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La fiducia si compra e costa 57 centesimi

La fiducia si compra e costa 57 centesimi. Il caso dell’acquisto di Ubi da parte di Intesa San Paolo si chiude con la vittoria di Carlo Messina che ha raccolto oltre il 70% delle azioni: Victor Massiah, amministratore delegato di Ubi, ha perso la battaglia e vedrà nascere un gruppo di livello europeo come immaginato da Ca’ de Sass. Una super banca con ambiziosi progetti di crescita e sviluppo. Un risultato raggiunto dopo cinque mesi di aspra battaglia con esposti e denunce alla Consob, alle Procure e al tribunale civile che si sono veramente conclusi quando Intesa ha rilanciato: l’offerta pubblica di scambio inizialmente prevedeva 17 azioni Intesa per ogni 10 di Ubi, ma per convincere i riottosi Messina ha messo sul piatto 57 centesimi ad azione per un totale di 652 milioni di euro. Una cifra imponente che ha dato il via alle adesioni dei grandi azionisti, fino a sfondare la quota stabilita del 66,7% di azioni. La soglia per stabilire il successo dell’operazione è stata raggiunta in anticipo perché l’offerta doveva concludersi il 28 ma Consob ha prolungato di due giorni per rimediare a una comunicazione incompleta che Ubi stava dando agli azionisti. Carlo Messina però può festeggiare perché l’opas è già stata un successo, nei prossimi due giorni bisognerà vedere quanto, ma è già andata in porto. Dunque si può dire che la fiducia si compra e costa 57 centesimi, parafrasando un leit motiv sponsorizzato da Ubi nelle ultime settimane per convincere gli azionisti a non cedere a Ca’ de Sass. E che ora parte una nuova fase per Intesa: l’unione dei due istituti porterà a numeri importanti. L’ammontare degli impieghi sarà di circa 460 miliardi di euro, il risparmio che gli italiani affideranno alla nuova banca supererà il valore di 1,1 trilioni di euro, i ricavi saranno pari a 21 miliardi di euro. Insomma un polo che si posiziona come settimo operatore per generazione di ricavi e terzo per valore di borsa dell’Eurozona. Un asset importante anche per l’Italia nel momento in cui si trova a dover affrontare i danni lasciati dalla quarantena conseguente alla pandemia. Danni ingenti per rimediare ai quali si stanno impegnando tanto gli enti pubblici, Regione Lombardia ad esempio ha stanziato 3 miliardi per gli investimenti, quanto quelli privati.

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Intesa presenta un altro esposto contro Ubi: “Ostruzionismo contro l’Ops”

Intesa presenta un altro esposto contro Ubi: “Ostruzionismo contro l’Ops”. Questa volta la banca guidata da Carlo Messina punta il dito contro Ubi e la sua controllata IW Bank: “Intesa San Paolo torna nuovamente a denunciare presso la Consob i comportamenti ostruzionistici posti in essere da UBI Banca e dalla controllata IW Bank in relazione all’adesione della clientela azionista all’offerta pubblica di acquisto e scambio l’istituto di piazza San Carlo, attraverso i suoi legali, ha segnalato all’Autorità di Vigilanza numerosi comportamenti, posti in essere anche da semplici funzionari, che hanno l’effetto di rendere difficile (eufemismo) anche agli interessati l’adesione all’offerta. Si va dai gestori di filiale che, espressamente interrogati dalla clientela, sconsigliano l’adesione sulla base di ricostruzioni parziali e fuovianti circa la convenienza della proposta di Intesa, alla modulistica disponibile on-line per l’adesione già precompilata e, dunque, non lavorabile dal cliente, salendo poi alla poderosa campangna pubblicitaria e di stampa messa in piedi dal managment per scoraggiare le adesioni mediante l’ormai famigerato slogan “la fiducia non si compra”: slogan che campeggia addirittura presso gli schermi degli sportelli bancomat. Per queste ragioni, gli avvocati di Intesa hanno sollecitato la Consob a adottare tutte le misure più appropriate per far cessare le condotte ora descritte e soprattutto garantire una informativa completa e trasparente agli azionisti, consentendo loro di esprimersi liberamente e senza  condizionamenti. Non resta a questo punto altro che attendere di conoscere quali strumenti intenderà adottare la Consob”. Un esposto molto diretto dunque e che alza nuovamente la tensione tra contendenti dopo i due incartamenti simili presentati sulla vicenda Intesa-Ubi che si presenta come uno scontro sempre più duro. Le campagne pubblicitarie sono la superficie di una battaglia che sta vedendo combattimenti su più fronti perché la nuova Intesa cambierebbe volto al sistema bancario italiano. E con questo molti assetti dell’economia. Un cambiamento che ai conservatori dello status quo non piace, almeno vedendo con quanta forza l’ad Messiah e alcuni soci di Ubi si stanno opponendo all’ops.

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