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Né sindaco né parlamentare: la triste fine dell’eroico Albertini

Né sindaco né parlamentare: la triste fine dell’eroico Albertini. La politica meneghina è stata scossa da una piccola polemica per i giornali nazionali, ma grande per Milano e la sua civitas: Gabriele Albertini non sarà nelle liste di Azione. Carlo Calenda lo ha ignorato con i modi spicci che ne hanno delineato il personaggio politico: poche ruvide parole. Qualche articolo e poi via verso nuove battaglie su Twitter conscio come sempre di qualche limpida certezza ignota ai più. Ma a Milano ha sferrato un colpo al cuore pesante, almeno alla Milano che va completandosi con difficoltà dei palazzi scintillanti che oggi hanno ridefinito l’immagine della città: perché fu Albertini il primo a immaginare ciò che poi hanno portato avanti Letizia Moratti, Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala. Tre sindaci che seguendo il solco tracciato da Albertini hanno costruito un esempio di “buon governo”, inteso come sapersi distinguere senza danneggiare il lavoro a favore dei cittadini. Ma il primo era stato lui. Infatti secondo molti era il vero candidato da opporre a Beppe Sala, ma dopo giorni e giorni di trattative Albertini non è riuscito a essere candidato. Persa quell’occasione poteva sembrare l’ennesimo pasticcio politico di Matteo Salvini, ma ora c’è un altro esempio pesante: Albertini viene scartato pure per il Parlamento. Uno dei pochissimi conosciuti in tutta la Regione non trova spazio nelle liste. E così né sindaco né parlamentare: la triste fine dell’eroico Albertini è una triste fine anche per un bel pezzo di politica milanese. Non è più il tempo degli uomini senza tessera. E il terzo polo milanese esisterà pure, ma è deboluccio: gli unici nomi considerati sono quelli degli ex Forza Italia. Gente di cui si vedrà il vero peso in termini di voti senza l’appoggio dell Grande Vecchio di Arcore. Alla fine Guido Della Frera ha dimostrato con la campagna per Luca Bernardo di poter raccogliere voti. Magari meno di Sala, ma comunque abbastanza. Ma niente, il restringimento della tavola imposto dalle riforme del Movimento Cinque Stelle hanno determinato un ritorno della politica perché per chi si tiene ai margini non c’è spazio. O si sollevano le bandiere, o si resta fuori dal giro. Persino se ha pensato e realizzato il rilancio di una città come Gabriele Albertini. Ma si consoli l’ex amministratore di condominio della città, insieme a lui ne usciranno altri e i posti di lavoro per i tecnici non mancano mai. Perché qualcuno poi il lavoro lo deve pure fare.

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Quel problema con le donne del centrosinistra

Quel problema con le donne del centrosinistra. E’ un tema che crediamo valga la pena di non sottovalutare, visto che più andiamo avanti con gli anni e più si ripete uno schema in cui il così detto campo progressista si guarda bene dal promuovere le donne ai vertici del potere. Devono sempre essere al massimo vice, della serie che puoi non essere tu a stirare basta che assumi qualcuna che lo fa al posto tuo. Tutti i rappresentanti del campo che ama definirsi progressista sono uomini. Mentre a destra continuano a spuntare donne. Prima c’è stata Giorgia Meloni che ha saputo diventare un punto di riferimento anche europeo guadagnandosi la carica di capo dei conservatori al Parlameno UE, ora  in Lombardia c’è Letizia Moratti. E guarda caso tutte le ipotesi di suoi antagonisti alle urne sono al maschile. Perché? Forse perché dietro anni di rincorse dietro alla lobby Lgbtq+ le donne sono rimaste al palo. Magari quello per la danza sexy su cui dicono che qualche politico lombardo abbia investito. Ma può essere che chi continua a parlare di diritti delle donne poi non abbia mai il coraggio di trattarle come persone e non persone però donne? Come mai a destra è del tutto naturale e rispettabile una candidatura femminile, pure bionda, mentre a sinistra devono essere le mogli o amanti di qualcuno o fanno da tappabuchi? O tapezzeria? Sembra strano, ma chi fa è chi viene accusato di essere portatore di valori in cui le donne sono secondarie, mentre chi le tratta come nel bellissimo film “Cena tra amici” passa per democratico e progressista perché una volta all’anno si fa vedere al gay pride. Ma posto che al gay pride ormai vanno pure i preti e lo rivendicano con orgoglio, perché chi ci va poi è va favore dei diritti delle donne solo se non gradiscono la compagnia maschile? Prima o poi quel problema con le donne del centrosinistra andrà risolto, magari capendo se hanno qualche difficoltà nella relazione con le madri. O le nonne. O proprio tutte le donne, etero.

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Viceinfermiere, Mammì (M5S): “Boutade del centrodestra”

Viceinfermiere, Mammì (M5S): “Boutade del centrodestra”. “La smetta il centrodestra di fare campagna elettorale sulle questioni che da decenni, con loro al comando, si sono incancrenite. Sulla questione del vice infermiere si vuole spostare l’attenzione dalla carenza del personale e dalla disorganizzazione del sistema Lombardo. Noi del Movimento 5 Stelle siamo pronti a parlare di un nuovo sistema di cure primarie che valorizza tutte le professionalità in maniera seria non per colmare temporaneamente le lacune. Le professioni, soprattutto in campo sanitario, devono evolversi ma ciò deve avvenire all’interno di un diverso inquadramento contrattuale del personale e di un modello nuovo del sistema di cure primarie. Il trasferimento di competenze tipiche degli infermieri agli OSS, infatti, comporterebbe il rischio di nuocere ad entrambe le professioni, nonché agli stessi cittadini in termini di assistenza, senza tra l’altro risolvere il problema della carenza cronica di personale sanitario. Le boutade elettorali non risolvono i problemi: se in Lombardia mancano i medici di base è perché la Regione negli anni non ha mai segnalato il tasso di anzianità di quelli in servizio, ritenendo che fossero inutili e adesso, invece, promettono l’infermiere che sostituisce il medico. Abbiamo pochi infermieri perché si è pensato più a garantire le prestazioni remunerative al privato, creando buchi di bilancio che pesano sulle assunzioni e sui carichi di lavoro, e così lanciano il super OSS. Il tutto mentre sempre i servizi ospedalieri vengono appaltati a cooperative che spesso sottopagano i professionisti. Noi siamo pronti a parlare di nuovo modello di cure primarie e della valorizzazione reale delle professioni ma su questo c’è un silenzio assordante del centrodestra”, conclude Gregorio Mammì, consigliere regionale M5S Lombardia e segretario della III Commissione Sanità e politiche sociali.

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“Ha stato Speranza”

“Ha stato Speranza”. Scusate, ma il riassunto più efficace della conferenza stampa con cui Fontana e Moratti hanno cercato di spiegare l’ennesimo disastro comunicativo della Regione ci pare questo. Entrambi si sono concentrati più sulle questioni politiche portando avanti uno scontro tra personaggi lombardi e personaggi romani di cui sfugge la reale utilità. Fontana ha ritenuto ingiuste e ingiuriose le accuse alla Lombardia per il presunto errore dell’algoritmo romano, ma sembrava più volersi sfogare contro chi lo contesta che fornire spiegazioni. Stesso discorso per Moratti che ha rimarcato più volte il rifiuto da parte di Roberto Speranza di incontrarla dopo aver sospeso la zona rossa in Lombardia: ma Donna Letizia non ricorda che fuori dall’ampio giro dei finanziati dalla sua potentissima famiglia è un amministratore come altri. Perché dovrebbe avere un trattamento di favore? A furia di insistere sul fatto che un ministro non le ha risposto dopo una prima richiesta di colloquio, rende simpatico Speranza, uno dei pochi in Italia a non prostrarsi al primo miliardario arrogante che bussa alla porta. Perché non era il momento di indicare il bambino che ha rubato la palla, ma di fornire spiegazioni cari Attilio e Letizia. I lombardi sanno benissimo di essere odiati e disprezzati dagli altri italiani. Perché? Essenzialmente perché lavorando tanto, guadagnano quello che in altre parti d’Italia è tanto. E in Italia chi ha soldi da spendere è odiato come chiunque cerchi di migliorare la sua condizione economica e sociale. Poi tutti cercano di farlo, come tutti sono passati da Milano se volevano liberarsi mentalmente ed economicamente. Guardate Rasia Dal Polo, genovese di successo come milanese acquisito, ora rischia persino di diventare sindaco. Noi milanesi in particolare siamo abituati a vederci sputare addosso persino quando siamo a casa nostra da chi è venuto in cerca di fortuna e benessere. E sappiamo che se riservassimo lo stesso trattamento a un ligure o a un siciliano ci sarebbe il serio rischio di finire in pasto ai pesci. Ma è il motivo per cui loro vengono qui e non viceversa. Qui siamo più liberi e dunque ci odiano, non serviva una spiegazione da Regione Lombardia su questo aspetto. E ci difendiamo benissimo da soli. Serviva su cosa c’è di sbagliato, perché adesso passiamo tutti per imbecilli. Se invece sono i romani il problema, evitiamo spiegazioni come “ha stato Speranza”.

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Moratti a Rai3: “Non sono ottimista come Speranza”

Moratti a Rai3: “Non sono ottimista come Speranza”. La neo assessore e vicepresidente di Regione Lombardia è stata intervistata con solerzia dalla Rai (d’altronde i Moratti verrebbero intervistati pure se volessero starnutire in diretta nazionale): “Penso che la Regione Lombardia sia sempre una regione all’avanguardia, quindi se si può parlare di rilancio lo si può fare sempre partendo da una posizione di motore del Paese. Certamente ci sono aree che vanno potenziate perché potenziando la Lombardia si potenzia il Paese. Penso a tutto ciò che riguarda innovazione e industria, mentre per la parte che mi riguarda da vicino, devo dire che mi ha fatto piacere vedere che nella bozza attuale del Recovery Fund i fondi per la sanità sono stati aumentati e in modo particolare per la medicina del territorio e la telemedicina, due punti molto importanti”. Sul modello della Sanità lombarda: “Il modello della Sanità lombarda è stato rivisto con la legge Maroni. Adesso va fatta una revisione perché sono scaduti i 5 anni dopo i quali era prevista appunto una revisione. In questo momento la Lombardia ha puntato in materia significativa sui poli ospedalieri, quello che va fatto è un riequilibrio in modo che ci sia una maggiore territorialità, quindi maggiore vicinanza ai cittadini nei presidi in cui vengono erogati i servizi, non solo ospedalieri ma di cura alla persona. Questa sarà una delle mie priorità, da realizzare insieme alla Giunta e attraverso un reale confronto con il Consiglio, maggioranza e opposizione”. Sul suo rientro in politica: “Non avevo nessuna intenzione di rientrare in un ambito istituzionale, mi ha convinto il Presidente Fontana. In un momento così difficile, quando mi è stata chiesta una disponibilità, penso per la mia esperienza organizzativa e manageriale, ho pensato fosse giusto dare il mio contributo. Amo profondamente la mia regione e mi è sembrato giusto non tirarmi indietro. Inoltre penso che la sanità sia anche uno snodo rispetto alle tematiche che riguardano l’ambiente, le politiche sociali, l’economia, ambiti altrettanto importanti”. Sul fatto che in Lombardia siano state inoculate solo il 38% delle dosi ricevute e sulla possibilità di vaccinazione di massa Moratti a Rai3: “Non sono ottimista come Speranza”. “Il tema è duplice. Da una parte c’è la disponibilità delle dosi e qui credo che si potrà ragionare con il Ministero e con il Commissario Arcuri per capire se il tema che riguarda la definizione della quantità delle dosi in base solo alla popolazione sia quello corretto oppure se non servano anche altri parametri da tenere in considerazione. Il problema che riguarda invece la Regione è quello della distribuzione del vaccino. Mi permetto di non essere così ottimista come il Ministro Speranza. Anche io ho grande fiducia nel personale medico ma credo che vada veramente incoraggiato a somministrare i vaccini e vadano invece scoraggiati quegli esempi che purtroppo ci sono, anche se sono minoritari, che non lo fanno. Uno dei miei primissimi obiettivi sarà quello di incontrarmi con tutti i direttori generali delle ATS e delle ASST per fare in modo che la vaccinazione in Lombardia sia molto più accelerata ed ampia di quella che è prevista” Sull’ipotesi di misure più restrittive in Lombardia: “Mi rendo conto della difficoltà da parte del Governo, al quale do la mia piena e leale collaborazione istituzionale, di decidere misure restrittive e quali. Certamente questa divisione in zone e con dei DPCM annunciati pochissimi giorni in anticipo pongono difficoltà a cittadini, operatori, imprenditori, commercianti” Sulla serie Sanpa: “Credo sia un’occasione persa perché è una serie che si ferma al 1995. Non tiene in considerazione e non fa vedere lo straordinario lavoro di quei giovani che erano stati cresciuti e salvati dalla San Patrignano di allora e che ora sono diventati i responsabili della comunità e la mandano avanti con risultati estremamente positivi”

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Il volto nuovo per la Lombardia è Moratti?

Il volto nuovo per la Lombardia è Moratti? Donna Letizia gode di ottima stampa come tutta la famiglia, noi crediamo perché il denaro per loro non è mai stato un problema come dimostrano ad esempio i 286 milioni di euro donati a San Patrignano. Proviamo a capire: sicuramente come sindaco ha il merito di aver portato Expo 2015 a Milano, aver proseguito l’opera iniziata da Albertini (Gae Aulenti, Tre Torri, ecc sono stati pensati all’ora) e avviato le politiche ambientali cittadine (Ecopass). Ma tutto il resto vogliamo dimenticarlo? Moratti arriva per sostituire Giulio Gallera, indicato da tutti come capro espiatorio di un’Amministrazione regionale in grave difficoltà. Ma la sua ultima esperienza come presidente di Ubi banca è stato un fallimento visto che la sfida con Intesa l’ha persa malamente. In pochi hanno addossato a lei la responsabilità, ma pensiamo sia normale perché i Moratti sono al livello di famiglie intoccabili come gli Agnelli e Benetton. Dunque non è proprio il massimo come prospettiva visto che Ubi non esiste più: la Lombardia è in difficoltà, senza la giusta guida rischia l’affondamento totale perché il rilancio ottenuto con Expo si è schiantato sulla crisi economica prima e pandemica poi. Tra l’altro non è l’unico elemento per gli scaramantici a sollevare i dubbi sul nome Moratti: lei e Gallera si sono già incrociati anni fa, quando donna Letizia salì sulla poltrona di sindaco non volle Gallera come assessore, ma scelse al suo posto Paolo Massari, scopertosi poi essere un violentatore di donne. All’epoca Massari per le sue inclinazioni causò persino un incidente diplomatico con un’addetta di un’ambasciata. Forse solo incidenti di percorso, ma sui collaboratori la giunta Moratti fu condannata in tribunale per le assunzioni eccessive di consulenti, dunque cosa potrebbe succedere in Regione con fondi più ampi? Questi sono solo alcuni dubbi emersi in chi si chiede se sia una scelta assennata. Ma il volto nuovo per la Lombardia è Moratti? Lo vedremo tra un anno almeno. Per ora i dubbi restano, anche per l’età: non esisteva proprio nessuno nel centrodestra sotto i 70 anni?

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