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Rapporto OMS sulla Lombardia: strage nelle rsa, successo AllertaLOM

Rapporto OMS sulla Lombardia: strage nelle rsa, successo AllertaLOM. Sono tante le informazioni raccolte nel rapporto poi insabbiato dall’OMS, da una parte la certificazione di alcuni fallimenti del sistema sanitario lombardo, dall’altra i suoi successi. I limiti della Lombardia secondo il documento stilato da una dozzina di esperti sono iniziati a emergere sul tracciamento dei contagi: mentre Veneto ed Emilia-Romagna li hanno seguiti bene, la Lombardia ha arrancato a causa di un “sistema ospedale-centrico” dicono gli esperti. La famosa sanità territoriale ha dunque fallito nel tracciamento perché di fatto non esisteva, o era organizzata male. Secondo il rapporto, i dati della mortalità nelle rsa nel periodo tra il primo febbraio e il 14 aprile in Lombardia era circa del 7 per cento, contro il 3 nazionale. E nelle strutture (l’83% del totale) sono state rilevate moltissime mancanze di personale e mezzi. Insomma un disastro. L’unica nota positiva viene da AllertaLOM, l’app creata rapidissimamente da Regione Lombardia: nel documento OMS viene descritta come “un grande successo” perché l’avevano scaricata e installata oltre un milione di persone in pochissimo tempo. Un successo ottenuto grazie alle nuove tecnologie che hanno permesso a Regione Lombardia di non fallire del tutto sul tracciamento. Nonché di sperimentare su larga scala uno strumento innovativo creato dalle risorse interne dell’Amministrazione: l’app è stata utile infatti anche per tenere aggiornata la mappa regionale di rischio, diventando un asset amministrativo del nuovo millennio. Dunque secondo il Rapporto OMS sulla Lombardia: strage nelle rsa, successo AllertaLOM. Ma per vedere tutto nel dettaglio, qui potete leggere la copia originale del rapporto insabbiato OMS 20200513-covid-19-ITA-response

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La strana storia del rapporto sul piano pandemico italiano insabbiato dall’OMS

La strana storia del rapporto sul piano pandemico italiano insabbiato dall’OMS. E’ una vicenda iniziata in agosto, quando il quotidiano britannico Guardian rende pubblica una notizia su un documento pubblicato sul sito dell’OMS europea: era stato messo online il 13 maggio, ma era scomparso il giorno successivo. Il titolo era eloquente: “Una sfida senza precedenti: la prima risposta italiana al Covid-19”. Una prima analisi di una dozzina di esperti internazionali (coordinati da un italiano) su quanto successo in Italia, primo paese europeo per morti da Covid-19. Un documento interessante dunque, ma ritirato perché “da correggere” hanno precisato dall’OMS. Ma poi non è più stato pubblicato. Nel frattempo la trama si infittiva: Francesco Zambon, il coordinatore della squadra di esperti, ha sostenuto che a chiedere la rimozione dell’analisi sarebbe stato Ranieri Guerra, direttore vicario OMS. Si è subito scatenato un piccolo terremoto mediatico, perché Ranieri Guerra è uno dei più ascoltati esperti a livello mediatico per il Covid. Ma perché il medico lo avrebbe domandato? Perché nel documento si trovava un dettaglio che lo avrebbe messo pesantemente in imbarazzo: la data di aggiornamento del piano pandemico nazionale era 2006, ma Ranieri Guerra è stato per anni responsabile per il Ministero della Salute proprio per l’aggiornamento del piano pandemico. L’incarico lo ha lasciato nel 2017 e nella versione del documento OMS che renderemo disponibile nei prossimi giorni risulta che il piano fosse “confermato” nel 2017. E che comunque era rimasto più una serie di espressioni di buoni propositi, che una serie di azioni concrete. Ma non con il passare delle settimane quella che poteva sembrare una questione di politica e medicina è passata a essere a rischio manette: i pm di Bergamo hanno deciso di indagare sul piano pandemico nazionale, perché la maggior parte di 70mila morti italiani sono stati registrati in Lombardia e precisamente tra Bergamo e Brescia. A quel punto un muro di silenzio ha messo ancora più in imbarazzo l’OMS: Ranieri Guerra ha testimoniato, ma i verbali sono stati secretati. Invece agli estensori del rapporto è stato impedito di parlare con i magistrati grazie all’immunità diplomatica di cui gode l’ente. A quel punto le accuse di Zambon hanno preso ancora più forza, mentre un nuovo modo di vedere l’OMS si è fatto strada. Anche perché pure altri media come Report di Rai 3 o il Quotidiano del Sud iniziano a seguire la vicenda. E il viceministro della salute Sileri chiede la testa di chi doveva occuparsi dell’aggiornamento del piano. Nel frattempo l’organizzazione ha precisato che questa linea è stata dettata dalla necessità di mantenersi super partes e che il rapporto non è più stato pubblicato perché una volta corretto erano cambiati i protocolli interni. Noi lo abbiamo ottenuto, perché la strana storia del rapporto sul piano pandemico italiano insabbiato dall’OMS merita di essere approfondita. E se diciamo insabbiato è perché tecnicamente è così: non è pubblico, ma reperibile scavando un poco. Nel mentre Ranieri Guerra ha scaricato tutte le responsabilità possibili sugli uffici di Copenaghen dell’OMS. E rilasciato alcune interviste esclusive per provare a difendere le sue ragioni. Ma lo stesso Sileri su un dato ha confermato che il piano era aggiornato al massimo al 2009, un tema molto serio. Persino di più delle eventuali pressioni per nascondere questa o altre informazioni.

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