insulti

Sardone: la consigliera Vasile mi diede della “stronza” ma non fu istituita una Commissione contro il linguaggio d’odio

“Esprimo solidarietà alla Consigliera Arienta” ha iniziato così il suo intervento la Consigliera Sardone, subito dopo che la stessa Arienta aveva parlato in aula, per poi però aggiungere “…nonostante, la consigliera Arienta, come nessuna donna in quest’aula, nello scorso mandato abbia detto nulla quando una consigliera che siede ancora oggi in quest’aula (Angelica Vasile del PD ndr) mi diede della stronza proprio in commissione” ha aggiunto infatti la Sardone, chiedendosi se esistono diversi gradi di gravità a secondo da chi provengono e dal tipo di offese. Sardone ha poi sottolineato che quando fu lei a essere offesa nessuno pensò di istituire una “Commissione contro il linguaggio d’odio” chiedendo alla Presidentessa Buscemi come “le viene in mente di istituirla solo oggi” e non in altre occasioni? La leghista ha quindi parlato di doppiopesismo sottolineando “ho ricevuto minacce di morte al punto di essere sotto scorta e nessuna donna presente in quest’aula mi ha dato una sola parola di solidarietà” ribadendo “nessuna parola di solidarietà da parte di uomini e donne di sinistra”. “Per questa ragione, io convintamente alla manifestazione delle cinque e mezza non parteciperò, perché a me fa schifo il doppiopesismo e l’incoerenza. Se linguaggio d’odio c’è, c’è sempre e non solo quando vengono attaccate donne di sinistra” ha concluso la consigliera della Lega.

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Lucarelli squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra

Lucarelli squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra. La nota giornalista/blogger ha avuto infatti il merito di rendere palese un trattamento noto per le donne di destra: la libertà dell’insulto. Mentre qualunque mezza parola può essere presa ad esempio del maschilismo che affligge il nostro Paese se rivolta a una donna di sinistra, qualunque battutina o insulto rivolto a una donna di destra in Italia è libero. Quindi lei non prende le difese di Giorgia Meloni nonostante i gravi insulti subiti da uno che a quanto pare dovrebbe formare studenti all’Università di Siena. Tutte le ministre dei governi di destra sono state coperte di infamie che sarebbero state inaccettabili se rivolte ad appartenenti allo schieramento giusto. Perché gli italiani hanno imparato: quando lo fa la sinistra è comunque bene e se lo metti in discussione sei un fascista. Non per caso l’articolo 18 lo ha abolito la sinistra al governo, precarizzando definitivamente il mercato del lavoro in Italia. Eppure il Partito democratico è ancora lì a parlare di progressismo come un qualunque liberista all’americana (negli Usa, giusto per capire i riferimenti, ricordiamo che solo pochi hanno diritto ad essere curati in ospedale). E così sugli insulti: una battuta o una mezza occhiata vengono subito stigmatizzati come residui di un passato (giustamente) da dimenticare, sempre che non siano rivolti a una donna di destra. In quel caso tutto è permesso, anzi, in fondo è apprezzato. Come l’Anpi, che pontifica su tutto, ma non hai mai chiesto scusa per le donne e ragazzine violentate e uccise durante la Liberazione. Ma erano femmine di destra, dunque violabili per il pensiero dominante. Quindi bisogna ringraziare Lucarelli che squarcia il velo sugli insulti alle donne di destra, perché lei almeno lo ha detto ufficialmente, mentre in tanti invertebrati culturali lo fanno, ma non dicono.

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Bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima

Bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Piacerebbe a tutti e sarebbe una gradevole sorpresa perché potrebbe accadere di parlare più di cosa fare. Quali sono i progetti dei candidati (quando ce ne saranno due), dove vogliono portare la città nei cinque anni che abbiamo davanti. Cosa e perché saranno più importanti di altri aspetti come la bellezza delle fotografie o dei post, perché davanti la sfida è quella di chi sta sul filo: da una parte l’abisso, dall’altra un nuovo slancio verso il futuro di tutti. Se Milano fallisce il prossimo quinquennio rischia di perdersi in 20 anni di depressione prima di risalire la china. Se invece ci sarà capacità di visione, di concludere i progetti avviati e immaginarne di nuovi, Milano potrebbe trasformarsi in meglio. Per questo diciamo bravi: una campagna senza insulti sarebbe bellissima. Per non perdere l’occasione storica che abbiamo davanti, bisogna stare concentrati. Anche perché la Lombardia ha davvero un suo NextgenerationEU: il piano da 3,5 miliardi messo in campo da Regione e che dispiegherà la sua forza proprio da quest’anno in poi. In un contesto come quello garantito dal piano di ripresa e resilienza europeo Milano e la Lombardia possono ripartire alla grande, anche perché c’è la prospettiva delle Olimpiadi 2026. Un evento interregionale e internazionale dedicato allo sport. Meglio, molto meglio di quella vecchia storia del cibo che ci vedeva tutti come ristoratori o camerieri. Iniziamo dai piccoli passi, evitando insulti e improperi inutili in una competizione sulle capacità e sulle prospettive.

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Fidanza (FdI): campagna senza insulti? Sala lo dica ai suoi

“Sala dice di volersi dare da fare per gli altri e fa appello a tutta la politica affinché segua questo esempio. A noi questo sembra un messaggio buonista che poco ha a che fare con la realtà. In questi cinque anni il sindaco ha avuto a cuore il centro, l’élite, quell’immagine patinata di Milano che ribadisce in ogni occasione. Dove sono le periferie, i cittadini più svantaggiati, i milanesi che chiedono sicurezza e decoro anche lontano dai quartieri cari a Sala e alla sua giunta?”, Così in una nota l’eurodeputato milanese di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza. “Sala aggiunge di volere una campagna elettorale concentrata sui contenuti e senza insulti. A questo punto ci aspettiamo che il sindaco rivolga questo stesso appello alle frange più radicali della sua coalizione, che puntualmente alzano i toni trasformando la campagna elettorale in un ring”.

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Pressing e insulti su Giorgia Meloni

Pressing e insulti su Giorgia Meloni. In questi giorni Sergio Mattarella vede svanire la sua possibilità di decidere cosa fare del Parlamento perché negli ultimi sei mesi il Presidente della Repubblica di fatto non ha più poteri. E allora si è messo a spingere l’idea di un governo Draghi con tutte le sue forze, tanto da trasformare Matteo Salvini in un europeista. Ma mentre la Lega si è subito resa disponibile a entrare nel nuovo super governo nazionale, Fratelli d’Italia si è sfilata spiegando che in qualunque sistema democratico esiste un’opposizione, ma che sarebbe stata disponibile per il bene del Paese. Traduzione: per spendere bene i soldi del NextgenerationEU noi ci siamo, però non governeremo con la sinistra. Chiaro e semplice, ma il Quirinale vuole tutti dentro, sul modello che aveva adottato Gheddafi: come spiegò in un’intervista “se è tutto il popolo che governa a cosa serve l’opposizione?”. E così sono partiti pressing e insulti su Giorgia Meloni: la Stampa di Torino ha addirittura definito “prodotto” la figlia. Un attacco a cui Meloni ha risposto duramente e ha ottenuto le scuse di Massimo Giannini. Ma è quasi una pietra tombale sul famoso stile sabaudo, condita da quella tolleranza per il disprezzo per le donne di destra di cui il dibattito pubblico è pieno. Se qualcuno sbertuccia o insulta Meloni o qualunque altra donna di destra, si alzano risate e complimenti. Un trattamento ignobile, specialmente perché arriva da quelli che si definiscono migliori degli altri. Quelli che hanno votato di tutto perché “se no arrivano quelli là” e i diritti del lavoro li ha maciullati la sinistra. Ma la “gente per bene” era contenta anche di questo, perché di solito hanno floride attività basate sullo sfruttamento dei più giovani. Ora fa bene Meloni a tenere le distanze istituzionali da questi personaggi e i loro rappresentanti. Disponibili a dare un futuro alla nazione sì, schierarsi nella stessa coorte con gente senza anima e cuore no.

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Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”

Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”. A darne notizia è stato lui stesso: “Fr… di merda, se fallisco mi ospiti tu a casa tua?”: Luca Paladini, portavoce del movimento I Sentinelli, era appena uscito di casa, questa mattina intorno alle 7, a Milano, quando una sconosciuta gli ha gridato questi insulti. Lo racconta lui stesso, all’ANSA, dopo aver fatto denuncia contro ignoti. “Ovvio che mi aspettasse e che sapesse come la penso sul lockdown” spiega Paladini, che di Covid la scorsa primavera si è ammalato e che ora sui social si dice spesso a favore di misure più radicali per contenere il virus. “Ma questo – sottolinea – non significa certo che io sia contro i commercianti, penso solo che le misure prese non siano sufficienti. Anche questo episodio, seppur minimo, denota un clima di tensione”. La sconosciuta ha rivolto a Paladini “insulti (ovviamente in larga parte omofobi) qualche minaccia velata e l’invito a smettere di fare ‘terrorismo’ perché è anche per colpa mia se il suo negozio è chiuso e rischia di fallire. A parte avermi scambiato per Giuseppe Conte per il peso politico o Chiara Ferragni per la capacità di influire, mi ha molto colpito (anche perché in vita mia una cosa del genere non mi era mai capitata) le modalità con le quali è avvenuta questa contestazione”. “Non sono certo la Ferragni, che influenza l’opinione pubblica, sono – conclude Paladini, già oggetto di minacce per il suo attivismo Lgbt – un capro espiatorio piccolo”. Capro piccolo o montone, l’episodio dimostra ancora una volta il clima di tensione avvertito da chi vive a Milano in questo periodo. Una città stretta tra la voglia di vivere e la necessità di sopravvivere. Tra una classe politica negazionista e una realtà di persone che lasciano razzi militari nelle sale d’aspetto degli ospedali come atto intimidatorio. E titoli come Lockdown, insulti al portavoce dei Sentinelli: “Fr…di merda”.

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