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Fontana: se fermiamo Milano, si ferma la Lombardia

Il covid non è un problema lombardo ma di tutti: questa in sintesi la posizione espressa dal governatore della Lombardia Attilio Fontana nel corso dell’incontro Regioni-Governo sul dpcm. Fontana ha ribadito che “è necessario che i provvedimenti vengano presi a livello nazionale” e quindi si è detto contrario a un lockdown territoriale, perchè “se fermiamo Milano, si ferma la Lombardia” e “il virus oggi è diffuso su tutto il territorio nazionale, non è come a marzo”. “Se i tecnici ci dicono che l’unica alternativa è il lockdown, – la posizione del governatore – facciamolo a livello nazionale”.  

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Scuola: in caso di lockdown lezioni carbonare

Come gli uomini-libro di ‘Fahrenheit 451’, mamme, bambini e docenti si sono trovati oggi al parco Sempione per leggere brani dei loro autori preferiti, volumi che vorrebbero entrassero in quelle aule minacciate dalla chiusura. Per sottolineare il messaggio, ognuno dei partecipanti, oltre un centinaio, portava sulla schiena un cartello con il nome del libro scelto. L’iniziativa, organizzata dal comitato ‘Priorità alla scuola’ di Milano, è proseguita con una lezione all’aperto: “la prima di una lunga serie perché se ci sarà il lockdown – dice Chiara Ponzini, una delle mamme attive nel comitato – faremo lezioni carbonare, all’aperto, nei quartieri”. “Non siamo delle pazze, sappiamo che la scuola non è a rischio zero – spiega Chiara – ma è un rischio che vale la pena correre, perché la scuola è una priorità e non ha senso chiuderla se tutto il resto rimane aperto. Come comitato abbiamo chiesto da subito sicurezza nella scuola, con tamponi per docenti e personale e ripristino delle infermerie in ogni istituto, ma questo non è avvenuto, anche se oggi Ats ha molta difficoltà, a scuola vengono comunque individuati i focolai e si fanno le quarantene, quindi abbiamo più dati certi sulla scuola che sul resto”. ANSA

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Sala tenta di fermare il lockdown

Sala tenta di fermare il lockdown. Il primo cittadino di Milano in questi giorni sta cercando di rappresentare la voce del buonsenso mentre tutti sembrano aver perso la testa nell’ormai ex locomotiva economica italiana. “Non va bene andare da 100 a zero ed è quello che si sta facendo oggi. Non voglio passare per il paladino del ‘non si chiude’ , mi stanno ributtando addosso la frase del ‘Milano non si ferma’ di alcuni mesi fa – ha detto Giuseppe Sala – Voglio che venga fatto con buon senso, chiudere si può – ha concluso – ma prima di decidere di chiudere bisogna dire a chi viene chiuso come lo aiutiamo. Io mi batterò su questo”. Una posizione attendista che ricalca quella sulla didattica a distanza (DaD) assunta dal sindaco meneghino: la scuola è essenziale non solo per gli alunni, ma anche per le famiglie: sono riti consolidati e avere i bambini a scuola permette ai genitori di lavorare o avere il tempo per altre incombenze. Il valore dell’apertura delle scuole è dunque molteplice perché non riguarda solo un aspetto della vita quotidiana. L’aspetto psicologico di mantenere aperte le scuole inoltre è altrettanto importante perché aiuta le famiglie a mantenere un’idea di normalità quanto mai essenziale in un momento di panico e paura generalizzato. Il futuro è incerto e forse quello che serve agli italiani ora è una cerimonia comune e tranquillizzante come il tè delle cinque per i britannici, un modo per continuare a vivere nonostante il martellamento attuato dal virus al nostro stile di vita.

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Sala: in caso lockdown va coinvolto il sindaco

Se il lockdown “s’ha da fare io, sindaco del Comune di Milano, da padre di questa comunità voglio essere coinvolto, voglio vedere i dati e voglio essere partecipe della decisione”. Lo ha spiegato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in un video sulle sue pagine social: “non voglio vedere l’ipotesi sui giornali, fatta filtrare, comunicata da un consulente del ministero della Salute, chiedo di essere partecipe. E così il sindaco di Napoli”. “Io posso solo dirvi che ad oggi non ho sul mio tavolo un progetto di lockdown, di intensificazione” ha poi spiegato in serata il sindaco, intervenendo al confronto online sul “Piano per la Ripresa, l’Innovazione e lo sviluppo di Milano e dell’Area Metropolitana”, redatto da Cgil Milano. “Poi non c’è nessun vero lockdown neanche Francia e Germania lo stanno facendo, ma se mai intensificazione – ha aggiunto -. Ma se sarà necessario lo faremo senz’altro e non sarà certo io a difendere nulla. E smettiamola di fare i balletti ‘prima la salute’. No, non c’è prima la salute, c’è prima la nostra vita, l’economia che non è l’economia del Più ma è l’economia delle famiglie, per cui bisogna stare molto attenti oggi”.

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Ricciardi: lockdown a Milano. Fontana: non ci sono le condizioni

“A Milano e Napoli uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l’autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no”. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, torna a chiedere dei lockdown mirati nelle zone dove il virus circola di più, perché ‘ci sono delle aree del Paese dove la trasmissione è esponenziale e le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio’. “Escludo che ci siano le condizioni per prevedere ipotesi di questo genere, anzi, tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitare ogni tipo di lockdown”. E’ quanto ha rimarcato il governatore Attilio Fontana, a margine della presentazione della mostra sui 50 anni della Regione Lombardia organizzata in collaborazione con ANSA a Palazzo Pirelli.

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La Lombardia ripiomba in primavera: Covid e lockdown

La Lombardia ripiomba in primavera: Covid e lockdown. Gli stessi errori, la stessa miopia. Non è cambiato nulla. A confermarlo Massimo Galli, l’infettivologo del Sacco diventato una delle voci razionali del 2020. “Le persone che lavorano con me sono amareggiate da vedere la stessa situazione di marzo – ha dichiarato a SkyTg24 – gli ospedali stanno riaprendo rapidamente, non progressivamente, spazi dedicati al covid in reparti dedicati al resto”. Una situazione disarmante, soprattutto per i lombardi che ieri hanno avuto la conferma di quanto la situazione non sia sotto controllo perché è stata sottovalutata: il tracciamento dei contagi è completamente sfuggito di mano. A dirlo il responsabile dell’Ats Milano. Quindi non sappiamo chi si è contagiato, dove, chi ha incontrato, insomma non abbiamo il controllo del virus. Perché fino ad oggi l’unico sistema per combatterlo sarebbe avere una conoscenza millimetrica dei focolai. Invece si è preferito parlare di attacco alla Lombardia, calcio, e altre idiozie belle e buone. E ora la Lombardia rimpiomba in primavera: Covid e lockdown. Senza un piano preciso se non riaprire l’ospedale in Fiera, come se insieme ai macchinari fossero pronti negli armadi anche gli stock precongelati di medici e infermieri. Ci aspettano settimane dure, perché gli “eroi” della primavera si stavano appena riprendendo da un’onda pesantissima. Paura e stanchezza non sono problemi veri per i sanitari abituati alla morte e alle malattie e a turni massacranti, il problema è la delusione. La plastica sensazione di non avere alle spalle nessuno se non un sistema basato sull’improvvisazione. Sull’attenzione ai soldi in tutte le sfaccettature possibili, invece che sulle persone. Una classe dirigente che pensa solo alla settimana, al massimo al mese. Non hanno un piano se non per la loro sopravvivenza politica. E grazie a questa miopia la Lombardia rischia tantissimo perché a Bergamo sono morte migliaia di persone, ma Milano ha dieci volte tanto gli abitanti della città simbolo del Covid fuori controllo. Una delle prime misure dovrebbe essere volta a rincuorare chi si ritrova a contare i morti come in primavera.

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