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Latitante dagli anni “90” arrestato sotto casa della madre

La settimana scorsa la Polizia di Stato ha arrestato G.M. latitante 53enne G. M., nato a Milano il 25.8.1966, che deve espiare una pena di 13 anni e 8 giorni di reclusione per reati contro il patrimonio, contro la fede pubblica ed in materia di armi commessi anche in forma associativa. L’uomo, che falsificava documenti per commettere reati contro il patrimonio e si è garantito un indebito arricchimento pari a svariati milioni delle vecchie lire alla fine degli anni Novanta e a decine di migliaia di euro nei soli primi anni Duemila. Ricercato dal 2004, dopo un brevissimo periodo di latitanza in Italia, si era trasferito in Argentina ove aveva cambiato alcune identità e si era spacciato per un esperto di chirurgia estetica. Il 7 ottobre scorso è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Milano grazie ad una costante attività di monitoraggio nei confronti di soggetti destinatari di condanne definitive, analizzando social network, fonti aperte, nonché le abitudini e i movimenti delle persone più vicine ai ricercati. Qualche giorno fa il latitante era tornato in Italia per un breve soggiorno e, una volta giunto alla frontiera aerea di Fiumicino con un documento genuino rilasciato dalle Autorità Consolari Argentine, ma riportante false generalità, sono cominciate le attività di osservazione e di pedinamento di tutte le persone ritenute vicine all’uomo da parte della Polizia di Stato: l’uomo è stato individuato in prossimità dell’abitazione della madre. All’atto del controllo, il latitante ha esibito il documento falso con il quale era entrato nel territorio nazionale ed è stato trovato in compagnia di una donna di origini sudamericane che ha dichiarato di essere la sua compagna. Erano in possesso di una consistente somma in denaro nonché di alcuni documenti di identità e di numerose carte bancomat rilasciate da istituti di credito argentini e riportanti le false generalità con le quali il latitante si nascondeva in Argentina. Anche in altre occasioni era giunto nel nostro Paese sotto mentite spoglie e aveva viaggiato indisturbato verso altri Paesi del Sudamerica. Dal 1993 è stato ripetutamente sottoposto a misure cautelari personali e ha poi riportato numerose condanne per associazione per delinquere, ricettazione, falso materiale, favoreggiamento reale, truffa, violazione delle norme sull’uso delle carte di credito, contraffazione di pubblici sigilli e possesso ingiustificato di chiavi alterate. Nonostante l’applicazione alla fine degli anni Novanta dell’Avviso Orale da parte del Questore di Lecco, ha continuato a delinquere architettando un sistema di riciclaggio di assegni rubati all’interno del quale era il destinatario ultimo delle somme di denaro che a lui confluivano dopo essere state versate su conti correnti aperti da soggetti compiacenti. Dopo la commissione di questo ennesimo reato è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ma, da un’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Milano, è stato svelato che ciò nonostante lo stesso ha fatto parte ancora una volta di un sodalizio criminale dedito alla sottrazione di assegni ed al successivo incasso degli stessi, questa volta grazie alla falsificazione di documenti di identità. In occasione della perquisizione effettuata in quella circostanza presso la sua abitazione sono stati sequestrati strumenti, apparecchiature ed altro materiale per la falsificazione tra cui cliché per la stampa di numeri di carte identità, timbri tondi e lineari di alcuni Comuni italiani, moduli cartacei e plastificati di patenti, di carte identità e di codici fiscali, carnet di assegni nonché libretti postali. I poliziotti proseguono le indagini finalizzate a ricostruire le modalità con le quali l’uomo ha ottenuto il rilascio del documento valido per l’espatrio, ad accertare la regolarità delle attività svolte in Sudamerica e a recuperare il patrimonio trasferito nel Paese Sudamericano nonché ad individuare eventuali fiancheggiatori.  

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Si ubriaca e picchia la madre, arrestato

E’ andato a casa di un amico a cenare e guardare la finale di Champions e ha bevuto con lui e il padre una intera bottiglia di whisky. Finito il match e soprattutto finito il liquore, il papà dell’amico ha convinto il figlio a riaccompagnare il trentenne alticcio a casa, in via Del Sarto, a Milano. Una volta arrivato il ragazzo ha cercato dalla madre soldi per continuare a bere. E quando lei si è chiusa a chiave in camera da letto ha sfondato la porta continuando a inveire e dandole dei ceffoni. L’amico che era sceso, è rientrato e a cercato di fermarlo senza riuscirci. C’è voluto l’intervento del radiomobile dei carabinieri allertati dai due a fare smettere il trentenne, che e’ stato arrestato per maltrattamenti in famiglia. ANSA  

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Minorenne arrestato fra le lacrime della mamma

“Ecco, me lo aspettavo, prima o poi me la dovevi combinare“. Sono state le parole, miste a pianto, di una giovane mamma ucraina, impegnata tutto il giorno come donne delle pulizie. Le ha pronunciate mentre il figlio, minorenne veniva arrestato per spaccio di sostanza stupefacente. E’ accaduto quando gli agenti del Commissariato Comasina, durante una normale attività del territorio, si sono insospettiti alla vista di tre ragazzi in via Vochieri, una strada senza uscita. Il minore aveva con sé una tracolla con un porta erba, con erba all’interno, 1120 euro, suddivisi in banconote di diverso taglio, e un involucro di plastica termosaldata con all’interno cocaina. Nel taschino del bermuda c’era, invece, una bustina di hashish e, per terra, lasciata cadere nel tentativo di liberarsene, una bustina con altra cocaina, 20 bustine di cocaina, invece, sono state rinvenute in casa nel porta oggetti in camera da letto, insieme a 2 pezzi di hashish nascosti sotto il materasso.  

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Picchia la compagna disabile, denunciato dalla madre

A denunciare gli episodi agli agenti della Polizia, intervenuti ieri sera alle ore 22 in via Modica, zona Barona, è stata la madre dello stesso arrestato che non sopportava più le continue liti e violenze cui il figlio, un italiano di 35 anni con precedenti specifici, sottoponeva la compagna disabile di 36 anni, anche lei italiana. La donna, con cui l’uomo ha avuto figlio, da diverso tempo subiva le angherie del compagno che in altri due episodi a marzo l’aveva presa a pugni provocandole un trauma cranico, sebbene lei mai avesse informato le autorità. Ad aggravare la situazione il fatto che la donna fosse affetta da un deficit mentale. L’uomo è stato arrestato per maltrattamenti.

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Madre picchiava e insultava la figlia, arrestata

Vessazioni quotidiane che andavano dal colpire la figlia di 12 anni con un cavo elettrico al rivolgerle frasi come: “Puttana, ucciditi. Ti auguro un attacco di cuore“. Quella che ha portato all’arresto per maltrattamenti in famiglia aggravati e sfruttamento della prostituzione di una donna stranieri di 52 anni, ora in carcere a san Vittore, è una storia di ripetuti episodi di violenza avvenuti in un quartiere della periferia sud di Milano. Le indagini era partite lo scorso luglio quando, in seguito a un incontro informativo sul cyberbullismo in una scuola di Milano, una delle insegnanti aveva raccontato ai militari dei Carabinieri presenti un evento davvero singolare: una delle sue alunne, una bambina di 12 anni, le aveva chiesto se fosse un reato prostituirsi. Gli accertamenti che ne sono seguiti hanno permesso ai Carabinieri di scoprire come la bambina, che viveva in un appartamento occupato insieme alla madre e alla sorella maggiore, al ritorno da scuola, venisse costretta a eseguire diversi lavori pesanti mentre la madre passava il suo tempo a giocare alle slot machine in un bar della zona arrivando a spendere fino a 300/400 euro al giorno. A ciò si aggiugevano i quotidiani episodi di violenza fisica e verbale. In un’occasione i Carabinieri hanno potuto intercettare la donna che spiegava a un’amica come picchiare la bambina con un cavo elettrico si fosse rivelato un ottimo mezzo per renderla ubbidiente, tanto da inginocchiarsi per chiedere perdono per non aver svolto correttamente i compiti assegnati. In un’altra i militari hanno sentito la bambina, da sola, mentre pronunciava la frase: “Non ce la faccio più a vivere così. Preferisco il suicidio“. A colpire particolarmente gli inquirenti, guidati dalla pm Michela Bordieri, sono state poi anche alcune offese rivolte alla bambina come: “Sei una puttana e finirai peggio di tua sorella“. Parole che hanno spinto i Carabinieri ad approfondire anche la posizione della sorella maggiore scoprendo che la ragazza, di 22 anni, si prostituiva in alcuni night club nel centro di Milano consegnando poi tutti i guadagni alla madre. Era la stessa donna di 52 anni a consigliare la figlia maggiore di “cercare là clienti facoltosi, politici e uomini d’affari, che avrebbero pagato di più”. Cifre che poi la madre utilizzava per giocare alle slot. La bambina di 12 anni è stata tolta alla famiglia ed è ora affidata a una comunità protetta, mentre sia la madre, ora detenuta presso il carcere di san Vittore, che la sorella maggiore si sono chiuse nel silenzio.

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Picchia la madre, allontanato da casa

Ieri pomeriggio gli agenti della Polizia hanno proceduto all’allontanamento dalla casa familiare, situata in via Costantino Baroni, di un marocchino di 37 anni. L’uomo, per un motivo banale, una discussione relativa a un cappotto spostato, aveva appena preso a pugni la madre provocandole la rottura del setto nasale. La donna è ora in osservazione al Policlinico.

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