matteo renzi

Il paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli

Il paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli. Già, perché mentre Carlo Calenda chiede di fermare la campagna elettorale per i costi energetici che salgono e gli altri leader politici sparano cifre sempre più grosse per calmierare le bollette (senza ammettere che i soldi non ci sono), migliaia di famiglie hanno già diritto ad avere sconti sulle bollette di luce e gas. Come spesso accade però, gli stessi che si candidano a gestire l’Amministrazione dello Stato manco la conoscono. Perché studiare la complessa macchina amministrativa è difficile, lungo e necessita di studio e approfondimento. E’ molto più semplice sparare dichiarazioni alla belino di segugio e sperare che ci caschi abbastanza gente così da guadagnarsi cinque anni di fancazzismo ben pagato. Così ci troviamo a dover scrivere noi del paradosso degli sconti che già esistono per le bollette e come ottenerli: l’autorità per l’energia reti e ambiente (ARERA) ha da dodici anni promuove i bonus sociali, cioè gli sconti in bollette per chi ha un ISEE basso. Per 11 anni e qualche mese solo una piccolissima parte di chi ha diritto agli sconti automatici ne ha fatto richiesta, perché spesso neanche lo sapeva di poterlo fare. Allora dopo anni di richieste l’ARERA ha ottenuto che con il decreto Ucraina bis gli sconti diventassero automatici presentando una dichiarazione sostitutiva unica, un documento semplice e grazie al quale migliaia di famiglie potrebbero superare con meno difficoltà lo choc energetico che stiamo vivendo. Come ottenere i bonus? Facile: compilate la DSU seguendo il link qui sotto, dopo di che sarà il Sistema Informativo Integrato a girare le informazioni ai gestori delle bollette di luce, gas e acqua e organizzarsi per avere lo sconto direttamente in bolletta. qui vi proponiamo il link dove compilare la dichiarazione sostitutiva unica LINK Noi proponiamo questa via già esistente anche per chi straparla di sconti senza nemmeno conoscere quelli che ci sono o avere di idea di come applicarli. Qui esiste già una procedura automatizzata che può essere implementata facilmente essendo integrata nel sistema statale. Magari come abbiamo suggerito in articoli precedenti con l’aiuto di qualche società costruita con i soldi pubblici.

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Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/6: Il report su Volpi, Carrai, Berlusconi ed Esposito

Il processo Eni Nigeria e come si costruisce una rete di fake news/6: Il report su Volpi Carrai e altri. Abbiamo visto negli articoli precedenti come attraverso una serie di mail anonime si siano creati i primi passi per cercare di costruire una rete di fake news intorno al management di Eni spa. Specialmente riguardo agli affari nigeriani della compagnia. Perché l’obbiettivo del gruppo all’opera per costruire la rete di informazioni false è entrare nei ricchi affari che si realizzano nel continente nero. Lì valgono molto meno alcune regole a cui bisogna sottostare in Europa. Dopo aver aperto la campagna con le mail anonime, il gruppo decide di iniziare a metterci la faccia andando dai pubblici ministeri a raccontare alcune storie. La prima che abbiamo visto è del 2015 e racconta di un presunto rapimento in via Watt a Milano. Per seguire lo stesso filone del racconto Alessandro Ferraro, avvocato campano trasferitosi a Milano, sembra decidere di proseguire sulla stessa strada. E dai pm a raccontare che anche intorno alla sua casa di Siracusa ci sarebbero movimenti sospetti: “Da diversi giorni appena torno a Siracusa trovo persone piazzate sotto casa mia che pare controllino i miei movimenti” dichiara. Il racconto segue sempre il filone della spy story già iniziato con le mail infarcite di miniere d’oro, segreti industriali, spie nigeriane e italiane, con il contorno di amanti spregiudicate. Ma siamo a settembre 2015 e Ferraro e un suo socio decidono di metterci il carico da novanta depositando anche un report dettagliato (alcune parti le trovate nelle immagini di questo articolo). Massimo Gaboardi, il socio di Ferraro, fa la sua entrata  in scena in modo deciso: il report infatti parla di chiunque, ma parte subito svelando la sua fonte. Si tratterebbe di Pietro Varone “grande accusatore nel processo per corruzione internazionale intentato contro il dott. Paolo Scaroni, Eni spa, Saipem spa e altri dirigenti (che in più occasioni mi ha manifestato la sua volontà di ritrattare le accuse contro il sig. Paolo Scaroni perché, a suo dire, inventate per compiacere l’organo inquirente “.  Niente meno. Quindi le informazioni riservatissime di cui sarebbe in possesso arrivano da un ex manager che avrebbe accusato di corruzione il suo capo perché lo volevano i magistrati. Ecco perché Gaboardi chiede “a tutela della mia incolumità personale” che le informazioni vengano trasmesse ai “vertici dello Stato”. E poi via, si ricomincia: il primo nome dopo Varone è Gabriele Volpi. Il ricchissimo imprenditore che secondo le ricostruzioni viste fin qui sarebbe al centro di trame di ogni genere. Infatti nel report viene citato come colui che mette in contatto Varone con membri corrotti dei servizi segreti nigeriani, tali Pesal e Abuchta Sani. Personaggi che avrebbe visto tra Barletta e Siracusa. Insieme avrebbero orchestrato una manovra per far nominare Umberto Vergine ad di Eni spa. Con il supporto di tal Raduan Khawthani che nel giro di due righe diventa rappresentante di imprenditori iraniani e poi siriani (immagine 2). Ma non solo: il soggetto sarebbe in buoni rapporti ambienti americani e in particolare “con la Fondazione Clinton”. Un riferimento alla Clinton non poteva mancare, perché in quel periodo si profila a livello internazionale lo scontro Clinton-Trump. Mente a livello italiano l’uomo potente del momento è Matteo Renzi, ecco dunque che questo iriano-siriano-americano parla di Carrai e Bacci. Il primo (“che è entrato in contatto con Gabriele Volpi”) come si sa è un imprenditore vicinissimo a Renzi e per questo Khawthani lo avrebbe avvicinato, così come successo con l’imprenditore Andrea Bacci ex socio di Tiziano Renzi (e per altro finito nei guai con una condanna a due anni nel 2019 per un impiccio economico sulla sua srl).  Stranamente tutto questo potere internazionale non serve a un tubo e Vergine non diventa ad di Eni. Allora secondo il report i servizi nigeriani decidono di bombardare di mail zeppe di informazioni sensibili i vertici di Eni e non solo. Lo scopo sarebbe sempre quello di destabilizzare i vertici della multinazionale grazie ai consiglieri Zingales e Litvak (parte del complotto secondo il report). E Gaboardi dice di crederci a tutta questa ricostruzione perché successivamente aveva saputo della campagna stampa contro De Scalzi e già in altre occasioni la fonte si era rivelata attendibile come nel caso della “preannunciata condanna del dott. Silvio Berlusconi poi a me confermata dallo stesso giudice Esposito che nel corso di occasioni conviviali in momenti di sua perdita di controllo mi ha personalmente manifestato il suo pregiudizio nei confronti dell’ex presidente del Consiglio”. Quindi a leggere il report con attenzione Gaboardi sostiene che Varone e la sua rete di spie nigeriane e affaristi siro-iranian-americane avrebbero anticipato anche la condanna di Berlusconi nel 2013 da cui scaturì una lunga querelle legale ancora in corso. Già così, un investigatore normale dovrebbe chiedersi perché questa presunta organizzazione avrebbe dovuto interessare uno sconosciuto manager delle future decisioni di un giudice. Ma col senno di poi…sicuramente dopo aver letto questo documento è più chiaro perché le denunce e i report arrivano dopo le email diffamatorie. Perché nell’ottica  di una rete di fake news, una balla rafforza l’altra di fronte a chi deve prendere atto di che succede. Perché di fronte a un investigatore scarso, come l’internauta medio, una denuncia così aveva un fondamento. Ed era piena di richiami alla verità come la potenza di Renzi e i suoi legami con Carrai. L’estremo attivismo della Fondazione Clinton o l’effettiva presenza di Zingales e Litvak nel cda di Eni. Perché per costruire una rete di bugie, come abbiamo visto, serve creare un filo conduttore di fiducia. Qualche imprecisione, interpretazione, ci può stare, se poi il filo regge dall’inizio alla fine. Quindi l’articolazione dell’operazione è essenziale. E ci vogliono “menti fine” per metterla in piedi. Anche se qui pare di avere a che fare più con affaristi arraffoni che geni della truffa. Sicuramente gente  con un grosso pelo sullo stomaco, perché anche in Italia raccontare balle ai magistrati non è cosa da poco. Comunque sia, ora abbiamo chiaro come è iniziata la tessitura: mail con dentro

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Baffi imbullonata alla poltrona nonostante tutto

Baffi imbullonata alla poltrona nonostante tutto. La sua elezione è stato uno smacco pesante per tutto il centrosinistra in cui ormai si può contare anche il Movimento Cinque Stelle, nonché una magistrale risposta politica del centro destra a cui sembra aver aderito Italia Viva almeno nei fatti. La mozione di sfiducia (fallita pure quella) era stato solo l’inizio di una serie di figure barbine dell’opposizione in Consiglio Regionale. Adesso un’onda d’urto potentissima ha investito Patrizia Baffi, perché non si è mai visto un presidente di una commissione d’inchiesta come quella sul Covid19 presieduta da un rappresentante della maggioranza. E di fatto è da tempo che Baffi è in appoggio esterno alla maggioranza. L’onda è stata così forte che persino i pezzi da novanta del partitino di Matteo Renzi hanno chiesto un passo indietro a Baffi. Ecco un tweet si Ettore Rosato: @PatriziaBaffi sarebbe un’ottima Presidente della Comm Inchiesta sulla sanità lombarda, per competenza e per storia personale. Vergognosa strumentalizzazione da parte del pd che impone scelte nette. Invitiamo Patrizia a dimettersi. A noi le poltrone non servono, lasciamole al Pd Ma il risultato è sempre quello: Baffi imbullonata alla poltrona nonostante tutto. Deve aver assorbito una delle lezioni fondamentali di Matteo Renzi: l’importante è stare nei posti importanti, se no puoi urlare quanto vuoi, ma nella partita a scacchi del potere non conterai mai niente. Non è un caso che pur non contando niente ai numeri Italia Viva abbia piazzato De Cesaris in ENI. Un’altra manopola da girare all’occorrenza per Renzi e i suoi.

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I renziani milanesi: acquisti da Forza Italia? Perché no?

I renziani milanesi: acquisti da Forza Italia? Perché no? I fan dell’uomo di Rignano non hanno mai nascosto che uno dei target principali per la loro espansione era proprio quel mondo moderato rappresentato da Forza Italia per tanto tempo. Ora che il partito di Arcore sembra sull’orlo di chiudere i battenti, si può procedere con più decisione. E magari proprio da Milano, città su cui lo stesso Renzi ha puntato molto. In fondo qualche nome pesante ha già mosso i primi passi. A parlarne con l’Osservatore Meneghino oggi è Renzo Averia, 24 anni e un posto in Consiglio di Municipio 3. Uno dei primi a livello nazionale a sposare ufficialmente la nuova avventura di Renzi. 1.Milano è stata una città “renziana” per molto tempo, pensa che altri eletti la seguiranno? Penso che nell’immediato pochi “dirigenti” lasceranno il PD per confluire in Italia Viva, così come tanti eletti. Non escludo però che qualche amministratore locale faccia la mia stessa scelta. 2. Oggi qual è lo stato di salute del Pd milanese? E del centrosinistra? Il PD milanese vanta di una solidità elettorale molto forte, grazie al buon governo della giunta Sala e al sistema capillare dei circoli, che permette al Partito di rimanere a stretto contatto con le istanze dei cittadini. Italia Viva non cercherà “rubare voti” al PD, ma bensì cercherà un bacino di voti che è al di fuori dal PD. 3. Sosterrete Sala anche alle prossime elezioni? Ovviamente! 4. Pensa che qualcuno di Forza Italia a Milano possa passare a Italia Viva? Lo dovete chiedere a loro! Scherzi a parte, Italia Viva sarà molto inclusiva. Quindi, pur sapendo che avrò delle critiche a riguardo dico, perché no? 5. Dove si vede tra dieci anni? Fra 10 anni mi vedo con una famiglia, dopo aver viaggiato il mondo e dopo aver reso Milano un posto ancora più bello. Non so se ricoprirò incarichi amministrativi, perché per me la politica è un servizio, ma soprattutto una passione. Ma mai dire mai.  

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I renziani alla conquista di Milano

I renziani alla conquista di Milano. Tempo di dire e ribadire che sotto la Madonnina nessuno aveva seguito Renzi ed ecco la risposta renziana: da una parte un convegno all’Humanitaria in un giorno in cui non mancavano alternative, dall’altra la prima adesione di eletti giusto per fare sapere al gruppo dirigente che non tutto è sotto controllo. E suona pure strana la sicumera con cui la sinistra di governo aveva ribadito l’unità del Pd milanese, perché proprio dalla capitale economica erano arrivate molte adesioni al nuovo corso renziano. E Renzi stesso si era speso molto per quell’Expo rimasto nella mitologia politica milanese. Eppure quando di è mosso, dai piddini è arrivata una pernacchia. Gesto che però è tornato indietro quando pezzi da novanta della politica locale come Ada Lucia De Cesaris hanno riempito le sale affrescate dietro al tribunale. Nel contempo Renzo Averia, giovane promessa piddina nel Municipio 3, ha cambiato bandiera spiegando le sue ragioni sulla propria pagina facebook: “Ho deciso di entrare nel nuovo soggetto politico, Italia Viva. Lo faccio con il cuore spezzato, con il nodo alla gola e con gli occhi che trattengono le lacrime. Lo faccio rischiando tutto il percorso politico che ho attraversato fino ad oggi, perché alla fine di benefici “personali” non ce ne sono sposando un soggetto politico neonato che deve dimostrare ancora tutto. Lo faccio sapendo che sono tante le cose che perdo compiendo questa scelta: perdo tanti compagni “di viaggio” che mi hanno accompagnato in questi anni, perdo la possibilità di essere ricandidato nel 2021 con un Partito che nel mio Municipio prende oltre il 40%, perdo un pezzo di me. Ma lo faccio consapevole che questo non può che far bene al centrosinistra. Lo faccio quindi senza fini, se non quello di rappresentare il nuovo soggetto politico nel Municipio 3 a Milano. Lo faccio sapendo (o forse sperando) che questa separazione possa far bene ad entrambi, consci che il vero nemico è un altro”. Insomma lasciamoci con amore. Ma il passaggio di nomi importanti, De Cesaris ha di fatto governato Milano per ampi tratti del mandato Pisapia, e giovani eletti dovrebbe preoccupare la sinistra: sono proprio i volti giovani della politica milanese ad avere risultati migliori. Da una parte e dall’altra: si pensi a Marco Bestetti e Samuele Piscina per il centrodestra, o Santo Minniti per la sinistra. Saranno giovani, ma hanno dimostrato di saper governare molto meglio di qualche ex tranviere di teorica maggior esperienza. L’esperienza di squali della politica come De Cesaris e giovani come Averia sembra dunque un ottimo punto di partenza per i renziani alla conquista di Milano.

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