pedopornografia

Orrore nel cellulare dell’ex educatore dell’oratorio

Sono 6.700 i video dal contenuto pedopornografico e 390 le fotografie esplicite che ritraggono minorenni che sono stati sequestrati sul telefono e sui dispositivi di R.L.L.F., 28 anni, ex animatore ed educatore in un oratorio brianzolo, rider, residente a Lissone. Filmati e immagini che l’uomo scambiava tramite chat con altri soggetti o che utilizzava come “esca” per tendere una trappola online ad altri minorenni, fingendosi chi non era per farli spogliare. Il 28enne, originario dell’Ecaudor, è stato arrestato nelle scorse settimane insieme a un 39enne italiano dipendente di una ditta di autotrasporti milanese al termine di una maxi indagine sulla pedopornografia dalla polizia postale di Milano e dalla sezione operativa della compagnia carabinieri di San Donato Milanese. E sul suo conto pesa già un pesante precedente analogo per detenzione di materiale pedopornografico e adescamento di minori. A dare il via alle indagini nel gennaio del 2023 è stata la denuncia presentata da una famiglia del Milanese. L’insegnante del ragazzino, minorenne, con difficoltà cognitive certificate, aveva riferito ai genitori che lo studente raccontava di essersi fidanzato e aveva una foto della ragazzina salvata sul bloccaschermo del suo telefono cellulare. E così i genitori hanno controllato con una scusa il suo smartphone e hanno trovato la chat con Giulia, una ragazzina “fantasma” perché in realtà non esisteva. Dietro un falso profilo si nascondeva, tramite un nickname di Instagram, il 28enne che fin da subito chiedeva al giovanissimo di scattarsi foto e video. E subito dopo gli suggeriva di cancellarli, per non lasciare alcuna traccia. Così gli inquirenti hanno iniziato a indagare ma il vaso scoperchiato nascondeva un orrore più grande. Le indagini hanno portato alla luce una rete di abusi su adolescenti tra gli 8 e i 17 anni, alcuni residenti in Brianza. Almeno 10 quelli caduti nella rete, tra Lissone (dove risiede il 28enne indagato), Misinto, Milano e Treviso. In tantissimi episodi, i due uomini ora arrestati avrebbero adescato i giovani online – spacciandosi per ragazze o ragazzi della loro età – convincendoli così a inviare loro materiale pedopornografico. E, in alcune occasioni, incontrandoli. A dare il via alle indagini nel gennaio del 2023 è stata la denuncia presentata da una famiglia del Milanese. L’insegnante del ragazzino, minorenne, con difficoltà cognitive certificate, aveva riferito ai genitori che lo studente raccontava di essersi fidanzato e aveva una foto della ragazzina salvata sul bloccaschermo del suo telefono cellulare. E così i genitori hanno controllato con una scusa il suo smartphone e hanno trovato la chat con Giulia, una ragazzina “fantasma” perché in realtà non esisteva. Dietro un falso profilo si nascondeva, tramite un nickname di Instagram, il 28enne che fin da subito chiedeva al giovanissimo di scattarsi foto e video. E subito dopo gli suggeriva di cancellarli, per non lasciare alcuna traccia. Così gli inquirenti hanno iniziato a indagare ma il vaso scoperchiato nascondeva un orrore più grande. Le indagini hanno portato alla luce una rete di abusi su adolescenti tra gli 8 e i 17 anni, alcuni residenti in Brianza. Almeno 10 quelli caduti nella rete, tra Lissone (dove risiede il 28enne indagato), Misinto, Milano e Treviso. In tantissimi episodi, i due uomini ora arrestati avrebbero adescato i giovani online – spacciandosi per ragazze o ragazzi della loro età – convincendoli così a inviare loro materiale pedopornografico. E, in alcune occasioni, incontrandoli. Non sarebbe però l’unico minorenne che il 28enne avrebbe incontrato di persona e con cui avrebbe consumato rapporti sessuali. E in tutti i casi – mettono nero su bianco militari e agenti – “approfittando della loro ingenuità”.

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Tre arresti per violenza sessuale e pedopornografia

Sono stati arrestati il 1° febbraio dal Nucleo Tutela donne e minori dell’Unità investigazioni e prevenzione della Polizia locale di Milano, in collaborazione con il Nucleo Crimini informatici, tre uomini sudamericani – J.A.P.O. di 24 anni, C.A.C.G. di 33 e E.T.S.C. di 60 anni – per aver violentato due ragazze minorenni, con l’aggravante dell’uso di sostanze alcoliche e, in un caso, per aver realizzato e poi diffuso video pedopornografici. Le indagini sono state coordinate dal PM Francesca Gentilini, sostituto procuratore del V Dipartimento guidato dall’Aggiunto Maria Letizia Mannella. Gli arresti sono scaturiti dalla notizia di reato inviata dal Soccorso violenza sessuale e domestica della Clinica Mangiagalli di Milano alla Procura lo scorso 4 dicembre, quando una ragazza di 14 anni, accompagnata dalla madre, si è presentata riferendo di aver subito abusi sessuali quello stesso giorno da parte del ventiquattrenne, che conosceva, e di un trentenne. La giovane aveva appuntamento la mattina con J.A.P.O. in zona Bignami, dove avrebbero dovuto incontrarsi anche con altri amici secondo quanto lui le aveva riferito il giorno precedente. All’appuntamento, però, c’era solo C.A.C.G. insieme a lui e i tre, dopo aver acquistato alcolici in un supermercato, si sono recati in uno scantinato in zona. Dopo aver bevuto un primo bicchiere la quattordicenne ha iniziato a non sentirsi bene, ma è stata costretta dai due a continuare a bere in attesa, come da loro promesso, che arrivassero altri amici. Dopo aver bevuto altri due bicchieri, però, la ragazza ha avuto un mancamento e quando ha riaperto un attimo gli occhi si è accorta che il conoscente la stava molestando, ma non è riuscita a respingerlo poiché troppo debole. Svenuta nuovamente, si è risvegliata qualche ora dopo in un’auto, sul sedile posteriore con i pantaloni abbassati e il trentatreenne a fianco che continuava a metterle le mani addosso. Riaddormentatasi nuovamente, la ragazza si è poi svegliata intorno alle 16:30, si è fatta restituire il cellulare che le avevano tolto e riaccompagnare a casa. Nel tardo pomeriggio, al rientro della madre, la quattordicenne le ha raccontato quanto accaduto durante la giornata e insieme sono andate al Pronto soccorso. Grazie alle intercettazioni telefoniche è stato possibile recuperare velocemente gravi e plurimi elementi di prova a carico degli indagati e grazie all’analisi delle celle agganciate dalle utenze telefoniche si è potuta confermare l’assoluta attendibilità della vittima. Alla luce delle dichiarazioni rese da testimoni diretti e indiretti è stato possibile risalire ad un’altra giovane ragazza violentata lo scorso marzo sempre da parte del ventiquattrenne J.A.P.O. in concorso con il sessantenne E.T.S.C., entrambi conosciuti dalla vittima. In questo caso, il più giovane ha anche realizzato e poi diffuso dei video della violenza sessuale commessa mentre lei era priva di conoscenza, a causa delle quantità di alcol assunte. “L’esito di questa indagine è l’ennesima conferma dell’impegno e della professionalità del Nucleo Tutela donne e minori – commentano la vicesindaco Anna Scavuzzo e il Comandante della Polizia locale Marco Ciacci -, un gruppo che lavora in perfetta sintonia e in coordinamento con altre Istituzioni cittadine, come il Soccorso violenza sessuale della Clinica Mangiagalli e la Procura della Repubblica, su temi particolarmente delicati e che ben rappresenta lo spirito e la dedizione con cui tutta la Polizia locale si mette al servizio della città”.

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Smantellate 16 associazioni criminali dedite alla pedopornografia

Oltre 300 uomini della Polizia Postale dalle prime ore dell´alba stanno eseguendo perquisizioni e arresti in flagranza in 53 province e 18 regioni italiane. Si tratta della più imponente operazione di Polizia degli ultimi anni contro la pedopornografia online. Dopo due anni di indagini condotte “sotto copertura” sulla rete Internet, gli agenti della Polizia Postale di Milano e del C.N.C.P.O. – Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale di Roma, coordinati dai Procuratori Aggiunti Fusco e Mannella insieme ai Sostituti Barilli e Tarzia della Procura Distrettuale di Milano, hanno identificato 432 utenti che, sfruttando le potenzialità delle diffusissime applicazioni WhatsApp e Telegram, partecipavano a “canali” e “gruppi” finalizzati alla condivisione di foto e video pedopornografici ritraenti vere e proprie violenze sessuali su minori; gli abusi, in particolare, riguardavano prevalentemente bambine e bambini in tenera età e, in alcuni casi, anche neonati. Dei 159 gruppi individuati dagli investigatori della Polizia Postale, 16 erano delle vere e proprie associazioni per delinquere, al cui interno era possibile distinguere promotori, organizzatori e partecipi, con ruoli e compiti ben definiti. Ciascun gruppo era regolato da precise e severe norme di comportamento finalizzate a preservare l´anonimato – e, quindi, la “sicurezza” – del sodalizio criminale, oltre che dei singoli partecipanti. La violazione di tali regole comportava, infatti, l´espulsione da parte degli amministratori. La lunga e capillare attività di indagine ha consentito di dare un nome ai nickname utilizzati in rete dai pedofili, portandoli allo scoperto e fuori dall´anonimato della rete. Sono 81 gli italiani identificati dalla Polizia Postale milanese, due dei quali, un ottico con collaborazioni universitarie napoletano di 71 anni e un disoccupato veneziano di anni 20, promuovevano e gestivano gruppi pedopornografici, organizzandone l´attività e reclutando nuovi sodali provenienti da ogni parte del mondo.  Quella della transnazionalità è una caratteristica che accomuna tutti i gruppi scoperti dagli agenti infiltrati. Sono, infatti, ben 351 gli utenti stranieri coinvolti nell´indagine, per ciascuno dei quali sono state raccolte tutte le tracce informatiche utili alla loro identificazione. Tali elementi, condivisi tramite il Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni con le Agenzie di cooperazione internazionale di polizia, hanno consentito di trarli in arresto sia in Europa che nel resto del mondo. L´attività svolta ha evidenziato come il fenomeno criminale in argomento sia assolutamente trasversale, dal momento che tra gli indagati figurano persone di estrazione sociale ed età molto eterogenee, quali affermati professionisti, operai, studenti, pensionati, impiegati privati e pubblici, di cui un vigile urbano e diversi disoccupati, con età anagrafiche che oscillano tra i 18 e i 71 anni. Con riferimento, infine, al fattore geografico, si segnala che le regioni maggiormente interessate risultano essere la Lombardia e la Campania. In tali territori, infatti, risiede il 35 % degli indagati. Le perquisizioni personali, locali e sui sistemi informatici, emesse dalla Procura Distrettuale di Milano, hanno portato al sequestro di telefonini, tablet, hard disk, pen drive, computer e account di email e profili social. Durante le perquisizioni sono stati altresì rinvenuti gli account utilizzati dagli indagati per la richiesta del materiale pedopornografico e un ingente quantitativo di materiale illecito custodito sui supporti informatici sottoposti a sequestro. Quella di oggi è l´ennesima attività portata a termine dalla Polizia Postale che, va ricordato, effettua il monitoraggio H24 dell´intera rete Internet a salvaguardia dei minori e di tutte le fasce deboli. La prevenzione e il contrasto al fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori sulla rete vedono in prima linea la Polizia Postale. Per questo motivo è di fondamentale importanza per tutti gli utenti segnalare eventuali contenuti illeciti rinvenuti sul web, rivolgendosi al Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni sia mediante il Commissariato di P.S. Online (www.commissariatodips.it), dove sono proposte linee guida e suggerimenti utili a contenere i rischi presenti in rete, sia attraverso le diverse Sezioni e Compartimenti di Polizia Postale presenti su tutto il territorio nazionale.

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Mostra sospettata di promuovere la pedopornografia e si scatena la bagarre politica

Dopo una lunga giornata di polemiche, arrivate fino in Consiglio Comunale, è stata cancellata la mostra “Porno per bambini” che doveva svolgersi al Santeria Social Club di viale Toscana. Alle proteste, partite da alcuni cittadini preoccupati per i contenuti, da alcuni definiti pedopornografici, si sono ben presto uniti molti esponenti dei partiti d’opposizione e non solo. Santeria ha sostenuto che si è trattato di un colossale equivoco, dovuto dall’accostamento delle due parole “Porno per bambini”, che non era il titolo della mostra bensì, il il nome d’arte dell’artista autoredi opere consistenti in disegni e schizzi simili a quelli effettuati solitamente dai bambini, ma la situazione è comunque degenerata. Rassicurazioni non sufficienti a impedire che si scatenasse la reazioni indignata di diverse forze politiche, a cominciare da Forza Nuova, che ha parlato di “ennesimo sdoganamento della pedofilia“. A protestare Forza Nuova anche diversi esponenti dei partiti di centrodestra e del mondo dell’associazionismo cattolico,  ma anche la consigliera del Partito Democratico Sumaya Abdel Qader, che ha parlato di “schifezza per la quale qualcuno dovrà dare non poche spiegazioni“. In un simile contesto Santeria ha deciso di annullare l’evento che doveva essere inaugurato il 13 dicembre: “Il suo (dell’artista ndr) messaggio è stato frainteso ed equivocato nonostante fosse estraneo a qualsiasi condotta deprecabile e non abbia davvero nulla a che fare con i dubbi sollevati. Era un mostra di disegni stilizzati, vignette di come l’illustratore si immaginava la sessualità quando lui stesso era bambino, ma crediamo non vi siano le condizioni per farla“. Un passo indietro che non è comunque stato sufficiente a placare del tutto gli animi. Infatti, il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Marino, Fabrizio De Pasquale, ha comunque depositato un’interrogazione per chiedere chiarimenti sulle iniziative sociali ed economiche del Santeria Social Club, in quanto assegnatario dei locali di proprietà comunale, dopo essersi aggiudicato un bando che li destinava a chi avesse organizzato iniziative rivolte ai giovani e orientate alla nascita di imprese artistiche. Nello specifico, il capogruppo azzurro ha chiesto “se la mostra annunciata rientrasse nel progetto culturale” come previsto dal bando e se “rientrino tra le attività previste quella di discoteca e i concerti a pagamento che si svolgono ogni fine settimana”  paventando “una concorrenza sleale nei confronti di altri esercizi di natura privata che svolgono la stessa attività”. Infine De Pasquale ha chiesto alla Giunta comunale se “l’associazione che gestisce il Santeria Social Club è in regola con i pagamenti previsti dal contratto in essere” e  “per quali motivi è stata effettuata una bonifica sui terreni comunali solo nella piccola porzione prospiciente l’area del suddetto locale Santeria in modo da favorire una futura concessione di occupazione suolo pubblico all’aperto per attività commerciali“. Evidentemente il forzista ha colto l’occasione per andare a indagare anche oltre al motivo delle polemiche.

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