indagato

Indagato anche il rettore dell’università Vita-Salute

Anche il rettore dell’università Vita-Salute San Raffaele Enrico Gherlone è finito nel registro degli indagati nell’inchiesta sui concorsi universitari della Procura di Milano che vede coinvolto anche il rettore della Statale Elio Franzini. Secondo quanto riporta la Repubblica, le accuse per Gherlone sono di turbata libertà nella scelta del contraente. Nell’inchiesta dei pm milanesi, che si collega a una analoga della procura di Firenze, Gherlone si sarebbe messo d’accordo proprio con Franzini per assegnare due cattedre di urologia in un concorso bandito dalla Statale. Secondo quanto ricostruito nelle carte dei pm di Firenze e Milano, riporta La Repubblica, era infatti in corso una “guerra” tra urologi fiorentini e milanesi per i ruoli da professore ordinario che sarebbe poi stata risolta con l’assegnazione di due posti, uno al San Paolo e l’altro al San Donato: uno per Bernardo Maria Cesare Rocco, vicino all’urologo dell’università di Firenze Marco Carini, l’altro per Luca Carmignani, voluto da Montorsi. ANSA

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Cattedre concordate: indagato rettore dell’Università

Elio Franzini, rettore dell’Università di Milano, è tra gli indagati di un’inchiesta che ha portato a scoprire presunti appalti pilotati per stabilire le cattedre e per riservarle ai professori ‘amici’ in barba ai bandi pubblici. Secondo le accuse, a finire sotto la lente degli inquirenti sono stati due bandi di assegnazione per ordinari di Urologia negli ospedali San Paolo a Milano e San Donato a San Donato Milanese (Milano) nell’ambito di un’inchiesta nata a Firenze che ha già portato a denunciare 39 persone, professori universitari e il rettore dell’ateneo fiorentino, Luigi Dei. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Mario Scalas ed eseguita dai Nas, contesta a Franzini “reati contro la pubblica amministrazione, più lievi quindi dei reati di corruzione evidenzianti nell’indagine” che ha dato origine allo stralcio. La procura milanese sarebbe anche vicina “alla chiusura delle indagini per l’altra inchiesta su concorsi universitari, quella che ha al centro l’ospedale Sacco e ha coinvolto anche Massimo Galli”. ANSA

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Indagato per stalking su attivista contro femminicidi

Ha molestato, minacciato e aggredito verbalmente per almeno 9 mesi, urlandole contro frasi come “W i femminicidi, la guerra è aperta” e anche danneggiandole l’auto, la presidente di un’associazione che da anni nell’hinterland milanese “si occupa di laboratori e progetti solidali e culturali e di sensibilizzazione, tra cui la lotta alla discriminazione di genere e al femminicidio”. Per l’uomo, un 50enne che pronunciava anche espressioni e “inneggiamenti al fascismo ed alle Ss” e accusato di stalking, il gip di Milano Guido Salvini, nell’inchiesta del pm Maria Cardellicchio e della Polizia locale, ha disposto il “divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa e del divieto assoluto di comunicazione con la stessa in qualunque forma”. Stando all’ordinanza, il 50enne “in più occasioni insultava e minacciava” la donna “perché non voleva continuare ad avere una relazione amichevole con lui” con frasi come “mi diverto a farti soffrire” e danneggiando le ruote dell’auto. Diceva pure di “conoscere molta gente proveniente dalla Calabria e da territori ad altissima densità mafiosa” invitandola “a stare attenta anche per i suoi tre figli”. Anche alla macchina del marito tagliò le gomme. Dal novembre 2020, poi, avrebbe danneggiato più volte anche il “Muro delle donne”, un’opera realizzata dalla donna, strappando “i cartellini che riportavano i nomi delle donne vittime di femminicidio”. Lei come risposta postò sui social un appello “provocatorio” al responsabile invitandolo a “rendersi noto e gli offriva un corso di teatro gratuito affinché potesse rendersi conto del senso del suo comportamento”. Di fronte a un invito esplicito “da parte della donna a non inviarle più messaggi” l’uomo, in particolare, aveva cambiato “atteggiamento e manifestava la propria aggressività, cominciando” a minacciarla, “inviandole dei messaggi dal contenuto offensivo e minatorio, delle immagini raffiguranti Mussolini nonché definendola ‘comunistella’”. ANSA

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Fontana indagato per autoriciclaggio

Due nuovi reati sono stati ipotizzati dalla Procura di Milano nei confronti del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, già indagato perfrode in pubbliche forniture nel cosiddetto caso ‘camici’. Il governatore risulta iscritto anche per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure nella tranche dell’indagine relativa ai 5,3 milioni di euro depositati su un conto svizzero, a suo dire frutto di una eredità, ma sul quale è stata avviata una rogatoria. La Procura di Milano, con la rogatoria in Svizzera, intende far luce sull’origine dei 5,3 milioni scudati nel 2015 da Fontana. La richiesta di assistenza giudiziaria si è resa necessaria in quanto ci sarebbero flussi non chiari e mancherebbero alcuni documenti per avere tutte le spiegazioni possibili su alcune movimentazioni. “Il comunicato della Procura della Repubblica dà conto della volontà del Presidente Fontana di non lasciare ombra alcuna in ordine alla procedura della Voluntary, su cui i magistrati intendono fare chiarezza definitiva”, così i legali del governatore, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, si esprimono in relazione alla nota della Procura milanese. ANSA  

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Camici: secondo gli inquirenti non fu donazione. Indagato il cognato di Fontana

I militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria, su delega della Procura, si sono recati in Regione Lombardia per acquisire la documentazione relativa ai contratti di fornitura di camici nel pieno dell’emergenza Covid da parte della Dama spa, società di cui la moglie del governatore lombardo Attilio Fontana detiene una quota e che è gestita dal cognato. Con la ‘visita’ della Gdf negli uffici regionali prende concretamente il via l’indagine per turbativa d’asta a carico di ignoti coordinata dai pm Luigi Furno e Paolo Filippini e dall’aggiunto Maurizio Romanelli. Non sarebbe stata una donazione ma una fornitura quell’offerta di camici e altro materiale per un valore di 513 mila euro da parte della Dama. E’ uno dei primi dati acquisiti nell’inchiesta della Procura di Milano che vede indagati il cognato di Fontana, Andrea Dini, e il dg di Aria spa, la centrale acquisti della Regione, Filippo Bongiovanni. Oggi proseguono le audizioni di testimoni. Le indagini del procuratore aggiunto Romanelli, e dei pm Filippini, Furno e Scalas, ipotizzano la “turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente”. Dai primi elementi acquisiti, tra cui fatture, nota di credito, documento di offerta, storno delle fatture, ma anche da dichiarazioni raccolte, sarebbe emerso che l’offerta di Dama ad Aria e il successivo ordine non era una donazione, ma un contratto di fornitura. Il sospetto degli inquirenti è che la trasformazione della fornitura in donazione sarebbe stata simulata e sarebbe avvenuta solo perché la trasmissione ‘Report’ aveva iniziato ad interessarsi alla vicenda. Tanto che gli inquirenti legano lo storno delle fatture del 22 maggio ad una precedente intervista del 15 maggio di ‘Report’ a Fontana. Andrea Dini, il titolare della società Dama srl e cognato del governatore Attilio Fontana, e Filippo Bongiovanni, dg della società Aria, la centrale di acquisti regionale, risultano indagati dalla Procura di Milano per il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente nell’inchiesta con al centro la fornitura di camici e altro materiale per 513 mila euro durante l’emergenza Covid. Lo ha appreso l’ANSA. Inoltre i pm hanno sentito come testimoni l’assessore Raffaele Cattaneo e Francesco Ferri presidente di Aria.  

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Direttore del Trivulzio indagato per epidemia colposa e omicidio colposo

Secondo ANSA, la procura di Milano, che indaga sul Pio Albergo Trivulzio, punta a fare accertamenti per epidemia colposa e omicidio colposo nei confronti del direttore generale Giuseppe Calicchio, su oltre 100 morti (si parla di un totale di quasi 150) avvenute nell’istituto dopo lo scoppio dell’epidemia del coronavirus. Negli altri fascicoli sulle case di riposo, quasi una quindicina in tutto, che la Procura milanese ha aperto sulla gestione delle Rsa milanesi e nati da denunce di lavoratori e familiari di anziani morti, sono iscritti per gli stessi reati anche i legali rappresentanti dell’istituto Don Gnocchi e della Sacra Famiglia di Cesano Boscone. Iscrizioni previste pure negli altri casi.  In tutte queste indagini gli inquirenti stanno iscrivendo nel registro degli indagati i nomi dei vertici, come atti dovuti a seguito delle denunce a loro carico e per poter poi effettuare attività nei prossimi giorni. Nell’inchiesta sul Pat, come nelle altre sulle case di riposo, si dovranno verificare soprattutto eventuali carenze nei protocolli interni e dei dispositivi di sicurezza, come le mascherine (alcuni dipendenti hanno raccontato che veniva impedito loro di usarle nei primi giorni dell’epidemia) e la gestione di pazienti trasferiti dagli ospedali nelle residenze.  

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