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Le reazioni all’arresto del milanese dell’Isis

Le reazioni all’arresto del milanese dell’Isis. La notizia dell’arresto di Nicola Ferrara ha scosso la comunità milanese. Nicola Ferrara, 30 anni barese d’origine e milanese d’adozione,  aveva intrapreso un percorso di radicalizzazione nel 2015, diventando rapidamente un istigatore di odio e violenza. Tra l’altro il suo pubblico erano i minori, due in particolari. Frequentava l’associazione Al Nur di via Chiarissimi e diffondeva il suo verbo d’odio contro la società in cui era cresciuto. Dopo che è stato fermato, le reazioni all’arresto del milanese dell’Isis sono state tante. “Il fiancheggiatore dell’Isis identificato oggi frequentava una moschea abusiva sita in uno scantinato di un quartiere residenziale della parte nord di Milano: chiunque conosca quella zona sa che li’ di fronte, essendo in prossimita’ di una scuola elementare, passano ogni giorno centinaia di bambini spesso accompagnati dai genitori – ha commentato Marco Osnato, parlamentare di Fratelli d’Italia – Crediamo che questo sia un elemento in piu’ di allerta in tutta questa vicenda. Da tempo denunciamo un atteggiamento da parte del Comune e delle Autorita’ di Pubblica Sicurezza troppo permissivo nei confronti di queste realta’ che spesso ospitano personaggi contigui al mondo del terrorismo. Sapere che a due passi trascorrono ore di lezione centinaia di bambini e’ oltremodo preoccupante”. Lo ha dichiarato Marco Osnato, deputato di Fratelli d’Italia, commentando l’operazione antiterrorismo compiuta oggi a Milano dai carabinieri del Ros che hanno arrestato un uomo radicalizzato dell’Isis con l’accusa di istigazione a delinquere aggravata dall’uso del mezzo telematico”. “Come apprendiamo dalle prime agenzia stampa, il radicalizzato arrestato per apologia e istigazione all’adesione all’Isis frequentava la moschea abusiva “Al Nur” di via Chiarissimi a Milano, vicina agli ambienti sunniti e più radicali dell’islam. A questo punto chiediamo al Comune di non nascondere più la sabbia sotto al tappeto, ma di intervenire nell’unico modo possibile: chiudere e smantellare questo sedicente centro culturale che altro non è che un luogo di culto illegale, per di più frequentato da aspiranti terroristi, oltre ovviamente a tutte le altre moschee irregolare presenti a Milano. Ora basta”. Così Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale della Lega. “Siamo di fronte a una vicenda gravissima e inquietante che vede ancora una volta la nostra città come crocevia di propaganda estremista e relazioni oscure. Oltre all’arrestato, le indagini vertono anche su due minorenni che frequentano via Chiarissimi, uno dei quali in particolare è risultato essere in contatto col sito Amaq, agenzia di stampa strumento di propaganda dell’Isis. È arrivato il momento di ripulire Milano dai fondamentalisti e da quanti aggirano regole chiare e ben precise: la sinistra non si azzardi a parlare di razzismo o di libertà di culto, perché in gioco c’è la sicurezza di tutti”. Anche Samuele Piscina, presidente leghista del Municipio 2, ha rilasciato una dichiarazione in merito: “L’estremista islamico arrestato oggi frequentava la moschea irregolare «Al Nur» di via Carissimi e indottrinava alcuni minorenni dicendogli di «lottare» contro gli italiani. Più volte negli anni ho segnalato questo centro di illegalità e nè il Comune nè il Prefetto ha mosso un dito!”.  

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Sulle statue ha vinto il modello dei talebani e dell’Isis

Sulle statue ha vinto il modello dei talebani e dell’Isis. Tutto è iniziato nell’epoca in cui i talebani distrussero i grandi Buddah dell’Afghanistan, due statue che rappresentavano un passato remoto (risalivano a 1800 anni fa), tutto il mondo reagì molto male. Secondo i seguaci di Bin Laden e del mullah Omar erano simboli blasfemi, qualcosa di brutto e falso. Una posizione simile a quella di Dante che parlava dell’Antichità come del tempo degli “dei falsi e bugiardi”. Ma i talebani erano musulmani e attaccavano un pezzo del patrimonio della Storia umana, quindi tutto il mondo si sentì legittimato a indignarsi e poi quell’indignazione  servì a porre le basi culturali per l’invasione dell’Afghanistan. Pensavamo che il peggio fosse passato quando dai resti di Al Qaeda sorse l’onda nera dello Stato Islamico. Un’ondata di violenza così devastante da creare in pochi mesi uno stato grande come l’Ungheria e con in mano una delle parti più antiche e preziose della storia umana: l’eredità della Mezzaluna fertile. Migliaia di reperti assiri, babilonesi e sumeri furono immessi sul mercato nero, ma intanto la furia dei fedeli al Califfo nero Baghdadi si riversava nei musei. Pezzi unici per valore storico ancor prima che economico vennero ridotti in briciole. Le città in cui era rimasta traccia del passato romano furono violentate pietra dopo pietra. E anche questa volta ci fu una sollevazione popolare e transnazionale contro i barbari che distuggevano opere della storia e dell’arte, così la lunga guerra (lo Stato Islamico esiste ancora nonostante ne abbiamo annunciato la sconfitta definitiva diverse volte) trovò nuove giustificazioni e nuovi fondi. Nessuno prese in considerazioni che per loro era una questione di fede e di riappropriarsi della loro storia considerato che tanto i romani quanto altri popoli per le popolazioni mediorientali erano invasori che li avevano battuti e schiavizzati. L’Isis era il male, dunque andava combattuta anche perché distruggeva patrimonio culturale oltre che vite. Poi però abbiamo scoperto che sulle statue ha vinto il modello dei talebani e dell’Isis: bastava cambiare bersaglio. Non potendo abbattere i potenti di oggi che con pochi click decidono che è meglio spostare la sede della propria società all’estero per poi chiedere allo Stato soldi per la cassa integrazione, la furia del popolo occidentale se la prende con le statue del recente passato. Schiavisti, razzisti, le motivazioni sono simili a quelle dell’Isis: quelle statue sono un insulto ai valori del vero pensiero dominante, quello che dice ciò che si può dire e ciò che non si può dire, dunque vanno abbattute e gettate nel mare. Nei fiumi. O, per la consueta poraccitudine italiana, sporcate con vernice. Sulle statue ha vinto il modello dei talebani e dell’Isis, nonostante in tanti abbiano cercato di sottolineare che è una brutta piega quella che porta a cancellare i simboli del passato visto che anche Romeo e Giulietta è stato scritto da un antisemita. Ma niente, se si rifiuta di distruggere statue come quella di Churchill o di Montanelli è perché sei fascista (quelli dell’Isis direbbero infedele). Viviamo tempi duri, anzi marci. La Ragione è persa del tutto dietro alla fede. Vinceranno i fedeli del Califfo, che siano in tonaca o no, in Occidente o no, ai sopravvissuti toccherà ricostruire sulle macerie che lasceranno i barbari dentro e fuori casa nostra. Sempre che rimanga qualcosa da ricostruire. Forse è di nuovo il momento di raccogliere i libri preziosi in luoghi segreti, prima che ricomincino i roghi.

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Catturato lupo solitario dell’Isis, un complice irreperibile

Un lupo solitario organico dell’Isis è stato arrestato in un blitz antiterrorismo della Polizia a Milano. In manette è finito un egiziano di 22anni bloccato in piena notte dagli uomini del Nocs in un appartamento di via Meucci al 2. Il provvedimento di custodia cautelare è stato emesso dal Gip de L’Aquila, città da dove è partita l’indagine; l’accusa ipotizzata nei confronti dell’egiziano è associazione con finalità di terrorismo internazionale e istigazione e apologia del terrorismo. Il 22 enne egiziano nel corso di più conversazioni con altri indagati aveva di fatto ammesso di essere un “lupo solitario“, dichiarandosi pronto e disponibile a “combattere” e a “fare la guerra” e facendo anche intendere di aver ricevuto un addestramento militare. L’operazione “Lupi del deserto” conferma l’efficacia del modello di prevenzione italiano e nasce dallo sviluppo di una notizia di intelligence che, sul finire dello scorso anno, segnalava all’interno di un “gruppo WhatsApp” tra militanti islamisti un partecipante che aveva in uso un’utenza italiana. Gli immediati accertamenti hanno permesso di identificare l’utilizzatore dell’utenza del primo che, per tutto il periodo delle indagini durante il quale ha risieduto da irregolare in provincia di Teramo e a Milano, è stato sottoposto a sorveglianza costante da personale specializzato dell’Ucigos. Le attività di captazione, telefoniche e telematiche, hanno portato al recupero di numerosissimi file audio scaricati dall’indagato, gran parte dei quali prodotti dal comparto mediatico dell’Isis, contenenti inni jihadisti e sermoni di Iman radicali propugnatori di odio nei confronti del mondo occidentale e inneggianti al martirio in nome di Allah. Nell’indagine antiterrorismo risultano coinvolti altri due suoi connazionali, un 21enne e un 23enne, quest’ultimo attualmente irreperibile, legati al primo da stretta amicizia e anch’essi dediti ad attività apologetica e di propaganda dell’Isis. Nei loro confronti e’ stato gia’ adottato il provvedimento di espulsione del ministro dell’Interno.

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