omicidio

Tragedia nel bergamasco: uccide il padre e accoltella gravemente la madre

Dramma familiare nella serata di ieri, sabato 28 ottobre a Nembro, nella provincia di Bergamo: all’ora di cena, al culmine di una lite, Matteo Lombardini, giovane di 35 anni, ha ucciso a coltellato il padre Giuseppe, 72 anni, e ferito in maniera grave la madre, 66 anni. A dare l’allarme sono stati i vicini di casa: sul posto, in un appartamento in via Rossini, sono intervenuti i carabinieri e i sanitari del 118, che non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Giuseppe Lombardini. La moglie è stata invece trasportata al più vicino ospedale, dove è stata ricoverata in condizioni di salute giudicate molto gravi: da quanto si apprende, però, la 66enne non sarebbe in pericolo di vita. In ospedale anche l’omicida, Matteo Lombardini, che è piantonato dai militari dell’Arma. Da una prima ricostruzione di quanto accaduto, il 35enne avrebbe accoltellato il padre al culmine di una lite, mentre la madre sarebbe rimasta ferita nel tentativo di difendere il marito. Il 35enne, da quanto si apprende, è affetto da problemi psichici e, già in passato, avrebbe maltrattato i genitori. La vittima, Giuseppe Lombardini, attualmente in pensione, aveva lavorato per la Bas, società di servizi di Bergamo. Il 72enne e la moglie hanno anche una figlia, sorella dell’omicida, non presente in casa al momento della tragedia.

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E’ Domenico Livrieri, 46 anni che ha ucciso Marta Di Nardo 60enne sua vicina di casa

Il primo, e unico, cedimento lo ha avuto quando ormai era notte. Giacca blu addosso, testa poggiata al vetro dell’auto, ai carabinieri che lo stavano portando in carcere, ha abbozzato poche parole. Ma da brividi. “L’ho uccisa con una coltellata alla gola”, ha detto. Poi pare si sia richiuso nel silenzio. Come aveva fatto per quasi tutto il pomeriggio di venerdì, mentre i militari rivoltavano casa sua, un piccolo bilocale nella scala C al civico 14 di via Pietro da Cortona, all’Acquabella. Seduto sui gradini del palazzo – la stessa giacca blu addosso, un paio di jeans e le scarpe rosse ai piedi -, aveva atteso che gli investigatori finissero il loro lavoro. Forse certo di farla franca. “Non so che volete da me, non ne so niente, qui non c’è niente. Non trovate niente”, aveva assicurato. Mentiva, sapendo di mentire. Il suo castello di bugie è crollato alle 19.25, quando gli uomini del nucleo investigativo hanno visto quelle due ante che chiudevano un soppalco sopra la piccola cucina, che in realtà neanche esiste più perché sostituita da un mobiletto con un fornello da campeggio poggiato sopra. È bastato aprire quelle ante per aprire una porta sull’orrore. Da quella controsoffitta a poco più di due metri da terra è uscito un fagotto di coperte che avvolgevano un corpo tagliato a metà. Il corpo di Marta Di Nardo 60 anni, sua vicina di casa, con un appartamento nella scala D, proprio difronte a quella dell’uomo che sarebbe diventato il suo killer. I carabinieri la cercavano dal 17 ottobre, quando il figlio della donna – che aveva pochi, pochissimi rapporti con la madre – ne aveva denunciato la scomparsa alla compagnia Porta Monforte. Quel giorno i vigili del fuoco avevano fatto due diversi accessi nell’abitazione, entrando dalla finestra al quarto piano, e non aveva trovato tracce della vittima. Qualcos’altro, però, sì. Sul tavolo in cucina, infatti, erano stati visti degli avanzi di cibo e, soprattutto, un referto di un intervento del 118 di quella stessa mattina, a nome del presunto killer: Domenico Livrieri, origini materane, 46 anni compiuti il 29 aprile. I pompieri hanno così scattato delle foto di quel foglietto bianco e le hanno consegnate ai militari della Monforte e del nucleo investigativo, guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino. I sospetti si sono inevitabilmente subito concentrati sul 46enne, che pare da un mesetto frequentasse la donna. Due esistenze difficili, le loro: ludopatica con il vizio dei gratta e vinci e in cura al Cps lei, tossicodipendente, con precedenti e seguito dallo stesso Cps, lui. Ora dopo ora, dal 17 ottobre sera, i carabinieri hanno iniziato a stringer piano piano il cerchio attorno a Livrieri e analizzando i tabulati del telefono suo e della vittima hanno scoperto che l’ultima chiamata ricevuta da Marta, alle 8.29 del 4 ottobre mattina, era arrivata proprio dall’uomo. Venerdì, la svolta. Gli investigatori, dopo aver fatto accesso nell’appartamento della 60enne, sono entrati nel bilocale del presunto assassino: un bagnetto, un disimpegno, una zona cucina e una camera da letto. È bastato testare la stanza con il luminol per verificare l’importante presenza di tracce di sangue sulle lenzuola. Neanche lì però il fermato è crollato. Ha continuato a dire di non sapere nulla. Fino a quando, mentre ormai fuori era buio, nel soppalco è stato trovato il cadavere  depezzato della vittima, messo lì probabilmente proprio dal 4 ottobre, 16 giorni prima. Il medico legale che ha ispezionato il corpo, in avanzatissimo stato di decomposizione e tranciato alla vita, ha segnalato alcune ferite alla gola, che effettivamente potrebbero essere compatibili con una coltellata, ma risposte più precise arriveranno dall’autopsia. A quel punto, alle 21.09, il sospettato è stato caricato in auto e portato in caserma, dove all’una men un quarto – e senza interrogarlo perché non era nelle condizioni di parlare – il pm Leonardo Lesti ha disposto il fermo di indiziato di delitto per omicidio volontario, soppressione e vilipendio di cadavere. Neanche lì ha detto granché, ha chiesto di mangiare, ha cenato con delle pennette ed è apparso molto poco lucido. Cosa sia scattato nella testa di Livrieri – con precedenti per furto, rapina e violenza sessuale – è impossibile da sapere, al momento. In casa sua i carabinieri hanno sequestrato un Postamat, due Postepay e un libretto postale di Marta, nascosti nella tasca di un giaccone. Che l’abbia uccisa per soldi in un folle tentativo di intascare poi la sua pensione? Difficile, ma non impossibile. “Volevo il suo bancomat, mi spiace”, avrebbe ammesso. Sempre nel bilocale del fermato, in un cassetto di una scrivania, è stato trovato il cellulare della Di Nardo, che aveva lasciato l’ultima traccia il 4 ottobre mattina in zona, il primo dettaglio che aveva subito lasciato pensare ai militari che quello della 60enne non fosse un allontanamento volontario. Il suo cellulare, invece, Livrieri lo aveva lasciato a un tassista il 16 ottobre, giorno in cui si era fatto accompagnare a Malpensa e aveva cercato di acquistare dei biglietti per la Francia, provando a pagare con due carte, probabilmente della stessa vittima. Fallito il tentativo, era tornato a casa in autobus e aveva lasciato il telefono in pegno al tassista dicendogli poi di contattare sua sorella per saldare il conto. E la Francia potrebbe non essere una scelta casuale, perché già in passato pare il 46enne fosse andato Oltralpe per cercare di sfuggire a dei guai giudiziari. Guai da cui adesso appare difficile scappare. Investigatori e inquirenti hanno già sequestrato tutta la casa del presunto killer: stando a quanto appreso, all’interno ci sarebbero strumenti potenzialmente in grado di tagliare un corpo. L’uomo, in un folle piano che piano non era, sembra abbia quindi lasciato dietro di sé una serie molto lunga di indizi e tracce. Tanto che in molti nel palazzo – dove era “conosciuto” per i suoi modi aggressivi – lo avrebbero visto entrare e uscire, con le chiavi, da casa della vittima nei giorni in cui lei era già scomparsa. Cinque giorni dopo l’omicidio, la custode dello stabile

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24 arresti per omicidio durante rissa a Pessano

Dalle prime ore di questa mattina, nelle province di Milano e Monza Brianza, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano stanno eseguendo 24 arresti inerenti un’indagine per l’omicidio di un 21enne accoltellato nel corso di una violenta rissa tra bande il 29 settembre 2021. I militari stanno eseguendo due distinte ordinanze di custodia cautelare, emesse rispettivamente dai gip presso il Tribunale per i minorenni e quello ordinario del capoluogo lombardo.  L’omicidio sarebbe scaturito da un regolamento di conti nell’ambito di un giro di spaccio di stupefacenti. Gli arresti, secondo quanto riferito dal Comando provinciale di Milano, sono scattati nei confronti di 5 minorenni (di cui 2 destinatari in carcere, 2 al collocamento in comunità e 1 all’obbligo di permanenza in casa) e 19 maggiorenni (di cui 7 destinatari di custodia in carcere e 12 agli arresti domiciliari), ritenuti i presunti responsabili “a vario titolo, di concorso in omicidio, rissa aggravata, lesioni personali, detenzione illecita di sostanza stupefacente, tentata estorsione in concorso e porto di armi od oggetti atti ad offendere”. Le indagini sono state avviate dalla Compagnia di Pioltello (Milano) a seguito dell’uccisione del 21enne, accoltellato nel corso di una rissa avvenuta, appunto, la sera del 29 settembre 2021, quando si confrontarono due bande di giovani provenienti da Vimercate (Monza e Brianza) e Pessano con Bornago (Milano) per un presunto regolamento di conti scaturito da una controversia in merito alla cessione di una partita di droga.

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Lite fra nordafricani si conclude con un omicidio

Un uomo è stato fermato i relazione all’accoltellamento mortale avvenuto in via Marco D’Agrate, a Milano. Si tratta, secondo quanto riferito dalla Polizia di Stato, di un 27enne, cittadino marocchino. Gli investigatori della Squadra Mobile, che con i poliziotti dell’Ufficio Prevenzione Generale hanno eseguito il fermo, proseguono le indagini per identificare la vittima, un nordafricano probabilmente colpito al culmine di una lite in casa. ANSA

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Omicidio anziana: fermati due sudamericani

Due cittadini sudamericani ritenuti responsabili dell’omicidio di Fernanda Cocchi, compiuto nella sua abitazione di via Ponte Seveso giovedì scorso a Milano, sono stati fermati dalla Polizia di Stato. Si tratta di un 22enne ecuadoriano e di un 44enne peruviano, che risulta aver avuto saltuari contatti con la vittima, che avrebbero commesso una rapina finita in tragedia. I poliziotti hanno, inoltre, sequestrato ai due fermati, entrambi con precedenti, alcuni effetti personali di proprietà della donna. ANSA

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Arrestati gli autori dell’omicidio al torneo di calcetto

La Polizia di Stato, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, ha tratto in arresto, in esecuzione del decreto di fermo, sei uomini di origine peruviana, supporters della squadra amatoriale di calcetto MILANO GRONE – che ha gli stessi colori e si ispira alla più nota squadra peruviana ALIANZA LIMA -, ritenuti responsabili dell’omicidio di un  trentottenne peruviano, supporter del rivale club calcistico peruviano UNIVERSITARIO DE DEPORTES, avvenuto sabato pomeriggio 29 maggio u.s., a Milano, in via del Ricordo. L’attività investigativa condotta dalla Sezione Omicidi della Squadra Mobile ha consentito di ricostruire la dinamica dell’omicidio e identificare gli autori. In particolare, poco prima dell’inizio della semifinale del trofeo amatoriale “The super League Milano” che si sarebbe dovuta disputare tra le squadre Sporting Cristal e Garra Crema, è iniziata una discussione per, e a causa di, rivalità calcistiche, passata subito alle vie di fatto tra la vittima e alcuni sostenitori dell’ALIANZA LIMA. In pochi istanti l’uomo è stata accerchiato da almeno sei uomini, quattro dei quali muniti di coltello, che hanno sferrato alcuni fendenti all’indirizzo della vittima, colpendola più volte alla schiena e al torace. L’uomo ha barcollato per alcuni istanti, avvicinandosi alla moglie poco distante e poi si è accasciato a terra ove è stato immediatamente soccorso dai sui connazionali presenti all’evento sportivo. Gli aggressori si sono dileguati facendo perdere le proprie tracce. All’arrivo della pattuglia della Polizia il ferito, già privo di sensi, veniva fatto salire a bordo della Volante che immediatamente si dirigeva verso l’ambulanza per velocizzare i soccorsi. Le condizioni sono risultate talmente critiche che l’uomo è deceduto poco dopo all’arrivo in ospedale. Da qui sono partite le indagini degli agenti della Squadra Mobile che, subito dopo i fatti, hanno proceduto all’escussione di numerosi testimoni che stavano assistendo all’evento sportivo, e hanno effettuato una paziente raccolta e visione di numerosissime telecamere di videosorveglianza del quartiere di via Padova, consentendo inizialmente di individuare il gruppo di tifosi presenti all’aggressione. Gli approfondimenti investigativi hanno consentito di individuare i singoli componenti del gruppo e circoscrivere le azioni di ciascuno. Dall’attività tecnica avviata a poche ore dai fatti è emerso che alcuni di loro stavano progettando di fuggire all’estero per sottrarsi alle conseguenze del delitto e altri si erano già resi irreperibili facendosi ospitare da amici in abitazioni non riconducibili a loro, site a Milano e in altra provincia. La possibilità di non riuscire più a localizzarli ha fatto scattare l’operazione della Squadra Mobile che nella giornata del 2 giugno u.s. ha effettuato numerose perquisizioni in varie abitazioni dell’hinterland milanese dove è stato eseguito il fermo del P.M. emesso lo stesso giorno. Qualcuno dei ricercati, tramite il proprio legale, sempre il 2 giugno u.s., sentendosi ormai senza vie di fuga, ha preferito presentarsi in Questura. All’esito delle perquisizioni sono stati sequestrati gli abiti indossati durante l’aggressione, oltre a tre coltelli verosimilmente utilizzati per colpire la vittima.

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