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Reati diminuiti di un terzo nell’anno del lockdown

Sono diminuiti di un terzo i reati a Milano nell’anno del lockdown e della pandemia. Secondo i dati forniti dalla Questura il calo nel 2020 è stato del 32,11% rispetto all’anno precedenti. Diminuiti del 43,95% i furti, (di oltre il 45% considerando solo quelli nelle case), diminuiti di più della metà gli arresti da parte della Digos -57,14%, con un crollo dell’83,94% di quelli legati alle manifestazioni sportive, prima cancellate e poi permesse solo senza pubblico presente, dell’83,94%. In deciso calo anche le lesioni, (-23,44%), le rapine (-15,63%) e gli omicidi (-12,50%), . In diminuzione anche gli arresti (-14,04%) e i denunciati (-2,95%) e anche i maltrattamenti in famiglia (-2,15%). In controtendenza solo le violenze sessuali (+0,74%) mentre si registra una impennata delle persone e dei veicoli controllati (rispettivamente +19,53% e +65,01%) e un picco di sequestri di eroina, +849,59%. ANSA

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Nonostante lockdown Milano soffoca

Nonostante i mesi di lockdown e la diffusione dello smart working, nel 2020 “a Roma e Milano è stato superato quello che sarà il nuovo valore medio annuale suggerito dall’Oms per il biossido di azoto (NO2), ossia 20 microgrammi per metro cubo (μg/mc). Lo dice Legambiente nel report “Mal’aria di città 2021” che raccoglie anche il focus su “Roma e Milano Clean Cities”. In particolare, a Roma lo scorso anno il valore medio annuo di NO2 è stato di 34 μg/m3, mentre a Milano di 39 μg/m3. Legambiente ricorda, inoltre, che “le auto sono la fonte principale di inquinamento in città e che le emissioni fuorilegge delle vetture diesel continuano a causare un aumento della mortalità”, come è emerso anche da un recente studio che “si inquadra nella più ampia iniziativa transfrontaliera sull’inquinamento del traffico urbano Clean Air For Health la quale stima per la prima volta in assoluto la quota di inquinamento a Milano imputabile alle emissioni delle auto diesel che superano, nell’uso reale, i limiti fissati nelle prove di laboratorio alla commercializzazione”. In particolare, nel capoluogo lombardo sono proprio i veicoli diesel “Euro4” ed “Euro5” a provocare la maggior parte dell’inquinamento da NO2: circa il 30% nel corso del 2018. Per questo Legambiente chiede subito, come era stato previsto nell’accordo tra governo e regioni della pianura Padana, il blocco della circolazione dei diesel “Euro4” e della auto a benzina “Euro1” e al 2025 l’estensione del blocco totale annuale anche all’ “Euro5” diesel e così via. ANSA

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Gallera: “Mancano medici? E’ dieci anni che si taglia sulla sanità”

Gallera: “Mancano medici? E’ dieci anni che si taglia sulla sanità”. L’assessore regionale al Welfare di Regione Lombardia ha alzato le mani ammettendo che non si può rimediare in pochi mesi alle scelte compiute negli ultimi anni. In particolare sul tema sanità che dagli ultimi governi è sempre stata trattato come una sorta di bancomat: “Sono 10 anni che tagliamo sulla sanità, sono 10 anni che il numero di borse di studio è inferiore ai fabbisogni delle regioni: per fare l’anestesista servono 6 anni di università e 5 di specializzazione, non ce li possiamo inventare nell’arco di pochi mesi, questo è il dramma del paese, per troppi anni si è tagliato brutalmente su sanità e istruzione – ha detto Giulio Gallera a ‘L’aria che tira’ su La7, rispondendo a una domanda sulla mancanza di medici – Per quanto riguarda le misure contro il contagio, “questa divisione di colori a me sembra che non aiuti a dare un messaggio di responsabilità e di serietà” ha detto Gallera. sottolineando che “bisogna dare messaggi forti perché i giorni corrono veloci”. “Prima del governo – ha aggiunto – noi abbiamo assunto delle misure via via più importanti, i primi a fare il coprifuoco in Italia e adesso siamo in zona rossa”. Ecco dunque perché arriva l’ammissione di Gallera: “Mancano medici? E’ dieci anni che si taglia sulla sanità”. Anche sui vaccini Gallera rispedisce al mittente la domanda sul perché nelle farmacie non si trovino i vaccini antinfluenzali: “Non spetta alla Regione rifornire le farmacie, spetta al governo”. Una posizione criticata da alcuni, ma rafforzata dalla convinzione di Gallera di aver fatto a sufficienza perché la Regione ha comprato molti più vaccini degli anni scorsi.

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Milano: lockdown ma non troppo

Milano ieri mattina si è svegliata in lockdown ma la città appariva molto diversa da quella, spettrale e deserta, della prima chiusura della scorsa primavera. In seguito al decreto del governo alcune attività commerciali possono infatti rimanere aperte, come ad esempio le librerie, i negozi di fiori, le profumerie, i negozi che vendono abbigliamento intimo o per bambini, le ferramenta, oltre ovviamente agli alimentari e ai negozi di tecnologia. E soprattutto alle scuole elementari e alle medie per i ragazzi di prima. E anche i bar – che possono fare asporto – in diversi casi hanno scelto di non tirare giù la saracinesca ma restare aperti. Quindi non c’è in città il colpo d’occhio di serrata generale di marzo e aprile. Se il centro era molto più deserto del solito, con piazza Duomo, corso Vittorio Emanuele e piazza San Babila attraversate dal via vai di poche persone, altre vie della città erano leggermente più popolate di gente che andava al lavoro, infatti molti uffici non hanno imposto lo smart working ai propri dipendenti. Camminando per strada si incontravano poche persone, che prendevano un caffè d’asporto o andavano nei negozi rimasti aperti. In città prosegue anche l’attività dei mercati scoperti nei quartieri, non solo con le bancarelle di alimentari ma anche, ad esempio, con quelle che vendono prodotti per la casa, e infatti alcuni cittadini sono rimasti stupiti  nel vedere “il mercato con così tante bancarelle”. Anche una delle principali vide dello shopping milanese, corso Buenos Aires, non sembrava deserta al colpo d’occhio ma erano comunque poche le persone a passeggio. ANSA

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Lombardi prigionieri delle lotte politiche

Lombardi prigionieri delle lotte politiche. Oggi è l’ultimo giorno di libertà relativa per i cittadini della Lombardia perché da domani dovrebbe diventare operativo il nuovo dpcm varato per imporre nuove restrizioni, un lockdown di fatto su cui si sta consumando l’ennesima battaglia politica. Attilio Fontana prova a evitare la chiusura totale parlando dei numeri che in realtà in questi giorni hanno smesso di peggiorare come nelle ultime settimane. Così i lombardi sono di nuovo prigionieri delle lotte politiche perché già non si capisce più un fico secco di cosa stanno combinando a Roma, ma nel frattempo lo scontro tra poteri peggiora la situazione. Chi sarà aperto? Chi no? I ristori, cioè gli ennesimi soldi spesi “a cazzo di cane” per citare Boris, a chi arriveranno e come e quando? Tutte domande che si accavallano mentre le persone sono spinte a dividersi in schiere a favore o contro questo o quel politico. Ma quanto potranno abusare della pazienza dei lombardi questi novelli Catilina? Quanto ancora potranno reggere le “persone per bene”? In primavera dai palazzi del potere romano si parlava di “chiamata alle armi” e stati di guerra. Si pensava che fosse una situazione temporanea, invece sono i governi ad andare avanti di soluzioni temporanee. Non ci sono piano ampi per la gestione della crisi, ma solo misure momentanee per tamponare la situazione. Tanto, pare essere il ragionamento, basta fare come De Luca e spargere bonus a caso. Così passa tutto. A parte la crisi che rende ancora i lombardi prigionieri delle lotte politiche.

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L’ansia da lockdown spinge i consumi

L’ansia da lockdown spinge i consumi. È quanto emerge dall’ultima analisi dell’Osservatorio di Stocard, che nelle settimane tra il 19 ottobre e 1 novembre ha rilevato un incremento nei consumi in Lombardia e Piemonte, rispetto alle quattro settimane precedenti (dal 21 settembre al 18 ottobre). Nelle due regioni, si registrano picchi di acquisto nei settori della GDO, farmacie, negozi per animali (Pet) e negozi per la vendita di prodotti per la persona e la casa (Drug), in maniera analoga a quanto visto succedere lo scorso marzo. “Parafrasando una citazione ben più lieta, direi che l’attesa del lock-down è essa stessa lock-down nei sui effetti. La paura di una nuova quarantena influisce nelle abitudini di acquisto degli italiani, è una cosa che abbiamo già visto succedere negli scorsi mesi. – spiega Valeria Santoro, Country Manager di Stocard Italia – Con l’aumento di casi positivi di Covid-19 e di misure restrittive in queste ultime settimane, la paura di un lockdown ha spinto i consumatori delle Regioni a più alto indice Rt, la Lombardia ed il Piemonte, ad incrementare i propri acquisti in diversi settori merceologici, prima tra tutti la grande distribuzione”. Nel dettaglio gli acquisti sono aumentati per tutti canali distributivi più interessati come monitorati da Stocard: ● GDO: incremento del +6% di acquisti nei supermercati e ipermercati alimentari, in entrambe le regioni. ● Pets Store: dati rilevanti nei negozi per animali dove si registra un +10% di vendite in Lombardia e +2% in Piemonte. ● Drug Store: incremento del + 7% in Lombardia e +3% in Piemonte per di vendita di prodotti per la cura della persona e della casa. ● Pharma: si registra in Lombardia un incremento del +8% di acquisti, mentre in Piemonte non ci sono evidenze di incrementi rilevanti rispetto alle scorse settimane. Il trend degli acquisti registrati dall’Osservatorio Stocard mostra quindi un‘evidente crescita, la giornata in cui si è registrato un picco di acquisti è stato, in entrambe le regioni, il 31 ottobre, con un +37% di acquisti per la Lombardia e un +38% di acquisti per il Piemonte, rispetto alle settimane precedenti nei settori analizzati. Interessante notare come lo scenario appena presentato sia del tutto simile a quello analizzato dall’Osservatorio Stocard durante la settimana tra il 19 e il 25 febbraio. In tale occasione, dopo l’annuncio dei primi casi di Coronavirus in Lombardia, si assistette ad un aumento di acquisti negli stessi settori merceologici oggi analizzati: nella GDO si registrò un +23%, un +20% nei Pets Store, un +7% nelle farmacie, e addirittura un +31% nei negozi per la cura della persona e della casa. In quell’occasione si arrivò a registrare un +6,2% di acquisti nei negozi fisici in Lombardia, sintomo della preoccupazione dei consumatori per l’imprevedibile scenario.

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