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Pure Albertini molla Milano

Pure Albertini molla Milano. L’ormai rimpiantissimo sindaco che ha impostato e creato la Milano dell’Expo ha annunciato con una lettera al quotidiano Libero di non aver intenzione di candidarsi. La sfida a Sala la lascia volentieri a qualcun altro: “Resto in famiglia” ha riassunto Albertini. Ma se pure Albertini molla Milano un problema c’è. Il centrodestra ormai non sa più che fare. Si è passati dalla fase “a breve” daremo il nome del candidato sindaco di Milano. Poi alla proposta un po’ estemporanea di Rasia Dal Polo, subito accantonata (ma non è detta l’ultima parola). Poi all’idea usato sicuro Albertini. Ma quest’ultimo è troppo furbo per impelagarsi in una brutta grana da pelare come quella di governare Milano. Sala di per sé sarebbe anche molto battibile perché è un groviera a livello mediatico. Basterebbe ricordare quando appena agli inizi iniziarono le omissioni e dimenticanze sulla sua consistenza patrimoniale e sui terreni in Liguria. Per poi arrivare fino a Milano non si ferma, i casi Barbato e Curia, e molto altro. Invece il disaccordo tra le parti ha creato di fatto un vuoto e un sentimento di impossibilità della vittoria che contagiano anche i potenziali candidati alla poltrona di sindaco. E infatti pure Albertini molla Milano, una città una volta ambita e con ambizioni, ridotta a non trovare qualcuno di valore pronto ad Amministrarla. Persino Sala ha accettato malvolentieri l’impegno. Ma la sua fortuna è che nel centrodestra non si respira una bella aria, anzi. La competizione interna ormai ha un livello tale da inficiare i pochi risultati raggiunti. E allo stesso tempo la scena è dominata sempre dagli stessi nomi ormai più compromessi che valorizzati dalle esperienze pregresse. Come è possibile che non esista qualche politico con le spalle abbastanza larghe nel centrodestra da candidarsi? Perché è necessario cercare qualcuno fuori dai partiti se poi deve rappresentarli? Il tema è la mancanza di una classe politica a questo punto? La super città dell’innovazione ha perso la capacità di creare amministratori pubblici? Forse è meglio arrendersi e consegnare la città al Politecnico, tanto Ferruccio Resta e i suoi prof vanno e vengono da Palazzo Marino di frequente. E continuano a proporre ed attuare cambiamenti di intere fette di città.

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Twitter-Libero: nazionalizzare i social o smetterla con polemiche inutili

Twitter-Libero: nazionalizzare i social o smetterla con polemiche inutili. Siamo tutti d’accordo che è brutto quando la libertà di espressione viene intaccata, perché sulla libertà di parlare (pure di straparlare) si base gran parte della cultura europea moderna. E allora la decisione di Twitter di limitare l’account del quotidiano Libero è senz’altro negativa come principio ma la nostra posizione resta sul caso Twitter-Libero: nazionalizzare i social o smetterla con polemiche inutili. Twitter come tutti i social è un’azienda privata, con regolamenti precisi che vengono sottoscritti. E’ vero che quasi nessuno per una deformazione mentale guarda cosa sta firmando, ma ciò non esime dalle proprie responsabilità: le regole dicono che se ti comporti in un certo modo, possono chiuderti il profilo. Contestabile? Forse. Ma Libero, come il Manifesto e tanti altri si sono spesso comportati come l’amico che per non sentirsi oppresso dalle regole dell’ospitalità pretende di urinare nel lavandino e non in bagno per confermare la sua libertà di agire come gli pare. Certi titoli e certi articolo vengono scritti apposta per dare scandalo, inutile e disonesto negarlo. E noi siamo convinti che facciano bene. E che debbano farlo. Ma non che possano pretendere di imporre ad altri ciò che non accetterebbero per loro. A meno che non si cambino le regole e gli Stati tornino a una logica più da Stati e impongano il controllo sui social alle aziende. La Cina non è si è posta il problema: qualunque contenuto internet è sotto il controllo statale perché lo Stato presidia lo spazio virtuale così come presidia le frontiere. Certo è pericoloso, perché la deviazione degli Stati dal controllo per la giustizia a quello per l’ingiustizia è facile. Però avremmo dei veri responsabili. Chi degli indignati conosce il nome degli amministratori o dei proprietari di Twitter?  Quasi nessuno. Allora il problema forse è aver delegato la propria libertà di espressione ad aziende private, pretendendo che si comportino come una proprietà statale. Tra l’altro tralasciando sempre che le suddette aziende non esistono per garantire la libertà di espressione, ma per ottenere dati sulle persone e venderli ad altre aziende. Ma anche questo si scontra con l’imbecillismo del dibattito pubblico. Quindi di cosa stiamo parlando?

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Torna in libertà Fabio Altitonante

Sono scaduti i termini di custodia cautelare per Fabio Altitonante, torna quindi in libertà il consigliere regionale di Forza Italia ed ex sottosegretario lombardo all’Expo. Altitonante, che era ai domiciliari, da oggi è libero per effetto della decisione con cui il Tribunale del Riesame che, qualche settimana fa, ha derubricato il reato di corruzione in traffico di influenze. Su istanza dell’avvocato difensore dell’azzurro, Il Tribunale del Riesame di Milano aveva ribaltato la tesi dei pm milanesi secondo cui l’ex sottosegretario di Regione Lombardia avrebbe ricevuto dall’imprenditore Daniele D’Alfonso, quale tramite di Luigi Patimo, la somma di 20 mila euro al fine di far ottenere il rilascio del permesso a costruire relativamente ad un immobile sito a Milano, derubricando l’accusa da corruzione a illecito traffico di influenze. Il mese scorso altri indagati sono ritornati liberi. Tra questi Carmine Gorrasi, ex responsabile di Forza Italia varesino, Gian Paolo Riva, ex dipendente Amsa, Andrea Gallina, ex ad di Acqua Novara Vco, società municipalizzata, Laura Bordonaro, l’ex manager della società partecipata Accam e Matteo Di Pierro, ex collaboratore dell’imprenditore Daniele D’Alfonso.  

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Derubricate accuse, Fabio Altitonante libero entro il 7 agosto

A un mese e mezzo dalla data dell’arresto del Consigliere Regionale Fabio Altitonante, il Tribunale del Riesame ha smantellato le accuse di finanziamento illecito, falso e corruzione che gli furono mosse quando fu messo ai domiciliari il 7 maggio, derubricandole a traffico d’influenze. Altitonante, convinto della propria estraneità ai fatti, non si è mai rifiutato di rispondere alle domande degli inquirenti e dopo due interrogatori era sicuro di avere chiarito la sua posizione. Nonostante questo il Giudice aveva respinto l’istanza di scarcerazione avanzata dall’avvocato dell’esponente azzurro che, ha così deciso di giocare una carta di scarsissimo successo quando viene giocata sul tavolo della Procura di Milano: il ricorso al Tribunale del Riesame. Una scelta che si è rivelata vincente perché ieri il Tribunale ha accolto il ricorso del Consigliere Regionale di Forza Italia, revocando il provvedimento di custodia “previa derubricazione del fatto nellipotesi di cui all’articolo 346 bis”, cioè “traffico d’influenze illecite“. Le restrizioni alla libertà di Altitonante rimarranno quindi in essere solo per il reato di “finanziamento illecito” per il quale resterà ai domiciliari al massimo fino al 7 agosto, data in cui scadranno i termini per la detenzione preventiva relativa a questa imputazione.  

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