Alla fine Fontana è collassato
Alla fine Fontana è collassato. Che la classe politica lombarda fosse allo stremo se ne erano accorti in molti: i due volti di punta sono sbriciolati dopo la quarantena. Da una parte Giuseppe Sala, il sindaco di Expo 2015, della Milano che rilancia sempre in avanti, che guarda solo al futuro, ha ammesso di essere un uomo in pezzi. Nonostante nella vita ne abbia passate parecchie, oggi non riesce più a dormire. Ha perso il sonno e in fondo, almeno così pare dalle sue dichiarazioni, la voglia di ricoprire la carica di sindaco. Adesso è il turno del vertice più alto della politica camuna: Attilio Fontana ha dichiarato che il suo corpo lo ha avvertito. Cioè alla fine Fontana è collassato. Si vedeva quanto i mesi avevamo messo alla prova l’uomo di Varese. Doveva rappresentare un volto ragionevole della nuova Lega salviniana, invece è andato a sbattere sulla crisi più grave dalle ultime guerre mondiali. Ci ha provato e riprovato anche a autoconvincersi: pochi giorni fa scartava con decisione l’ipotesi di dimissioni perché aveva “tanta benzina”, poi è collassato. Una reazione comprensibile perché i mesi di lockdown hanno messo a durissima prova la Lombardia, una regione che sembrava immune o quasi dai mali italiani. Ma anche comprensibile perché negli ultimi anni certe idee hanno seminato male e raccolto peggio, un esempio è proprio Milano: una città che aveva sostituito 300mila operai di inizio Novecento con 300mila studenti di inizio Duemila, non ha saputo far altro che trasformarli in camerieri e hostess per eventi. In un delirio organizzato di eventi che si succedevano a eventi. Tutto sempre temporaneo. Non c’era nessuna prospettiva di crescita se non quella di lasciar mano libera a Manfredi Catella nella sua frenetica corsa verso un nuovo futuro di cemento e mattoni. Poteva diventare una città della startup, nel senso di mettere a sistema seriamente come fatto dagli israeliani le università le industrie e le amministrazioni pubbliche e private. Puntare a produrre qualcosa, non sempre e solo a eventi e case per ricchissimi sperando che caschi qualche yuan o dollaro dalle loro tasche. Produrre tecnologie, applicazioni pratiche delle scienze sociali, insomma stare al passo coi tempi e non pensare a ripulire portafogli altrui. Non pensiamo però che sia colpa loro: Fontana e Sala sono sottoprodotti di un ambiente circostante marcito. Sono l’eredità di un Novecento che ancora domina molti nodi della società italiana, quelli che lo sviluppo è dare soldi alla Fiat (ops FCA o Stellantins). O che ancora oggi punterebbero sull’automotive nel senso di auto a motore a scoppio. Alla fine Fontana è collassato perché come Sala non ha davvero le spalle per reggere situazioni di crisi vera: nessuno sottovaluta l’impatto del Covid19, anzi, ma se i due anziani della politica sono a pezzi dopo quattro mesi di emergenza, dobbiamo tutti ringraziare gli dei che non si sia trattato di tre anni.
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