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Pellegrini (Lega): “E’ il momento di cambiare la dirigenza”

Pellegrini (Lega): “E’ il momento di cambiare la dirigenza”. Torna a parlare con l’Osservatore Andrea Pellegrini, ex assessore alla Sicurezza del Municipio 9 e il leghista più votato all’ultimo giro di elezioni. Oggi si è sfilato dalla corsa e qualcuno lo vede bene come prossimo coordinatore cittadino. Intanto ecco cosa pensa del centrodestra verso il voto e della gestione interna della Lega. Pellegrini come vede il centrodestra verso il voto? Un centro destra poco omogeneo ma concentrato ad emergere individualmente. Privo di una vera identità e carente di una visione politica lungimirante. Ho avuto l’impressione che il centrodestra a Milano non dovesse vincere, se si analizza con attenzione tutte le scelte e le attività pre elettorali e i gravi ritardi nella scelta del candidato e della ufficializzazione delle liste con i Presidenti di Municipi, insomma particolari che danno a pensare. Insomma mi viene difficile pensare che partiti esperti e così organizzati abbiano operato in questo modo. Mi auguro che nei cittadini prevalga la voglia di cambiamento e che votino in massa per Bernardo sindaco. A liste fatte è contento di non essersi candidato o lo rimpiange? Non rimpiango la mia candidatura perché è stata decisa da tempo, sarò disponibile a sostenere ed aiutare gli eletti se la Lega lo riterrà utile e opportuno. Resterà nella Lega e se sì con quale ruolo? Pur essendo talvolta critico e libero pensatore non ho mai pensato di uscire dalla lega o cambiare partito, credo che la Lega sia il partito più vicino al popolo e pertanto sono fiero di farne parte. Cambierebbe qualcosa della gestione dell’attuale dirigenza della Lega? La Lega di Milano ha necessità di rifare la “pelle” è indispensabile dar vita a processi democratici per eleggere tutti i livelli dirigenziali del partito, i militanti devono poter scegliere i propri dirigenti, il partito deve ritornare ad ascoltare la base ed eleggere democraticamente gli Organi deputati alla gestione e organizzazione del partito. È il momento di dare vita nuove energie e liberare le teste pensanti della Lega.

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Pellegrini (Lega): “Basta discriminare il contante”

Pellegrini (Lega): “Basta discriminare il contante”. Il Movimento 5 Stelle voleva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, ma alla fine ha aperto le tasche dei contribuenti più poveri!!! Per le scelte politiche fatte dal GOVERNO GIALLOROSSO quest’anno milioni di italiani in stato di bisogno non potranno detrarre le spese detraibili in quanto si è consumata la ” discriminazione ” verso chi utilizza il contante per pagare le proprie spese ( detraibili) , QUINDI solo chi avrà pagato le spese detraibili con transazioni bancarie potrà godere delle detrazioni di legge, per chi avrà pagato con il contante, sarà considerato alla stregua di un ” evasore ” ( giustificano il tutto con la storiella dei tracciamenti finanziari) Questi politici molto saggi hanno voluto forzare la mano ” ricattando” praticamente i contribuenti : Caro contribuente se vuoi detrarre le spese detraibili DEVI pagare ESCLUSIVAMENTE con transazioni bancarie altrimenti NON potrai ricevere la detrazione dovute per legge. Questa condizione a “ricatto” è a mio parere molto grave e favorisce in modo palese gli Istituti bancari che faranno a gioco forza milioni di nuove aperture di conti correnti e di carte di pagamento elettronico. ( milioni di euro per la gestione di conti correnti e carte di credito) Trovo che questo provvedimento voluto fortemente dal Governo GRILLINO / PIDDINO sia un VERO attentato alla libertà delle persone che fino a prova contraria dovrebbero esseri liberi di pagare nel modo che ritengono più opportuno, ad oggi nessuna legge vieta di pagare con in contanti ( fino a limiti stabiliti per legge). Saranno le persone più bisognose e meno abbienti a subire le conseguenze, milioni e milioni di euro che il Governo e lo Stato Italiano risparmierà sulle pelle dei più POVERI. Se lo Stato Italiano vuole eliminare l’uso dei contanti lo faccia a spese proprie dotando i cittadini italiani di carta di credito a costo zero, altrimenti è chiaro il ” giochino ” fatto per favorire gli Istituti bancari. Tutto ciò nel silenzio assordante dei partiti e dei sindacati !!! VERGOGNA!!!!!

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Parco Nord, Pellegrini: “Speriamo sia finito il degrado”

Parco Nord, Pellegrini: “Speriamo sia finito il degrado”. Come dimostrano le foto del consigliere di Municipio 9 il nuovo servizio di pulizia dell’area verde non è ancora in bolla. Ecco l’intervento sul tema del consigliere Andrea Pellegrini: “Ecco oggi come si presenta il Parco Nord!! Contattato il Presidente del Parco per capire il motivo di questa grave condizione: “da oggi è attivo il nuovo appalto di servizi e si spera che tutto ciò non debba più ripetersi”. Ho riferito che la questione reale è dovuta anche all’insufficiente attività di controlli e alla grave inciviltà e maleducazione di molti frequentatori del Parco non rispettosi dell’ambiente e in primis di loro stessi come persone. Ho suggerito di avvalersi di associazioni di volontariato e del tanto ‘pubblicizzato” lavoro sociale, risulterebbe azione molto utile in queste situazioni di degrado. È senza dubbio indispensabile una maggior presenza delle Gev e una maggiore severità delle sanzioni contro chi inquina I’ambiente. P. S. Buonismo e immobilismo nel tempo hanno permesso questo stato di cose. Spero che le modifiche al Regolamento d’uso del Parco Nord tengano conto di queste gravi pratiche e ne dispongano pene e sanzioni SEVERE. #parconord #mipiangeilcuore

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Festa delle donne, ma cosa dobbiamo festeggiare?

Festa delle donne, ma cosa dobbiamo festeggiare? Quando rifletto sulle battaglie per le donne, per le mamme, per chi si occupa di lavoro e cura dei propri famigliari non posso non pensare a Carolina Pellegrini, che con competenza e passione ha dedicato la sua vita ad aiutare gli altri e le altre. Libera professionista nell’ambito della formazione e del lavoro, affronta ogni giorno sul campo le problematiche quotidiane delle donne. Nessuna battaglia ideologica, tanta concretezza. La festa delle donne è alle porte, ma che cosa dobbiamo festeggiare? Ne ho parlato con Carolina e spero che le sue riflessioni possano veramente avere voce nell’ambito pubblico, perché sarebbe un bene per tutti. L’8 marzo è la festa delle donne, che cosa rappresenta per te questo momento? Non ho mai creduto molto nelle ‘’feste o ricorrenze stabilite dal calendario’’, servono certamente a riporre l’attenzione su un tema, ma non sono risolutive se poi non si lavora sempre. Quest’anno poi purtroppo non c’è nulla da festeggiare se non la straordinaria capacità di molte donne ad aver tenuto insieme tutto. Si parla di donne come una categoria da proteggere, difendere, tutelare, ma i dati recenti emersi sulla perdita del lavoro delle donne ci confermano uno scenario drammatico. Secondo l’Istat, il mese scorso gli occupati sono diminuiti di 101.000 unità, 99.000 sono donne. Che cosa non ha funzionato nelle azioni politiche fino ad ora messe in campo?   Ormai ripeto come un disco rotto che questa pandemia purtroppo ha messo in evidenza come una lente di ingrandimento, problemi già presenti e mai affrontati adeguatamente. La pandemia sta esasperando le diseguaglianze penalizzando chi già era fragile e purtroppo moltissime sono donne. La crisi sanitaria ha colpito maggiormente quei settori dove le donne sono maggiormente impiegate e dove magari avevano creato la loro attività. Il lavoro di cura è aumentato e purtroppo in molti casi ha creato seri problemi di convivenza. Questi numeri molto preoccupanti purtroppo ci fanno pensare ad uno scenario in cui è possibile che un equilibrio già fragile nelle famiglie con un reddito medio/basso, si possa spezzare e questo peserà molto sulla coesione sociale. Cosa non ha funzionato? Le questioni aperte e mai risolte. Siamo stati catapultati all’improvviso in una nuova dimensione quella tecnologica, accelerando processi a cui forse nessuno aveva mai creduto fino in fondo. Lo smart working è stata certamente la salvezza, ma non essendo ‘’rodate’’ per moltissime donne è stato un calvario anche perché in moltissimi casi lo si è confuso con il telelavoro. La pandemia ha inoltre acutizzato, come dicevo prima, problemi presenti in altri ambiti come la condivisione dei carichi di cura, la violenza domestica, l’imprenditoria, la formazione e la povertà. Diciamo che le misure adottate dettate dall’emergenza e quindi non sistemiche, toppano dei buchi ma non risolvono i problemi che nella maggior parte dei casi sono culturali. È culturale per esempio il fatto che l’utilizzo dello smart working non sia mai decollato perché ancora si considera la presenza sul posto di lavoro una garanzia per lo svolgimento dell’attività lavorativa. È culturale il fatto che ancora per più del 70% dei casi il lavoro di cura sia sulle spalle delle donne. È culturale il fatto che le questioni femminili vengano considerate quasi ‘’a parte’’ e non nella loro collocazione complessiva che coinvolge tutti. Ricordo sommessamente che le donne curano le età della vita, tengono insieme relazioni, affetti e toppano, come è stato evidente in questo drammatico periodo, i tanti buchi del welfare Che cosa vuol dire per te “parità di genere”? Perché questa non è una battaglia delle donne, ma dovrebbe riguardare tutti? Parità di genere per me è ribadire la diversità tra uomo e donna e garantire le stesse opportunità ad entrambi. Dovrebbe riguardare tutti perché il benessere degli uomini e delle donne garantisce armonia, equilibrio e fa bene alla coesione sociale. Dove non sono garantite le opportunità per esempio di lavoro per le madri, ne risente innanzitutto l’economia familiare, ma anche il PIL di tutto il Paese. Se fossi a Roma (e secondo me dovresti andarci un giorno per il bene di tutti) e ti trovassi a dover decidere come spendere le risorse dei Recovery Fund per aiutare le donne, che cosa suggeriresti? Il Recovery Fund deve essere visto come un grande investimento per il futuro. Tu investi e se lo fai bene non ti accorgi poi di dover ripagare il debito. Secondo l’UE la sottoccupazione femminile costa 370 miliardi l’anno, cifra legata alla mancata produzione di ricchezza e alla minore quota di gettito fiscale a disposizione dei governi. Oggi più che mai sono necessari investimenti moltiplicatori cioè interventi che affrontino alla radice i problemi, che si ripaghino da sé e generino nel tempo valore economico, sociale e cultuale. Quindi bisogna investire su assi precisi. Asse dell’occupazione. Rilancio dell’occupazione femminile attraverso un abbassamento del costo del lavoro ed incentivi fiscali per favorire l’ingresso. Investirei sulla sensibilizzazione nell’ambito dell’organizzazione del lavoro per ribaltare il paradigma che vede ancora il modello maschile come prevalente. Lavorerei per definire bene le forme di lavoro a distanza sottolineando le differenze tra telelavoro, smart working e lavoro agile in modo da investire sul loro utilizzo regolamentandolo nell’ambito della contrattazione. Investirei sulla digitalizzazione che offre oltretutto molte opportunità a tante donne che vogliono realizzarsi anche come imprenditrici. Investirei sulle aziende che scommettono sul welfare aziendale e credono nelle misure family friendly. Lavorerei sul funding gap femminile che purtroppo impedisce a molte donne di investire su attività autonome. Investirei sulla formazione tecnologica delle donne che hanno dimostrato di avere soft skills decisamente straordinarie ma ancora oggi non accompagnate da solide competenze tecnologiche. Investirei su un vulnus vergognoso che è quello legato alla tutela della maternità alle lavoratrici autonome. Asse della cura, tema cruciale durante la pandemia. Basta bonus, ma rafforzamento delle infrastrutture sociali per la cura della prima infanzia e quella familiare (anziani e non autosufficienti). Le infrastrutture sociali peraltro generano spirale virtuosa occupazionale. Potrei proseguire ma chiudo dicendo che in questo momento il nostro Paese ha proprio bisogno del potenziale produttivo di tutti e di tutte, bisogna investire e sostenere questa capacità produttiva Ultima domanda, perché mi capita spesso di parlarne con le mie

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Caos sul 31 e sulla M5, Pellegrini: “Sala guardi le travi nel suo occhio”

Caos sul 31 e sulla M5, Pellegrini: “Sala guardi le travi nel suo occhio”. Il consigliere di Municipio della Lega ha denunciato i disservizi subiti da migliaia di persone che usano il tram 31 per entrare a Milano e scendere in metropolitana. La metro però l’hanno trovata aperta, ma fuori servizio (la prima foto dell’articolo è negli assembramenti). Il risultato è stato un forte assembramento sul tram di cui il consigliere ha pubblicato le foto (quella in basso). Ecco l’intervento di Pellegrini: “Atm ( teste pensanti – non ai lavoratori ai quali porgo il mio totale sostegno ) come sempre grazie!!! La comunicazione non è il vostro forte. Sul tram 31 centinaia di passeggeri provenienti da Cinisello, ignari dei guasti della M5 si sono ritrovati rimbalzati tra varie fermate M5 chiuse per guasto, come bestiame, alla faccia del tanto sbandierato distanziamento. Pensare ad una informazione più omogenea e intelligente che raggiunga anche i mezzi di superficie come il 31 per evitare almeno parte dei disagi ai propri clienti no? P.s. Caro Sindaco Sala prima di guardare alle pagliuzze negli occhi altrui si guardi le travi che ha in mezzo ai suoi, e sia più attento al trasporto urbano. Vergogna!!!”. Il tema è cruciale per uno come Sala che spinge sulla mobilità alternativa all’automobile perché il disservizio ha colpito proprio chi si comporta come vorrebbe il sindaco metropolitano: arrivano in tram e scendono in metro, però la trovano bloccata. Ecco che allora arrivano le critiche sul caos sul 31 e sulla M5, Pellegrini: “Sala guardi le travi nel suo occhio”.

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Neve, Pellegrini (Lega): “Bene nuovi alberi, ma se si garantisce la manutenzione”

Neve, Pellegrini (Lega): “Bene nuovi alberi, ma se si garantisce la manutenzione”. Il consigliere di Municipio 9 si è infatti espresso contro quello che è diventato oggettivamente un fallimento della giunta Sala: “È più semplice piantare milioni di alberi qua e là per la città, magari offerti a costo zero dai vari sponsor, piuttosto che impegnare i giusti mezzi e le risorse economiche necessarie per curare e manutenere il verde cittadino! Milano in questi giorni di maltempo e di neve ha dato prova di grave carenza nella cura degli alberi piantumati sul suolo pubblico, a giudicare almeno dalle numerose piante d’alto fusto che si sono abbattute sulle nostre strade o si sono dimostrate ammalorate. Certo, ben vengano le roboanti campagne ambientaliste, naturalmente condivisibili e coinvolgenti, di incremento delle piantumazioni di sempre nuovi alberi, ma non si dimentichi che il patrimonio arboreo di Milano deve e dovrà anche negli anni a venire essere oggetto di cura e manutenzione con mezzi e risorse adeguate perché possa essere preservato, mantenuto in salute e fruito dai cittadini in piena sicurezza! Solo mezza giornata di neve ha fatto sì che davanti ai nostri occhi si mostrasse una Milano deboluccia e per nulla all’altezza del nome di città efficiente che porta. Beppe Sala, fare il sindaco di Milano non è come fare il manager di Expo…. È molto, ma molto di più…Cuore, passione e impegno: la città di Milano ha bisogno di questo!”.

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