PD

Sala parla da leader di sinistra e avverte: se esce Maran non è detto che entri uno del PD

Beppe Sala, forte dei suoi “successi” milanesi, da l’impressione di sentirsi oramai investito del ruolo di futuro leader del centrosinistra e nell’intervista rilasciata al Corriere.it non lesina consigli a quello che potrebbe essere il suo futuro partito: Il PD. Il Sindaco rileva infatti “secondo me la cosa che non va è a volte la scarsa voglia di vincere che alberga all’interno del partito. C’è un po’ più la volontà di rimanere su un percorso che è di conferma, di aspetti valoriali del tuo elettorato vero o presunto. Ci si prendono pochi rischi e con pochi rischi si resta al 20%” esortando “vorrei vedere nel Pd più aggressività nell’idea che si vuole vincere”. “Ne parlavo anche con Prodi – ha rivelato Sala -. Dobbiamo trasmettere questo spirito di voler vincere e di voler essere veramente un’alternativa. Oggi vedo troppa accondiscendenza anche verso l’elettorato, non prendersi mai rischi e dire le cose giuste e questo non va bene”. Il primo cittadino ha quindi toccato l’argomento della necessita di coalizzarsi per riuscire a vincere, si è rivolto ai possibili alleati suggerendo possibili alleati  “Se potessi fare un invito a tutti quelli che potenzialmente potrebbero essere in coalizione direi due cose: la prima di cercare le cose che ci uniscono anziché sottolineare quelle che ci dividono e la seconda di dimenticare al momento tutte le storie sul ‘federatore’. Ci sono due modelli, quello del centrodestra per cui chi prende più voti esprime la leadership oppure l’idea del federatore, ma tanto oggi il tema non si pone”. Interrogato sul suo ruolo di possibile federatore del centrosinistra, Sala pur non tirandosi indietro e ha sottolineato “ho ancora tre anni da sindaco” e anche se  “ho voglia di fare politica, sono più alla ricerca di poter dare un contributo, più che del potere, quindi veramente, non per pretattica, ma non ci penso”. Sulla possibilità che l’Assessore Maran si candidi alle elezioni europee e venga eletto, Sala ha detto che l’eventualità di un rimpasto dovuto all’uscita di uno dei suoi, piuttosto che per migliorare la squadra gli lascerebbe l’amaro in bocca ma, se dovesse accadere, il suo dovere sarà proporre ai cittadini la squadra più forte e non usare il Manuale Cencelli”. Quindi “benissimo se uno dei miei si candida, ho aiutato all’epoca Majorino, però togliamoci dalla testa che se esce uno del Pd entra uno del Pd. Con me queste cose non si fanno: può essere, ma entra qualcuno capace”.

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Silvia Roggiani unica candidata alla Segreteria del Pd in Lombardia

Torna al voto il Pd, gli iscritti milanesi e lombardi sceglieranno rispettivamente il segretario metropolitano e quello regionale. Su quest’ultimo i circa 20 mila dem dei 723 circoli regionali avranno una scelta è obbligata: l’unica candidata è Silvia Roggiani, attualmente deputata e a capo dei pd milanesi. “Non la fine di un percorso — avverte lei — ma l’inizio di un viaggio che faremo insieme con l’obiettivo di riconquistare la Lombardia nel 2028”. L’ufficializzazione della nomina della successora di Vinicio Peluffo arriverà però solo il prossimo 28 ottobre, primo giorno utile — dopo le suppletive di Monza del 22 — per convocare l’assemblea regionale dem dopo il voto di oggi per le segreterie provinciali e aver nominato, entro 15 giorni, i delegati provinciali che parteciperanno al voto. E se nelle diverse province il Pd si presenta con un solo candidato, a Milano (e Varese), a sfidarsi saranno in due: alle primarie voteranno i circa 9 mila iscritti dell’area milanese e metropolitana. I risultati dai 160 circoli (di cui 44 in città) sono attesi dopo le 21. Da un lato Alessandro Capelli — ex responsabile delle politiche giovanili nella giunta Pisapia e oggi vice di Roggiani e coordinatore della campagna elettorale di Majorino alle Regionali — e dall’altro Santo Minniti, presidente del Municipio 6. Il primo esprime una candidatura “in continuità” con quella del partito nazionale di Elly Schlein, anche se dalla sua ha una buona parte dei riformisti milanesi (come la vicesindaca Anna Scavuzzo e il capogruppo in Comune Filippo Barberis). Minniti invece è appoggiato da una corrente di minoranza di riformisti capeggiata dalla deputata Lia Quartapelle, dal consigliere regionale Pietro Bussolati e dell’assessore milanese Pierfrancesco Maran. Per capire se la sfida c’è nonostante Capelli sia il favorito — con Minniti che accusa il Pd di «subalternità» a Sala — bisognerà guardare i numeri dei precedenti: Bussolati nel 2013 fu eletto con 2.600 voti (su 8mila votanti); Roggiani, nel 2018, ne prese 3.500 su 6mila dem.

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Pronti al rumoroso silenzio del fine settimana?

Pronti al rumoroso silenzio del fine settimana? Perché sappiamo tutti che negli ultimi giorni la legge impone il silenzio elettorale per dare modo agli elettori di scegliere senza pressioni chi votare. Ma sappiamo altrettanto bene che i politici si inventano mille modi per aggirare il problema: un esempio magistrale di equilibrismo fu un parlamentare che per suggerire il nome Meloni si fece un video mentre sceglieva con cura la frutta giusta al mercato. Simpatico ed efficace, va detto. E sicuramente meno malandrino di quei giornalisti che per evitare il divieto di pubblicare sondaggi si sono inventati le corse clandestine di cavalli o di prezzi delle auto: per chi non lo sapesse, è vietato pubblicare sondaggi nelle due settimane prima del voto per non influenzare gli indecisi. Per dribblare il problema alcuni giornalisti e sondaggisti hanno pubblicato i dati mascherati come corse equine o tariffari di veicoli. Quindi malandrino uno, ma pure l’altro, come sempre in Italia. Che poi queste pubblicazioni abbiano davvero effetto è una certezza di cui crediamo si debba discutere. In ogni caso ecco che siamo di nuovo a un fine settimana di quelli tosti: si vota in Lombardia e Lazio. Dunque 12 milioni di elettori sono chiamati a esprimersi, anche se pare confermato che il partito di maggioranza sarà quello dell’astensione. Sarà per il freddo o i candidati, ma di queste regionali pare non freghi nulla a nessuno. A parte chi si gioca il lavoro, ovvio. Dunque sarà una corsa all’ultimo voto, anche se pare che in entrambe le situazioni il voto sia più che altro una formalità: Fontana nonostante cinque anni da dimenticare sconfiggerà Majorino a meno di miracoli. E Moratti punta solo a rompere le scatole il più possibile per un classico “ecco ve l’avevo detto” che piace tanto a quelli con troppi soldi e tanto tempo da spendere. L’unico a godere della sua candidatura sarà l’imperituro Manfredi Palmeri che riuscirà a rientrare di nuovo in Consiglio. E i consulenti che hanno infilato ricche parcelle nelle profonde tasche della lady. E nel Lazio stessa storia: la sinistra vincerà se riuscirà in un mezzo miracolo, perché ci sono tre candidati pure lì. Rocca, candidato del centrodestra, dovrebbe riuscire a vincere strappando un feudo importante al Partito democratico. Vedremo dunque se saremo Pronti al rumoroso silenzio del fine settimana e come andrà a finire. Perché la migliore notizia è che entro martedì sarà finita.

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Area B. Piscina (Lega): anche il PD contro Sala

“Questa sera il Sindaco Sala ha di fatto preso una bella bastonata dalla sua maggioranza in Città Metropolitana, dove è stata approvata la mozione a firma PD con modifiche Lega in contrasto ai divieti di circolazione in Area B”, intervengono il Capogruppo Samuele Piscina e i Consiglieri metropolitani Roberto Di Stefano, Raffaele Cucchi ed Ettore Fusco. “Chiaramente non è comunque una mozione che soddisfa pienamente quanto noi avremmo voluto, da lí l’astensione del nostro gruppo consiliare al documento, ma vediamo comunque dei piccoli miglioramenti come la richiesta di cedere all’apertura di un tavolo che Regione Lombardia chiede da tempo, al fine di aumentare i chilometri e gli accessi nel territorio comunale”. “Rimangono comunque seri contrasti sulla mancata sospensione dei divieti in questo momento di grave crisi economica e sulla dichiarazione del Sindaco di contrarietà a un’apertura sulla sospensione di conteggio dei chilometri a telecamere spente di Area B, quindi la sera e nel weekend”. “Insomma un vero e proprio schiaffo dal PD provinciale che vede molti Sindaci di sinistra contrari al provvedimento”, concludono gli esponenti leghisti. “Speriamo davvero che ci sia una netta presa di posizione nei confronti del Sindaco, astenuto in fase di voto, e che la mozione lo porti a tornare seriamente sui suoi passi. La scusa di ottenere più soldi da una Regione che destina già il 25% di tutti i fondi lombardi sul trasporto pubblico alla sola Milano non è minimamente concepibile a fronte di interventi come questo, concepito univocamente da Sala senza ascoltare comuni e cittadini, colpendo le fasce basse della popolazione” [the_ad id=”36270″]

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La Russa appoggia la Moratti. M5S: centrodestra imploso. PD: FdI vuol fare le scarpe a Fontana

“Pensavamo valesse la regola che il candidato uscente venisse automaticamente riconfermato, ma in Sicilia non è andata cosi. Attilio Fontana allora è un’ottima proposta, ma se una personalità come Letizia Moratti dice di volersi presentare noi non possiamo fare spallucce. Le dobbiamo una risposta, è una risorsa”. Lo ha detto il vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa (Fdi), in un’intervista la Corriere della Sera sulle regionali in Lombardia del 2023. Quanto agli impegni di Fdi per Milano La Russa ha ribadito che “l’idea del ministero mi pare un contentino. Troppo poco. Il ruolo di capitale economica del Paese deve vivere nella stanze della politica romana. Io poi voglio difendere San Siro, uno dei luoghi simbolo della città. Rilancio l’idea di due stadi, uno a fianco all’altro”. “Due giorni fa il presidente Fontana aveva lanciato l’ennesimo triste appello-autocandidatura, oggi Fratelli d’Italia rende noto di dovere una risposta a Letizia Moratti. L’implosione del centrodestra in Regione Lombardia è palese. Guardare oggi a quanto accade in Lombardia, dove la tanto sbandierata unità del centrodestra si sbriciola ora dopo ora, è il più serio monito a ciò che domani rischia di accadere in tutta Italia”. Lo ha scritto in una nota il capogruppo del Movimento Cinque Stelle nel Consiglio regionale della Lombardia, Nicola Di Marco, in merito alle dichiarazioni di Ignazio La Russa sul nome del candidato di centrodestra alle prossime elezioni regionali lombarde. “Per Fontana sarebbe stato decisamente più dignitoso prendere pubblicamente atto dell’impossibilità di andare avanti con una vicepresidente e assessore al Welfare che fa campagna elettorale contro il proprio presidente, dimettersi quando ce n’era la possibilità lo scorso luglio, consentendo così ai cittadini di votare il prossimo 25 settembre anche per le regionali. Invece questa pantomima dura ormai da un anno, il centrodestra lombardo dovrebbe avere almeno la decenza di scusarsi con i cittadini per la figuraccia” ha aggiunto l’esponente pentastellato. “Che Fratelli d’Italia stia seriamente pensando di fare le scarpe alla Lega e a Fontana in Regione Lombardia era un segreto di Pulcinella, tuttavia le parole di oggi di Ignazio La Russa di apertura alla candidatura di Letizia Moratti come presidente ne sono il primo segnale pubblico”. Lo ha sottolineato in una nota il capogruppo del Pd in Regione Lombardia, Fabio Pizzul, commentando il passaggio di un’intervista di Ignazio La Russa (Fdi) al Corriere della Sera in cui afferma che la ricandidatura di Attilio Fontana a presidente della Lombardia non sarebbe automatica e che a Letizia Moratti occorra dare una risposta. “Il centrodestra in Regione è diviso e la riconferma di Fontana è sempre più in bilico, come lo è il regno della Lega nella sua Regione simbolo. Nei prossimi mesi nel centrodestra lombardo il barometro segna burrasca” ha aggiunto.

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Cartellone pro vita fatto oscurare dal PD

Un grande cartellone pubblicitario con la scritta ‘Basta confondere l’identità sessuale dei bambini. Stop Gender’ e la foto di un bambino che piange mentre due mani gli mostrano davanti al viso un rossetto e un fiocco rosa. È il cartellone pubblicitario di ProVita e Famiglia apparso nel Milanese, al confine tra Milano e Novate Milanese. A segnalarlo sulle sue pagine social è Michele Albiani, consigliere comunale del Pd e responsabile diritti del partito a Milano. “Ieri mi è arrivata la segnalazione di questo cartellone pubblicitario di fronte al centro commerciale Metropoli, sul confine con Novate Milanese. Dopo una verifica sul territorio di competenza, ho contattato la sindaca di Novate, Daniela Maldini, che ha provveduto immediatamente ad avviare l’iter di oscuramento, essendo questa pubblicità fuorilegge – ha spiegato Albiani -. Infatti lo scorso anno è stato approvata a livello nazionale una modifica delle cartellonistiche accettabili, nello specifico la legge n.156 del 9 novembre 2021, che inserisce all’art. 1 comma 4 il comma 4-bis del decreto infrastrutture e recita: ‘È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi o messaggi lesivi del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici, del credo religioso o dell’appartenenza etnica oppure discriminatori con riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere o alle abilità fisiche e psichiche’. ANSA

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