo senza per questo condividerlo o contestarlo. Noi dell’Osservatore cercheremo per quanto possibile di offrire a tutti i lettori uno spettro più ampio possibile sull’offerta politica di queste elezioni comunali.

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La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa

La rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa. Il Sindacato autonomo della Polizia ha infatti scritto al ministro Luciana Lamorgese per chiedere un passo indietro al governo sulle disposizioni che impongono anche alle forze dell’ordine il green pass per accedere alle mense: come sottolineato anche da Massimiliano Pirola, segretario SAP di Milano, l’ordine non tiene conto della specificità del lavoro delle forze dell’ordine. Né tanto meno che si chiede un documento per mangiare insieme ai colleghi a chi già ci vive: buona parte degli operatori di sicurezza infatti vivono in residenze collettive e lavora a stretto contatto con i colleghi. Inoltre, il governo non ha tenuto conto che non si sono registrati focolai nelle mense delle forze dell’ordine perché fin dai primi mesi sono stati applicati dei rigidi protocolli di sicurezza anti Sars-Cov-2. La rivolta delle delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa è dunque arrivata quando gli agenti e i militari si sono trovati a vagare per i cortili o i marciapiedi con i vassoi della mensa a causa delle nuove disposizioni. Un sussulto di chi ha combattuto in prima linea contro la pandemia fin dai primi mesi del 2020 e che ora vede equiparata la mensa di lavoro a un qualsiasi ristorante. Un brutto colpo per il governo Draghi che proprio sulle forze dell’ordine sta potendo contare per la propria capacità di agire e che vede il dicastero di Roberto Speranza al centro delle critiche perché la direttiva sulle mense (inviata il 14 agosto) è stata ispirata dalle linee guida del Ministero della Salute. Quanto potrebbe contare per la stabilità dello stesso esecutivo nazionale la rivolta delle forze dell’ordine contro il green pass in mensa? Per fortuna di Draghi non si intravedono a breve elezioni, perché la coalizione dovrebbe reggere almeno fino al 2021, però chi lo sostiene in Parlamento prima o poi dovrà rendere conto agli elettori del proprio operato.

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COVID, Osservatorio Malattie Rare: “Su Green Pass appello a Ministero e CTS, chiarire il destino dei non vaccinabili”

COVID, Osservatorio Malattie Rare: “Su Green Pass appello a Ministero e CTS, chiarire il destino dei non vaccinabili”. Non è chiaro chi dovrà certificare questa condizione, in cui molti malati rari ricadono, e già arrivano decine di domande e segnalazioni. Non sono no-vax, ma non possono fare il vaccino. In questa categoria ricadono diverse persone: chi ha avuto un problema di salute tra la prima e la seconda dose, come una reazione allergica alle componenti del vaccino stesso, chi ha avuto un parere negativo dal proprio medico a causa di patologie pregresse ma anche tutti quei malati rari e cronici che, per via della loro patologia, non hanno la possibilità di accedere alla vaccinazione. Tutte queste persone non hanno modo di richiedere il green pass e fra pochi giorni resterebbero esclusi da diversi luoghi al chiuso: piscine, palestre, ristoranti, bar, teatri, cinema. Salvo una certificazione alternativa, e il permanere del vincolo del tampone, ma su questo non c’è ancora chiarezza. “Al nostro Sportello Legale già ora stanno arrivando tante domande al riguardo, e se non si provvede a chiarire subito tutto dalla prossima settimana sarà molto peggio”, racconta il direttore dell’Osservatorio Malattie Rare, Ilaria Ciancaleoni Bartoli, che lancia un appello al Ministro Speranza e al CTS: “Per evitare il caos è necessario che si faccia subito chiarezza, in modo particolare indicando come dovrà essere fatto questo certificato alternativo e soprattutto, in maniera inequivocabile, da chi dovrà essere fatto, e quindi chi sono i soggetti preposti alla certificazioni. Perché una volta identificati vanno anche messi in condizioni di fare veramente questi certificati, e con il rigore che serve”. Il CTS dovrebbe riunirsi infatti, per parlare anche di questo, il prossimo 5 agosto. A livello generale, nell’ordinamento italiano è il DL 73/2017 a regolamentare l’obbligo vaccinale e i relativi criteri di non vaccinabilità. Il comma 3 dell’Art. 1, infatti, stabilisce che “le vaccinazioni possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta”. Ai sensi di quanto previsto da un’apposita nota del Ministero della Salute, la Certificazione verde COVID-19 non è richiesta ai bambini esclusi per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) e ai soggetti esenti sulla base di idonea certificazione medica, tra cui appunto diversi malati rari e cronici, per i quali verrà creata una “Certificazione digitale dedicata”, che però attualmente non è disponibile. Per ora, in mancanza di questa possono essere utilizzate quelle rilasciate in formato cartaceo, ma mancano a oggi indicazioni operative su chi siano i clinici a cui è demandato il compito di rilasciare questa certificazione: forse i medici di medicina generale? Forse lo specialista di patologia? Il Ministero non precisa nulla e tra i pazienti c’è grande smarrimento. “Se non sarà chiarito al più presto assisteremo ad una ondata di domande verso queste categorie e, d’altra parte, a risposte difformi da un medico all’altro: è già successo pochi mesi fa con le assenze dal lavoro per le categorie fragili, succederà ancora, e certo nessuno ha bisogno ora di nuovo caos. Per non parlare del fatto che nel lungo periodo non si potrà “delegare” agli esercenti il compito di interpretare e validare certificazioni cartacee facilmente falsificabili, difficilmente intellegibili e non certo adeguate ad un compito tanto delicato, anche dal punto di vista della privacy. Se vogliamo ripartire in sicurezza e nel rispetto delle regole, le regole devono essere chiare e facilmente applicabili”, spiega Ilaria Ciancaleoni Bartoli. Se il Comitato Tecnico Scientifico dovesse far riferimento al già citato Decreto legge 73 del 2017 verrebbe da dare per scontato che sarà il medico di medicina generale a certificare la non vaccinabilità, ma è altrettanto vero che nella nota ministeriale al momento non viene fatto alcun riferimento sul punto, l’appello dell’Osservatorio al CTS e al Ministero della Salute è dunque quello di usare queste ultime ore di lavoro prima dell’entrata in vigore del Green Pass per mettere un punto chiaro sulla questione.  Per ulteriori approfondimenti si rimanda ad uno specifico articolo pubblicato qui a cura dello Sportello Legale di Omar.

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Green Pass: in Italia e Francia le piazze si riempiono al grido di ‘Libertà’

Grida di “Libertà!” per le strade e le piazze di Italia e Francia migliaia di persone mostrano la loro opposizione ai piani per richiedere le tessere di vaccinazione per le normali attività sociali, come cenare al chiuso nei ristoranti, visitare musei o tifare negli stadi sportivi. I leader di entrambi i paesi vedono le carte, soprannominate “Green Pass” in Italia e “health pass” in Francia, come necessarie per aumentare i tassi di vaccinazione e convincere gli indecisi. Il premier italiano Mario Draghi ha paragonato il messaggio anti-vaccinazione di alcuni leader politici a “un appello a morire”. Il requisito incombente sta funzionando, con le richieste di vaccinazione in forte espansione in entrambi i paesi. Tuttavia, ci sono gruppi di resistenza da parte di coloro che la vedono come una violazione delle libertà civile o che nutrono preoccupazioni per la sicurezza dei vaccini. Circa 80.000 persone hanno protestato nelle città di tutta Italia lo scorso fine settimana, mentre migliaia hanno marciato a Parigi negli ultimi tre fine settimana, scontrandosi a volte con la polizia. Le nazioni europee, in generale, hanno fatto passi da giganti nei loro tassi di vaccinazione negli ultimi mesi, con o senza incentivi. Nessun paese ha reso obbligatorio le campagne per convincere gli indecisi a vaccinarsi. La Danimarca ha aperto la strada ai vaccini con poca resistenza. Il Belgio richiederà un certificato di vaccinazione per partecipare a eventi all’aperto con più di 1.500 persone entro metà agosto ed eventi al coperto entro settembre. La Germania e la Gran Bretagna hanno finora resistito a un approccio globale, mentre le vaccinazioni sono così popolari in Spagna che gli incentivi non sono ritenuti necessari. In Francia e in Italia, le manifestazioni contro i pass per i vaccini o le restrizioni sui virus in generale stanno riunendo alleati altrimenti improbabili, spesso dagli estremi politici. Includono partiti di estrema destra, attivisti per la giustizia economica, famiglie con bambini piccoli, quelli contro i vaccini e coloro che li temono. Molti affermano che i requisiti per il pass per il vaccino sono una fonte di disuguaglianza che dividerà ulteriormente la società e tracciano paralleli storici difficili. “Stiamo creando una grande disuguaglianza tra i cittadini”, ha detto un manifestante a Verona, che si è identificato solo come Simone perché ritiene di temere per il suo sostentamento. “Avremo cittadini di serie A, che possono accedere ai servizi pubblici, al teatro, alla vita sociale, e cittadini di serie B, che non possono. Questa cosa ha portato all’apartheid e all’Olocausto”. Alcuni manifestanti in Italia e Francia hanno indossato stelle di David gialle, come quelle che i nazisti richiedevano agli ebrei di indossare durante la seconda guerra mondiale. I sopravvissuti all’Olocausto chiamano questo confronto una distorsione della storia. “Sono follie, gesti di cattivo gusto che si incrociano con l’ignoranza”, ha detto Liliana Segre, 90 anni sopravvissuta all’Olocausto e senatrice italiana a vita. “È un tale tempo di ignoranza, di violenza che non viene nemmeno più repressa, che è diventato maturo per queste distorsioni”. Paragoni simili durante le proteste in Gran Bretagna sono stati ampiamente condannati. Uno dei più importanti attivisti anti-blocco, Piers Corbyn, fratello dell’ex leader del partito laburista Jeremy Corbyn, è stato arrestato all’inizio di quest’anno dopo aver distribuito un volantino che faceva il confronto, raffigurante il campo di concentramento di Auschwitz. Il pass sanitario francese è richiesto nei musei, nei cinema e nei siti turistici ed entra in vigore per ristoranti e treni il 9 agosto. Per ottenerlo, le persone devono essere completamente vaccinate, avere un test negativo recente o provare che si sono recentemente ripresi dal COVID-19. I requisiti dell’Italia sono meno stringenti. È necessaria una sola dose di vaccino e si applica a ristoranti all’aperto, cinema, stadi, musei e altri luoghi di ritrovo dal 6 agosto. Si sta valutando l’estensione del requisito al trasporto a lunga distanza. Anche un test negativo entro 48 ore o la prova di essere guariti dal virus negli ultimi sei mesi consente l’accesso. La domanda di vaccini in Italia è aumentata fino al 200% in alcune regioni dopo che il governo ha annunciato il Green Pass, secondo il commissario speciale del paese per le vaccinazioni. In Francia, quasi 5 milioni hanno ricevuto una prima dose e più di 6 milioni hanno ricevuto una seconda dose nelle due settimane successive all’annuncio del presidente Emmanuel Macron che i passaggi del virus sarebbero stati estesi ai ristoranti e a molti altri luoghi pubblici. Prima di allora, la domanda di vaccinazione era in calo da settimane. Ben il 15% degli italiani rimane resistente al messaggio del vaccino: il 7% si identifica come indeciso e l’8% come antivaccino, secondo un sondaggio di SWG. Il sondaggio su 800 adulti, condotto dal 21 al 23 luglio, ha un margine di errore di più o meno 3,5 punti percentuali. Le ragioni principali per esitare o rifiutarsi di vaccinarsi, citate da più della metà degli intervistati, sono i timori di gravi effetti collaterali e le preoccupazioni che i vaccini non siano stati adeguatamente testati. Un altro 25% ha dichiarato di non fidarsi dei medici, il 12% ha affermato di non temere il virus e l’8% nega che esista. Ciò lascia alcuni segmenti difficili da penetrare nella popolazione. Circa 2 milioni di italiani over 60 restano non vaccinati, nonostante gli sia stata data la precedenza in primavera. Migliaia rimangono senza protezione nella sola Lombardia, l’epicentro dell’epidemia in Italia. La città di Milano invia ogni giorno furgoni mobili con vaccini e altri rifornimenti in un quartiere diverso. Raggiungono i riluttanti con volantini e post sui social media, vaccinando 100-150 persone al giorno con il vaccino Johnson & Johnson monodose. Le aziende in Italia e Francia stanno accettando a malincuore i pass, preoccupate per come le aziende private possono far rispettare le politiche pubbliche. L’esperienza della Danimarca suggerisce che la conformità diventa più facile con il tempo e l’aumento dei tassi di vaccinazione. Tuttavia, la vaccinazione ha l’obbligo di frenare il ritorno alle restrizioni qualora si prospetterebbe una nuova escalation di contagi dopo l’estate. Infatti resta il legittimo dubbio, dopo la stagione estiva, se queste misure siano state efficaci nell’arginare la diffusione del virus. In tal caso dovremmo porci delle serie domande, oppure l’Iss dovrebbe darci delle serie risposte.

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Manifestazione contro il green pass

Il corteo dei no green pass di Milano, con migliaia di persone, ha sfilato per le strade del centro città con i manifestanti che hanno urlato “libertà, libertà” e con in testa lo striscione con la scritta “Fuori i Big Pharma dallo Stato. No alle multinazionali”. Il corteo ha attraversato piazza Duomo e Galleria Vittorio Emanuele sotto lo sguardo attonito di chi stava facendo shopping, per poi fermarsi in piazza Scala davanti alla sede del Comune dove i manifestanti hanno scandito insulti contro il premier Mario Draghi Esposti stelle di David con la scritta “non vaccinati = ebrei” e cartelli con le svastiche paragonate al green pass. In piazza Fontana quando la manifestazione di protesta ha preso il via, ci sono state delle tensioni tra manifestanti no green pass e i giornalisti. I manifestanti hanno urlato “venduti” alla stampa e hanno cercato di allontanarli anche con degli spintoni. ANSA

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Sala favorevole al decreto sul green pass

“Sono totalmente favorevole e soddisfatto delle misure decise dal governo, sui dettagli lascio a chi deve decidere. Tutte le volte che con buon senso si può utilizzare, (il green pass, ndr) va bene. L’altra sera sono stato al ristorante con la mia compagna, mi hanno provato la febbre e nello stesso momento avrebbero potuto chiedermi il green pass, non è un grande problema anzi, è a tutela dei ristoranti”. E’ quanto ha affermato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala a “Timeline” su Sky TG24 parlando della decisione del governo di rendere il Green pass obbligatorio a partire dai 12 anni. In merito ai “settori” ancora esclusi dall’obbligo della certificazione vaccinale (trasporti, scuola e lavoratori), Sala ha ribadito che “non è sbagliato immaginare l’obbligo vaccinale per gli insegnanti, così come per i medici, dobbiamo fare tutti la nostra parte”. “Per quanto riguarda i lavoratori c’è una discussione aperta con i rappresentanti sindacali e Confindustria” ha continuato il sindaco, spiegando che “oggi ne parlavo con il dg di Atm che mi ha dato una buona notizia: ieri è uscita un’analisi di Ats di Regione Lombardia che in sostanza dice che non è mai stata trovata una correlazione tra il contagio degli studenti e utilizzo del trasporto pubblico. Quindi – ha continuato – io presumo che le azioni che abbiamo messo in campo, sanificazione continua e controllo delle mascherine, abbiano funzionato. Detto ciò, se si può fare qualcosa di più, io da sindaco mi attiverò per quanto posso fare”. “Tecnicamente, per il trasporto locale dipende anche da quanto tempo ci si rimane – ha aggiunto Sala – io dico che tutte le volte che con buonsenso si può utilizzare, (il green pass, ndr) va bene”. Askanews  

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