mirko mazzali

Il processo Rider scatena polemiche nella sinistra milanese

Il processo Rider scatena polemiche nella sinistra milanese. A difendere in tribunale il colosso del cibo a domicilio c’è Mirko Mazzali, noto come “avvocato dei centri sociali” perché spesso ha difeso gli esponenti della sinistra radicale. Ma aver preso le difese del “padrone” non gli viene perdonato proprio da quella parte politica e il processo Rider scatena polemiche nella sinistra milanese. Ecco il lungo testo pubblicato dalla pagina Deliverance Project: UBEREATS E CAPORALATO. UN DIFENSORE SINISTRO: MIRKO MAZZALI Ieri a Milano si è tenuta la prima udienza del processo penale contro Frc e Uber Eats, che vede al banco degli imputati per intermediazione illecita di manodopera (caporalato) e altri reati i capi di Flash Road City e qualche dirigente di Uber Eats. Secondo la procura di Milano, Frc, in combutta con Uber Eats, aveva costruito un sistema di arruolamento e gestione di una flotta di rider (in larga maggioranza stranieri, per lo più reperiti nei centri della seconda e terza accoglienza e provvisti di permessi di soggiorno temporanei per motivi umanitari) caratterizzato da situazioni illecite e al limite dello schiavismo: paghe a cottimo da fame (3 euro a consegna a prescindere da carico, distanza, orario e condizioni meteo), punizioni arbitrarie, sottrazione di parti del salario, chiusure di account dei colleghi meno obbedienti, minacce di violenza fisica via telefono, mancati versamenti contributivi Inps e così via… fino al furto di 21.000 euro di mance (donate dai clienti ai fattorini e finite invece in tasca ai loro sfruttatori). Qualcun* tra noi ha lavorato in quelle condizioni o ha conosciuto colleghi che sono stati intrappolati in quel sistema infame e sa che tipo di gente siano i padroncini di Frc e quanto torbido e opprimente fosse il clima lavorativo di Uber Eats/Frc. Ci ha fatto abbastanza sorridere (amaramente) scoprire che a rappresentare come avvocato di fiducia Giuseppe Moltini (titolare di Frc – ma all’occorrenza si faceva passare per responsabile di Uber Eats al telefono), Leonardo Moltini (rampante figlio di Giuseppe, di fatto il gestore della flotta, ricordato per le miserabili soperchierie da ufficialetto ai danni dei colleghi –“voi come i bambini dovete essere minacciati togliendovi i soldi”) e Miriam Gilardi (madre di Leonardo e presunta contabile della cricca) sarà il penalista Mirko Mazzali. Un nome noto soprattutto negli ambienti della sinistra milanese più o meno radicale: infatti negli anni ha difeso molti attivisti e militanti incappati nelle maglie della repressione per fatti come il G8 di Genova, gli scontri in Valsusa o numerosi sgomberi di posti occupati, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “avvocato dei centri sociali”. Attivo nella politica istituzionale è stato eletto consigliere comunale sotto la giunta Pisapia con Sinistra Ecologia e Libertà e oggi detiene una delega alle periferie da parte del sindaco Sala. In virtù dei suoi incarichi e della fiducia che gode in diversi ambienti è diventato insomma una delle figure che rivestono quel ruolo, un po’ opaco, di “tramite” tra l’area (più addomesticata) dell’antagonismo milanese e le istituzioni che governano la città. Ora Mirko Mazzali ha deciso di legare il proprio nome e la propria professionalità a quello degli schiavisti e delle schiaviste di Uber Eats/Frc, la parte più sporca del già inglorioso ambiente dei manager del food delivery, una responsabilità grave che ci teniamo a sottolineare con queste righe. Grave dal punto di vista professionale, politico e umano. Non abbiamo infatti bisogno di sentenze (o patteggiamenti?) che attestino quanto marcio fosse l’ambiente di Uber Eats/Frc, l’abbiamo subìto e l’hanno subìto colleghi e colleghe vicin* a noi. Ci ricordiamo le minacce e gli insulti, le detrazioni di denaro dalle paghe, gli scompensi tra la paga di 3 euro a consegna imposta da FRC e quanto invece sarebbe spettato ai lavoratori secondo i calcoli dell’app di UberEats, gli ordini di Leonardo strillati via whatsapp, il rifiuto di consegnare il “contratto” (fasullo, scritto a penna su un foglietto) ad un collega che l’aveva firmato e ne faceva richiesta. Ricordiamo questo e molto altro. E la lettura delle carte della procura non ha fatto altro che confermare ed aggravare la percezione che avevamo di quella banda di manigoldi e manigolde che dai piani alti e puliti di Uber Eats alla manovalanza “rude” di Frc aveva costruito un vergognoso sistema parassitario e abusivo di spremitura del lavoro altrui. “Certo bisogna farne di strada da una ginnastica di disobbedienza, fino ad un gesto un po’ disumano a favor della padronal violenza…” Buon lavoro avvocato @Mirko Mazzali! Come postilla a questo breve comunicato accolliamo un edificante (e forse un po’ menagramo) discorso di capodanno 2020 dello sfruttatore e ambiguo ex pokerista Danilo Donnini (socio di Giuseppe Moltini, difeso dall’avvocato Andrea Marini): un compendio di aggressività passiva, lagnanze, ossessioni politiche di un certo livello e qualunquismo a non finire… Un quadretto quasi perfetto di quella tendenza ipocrita all’insegna del “chiagni e fotti” di certa imprenditoria “motore del paese”, coccolata da politici di ogni colore e che solo raramente incappa in incidenti di percorso. Questo è l’ambiente al servizio del quale l’avvocato Mirko Mazzali ha deciso di mettere le proprie competenze, buona visione (è un po’ lungo ma ne vale la pena…) Danilo Donnini Parte I https://fb.watch/3bMgw7OqFx/ Danilo Donnini Parte II https://fb.watch/3bMkU8s6Dn/ Un duro attacco a cui lo stesso avvocato si è sentito di rispondere: Post molto lungo, ma necessario. Ho sempre sognato di fare l’avvocato, perché credo che chiunque abbia diritto ad essere difeso, perché credo che il diritto di difesa sia sacro. Non mi sono mai ritenuto un avvocato militante, come si suole dire, anche se nel corso degli anni mi hanno definito l’avvocato dei centri sociali. Un avvocato difende l’imputato nel processo, non si deve identificare con il cliente, anzi l’avvocato che si fa coinvolgere nel processo difende male secondo me. Quindi difendo chi me lo chiede, se la linea difensiva è compatibile con quello che mi sento, cioè se il cliente vuole impormi una linea difensiva e a me non va bene, rinuncio per prima cosa per il bene del cliente. Ho difeso quindi nel corso degli anni assassini, delinquenti, gente

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Riapre il Cpr di via Corelli: esulta la destra, protesta la sinistra

Riapre il Cpr di via Corelli: esulta la destra, protesta la sinistra. Il tema è riemerso dopo l’annuncio della riapertura e le conseguenti polemiche scaturite dagli ambienti della sinistra milanese. Come spesso accade su questi temi il “pezzo da novanta” che ha preso a cuore la questione è Pierfrancesco Majorino, europarlamentare Pd: “Una decisione sbagliata e ingiusta, rimane sbagliata e ingiusta a prescindere da chi la prende e la mette in pratica. E perciò, come ci siamo fortemente opposti al provvedimento dell’ex Ministro Salvini con cui, ormai quasi 2 anni fa, veniva disposta la chiusura del CAS (Centro di Accoglienza Straordinaria) di Via Corelli, per trasformarlo in un CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri), così oggi censuriamo nella maniera più ferma possibile la decisione dell’attuale Governo di permettere che il CPR apra. E’ grave che il Governo non senta la necessità di impedire che entri in funzione un carcere amministrativo (questo nei fatti è un CPR) in cui persone che non hanno commesso reati possano rimanervi detenute per un periodo lungo fino a 6 mesi. E tutto ciò anche in contrasto con un Ordine del Giorno approvato dal Consiglio comunale di Milano già il 12 novembre 2018, con cui si chiedeva al Governo (all’epoca a guida Lega-MS5) di mantenere il centro di Via Corelli come CAS o di trasformarlo in un luogo per accogliere persone in emergenza abitativa. Esiste anche una mozione depositata il 16 gennaio 2020 dal Gruppo consigliare PD in Municipio 3 – nel cui territorio si trova Via Corelli – in cui si chiede di ripristinare il precedente uso sociale del Centro. Milano, che in questi anni è stata un modello nell’accoglienza di decine di migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalla fame, non rimarrà in silenzio. Mercoledì 30 settembre alle ore 12 saremo davanti a Palazzo Marino, così da poter spiegare anche a voce le ragioni della nostra contrarietà all’apertura del CPR Milano, 29 settembre 2020 FIRMATARI (In ordine alfabetico): Sumaya Abdel Qader, Olimpia Addabbo, Caterina Antola, Luciana Barbarano, Linda Bernardi, Chiara Bertinotti, Lamberto Bertolé, Loredana Bigatti, Paola Bocci, Chiara Boeri, Sergio Boniolo, Barbara Bonvicini, Valeria Borgese, Alberto Bortolotti, Sara Bossa, Mita Breda, Antonella Bruzzese, Riccardo Buccianti, Daniela Caputo, Vincenzo Casati, Cesare Castelli, Isabella Colombo, Luigi Costamagna, Vito Curci, Cinzia D’Alessandro, Simonetta D’Amico, Roberta DE Leo, Mariolina de Luca, Diana de Marchi, Francesco Demuro, Laura Di Donato, Enrico Fedrighini, Giorgio Ferrante, Elena Ferrario, Paola Ferri, Simona Ferri, Teresa Fontana, Laura Galimberti, Laura Gamucci, David Gentili, Alessandro Giungi, Nadira Haraigue, Elena Jacono, Elena Jona, Virginia Invernizzi, Paolo Limonta, Lorenzo Lipparini, Pierfrancesco Majorino, Maria Francesca Mammoliti, Massimo Poli Marchitto, Luciana Marcomini, Mirko Mazzali, Marina Melloni, Federica Merlo, Carlo Monguzzi, Daniele Nahum, Giuseppe Nardiello, Roberta Osculati, Lorenzo Pacini, Giulia Pelucchi, Fabrizio Pesoli, Luisa Pezzenati, Anita Pirovano, Paola Ponte, Marzia Pontone, Helga Lorena Ramirez, Laura Rasconi, Lucy Graciela Rojas Reischel, Giuseppina Rosco, Filippo Rossi, Claudio Santucci, Lorenzo Sitia, Anita Sonego, Emanuele Telesca, Natascia Tosoni, Michele Usuelli, Chiara Vannucci, Angelica Vasile, Lorenzo Zacchetti, Francesca Zanasi, Simone Zambelli, Paolo Zinna. Nb. Firme in aggiornamento Soddisfazione invece è arrivata dagli amnienti di destra che hanno contestato le manifestazioni di protesta degli eletti nelle fila della sinistra. Ecco l’intervento di Riccardo De Corato: “Sono cominciate oggi a mezzogiorno le manifestazioni del centrosinistra, che continueranno poi venerdì 2 ottobre con i centri sociali, contro l’apertura del Cpr di via Corelli”. Afferma così l’ex vice Sindaco di Milano ed Assessore regionale alla sicurezza, immigrazione e polizia locale, Riccardo De Corato in merito alla manifestazione di oggi alle 12 davanti a Palazzo Marino, i cui promotori sono in gran parte consiglieri di maggioranza di Sala “targati” Pd. “Alla manifestazione, composta da uno sparuto gruppo di dimostranti, appena 12,erano presenti vari esponenti politici a cominciare dall’immancabile Pierfrancesco Majorino. Oltre a lui c’erano anche membri del consiglio comunale di Milano come Sumaya Abdel Qader e il presidente del consiglio, Lamberto Bertolé che ha preso parola a nome della maggioranza di Palazzo Marino definendo i Cpr aperti dal Ministro Lamorgese “luoghi di ingiustizia e privazione dei diritti”. La loro soluzione è quella di abolire i Decreti Sicurezza e di liberare tutti in attesa di accordi internazionali. Secondo il Sindaco, che ieri ha finalmente rotto il silenzio, “Milano è sempre stata molto attiva con i rimpatri”. Posto che nella città, secondo i dati Orim e Polis Lombardia, ci sono 51.400 clandestini dei quasi 112mila presenti in tutta la regione, sarebbe interessante sapere sulla base di quali numeri afferma ciò. Ci dica quanti rimpatri vengono effettuati a Milano annualmente, secondo anche i famosi accordi internazionali citati da Bertolè. Sala, il centrosinistra ed i centri sociali si mettano il cuore in pace. Il Cpr è stato aperto per accogliere delinquenti stranieri pericolosi e clandestini destinatari di mandati di rimpatrio ed espulsione che verranno rimandati nel loro Paese di origine. Mentre il primo cittadino di Milano e tutto il centrosinistra si preoccupano delle condizioni degli ospiti della struttura, io vigilerò affinché le persone che si trovano all’interno del centro vengano rimpatriate e non, come spesso accade, tornino libere per decorrenza dei termini. Ovviamente- conclude De Corato-, l’iniziativa è stata occasione per pubblicizzare tramite volantini la prossima manifestazione contro il Cpr in C.so Monforte organizzata dai centri sociali alla quale non mi stupirei di vedere alcuni dei presenti di oggi in piazza”. Anche il leghista Stefano Bolognini ha espresso soddisfazione per l’apertura del centro di via Corelli: “L’apertura del CPR di via Corelli è importante per Milano e per tutto il paese, perché finalmente stranieri a tutti gli effetti clandestini verranno espulsi più rapidamente. Il fatto, però, è un altro: una componente significativa della maggioranza di Palazzo Marino e del Partito Democratico milanese, tra cui l’eurodeputato Majorino ed altri consiglieri, oggi ha manifestato contro il CPR e quindi contro il Governo e contro la stessa maggioranza che sostiene il sindaco Sala”. Lo dice il Commissario Provinciale della Lega Salvini Premier Stefano Bolognini, commentando il presidio del centrosinistra davanti a Palazzo Marino, contro l’apertura del CPR di via Corelli. “A questo punto – prosegue Bolognini –

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Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala

Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala. Con la dichiarazione di appoggio all’idea del ministro Boccia di sguinzagliare 60mila volontari a controllare i comportamenti degli italiani il sindaco ha segnato l’ennesimo gol nella porta sbagliata: l’idea ha scatenato le ire di molti eletti e sostenitori del partito democratico (che resta l’appoggio politico più forte del sindaco), il Viminale che tramite un comunicato ha garbatamente sottolineato di averne saputo nulla prima né tantomeno di volerne sapere qualcosa dopo e infine tutti i milanesi che iniziano ad avere le tasche piene dei delatori da balconcino. Se c’è un sentimento comune è il fastidio per la tendenza a denunciare assembramenti di “cittadini impegnati”. Sala non ha capito che in certi quartieri questi delatori 2.0 non sono scesi in strada perché c’è chi li avrebbe rispediti in casa a ceffoni. E non perché siano tutti incivili in periferia, ma perché a volte non si ha voglia di spiegare a un tribuno auto eletto il perché si è in strada. Ora che Sala pianifica di mandare migliaia di questi soggetti, non vorremmo essere al suo posto: se succedesse qualcosa a queste persone la responsabilità sarebbe solo sua. E il rischio è alto perché il Viminale ha chiarito che gli agenti delle forze di polizia non dovranno subire altri carichi di lavoro a causa degli assistenti civici, cioè: non pensate che la polizia scatti a ogni segnalazione di questa combriccola di smandrappati. Nello stesso tempo la stessa sinistra, Pd e non, sta contestando l’idea sulla piazza social. Mirko Mazzali, delegato dal sindaco alle Periferie e rappresentante della sinistra-sinistra, è noto per avere la battuta facile e ha scritto: “L’unica speranza è che il banco lo faccia Arcuri”. Riferendosi al disastroso commissario governativo per l’emergenza Covid, quello che aveva ordinato i tamponi ma non i reagenti. Stefano Indovino, candidato per la presidenza del Municipio 9 per il PD, è stato più diretto definendola una c…ata pazzesca. E via così: un grosso pezzo dell’elettorato e degli eletti dalla parte di Sala sono fortemente critici verso quest’idea. Ecco dunque come si sta manifestando l’idea degli Assistenti civici: ennesimo autogol di Beppe Sala. Da questa crisi il primo cittadino dovrebbe capire che chi gli cura la comunicazione ormai è bollito. Pochi giorni fa c’era stato un altro autogol, non risaliamo fino a Milano non si ferma per pietà: Sala aveva affidato la città alla Madonnina, chiaro tentativo di seguire la fase liturgica di Salvini. Solo che l’effetto è stato di inimicarsi tutti i cattolici di sinistra che disprezzano Salvini proprio per il tentativo di arruolare alla sua causa la Madonna. Insomma un disastro. Il centrodestra per ora sembra andarci morbido, salvo qualche esempio. Ma forse la strategia migliore per liberarsi di Sala è proprio questa: lasciar fare a lui e ai suoi consulenti della comunicazione. Da soli stanno svolgendo perfettamente il ruolo di opposizione. Si prendono a sberle da soli come certi romani in Asterix o i cattivi nei film di Bud Spencer e Terence Hill. Forse i decisori potrebbero escogitare una formula così contro il personaggio Sala: non presentare un candidato ma un’idea generale di città sostenuta da una coalizione. Tanto il sindaco durante la campagna elettorale non parla né del suo avversario diretto, né con lui. Dunque perché presentare una figurina? Non serve: Sala si batte da solo.  

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Basta censurare le idee

Basta voler censurare le idee. Nelle scorse settimane abbiamo assistito alla chiusura di numerosi siti e pagine Facebook legati al mondo della destra e dell’estrema destra. In tanti hanno festeggiato anche a Milano perché i fascisti sono brutti sporchi e cattivi. Come spesso accade, si sono dovuti ricredere. Solo pochi sostenitori della sinistra avevano storto il naso, come Mirko Mazzali, avvocato da sempre legato alla “sinistra sinistra” milanese perché un atto di censura è sempre qualcosa di molto serio. Poco dopo infatti è diventato profeta in patria perché anche le vetrine online di Milanoinmovimento, un gruppo decisamente non di destra, sono state oscurate. Mazzali ha commentato con la consueta ironia la vicenda per dichiarare il proprio sostegno ai censurati: “La redazione di Milanoinmovimento, pagina censurata oggi da Facebook. Io sto con loro????….. anche perché ci sono 6 miei assistiti, un ottimo cuoco, una mia ex segretaria, un presidente di una delle mie squadre di calcio preferite, chi si occupa della mia schiena, chi per anni si è occupato della segreteria legale, un professore…..insomma tanta roba…. vinceranno loro..“. Battute, ma che coinvolgono questioni più serie. Negare l’esistenza di un problema non fa altro che renderlo più forte: è il principio dei virus, meglio sviluppare gli anticorpi invece che uccidere le possibilità di vita di un sistema. Le forze contrapposte non avranno sempre un bilanciamento perfetto, ma se si vuole tutelare l’interesse di tutti non conviene partire dal vietare. Non conviene inserire nella quotidianità gesti violenti del potere, perché la censura è sempre un gesto violento. Insomma non conviene sempre liberare i cani: è un gesto rasserenante anche per i padroni, ma non si mai come va a finire. Con la censura è esattamente lo stesso discorso: una volta che si comincia, non si sa quando si finisce. Secondo noi è meglio, molto meglio, tollerare eccessi di libertà invece di eccessi di soddisfazione per l’erba del vicino che è marcita.  

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