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A Opera il centrosinistra presenta la candidata sindaco Barbieri

A Opera il centrosinistra presenta la candidata sindaco Barbieri. Sarà sostenuta da Futura, il nuovo progetto politico del centrosinistra per strappare la città al centrodestra leghista. Ecco la presentazione ufficiale: E’ nata FUTURA Dall’unione delle migliori forze responsabili, oneste, solidali del nostro territorio è nata FUTURA: un nuovo progetto politico per Opera. FUTURA vuole promuovere il coinvolgimento e la partecipazione attiva alla vita politica, culturale e amministrativa del comune di Opera, perché la cittadinanza merita una gestione innovativa e un governo trasparente. FUTURA è un laboratorio umano, è l’aggregazione spontanea e creativa di culture e di saperi. FUTURA è la ricostruzione di uno spazio pubblico che mancava, libero da condizionamenti, che ha ancora tutto da fare e da inventare. FUTURA è una forza politica alternativa progressista che parteciperà alle prossime elezioni comunali di Opera. Futura ci sarà con la sicurezza di non poter perdere. Perché chi lotta con il cuore o vince o impara. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ il nostro territorio è sacro ed è stato violato. La recente emergenza sanitaria ha denunciato che il saccheggio delle risorse naturali, la distruzione degli ecosistemi mette in discussione la sopravvivenza della specie umana. Contro questa deriva ognuno deve fare il possibile partendo proprio dal rispetto dello spazio in cui viviamo. Non si tratta di un ambientalismo di maniera, né di un richiamo banale alla decrescita o alle pure politiche di consumo etico. Le città vanno rimodellate, la mobilità va ripensata, il risparmio energetico va messo a valore. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ la sicurezza è un diritto di base e non una merce di scambio. La sicurezza è il presupposto della libertà e della vita e non si è al sicuro chiusi in casa in preda alla paura a causa di un mondo diseguale. La migliore garanzia di sicurezza sono i nostri giovani per strada, il loro sorriso e la loro voglia di divertirsi. Non ci interessano solo le telecamere a circuito chiuso o i droni, non ci interessa il mero potenziamento delle forze dell’ordine. Vogliamo opportunità di lavoro, e una rete sociale per chi un lavoro lo ha perso o è in condizioni di fragilità, la vita regolare dei nostri commercianti, e un territorio urbano attivo e dinamico: linfa per la sicurezza e la serenità di tutti. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ la cultura è il nostro credo. Perché senza cultura si odia e si perde di senso. Vogliamo far vivere le nostre piazze, i nostri spazi pubblici, con tutte le forme d’arte che la società ci offre. Vogliamo vedervi danzare, ridere, riflettere e pensare con dolcezza al futuro dei nostri figli. Vogliamo vedere i figli pensare con speranza ad un futuro nel loro paese. Ma soprattutto vogliamo vederlo fare insieme, perché la cultura, prima di tutto, è condivisione e scambio. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ vogliamo cose semplici: ripristinare le strutture sanitarie ingiustamente sottratte al nostro territorio, ripopolare di medici di base e pediatri i quartieri, offrire un’assistenza agli anziani e ai disabili che vada oltre il puro sostentamento e si orienti verso l’integrazione e la compagnia sociale, valorizzare le strutture sportive del territorio oggi messe solo all’ingrasso ed esposte oltremisura alla speculazione edilizia, incrementare i posti negli asili nido e costruire scuole più moderne e attrezzate. TI CHIEDIAMO DI SOSTENERCI PERCHÈ se credi anche tu nella libertà, nei diritti, nella democrazia, nella solidarietà, nella partecipazione, sei già dei nostri. E noi siamo qui. #Futura #FuturaOpera #BarbaraBarbieri #Barbieri #Opera #CentroSinistraOpera #ElezioniComunaliOpera #FuturaBarbieri #ComuneDiOpera

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Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni

Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni. Gli ultimi sondaggi sono impietosi, ma i risultati strepitosi: mentre il partito di Mattero Renzi viene valutato dai sondaggi intorno (spesso sotto) al 2%, i suoi uomini nei posti chiave dello Stato superano il test governativo e anzi riescono pure a piazzare la “milanese” Ada Lucia De Cesaris nel consiglio d’amministrazione dell’ENI. Apparentemente Matteo Renzi è un genio e anche chi come De Cesaris ha deciso di aderire a Italia Viva, visto che ha compiuto un bel balzo di carriera e magari nel futuro ce la troveremo ministro: Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’ENI, pensate quanto potrebbe fare se prendesse solo il 5% quando e se torneremo a votare. L’avvocato De Cesaris è molto nota a Milano perché è stata vicesindaco con Giuliano Pisapia, lei era il mastino da affiancare al “sindaco gentile”: chiunque ci abbia avuto a che fare sa quanto sia invece ruvido il suo carattere. Ancora oggi c’è una lunga lista di politici, imprenditori e giornalisti che preferisce parlarci al telefono. Se deve. Perché De Casaris “la dura” ha sempre avuto il suo caratterino: da vicesindaco aveva dato una strigliata a costruttori e edilizia milanese in generale (come professionista ne sa) che ancora in tanti si ricordano. Dopo l’esperienza con Pisapia per un momento una parte di sinistra milanese aveva anche pensato di candidarla proprio per il suo atteggiamento da dura, ma poi la maggioranza ha preferito pescare dal centrodestra Giuseppe Sala. De Cesaris è rimasta in campo, ma lievemente defilata fino al passaggio a Italia Viva alcuni mesi fa. Una scelta azzeccatissima visto che in poco tempo è arrivata la chiamata dal cuore pulsante dello Stato. Tra l’altro per lei è proprio una storia di famiglia: pure il padre era all’ENI come ricordato dal suo Comune d’origine: Siamo orgogliosi ed onorati di vedere @AdalucDe nel nuovo CdA di @eni … Come lo fummo mezzo secolo fa per il nostro concittadino #benedettodecesaris oggi lo siamo per te #orgoglioguarcinese #guarcinonelcuore Sono molto onorata e lavorerò con impegno,fatemi intanto dedicare un pensiero a mio padre,che proprio per #ENI, negli anni 60 ha cambiato il percorso della nostra famiglia,credendo in un progetto innovativo e coraggioso per il Paese #BenedettoDeCesaris #EnricoMattei #testaecuore Una scelta di continuità di padre in figlia dunque, che pare perfettamente in linea con la tradizione conservatrice italiana dove i vertici del potere sono gestiti dalle stesse famiglie da moltissimo tempo. C’era un De Cesaris all’ENI prima e ora ecco la figlia. Prima che si agiti: siamo sicurissimi che lei e il padre avessero il cv giusto, anzi perfetto, e indubbie competenze. Però è un fatto. Italia Viva è un partito italiano tradizionale e legato alle stesse élite di Forza Italia, PD, ecc. E infatti a Milano c’è ancora un grosso pezzo di Forza Italia che non vede l’ora di passare a Italia Viva, sempre che accantoni la ridicola pretesa di dichiararsi di sinistra. Intanto, Italia Viva non vale niente ma piazza De Cesaris all’Eni. La nuova Democrazia Cristiana funziona. Eccome.

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Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta

Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta. In questi giorni, complice anche il via vai della Guardia di Finanza per le indagini sulla strage nelle Rsa, si avvertiva un certo nervosismo a Palazzo Lombardia. Dall’esterno pezzi da novanta della politica milanese di sinistra come Pierfrancesco Majorino bombardano da giorni il dibattito con la richiesta sempre più pressante di commissariare la Sanità lombarda. Ora arriva anche un colpo dall’interno in Regione: opposizioni all’attacco con una commissione d’inchiesta: “I consiglieri delle forze di opposizione in Consiglio regionale della Lombardia – Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Lombardi Civici Europeisti, Più Europa/Radicali, Italia Viva – depositeranno domani (oggi ndr) le firme necessarie per l’istituzione di una Commissione consiliare di Inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid 19 in Regione Lombardia. Lo hanno annunciato ieri mattina in una conferenza stampa tenuta a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale, e diffusa via Facebook, i cinque capigruppo: Marco Fumagalli (M5S), Fabio Pizzul (PD), Niccolò Carretta (LCE), Michele Usuelli (+ Europa) e Patrizia Baffi (IV). Secondo le previsioni dello Statuto regionale della Lombardia, articolo 19, la commissione di inchiesta ha il potere di indagare su questioni di spettanza del Consiglio Regionale e può essere istituita su richiesta motivata sottoscritta da almeno un terzo dei Consiglieri regionali, quindi almeno 27. I gruppi di opposizione hanno i numeri necessari per chiederne l’istituzione, a cui deve dare seguito l’Ufficio di presidenza del Consiglio entro 15 giorni dal ricevimento della richiesta. Marco Fumagalli, capogruppo del M5S, dichiara: “Il dramma che stiamo vivendo in Lombardia non deve ripetersi: abbiamo il dovere di approfondire con una commissione d’inchiesta. Va fatta trasparenza sulle cause dell’ampia diffusione del virus, vanno valutati eventuali errori di programmazione, difetti organizzativi legati al sistema sanitario lombardo, problemi e carenze nella catena di comando anche legati alla legislazione regionale in vigore. Le verifiche saranno assolutamente scrupolose a partire dalla distribuzione a singhiozzo dei dispositivi di protezione individuale, al limitato ricorso ai tamponi nella popolazione, fino all’orrore nelle case di riposo e ai numeri reali della pandemia. Tutto deve essere analizzato per capire le carenze e gli errori che hanno determinato questa ecatombe di dimensioni eccezionali. I lombardi hanno pagato a caro prezzo questa pandemia, e la Commissione, a partire da una documentazione solida, sarà la sede opportuna per programmare una sanità lombarda che sappia affrontare coerentemente le emergenze”. Fabio Pizzul, capogruppo del Partito Democratico: “Il sistema sanitario lombardo non ha risposto adeguatamente alla sfida e la legge regionale va rivista alla luce di quanto è successo in queste settimane. La commissione d’inchiesta non è un fittizio tribunale ma un luogo dove fare chiarezza, dove capire perché in Lombardia ci siano stati tanti, troppi morti, e perché sia stato così difficile tracciare un’epidemia che qui si è manifestata in modo così virulento. È, prima di tutto, un atto di chiarezza nell’interesse dei cittadini lombardi. Perché tanti morti? perché non siano stati protetti operatori sanitari e RSA? Si accertino gli errori perché non vengano ripetuti, anche in vista di un’apertura graduale di una fase 2 o di una nuova esplosione dell’epidemia in autunno. Dovremo trovarci pronti, con le scelte corrette.” Niccolò Carretta (Lombardi Civici Europeisti): “Siamo convinti che una commissione d’inchiesta possa fare solo che bene alla nostra Regione e all’Istituzione del Consiglio regionale perché aiuterebbe certamente il processo auspicato per fare luce su quello che non ha funzionato durante l’emergenza Covid-19 e che ha comportato un livello di stress delle strutture ospedaliere lombarde oltre ogni limite. Da presidente della Commissione d’Inchiesta sui rifiuti ci tengo a precisare che questo tipo di iniziative servono perché aiutano a garantire un maggior grado di trasparenza nei confronti dei cittadini”. Michele Usuelli, (+ Europa) “Avendo constatato la restrizione degli spazi di dibattito democratico nella assemblea degli eletti e ritenendo di essere sempre stati opposizione dura ma costruttiva e propositiva, il mancato ascolto e l’insufficiente interlocuzione con la giunta ci obbligano ad utilizzare questo strumento per non essere compartecipi della grave incapacità di gestione della politica sanitaria e Lombardia . Patrizia Baffi, consigliere di Italia Viva: “Sono di Codogno e qui ho vissuto prima degli altri il dramma della pandemia. Qui abbiamo vissuto prima di tutti l’impreparazione rispetto a ciò che stava succedendo, e anche il senso di abbandono, perché mentre noi eravamo confinati dall’esercito all’interno della zona rossa, al di fuori la vita continuava normalmente. Oggi è importante questa unione tra le forze di minoranza. La commissione d’inchiesta è un atto dovuto, non un diritto ma un dovere di ogni consigliere regionale. Non sarà un tribunale dell’Inquisizione, perché do per scontato l’impegno e la professionalità di tutti coloro che si sono spesi per contrastate l’epidemia, ma c’è stata una fragilità nell’affrontare l’epidemia, c’è stata una falla e occorre capire dove è stata. Questo ci spetta come consiglieri regionali, per il ruolo che ricopriamo, in vista di mesi che si annunciano ancora difficili.”

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Forza Italia continua a perdere pezzi

Forza Italia continua a perdere pezzi. Alcuni hanno traslocato in Fratelli d’Italia, altri due consigliere municipali invece sono passati a Italia Viva che di recente ha organizzato un altro partecipatissimo evento. Vincenzo Femminino e Christian Cerqua lasciano la barca traballante per trasferirsi nel nuovo naviglio di Matteo Renzi. Un processo che potrebbe continuare: i renziani non hanno mai fatto mistero di aver come obbiettivo pezzi della così detta destra moderata. E allo stesso tempo Femminino aderiva a una corrente interna a Forza Italia molto forte prima delle elezioni. Gli arresti dei capi della corrente ne hanno poi fermato la corsa, lasciando molti eletti senza una guida. Ora che Femminino e Cerqua compiono il passo, è facile che altri ne seguano l’esempio rinfoltendo le file dei renziani. Intanto Italia Viva festeggia il fatto che Forza Italia continua a perdere pezzi: I consiglieri municipali milanesi di Zona 9, Vincenzo Femminino e Christian Cerqua, hanno formalmente comunicato al Consiglio di Municipio la loro adesione al progetto di Italia Viva. Entrambi fino a poco tempo fa iscritti a Forza Italia, hanno lasciato il partito guidato da Silvio Berlusconi per iscriversi a Italia Viva, che a Milano continua a raccogliere consensi ed entusiasmo. Vincenzo Femminino, classe 1956, già assessore a Lissone dal 1985 al 1994, dapprima con deleghe al commercio, artigianato e industria e poi al bilancio e aziende municipalizzate, ha dichiarato: “l’anima liberale e riformista non può mancare nel panorama italiano, e oggi questa anima la ritrovo nel progetto di Italia Viva, nella sua Carta dei Valori e nella sua gente. Il centrodestra come è ora non è più a trazione liberale, né tantomeno riformista. Qui a Milano, con Italia Viva, siamo molto convinti di poter fare un ottimo lavoro“. Christian Cerqua, trentunenne ingegnere gestionale, ha accolto con favore le parole di Matteo Renzi e la svolta liberal-democratica che vuole proporre Italia Viva: “lo scenario politico e europeo impone scelte nuove, forti, basate sul realismo amministrativo nella gestione delle nostre città e del nostro paese. Mosso da questo positivo intento, per contribuire a realizzare il sogno degli Stati Uniti d’Europa e il rilancio dell’economia produttiva italiana, ho deciso di abbracciare il progetto di Italia Viva. Qui potrò esprimere dall’interno e all’esterno delle istituzioni i valori liberali, democratici, garantisti e meritocratici, nel solco di un pensiero lontano dagli estremismi”. Questo passaggio a livello locale rappresenta un problema in più per un presidente di municipio che ha già mostrato tutte le sue difficoltà a governare”.  

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Gallera cambia idea su Cambiamo

Gallera cambia idea su Cambiamo. Lo avevano dato per certo, invece dopo il caos politico d’agosto sono cambiate le carte in tavola e il movimento Cambiamo di Giovanni Toti sembra destinato a sgonfiarsi. Giulio Gallera, assessore al Welfare di Regione Lombardia, era dato tra i partenti dagli ormai moribondi lidi di Forza Italia. E insieme a uno dei pochi nomi sinonimo di voti nell’area moderata lombarda, un bel pezzo dello schieramento di Forza Italia in Regione sembrava destinato a innalzare la bandiera di Cambiamo. Ora invece hanno cambiato idea: Gallera ha dichiarato a diversi giornali che intende rimanere in Forza Italia. Almeno per il momento. L’effetto delle decisioni di Matteo Renzi ha scatenato un’onda lunga arrivata anche nel nord del Paese: nelle sue dichiarazioni Gallera ha infatti richiamato proprio la nascita della nuova formazione politica moderata. Un contenitore in cui tanti ormai disillusi da Arcore potrebbero convergere: anche l’apertura sulla questione giudiziaria, Renzi è definitivamente iper garantista, come tanti altri segnali hanno aperto la strada a un salto verso Italia Viva. Un partito che anche nel nome ricorda Forza Italia, formazione che nel bene e nel male ha occupato per vent’anni uno spazio politico che ora sembra le sia scivolato di mano. E chi ha ancora i voti e l’idea di avere un futuro politico vede in Italia Viva qualcosa di più solido delle promesse di Toti. E’ vero che il governatore ligure ha una poltrona pesante e ha dimostrato di saper governare, ma Renzi ha tutto un altro appeal. E difficilmente Cambiamo prenderà più voti di Italia Viva. Vedremo dunque se Gallera sarà l’unico ad aver cambiato idea su Cambiamo.  

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Successo per l’esordio di “Italia viva” a Milano

Italia viva ingrana la quarta e da Milano lancia l’ascesa territoriale. Erano in molti ieri sera all’evento di presentazione organizzato all’Umanitaria di via San Barnaba, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia, dove spiccava forse l’assenza del ministro Elena Bonetti. Attivisti e esponenti dei comitati cittadini si sono avvicendati sul palco, introdotti da renziani milanesi Ada Lucia De Cesaris (ex vicesindaco meneghino) e Roberto Cociancich (ex senatore Pd) in una sala degli affreschi non abbastanza grande da contenere le centinaia di astanti assiepati. “Erano sette anni che discutevamo se avevano ragione i giovani turchi di Orfini o di Orlando o se avevano ragione i renziani, voi giornalisti sul nostro ex partito non avete scritto altro“, afferma il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto, uno dei ‘padroni di casa’ dell’iniziativa. Milano come tappa prima di un tour ancora non definito, ma pronto a fiorire in ogni parte d’Italia: “Ne abbiamo fatta una a Ferrara, ora una a Milano ma se ne faranno in tutti i territori“, assicura Scalfarotto. Non c’e’ Matteo Renzi, la “leadership necessaria“, come dice il coordinatore nazionale di Italia Viva, il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, ma si fa vivo a distanza con un tweet. Un Rosato pronto a votare il taglio dei parlamentari e a virare sul maggioritario: “Non sono nostalgico di questa legge elettorale se se ne trova una migliore si può fare“. C’è pubblico, numeroso anche se non troppo giovane, c’è calore, c’è il banchetto delle offerte, non c’è ancora un simbolo, non c’è ancora una contezza politica. “Repubblica ci dava intorno al 3%, il ‘Sole’ al 6,4%, La7 al 5,5%, ad Agora’ al 4,3%… non mi interessano i numeri – dice Scalfarotto – mi interessano più le facce che ci sono dentro. Però certo che per un partito senza simbolo e senza ancora nulla ha già questi risultati…“. E un motivo per questo slancio verso Italia viva, nata da una ‘separazione senza rimpianti’ (come ribadisce Rosato dal palco), ci dovrà pur essere: “Il fatto che questo paese non si senta rappresentato comporta che se tu aggiungi una casa che le persone aspettavano, le persone ci si buttano“, è l’analisi di Scalfarotto. Una separazione, quella dal Pd, definita ‘cordiale’ e ‘rispettosa’, che a detta dei renziani, permetterà a ciascuno di concentrarsi sulle cose da fare senza più pensare “a correnti, a spartizioni, a quote e a percentuali“, piuttosto che a quello che davvero interessa alle persone. “Io dovevo contare i voti del mio gruppo e non quelli degli alleati prima di far passare le leggi“, aggiunge Scalfarotto, costretto sempre a chiedersi se tutto il Pd votasse “la legge proposta dal Governo presieduto dal segretario del Pd“. Uno Scalfarotto deciso a compiere “con senso istituzionale” il ruolo di sottosegretario agli Esteri insieme “al mio ministro Di Maio“, con cui l’ex Pd assicura un lavoro collaborativo perché “nei governi di alleanza cosi’ si fa“. Certo, la posizione del Pd e quella di Italia Viva sull’accordo col M5s come su altri temi (vedi jobs act) non è proprio la stessa: “Bisogna valutare se è alleanza strutturale – spiega Scalfarotto- o se questa alleanza è frutto dell’incidenza della storia, per cause di forza maggiore“. Già, perché Rosato dall’altra parte ammette di sentirsi con l’azzurra Mara Carfagna, che a quanto pare ha la stessa vocazione maggioritaria: “siamo colleghi ed entrambi vicepresidenti ma non state a costruire dietrologie“, spiega, anche se poi ammette dal palco: “In questo paese non c’e’ più un centrodestra ma solo una destra di Salvini e Meloni“. Che poi ci possano essere concordanze sul sistema elettorale, questo può essere: “Non abbiamo alcun problema col maggioritario” afferma il vicepresidente della Camera, pur ammettendo che il referendum approvato dai Consigli regionali “verra’ bocciato“. In tutto questo Milano viene vissuta e scelta come bacino importante per un quasi partito disposto a scommettere sul futuro: “Milano e l’Italia Viva si assomigliano: qui sono arrivato trent’anni fa e qui ho trovato il mio posto“, ammette Scalfarotto. Una città che secondo il sottosegretario “accoglie chi ha voglia di fare” e guarda al futuro, proprio come Italia Viva. “Abbiamo scelto non guardando il passato ma guardando il futuro- ribadisce Rosato- consapevoli che la politica deve interpretare il bisogno di rappresentanza“. Una rappresentanza vera che ha bisogno di “un progetto vero e non un programma“, un progetto che “presenteremo alla Leopolda“, come sottolinea il coordinatore nazionale. Alla Leopolda partendo dal centro di Milano, zona ancora lontana dalle fermate del metrò (qui passerà la nuova linea blu ma solo dal 2023, anno in cui secondo Scalfarotto, si andrà a votare), dove già si respira l’entusiasmo di una serata di metà settembre per la voglia di far ripartire il centro liberale, con un avversario nel mirino: Salvini. “Se il nostro ex ministro fosse andato alle riunioni in Europa invece di stare in giro forse gli altri lo avrebbero ascoltato“, afferma Scalfarotto in relazione agli incontri di Malta sulla questione migranti. “È bastato mandare il nostro bravissimo ex Prefetto  è andata lì, si è rimboccata le maniche e lavorando come si fa tra paesi normali ha portato a casa un grande risultato“. Dire.it  

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