installazione

Il Duomo e la Maestà contestata dalle donne

Le critiche arrivate dal mondo femminista non sembrano scuotere il sindaco Sala, ma l’installazione di Gaetano Pesce continua a non piacere proprio alle donne. Un altro carico lo ha messo Graziella Biondino, pasionaria di Forza Italia sempre in prima linea per i diritti delle donne e dei disabili. Il suo commento su Facebook non lascia scampo a quella che dovrebbe essere un’opera d’arte: Mi sono dovuta calmare prima di pubblicare questo scempio ! ma non vi Vergognate ???? Dovrebbe rappresentare la Donna Trafitta dalla Violenza ! La Donna che è stata Trafitta Dalla Violenza Non mette in Mostra solo Tette e Cu……lo . Sono INCA….ZZATA !! MI SENTO OFFESA VERGOGNA .!! Chi è che mi spiega chi ha avuto questa idea di Mer….da ???? — arrabbiata presso Piazza del Duomo. Sono critiche troppo dure? O forse Pesce e Sala non hanno capito che in questo caso hanno preso un abbaglio. Sbagliare capita a tutti, ma perseverare è diabolico dice un vecchio adagio. Ma Beppe Sala sembra aver optato per la strada diabolica. Va bene tutto, compresa l’aura di perfezione di Sala, ma almeno le donne le vogliamo ascoltare o rimaniamo chiusi negli stessi salotti dove comandano gli uomini?

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I caselli di Porta Venezia ostaggio di una brutta opera d’arte

Qualcuno se ne è accorto. I caselli daziari di Porta Venezia sono cambiati, in peggio. Tra un pranzo e un caffè nella trafficatissima piazza Oberdan milanesi e non sono rimasti stupiti per la bruttura apparsa in città: i caselli daziari sono stati ricoperti di sacchi di juta serviti a realizzare l’installazione “A Friend” dell’artista ghanese Ibrahim Mahama, curata da Massimiliano Gioni per la fondazione Nicola Trussardi in occasione dell’Art e della Design Week milanesi. Che siano un’opera d’arte a quanto pare è indiscutibile, che fosse il caso di realizzarla non è certo: se ci permettiamo di sollevare la questione è per il senso di disgusto provato da moltissimi milanesi e turisti. Giusto l’altro giorno un turista svizzero commentava: “Dopo i titoli spazzatura, gli italiani iniziano a trasformare in spazzatura anche la propria architettura”. Forse non ci voleva quest’opera dunque, non così, non in quel posto. Se Gioni e la fondazione Trussardi avevano intenzione meritoriamente di dare spazio ad artisti minori, non ce ne voglia Mahama, ma qui siamo ancorati a nomi più rilevanti del suo, potevano usare un loro immobile. Perchè snaturare due piccoli capolavori? Perchè ce lo spiega Rainews: “A Friend” vuole innescare una riflessione sul concetto stesso di soglia. Attraverso la ricerca e la trasformazione dei materiali, Ibrahim Mahama indaga temi come la migrazione, la globalizzazione e la circolazione delle merci e delle persone”. In effetti Porta Venezia è diventata un grande centro di accoglienza negli ultimi anni: la presenza di migranti in città è esplosa soprattutto intorno a Buenos Aires data la vicinanza con la stazione Centrale, ma forse non valeva la pena di dedicarci anche un’opera discutibile. Il parlamentare leghista Alessandro Morelli ha definito “una schifezza” l’opera che adorna i caselli di Porta Venezia e molte altre voci l’hanno contestata. L’unico aspetto positivo che ci ritroviamo noi è la sottolineatura di quanto i caselli abbiamo ritrovato una vecchia funzione: in tempi più antichi per passarci oltre bisognava pagare i signori della città. Oggi è di nuovo così a causa dell’Area C. Chi vive fuori dalla cerchia si è riscoperto cittadino di serie B. E qualcuno, viste le ultime tornate elettorali, se ne è accorto.

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